e fatevi sta bella lettura!, vi consiglio di stamparla e di leggerla seduti comodamente... e vediamo chi scopre l'inghippo ;-)
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Comunicazione del Ministero della Salute, sen. Livia Turco
Camera dei Deputati
Roma, 19 novembre 2006
Onorevoli colleghe e onorevoli colleghi,
per comprendere esattamente il significato politico e giuridico del Decreto
Ministeriale in corso di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, con il quale il
Ministro della Salute, di concerto con il Ministro della Giustizia e sentito il
Ministro della Solidarietà Sociale, ha elevato i valori dei quantitativi massimi
previsti, per il principio attivo della cannabis, dal D.M. 11 aprile 2006, emanato
dal precedente Governo, occorre inquadrare il provvedimento nel contesto
normativo in vigore.
E’ ben noto che, con la legge 21 febbraio 2006, n. 49, il precedente Parlamento ha
operato una radicale modifica della disciplina contenuta nel Testo Unico delle
leggi in materia di stupefacenti e sostanze psicotrope di cui al Decreto del
Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309 e successive modificazioni.
Agli effetti che qui interessano, va ricordato che la legge 49 – approvata dal
Parlamento senza un vero confronto con le opposizioni, a causa dell’anomala
utilizzazione del procedimento di conversione in legge di un provvedimento di
urgenza vertente su tutt’altra materia, quella delle Olimpiadi invernali di Torino -
si caratterizza essenzialmente per aver sottoposto alle stesse pene previste per chi
illecitamente produce, fabbrica, raffina e vende stupefacenti, anche chi “importa,
esporta, acquista, riceve a qualsiasi titolo o comunque illecitamente detiene:
…sostanze stupefacenti o psicotrope che per quantità , in particolare se superiore ai
limiti massimi indicati con il Decreto del Ministro della Salute emanato di concerto
con il Ministro della Giustizia sentita la Presidenza del Consiglio dei Ministri –
Dipartimento Nazionale per le Politiche Antidroga, ovvero per modalità di
presentazione, avuto riguardo al peso lordo complessivo o al confezionamento
frazionato, ovvero per altre circostanze ed azioni, appaiono destinate ad un uso non
esclusivamente personale�.
La legge Fini – Giovanardi ha, dunque, introdotto il principio della punibilità di
chiunque si trovi in possesso di una quantità di sostanza stupefacente superiore
al limite determinato in via amministrativa.
A questo punto è importante sottolineare come il legislatore, dopo aver fatto
valere il proprio orientamento improntato a una forte prevalenza dell’azione
repressiva sull’attività di prevenzione del fenomeno dell’abuso di droghe, si è
astenuto dal dare una qualsiasi indicazione su come l’autorità amministrativa
dovesse determinare il quantitativo massimo detenibile per un uso
esclusivamente personale.
In presenza di questa vistosa carenza della norma primaria, il Ministro della
Salute Storace istituì, in data 11 febbraio 2006, una Commissione di studio con il
compito, fra l’altro, di “definire per ciascuna delle sostanze stupefacenti o
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psicotrope descritte nella tabella I� allegata alla legge, “i limiti quantitativi
massimi di principio attivo riferibili ad un consumo esclusivamente personale�.
Il Ministro Storace, quindi, ha ritenuto di non poter procedere direttamente
all’attuazione della nuova normativa e, attraverso il mandato agli esperti del
settore, ha poi chiarito che i limiti quantitativi massimi dovevano essere indicati
in termini di principio attivo.
Dagli atti della Commissione emerge che la stessa si pose subito il problema di
come poter individuare i limiti quantitativi massimi richiamati nel mandato
ministeriale in mancanza di ulteriori criteri legislativi o comunque politici.
Nel documento intitolato “Elementi tecnici utilizzabili ai fini dell’indicazione dei
limiti massimi previsti dall’art. 73, comma 1 bis, del D.P.R. n. 309/1990,
modificato dalla legge n. 49/2006�, reso all’amministrazione unitamente ai
risultati del lungo lavoro istruttorio, la Commissione così si esprimeva:
“La Commissione, rilevato che la legge non indica il periodo temporale da prendere
a riferimento ai fini dell’individuazione di tali limiti quantitativi massimi, ha ritenuto
di non poter esprimere, semplicemente, un valore per ciascuna delle sostanze
contemplate nella tabella I, ma di dover offrire alle autorità ministeriali una serie di
elementi tecnici utilizzabili ai fini della individuazione di detti limiti. Il lavoro è stato
espletato per le sostanze per le quali risultano disponibili sufficienti dati�.
Da ciò si ricava che la Commissione stessa ha ritenuto di dover limitare i propri
compiti alle sole evidenze scientifiche.
Non mi soffermerò sui vari elementi tecnici forniti dalla Commissione, ritenendo
più opportuno depositare agli atti copia integrale dei documenti conclusivi della
stessa Commissione, che non mi risulta siano stati offerti all’attenzione del
Parlamento dal precedente Governo.
Ai fini del discorso che sto svolgendo, peraltro, è necessario riferire come, a
giudizio della Commissione istituita dal ministro Storace, soltanto uno dei dati
elaborati - e cioè quello relativo alla dose media singola, intesa come quantità di
principio attivo per singola assunzione idonea a produrre in un soggetto
tollerante e dipendente un effetto stupefacente e psicotropo - fosse “espressione�
di evidenza scientifica.
Avvalendosi del lavoro della Commissione, Il Governo di centro-destra ha adottato
il Decreto 11 aprile 2006, a firma del Ministro ad interim Berlusconi, pubblicato
nella G.U. n. 95 del 24 aprile 2006.
Nelle premesse di tale provvedimento si dà atto che la Commissione “ha osservato
che i valori della dose singola efficace sono espressione di evidenza scientifica,
mentre permangono margini di incertezza nei valori relativi alla frequenza di
assunzioni nell’arco della giornata che, a giudizio della stessa Commissione,
richiedono ulteriori approfondimenti�. Le stesse premesse del decreto concludono
osservando che “allo stato, ai fini dell’attuazione del disposto dell’ articolo 73,
comma 1bis del Testo Unico citato, appare opportuno utilizzare i valori relativi alla
dose media singola efficace, incrementati in base ad un moltiplicatore variabile in
relazione alle caratteristiche di ciascuna sostanza, con particolare riferimento al
potere di indurre alterazioni comportamentali e scadimento delle capacitÃ
psicomotorie�.
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La parte dispositiva dello stesso decreto espressamente statuisce che Ii limiti
massimi di cui alla lettera a) del comma 1 bis, dell’art. 73 del Testo Unico delle leggi
in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione cura e
riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente
della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309 come modificato da ultimo dalla legge 21
febbraio 2006 n. 49, sono quelli indicati all’ultima colonna dell’elenco allegato al
presente decreto, costituente parte integrante dello stesso�.
L’allegato al decreto, intitolato “Limiti massimi previsti dall’art. 73 comma 1 bis
del D.P.R. 309/1990, modificato dalla legge n. 49/2006� elenca, in ordine
alfabetico, le 170 sostanze della tabella I del Testo Unico sugli stupefacenti. Per
circa 50 di queste sostanze, accanto alla denominazione comune e alla
denominazione chimica, vengono indicate, in tre distinte colonne, da sinistra
verso destra, la “dose media singola in milligrammi�, “il moltiplicatore�, e i
“quantitativi massimi in milligrammi (soglia)â€?, cioè i limiti quantitativi per uso
esclusivamente personale previsti dal citato articolo 73 del Testo Unico.
Dalla colonna relativa al “moltiplicatore� si evince subito che sono stati previsti
valori diversi (2,3,5 10 o 20) a seconda delle sostanze prese in considerazione.
E’ del tutto evidente, da quanto ora ricordato, che i quantitativi massimi detenibili
per uso personale individuati dal precedente Governo nel citato decreto 11 aprile
2006 sono il risultato di una moltiplicazione che ha per fattori da un lato un
valore indicato su basi scientifiche dalla Commissione nominata dal Ministro
Storace, e dall’altro un numero scelto in modo assolutamente discrezionale dalle
autorità politiche che hanno adottato il provvedimento.
Alle voci 40 e 41, relative rispettivamente al “delta – 8 – tetraidrocannabinolo
(THC)� e al “delta – 9 – tetraidrocannabinolo (THC)�, i principi attivi presenti nella
cannabis, nello stesso decreto è indicato il valore 25 nella colonna relativa alla
“dose media singola in milligrammi�, il valore 20 nella colonna relativa al
“moltiplicatore� e, conseguentemente, il valore 500 (risultante dalla
moltiplicazione dei due valori precedenti) nella colonna “quantitativi massimi in
milligrammi (soglia)�.
Alla voce 152, relativa a “preparati attivi della cannabis (hashish, marijuana, olio,
resina, foglie e inflorescenze)� non vengono indicati specifici valori nelle tre ultime
colonne, ma compare una nota di rinvio alla quantità di principio attivo
contenuto sotto forma di “delta – 8 – tetraidrocannabinolo (THC) “e di “delta – 9 –
tetraidrocannabinolo (THC)�.
Né nel decreto né in alcun documento di accompagnamento il Governo pro
tempore ha spiegato perché, per le citate voci n. 40, n. 41 e n. 152, abbia indicato
come fattore di moltiplicazione “20� anziché un altro numero. Dall’esame della
tabella emerge però con immediatezza che il valore 20 è il più alto di quelli usati
nella colonna del “moltiplicatoreâ€? e che esso è stato utilizzato esclusivamente per i
principi attivi della cannabis.
Da quanto sopra richiamato risulta evidente che:
1. l’adozione da parte del precedente Governo di un moltiplicatore pari a 20 ai
fini del calcolo dei limiti massimi di THC detenibili, non era basato su alcun
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criterio scientifico ma, come già osservato, era il frutto di una scelta del
tutto discrezionale;
2. il valore soglia fissato dal precedente Governo in 500 milligrammi di
principio attivo era notevolmente superiore al valore di 100 milligrammi,
costituenti il quantitativo di THC mediamente consumato in una sola
giornata, secondo quanto indicato nell’elaborato finale della Commissione
istituita dal Ministro Storace. Nonostante ciò, non risulta che alcuno abbia
sollevato critiche o accusato il Ministro Giovanardi, ispiratore del
provvedimento, di voler indurre il consumatore di cannabis a quintuplicare
il suo consumo quotidiano;
3. lo stesso Governo Benusconi, che aveva voluto, con grande determinazione,
la legge 49, in cui non aveva voluto riconoscere alcuna differenza fra la
cannabis e altri tipi di droghe, si era accorto, in sede attuativa, delle
conseguenze inaccettabili che la norma sui “limiti quantitativi massimi
detenibili per uso personale� avrebbe potuto produrre ed aveva cercato di
correre, in parte, ai ripari, individuando per il THC un valore limite (500
mg) molto superiore (anche se ancora in misura insufficiente) alla quantitÃ
che la Commissione di esperti aveva indicato come idonea a produrre
l’effetto stupefacente in una singola assunzione (25 mg).
Questa è la situazione di fronte alla quale si è trovato il nuovo Governo all’atto del
suo insediamento.
Spiegherò ora le ragioni che mi hanno spinto ad intervenire sul D.M. 11 aprile
2006, limitatamente alla indicazione dei limiti massimi detenibili per uso
personale del THC.
Nel programma di Governo dell’Unione diffuso prima delle elezioni, sul quale
tornerò più avanti, era già chiaramente indicata la linea che la nuova
maggioranza avrebbe adottato nei confronti delle tossicodipendenze.
Così riassumibile in quattro parole chiave: educare, prevenire, curare, non
incarcerare.
Conosco le diverse sensibilità e i diversi approcci che sul tema della
tossicodipendenza esistono nel centro sinistra.
Li conosco e li rispetto. Credo di aver dimostrato nella precedente esperienza di
Governo la disponibilità , e se mi si consente, anche la capacità di costruire
mediazioni e sintesi. Questo è il sentimento che mi ha mosso e che mi guiderà in
questa legislatura.
Conosco anche i valori profondi che ci uniscono: la cura della vita, l’amorevolezza
concreta nei confronti delle persone, il rifiuto della carcerizzazione, il limite della
proibizione, la centralità dell’educazione, la fiducia nei confronti dei giovani.
E, soprattutto, il netto no al carcere. Fortemente condiviso nel centro sinistra è il
giudizio sulla legge Fini-Giovanardi, a partire dai guasti che produce
l’equiparazione sul piano del trattamento amministrativo e penale di tutte le
droghe e dunque della criminalizzazione che essa opera delle droghe leggere.
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Per questo ho ritenuto non solo lecito, sulla base del programma condiviso, ma
addirittura doveroso, fare subito qualcosa. Non ritengo che l’assillo della
concretezza, il risolvere subito i problemi, pur nella loro parzialità , sia fare “spot�
o venire meno a una complessità di impostazione.
Al contrario, significa rispettare la persona e fare una reale politica riformista.
Di fronte a questa chiara linea programmatica, ho ritenuto pertanto doveroso
assumere la responsabilità politica di verificare come, in attesa di una riforma
organica, potessero essere efficacemente contrastati almeno alcuni degli effetti
più deleteri della legge 49.
Ho pertanto proposto al Ministro della Giustizia, di cui la legge imponeva il
concerto, l’adozione di un decreto che, limitatamente al THC, e lasciando del tutto
inalterato, per ogni altro aspetto, il decreto Berlusconi, raddoppiasse il valore del
quantitativo massimo detenibile per uso personale. Ho ritenuto di rispettare la
“struttura� del precedente decreto e di non interferire con le valutazioni tecnicoscientifiche
operate dalla Commissione Storace; pertanto, ho preso in
considerazione soltanto l’elemento discrezionale costituito dal “moltiplicatore� e
ho modificato il relativo valore, portandolo da 20 a 40. E’ appena il caso di
aggiungere, dopo quanto spiegato, che questo non vuol dire che ho inteso
legittimare giuridicamente o moralmente l’uso dei derivati della cannabis fino ad
un massimo di 40 dosi. Se ragionassimo così dovremmo concludere che anche
Giovanardi fomentava l’uso della cannabis sia pur per un più limitato numero di
dosi. Ho, invece, voluto diminuire la probabilità che un giovane consumatore di
hashish o marijuana, possa, anziché essere aiutato a trovare la strada per una
corretta gestione sanitaria della propria persona, andare incontro a gravissime
sanzioni penali a causa della detenzione di pochi grammi di sostanza illecita.
Perché è bene ribadirlo a questo punto: la detenzione di sostanze al di sotto del
valore soglia indicato dal nuovo decreto è e resta comunque illecita e per questo è
assoggettata a sanzioni amministrative, sicuramente discutibili, ma non intaccate
in alcun modo dal mio decreto.
Tanto più doveroso appare il provvedimento assunto, se si considera che nel
sistema introdotto dal precedente Governo un consumatore di THC può andare
incontro a serie conseguenze penali per il solo fatto di non conoscere l’effettivo
contenuto di principio attivo delle sostanze acquistate. Infatti, data la non
uniformità della presenza del principio attivo nelle sostanze illecitamente
commercializzate, i 4 - 5 grammi di hashish che ai sensi del decreto Berlusconi
potevano considerarsi compresi nei limiti stabiliti per l’ uso personale, nel
presupposto che contenessero non più del 10% di principio attivo, sarebbero stati
ugualmente sufficienti a far scattare la presunzione di spaccio, una volta che
fosse stata accertata la presenza nel prodotto di una percentuale di principio
attivo poco più alta della percentuale media .
Ma ci sono altre considerazioni da svolgere. L’aumento del quantitativo massimo
detenibile per uso personale comporta una minor frequenza di contatti delle
persone che fanno uso di cannabis con il mondo degli spacciatori,
particolarmente pericoloso soprattutto per soggetti che, quali moltissimi degli
assuntori di questa droga, sono pienamente inseriti in contesti sociali del tutto
estranei agli ambienti criminali.
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Non si può, poi, tralasciare di considerare che l’uso della cannabis avviene
prevalentemente in età adolescenziale, quasi sempre in un contesto di forte
ritualità , in cui possono trovarsi coinvolti anche assuntori occasionali, non
destinati a divenire assuntori abituali e per i quali, pertanto, il rischio di
conseguenze penali non avrebbe neppure la giustificazione della funzione
correttiva assegnata, in linea teorica, all’espiazione della pena.
Un sintomo evidente di tale prassi è stato del resto rappresentato dalla stessa
giurisprudenza della Corte di Cassazione che ha ritenuto di estendere la
fattispecie di uso personale di sostanze stupefacenti anche al cosiddetto
“consumo di gruppo� particolarmente evidente tra i giovani di tutte le classi
sociali a testimonianza di una forte esigenza sociale di non criminalizzare intere
fasce giovanili.
Le ripercussioni della Fini-Giovanardi sull’attività dell’Autorità Giudiziaria
Voglio poi replicare a chi ha voluto minimizzare le conseguenze della nuova
formulazione dell’articolo 73 del testo unico degli stupefacenti, sostenendo che
essa lascia inalterata la possibilità per il giudice di riconoscere l’uso personale (e
quindi di non applicare le sanzioni penali) anche nel caso in cui il soggetto venga
trovato in possesso di un quantitativo superiore a quello indicato nel decreto
ministeriale. Come prima considerazione mi viene da dire che, se così fosse, le
veementi critiche al decreto sarebbero basate sul nulla, in quanto, sul piano
sostanziale, il provvedimento lascerebbe le cose inalterate, senza incidere
sull’applicazione della legge. Devo osservare, però, che la semplice lettura del
testo legislativo consente di dare ad esso un ben diversa significato, nel quale la
fissazione con decreto ministeriale del limite quantitativo massimo detenibile per
uso personale costituisce il vero spartiacque fra l’applicazione della sanzione
penale e l’applicazione delle sole sanzioni amministrative. Dall’esame delle
sentenze intervenute in questo primo semestre di applicazione della legge risulta
che molti giudici hanno così interpretato la norma. E’ vero che vi sono giudici
che hanno, invece, adottato l’interpretazione più favorevole all’imputato,
assolvendolo dal reato anche in presenza di quantitativi di sostanze superiori al
limite indicato dal decreto ministeriale, quando ricorrevano circostanze che
dimostravano in altro modo l’uso esclusivamente personale della droga rinvenuta.
Da sottolineare che queste diverse interpretazioni da un lato possono causare
evidenti disparità di trattamento dall’altro evidenziano come, di fronte a una
norma sbagliata e iniqua, chi è chiamato ad applicarla può essere indotto a
cercare vie interpretative per evitare effetti devastanti. Tuttavia, la dimostrazione
delle reali conseguenze del nuovo approccio della legge 49 è fornita, con
immediata evidenza, dai dati della tabella seguente (fonte: Ministero dell’Interno),
che indicano un rilevantissimo aumento delle segnalazioni all’Autorità Giudiziaria
e degli arresti per detenzione di cannabis nel periodo maggio-ottobre 2006
rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Vediamo questi dati, scaturiti dall’attività di contrasto delle Forze di Polizia al
traffico delle sostanze stupefacenti derivate dalla cannabis, notificati il 17
novembre scorso dal Ministero dell’Interno (Dipartimento della Pubblica sicurezza
e Direzione centrale per i servizi antidroga).
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La lettura comparata dei dati disponibili riferiti sia al periodo gennaio-ottobre
2005/2006 (andamento annuale) sia al periodo maggio-ottobre 2005/2006 (nel
quale è stata applicata la nuova normativa antidroga) evidenzia un incremento
sia del numero delle persone segnalate per possesso di cannabis e derivati sia di
quelle arrestate.
In particolare nel periodo di vigenza della nuova normativa (maggio-ottobre 2006)
gli arresti per possesso di hascish, rispetto allo stesso periodo dell’anno
precedente l’entrata in vigore della legge, sono aumentati del 10,1% , mentre
quelli per possesso di marijuana addirittura del 63,9%, e quelli per possesso di
piante intere di cannabis del 17,85%.
Persone segnalate all’A.G. nel periodo 1 gennaio 2006- 31 ottobre 2006
(confronto con stesso periodo 2005)
SOSTANZE 1 gen. -31 ott.2005 1 gen.-31 ott. 2006 Variazione%
Hashish nr.
di cui:
-in arresto
nr.
-stato
irreperibilitÃ
nr.
-stato di
libertà nr.
7.180
5.211
25
1.944
7.155
5.237
46
1.872
-
0,35%
+
0,50%
+84.00%
-
3,70%
Marijuana
nr.
di cui:
-in arresto
nr.
-stato
irreperibilitÃ
nr.
-stato di
libertà nr.
1.403
970
11
422
2.284
1.699
10
575
+62,79%
+75,10%
-
9.00%
+36,25%
Piante
cannabis
nr.
di cui:
-in arresto
nr.
-stato
irreperibilitÃ
nr.
-stato di
libertà nr
624
362
3
259
587
416
2
169
-
5,93%
+14,91%
-
33,33%
-
34,74%
Totale nr.
di cui:
-in arresto
nr.
-stato
irreperibilitÃ
9.207
6.543
10.026
7.352
+
8,90%
+12,36%
8
nr.
-stato di
libertà nr
39
2.625
58
2.616
+48,71%
-
0,34%
Persone segnalate all’A.G. nel periodo 1 maggio 2006- 31 ottobre 2006
(confronto con stesso periodo 2005)
SOSTANZE 1 mag. -31
ott.2005
1 mag.-31 ott. 2006 Variazione%
. Hashish
nr.
di cui:
-in arresto
nr.
-stato
irreperibilitÃ
nr.
-stato di
libertà nr
4.152
2.970
16
1.166
4.579
3.270
31
1.278
+10,28%
+10,10%
+93,75%
+
9,60%
Marijuana
nr.
di cui:
-in arresto
nr.
-stato
irreperibilitÃ
nr.
-stato di
libertà nr
924
633
6
285
1.420
1.038
6
376
+53,68%
+63,98%
0.00%
+31,92%
Piante
cannabis
nr.
di cui:
-in arresto
nr.
-stato
irreperibilitÃ
nr.
-stato di
libertà nr
583
336
3
244
554
396
2
156
-
4,97%
+17,85%
-
33,33%
-
36,06%
Totale nr.
di cui:
-in arresto
nr.
-stato
irreperibilitÃ
nr.
-stato di
libertà nr
5.659
3.939
25
1.695
6.553
4.704
39
1.810
+15,80%
+19,42%
+56.00%
-
6,78%
(Fonte: Ministero dell’Interno. Dipartimento della Pubblica Sicurezza.
Direzione centrale per i servizi antidroga)
9
E con questo credo di non dover aggiungere altro a difesa e giustificazione del mio
decreto, se non sottolineare che, purtroppo, esso è in grado di correggere solo in
minima parte le “storture� della legge voluta dal Governo Berlusconi.
Lo dico con amarezza perché quelle vite di giovani in carcere, anche per uso
occasionale di droghe leggere, è una sconfitta di tutti e non solo di una legge.
Perché quei giovani anziché il carcere dovrebbero incontrare adulti autorevoli e
attenti che sappiano persuaderli sul perché è illusorio e sbagliato ricorrere alle
sostanze, a qualunque sostanza.
Per questo il pensiero che questo piccolo e parziale decreto impedisca che dei
giovani facciano l’esperienza del carcere rende la mia coscienza serena. E mi
sprona a mettere in campo tutte le azioni affinché il contesto sociale e sanitario
sia sempre più capace di dissuadere il ricorso a tutte le sostanze.
Ma il problema è il cambiamento complessivo della legge Fini-Giovanardi su cui il
Governo ha iniziato il suo lavoro coordinato dal Ministro della Solidarietà Sociale,
Ferrero.
Solo alcuni accenni a quanto previsto da quella legge che vogliamo e dobbiamo
cambiare:
- Pene da 6 a 20 anni per la detenzione di qualsiasi sostanza, cannabis
inclusa.
- Equiparazione tra sostanze leggere e pesanti (marijuana e eroina sono la
stessa cosa secondo la legge, in contrasto con tutte le evidenze scientifiche
sulle droghe che ne rimarcano le profonde differenze). L’equiparazione legale
comporta poi che, a eguale fattore di rischio, converrà molto di più fare
circolare l’eroina e la cocaina, perchè garantisce guadagni ben più alti dalle
sostanze leggere.
- Introduzione della possibilità di restrizioni della libertà di movimento rispetto
ai consumatori, di qualsiasi sostanza: obbligo di firma nelle caserme,
impossibilità di uscire dal proprio comune o di poter frequentare luoghi
pubblici, obbligo di rientrare e uscire dalla propria abitazione in orari
prestabiliti, ritiro della patente.
- L’offerta gratuita è considerata reato penale, per cui passarsi uno spinello
viene considerato reato, acquistarne 10 o più per il proprio uso personale,
illecito amministrativo.
Lo stato dei servizi e i dati dell’ultima Relazione al Parlamento
I SerT, ma più in generale l’intero sistema pubblico e privato, dopo anni di
abbandono è vicino al collasso; se ancora regge è grazie allo straordinario
impegno degli operatori e alla tenacia dei responsabili delle strutture.
L’intero sistema vuole dire i servizi pubblici (535 SerT o Dipartimenti per le
Dipendenze), le organizzazioni di Privato Sociale (766 Comunità Terapeutiche,
10
217 Comunità semiresidenziali, 229 Centri ambulatoriali), le unità di strada
(stimate in oltre 100 a livello nazionale) gli interventi “a progetto� di riduzione del
danno, gli interventi su soggetti dipendenti nelle carceri italiane, l’insieme delle
azioni di prevenzione e di riduzione del danno dedicato ai nuovi stili di consumo e
collocato all’interno del mondo del divertimento giovanile, degli eventi estivi, dei
locali notturni.
Secondo l’Ultima Relazione al Parlamento (con i dati 2005), aumenta la diffusione
e il consumo di droghe illegali nella popolazione, nonostante che l'uso di eroina e
di cocaina sia disapprovato e percepito come rischioso. Maggiore tolleranza si
rileva invece rispetto ai consumi di cannabis. Circa 9 milioni di persone
approvano l'utilizzo di cannabis e lo ritengono non dannoso per la salute. Si stima
che, nel 2005, 3.800.000 Italiani abbiano fatto uso di cannabis (contro i
2.000.000 del 2001), fra questi mezzo milione ha fra i 19 ed i 21 anni.
Secondo il rapporto raddoppiano anche i consumatori di cocaina che passano da
350.000 stimati nel 2001 a 700.000 stimati nel 2005. Diminuiscono invece gli
utilizzatori di eroina. Tabacco e alcol sono le sostanze di iniziazione per la
maggioranza dei consumatori di droghe. In crescita negli ultimi anni il fenomeno
dell'uso combinato di sostanze. Alcol, tabacco e psicofarmaci sono le sostanze
legali utilizzate in combinazione con quelle illegali. Si stima che oltre 2.000.000
gli Italiani hanno fatto uso associato di più sostanze illegali nel 2005. Ogni anno
29.000 persone iniziano ad abusare di eroina e 9.000 di cocaina. I soggetti che
fanno un utilizzo delle sostanze tale da richiedere un intervento terapeutico sono
circa 200.000 per gli oppiacei e 150.000 per la cocaina. Nel 2005 sono deceduti
per overdose 603 soggetti (dato sottostimato). La causa del decesso è stata
attribuita nella maggior parte dei casi all'eroina. Si muore di overdose
prevalentemente nella propria abitazione. Umbria e Lazio sono le regioni dove si
registrano il maggior numero di decessi per overdose, Perugia e Roma le province
più a rischio. Per quanto riguarda le patologie infettive, quelle più diffuse fra i
soggetti in carico nei servizi pubblici sono l'epatite C (61,4%) l’epatite B (41,7%) e
l’HIV (13,8%).
Negli ultimi 5 anni si è evidenziata una generale diminuzione del costo unitario di
alcune sostanze. Si osserva una progressiva diminuzione del prezzo della cocaina
nel corso del quinquennio, passando dai 99 euro al grammo del 2001 agli 87 euro
del 2005 e dell'eroina nera, che dai 69 euro al grammo del 2001 passa ai 54 euro
nell'ultimo anno.
L’eredità del centro destra
A fronte di tale carico di lavoro ed alle nuove esigenze di intervento, i Servizi
Pubblici sono in situazione di drammatica sofferenza, soprattutto per quanto
riguarda il personale: una inchiesta dell’Agenzia Comunale delle
Tossicodipendenze di Roma rileva una grave carenze di personale nei Ser.T
romani, che in alcuni casi sono deficitari di più del 38%: mancano soprattutto
psicologi e assistenti sociali. Quindi diventano strutture sempre più a rischio di
medicalizzazione, anche se tra le figure mediche un numero elevato di
professionisti ha un contratto non rinnovabile e breve, dai 3 ai 6 mesi, per poche
ore settimanali.
11
Una tendenza alla “precarizzazione� diffusa e preoccupante che, allo stesso
tempo, produce una netta diminuzione dei trattamenti integrati e l’impossibilitÃ
di poter contare su équipe stabili.
Maggiore, se possibile, è la crisi degli interventi in carcere. Non si può andare
avanti con qualche operatore SerT che opera in carcere, con qualche esperto
incaricato per 6 ore la settimana nella media nazionale, con grosse carceri che
vivono con equipe rinnovate ogni sei mesi.
Non meno drammatica è la situazione degli Enti Accreditati; in carenza di risorse
a disposizione dei Dipartimenti delle Dipendenze, disuniscono gli utenti inviati.
Vengono loro richiesti standard di qualità più alti (e quindi più personale e più
qualificato), ma le rette restano sostanzialmente stabilite ed, in media,
scandalosamente basse. Molto, molto più basse di quelle previste per trattamenti
residenziali nella psichiatria ed in altri settori simili. Non solo, ma le prestazioni
sono pagate a distanza di molti mesi e addirittura di anni.
Le comunità ricorrono ai prestiti bancari sovvenzionando di fatto il mercato profit
dal momento che non vi è nessun tipo di agevolazione rispetto a mutui o alle
cessioni di credito quando queste vengono fatte da realtà non profit.
Un altro pezzo del sistema in profonda crisi di risorse è quello delle azioni di
riduzione del danno. Nate più di dieci anni fa, sotto la forma di progetti e
finanziate, in linea di massima, con il Fondo Nazionale di Lotta alla Droga, ne
hanno seguito il destino e non ci sono più fondi per garantirne la continuità .
Interventi di “bassa soglia�, camper, scambi di siringhe, interventi di prossimità e
su strada non possono più sopravvivere. Molti camper giacciono inutilizzati in
qualche cortile, gli operatori costretti a cambiare attività .
Meglio non va per le azioni di prevenzione, legate alla stessa dinamica “a progetto�
delle riduzioni del danno e fortemente penalizzate dai tagli mostruosi al Fondo
Sociale Nazionale.
In sintesi, gli ultimi cinque anni di Governo hanno determinato la devastazione
che è sotto gli occhi di tutti. Oltre alle note vicende del Fondo Sociale Nazionale,
abbiamo assistito alla sparizione del Fondo Nazionale di Lotta alla Droga ed i
nuovi provvedimenti legislativi (legge Fini-Giovanardi) si sono caratterizzati, tra
l’altro, per non avere previsto alcuna risorsa aggiuntiva, nemmeno a fronte di un
prevedibile aumento di interventi e di trattamenti derivati dall’applicazione delle
sanzioni.
Il nostro programma
Una vera lotta alla droga la si fa con delle azioni concrete di prevenzione e di
recupero e non con annunci ideologici o leggi manifesto, salvo poi distruggere
tutto il sistema chiamato a fare prevenzione e recupero.
La lotta alla droga che intende promuovere il nostro Governo vuole basarsi sui
fatti e non su vuoti proclami di soluzione totale.
Intendiamo pertanto rilanciare “la via sociale nella lotta alle tossicodipendenze�
potenziando la rete integrata dei servizi.
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Discuterò con gli Assessori regionali alla Sanità il rilancio dei dipartimenti delle
dipendenze e il loro stretto legame con la scuola per promuovere la prevenzione e
un’efficace presa in carico delle persone. E poi la promozione e il sostegno delle
comunità . I servizi di prevenzione e cura delle tossicodipendenze costituiranno un
tassello importante di quella integrazione socio-sanitaria e del sistema delle cure
primarie cui stiamo lavorando investendo risorse, attenzione e nuova
progettualità .
Con un certo orgoglio sottolineo che proprio i contenuti della legge finanziaria
relativi alla sanità , alle politiche sociali e alla famiglia costituiscono un efficace
presupposto per rilanciare la rete dei servizi e delle comunità , per prevenire e
prendere in carico le tossicodipendenze.
Ed è mia intenzione proporre ai Ministri Fioroni, Melandri e Ferrero di
promuovere una conferenza nazionale per raccogliere, valutare e rilanciare le
politiche di prevenzione delle dipendenze che sono poi le politiche di attenzione ai
giovani, di promozione dei loro talenti e della loro creatività .
Così come sarà importante il progetto di educazione alla salute nelle scuole che
stiamo predisponendo per i prossimi mesi con il Ministro Fioroni.
Ci muoviamo dunque nell’ambito del Programma dell’Unione che recita così:
“Per le tossicodipendenze non servono né il carcere né i ricoveri coatti. Alla
tolleranza zero bisogna opporre una strategia dell’accoglienza sociale per la
persona e le famiglie che vivono il dramma della droga, a partire dalla
decriminalizzazione delle condotte legate al consumo (anche per fini terapeutici) e
quindi dal superamento della normativa in vigore dal 1990. Occorre un reale
contrasto dei traffici e la tolleranza zero verso i trafficanti. È necessario rilanciare il
ruolo dei SerT e dei servizi territoriali che in questi cinque anni sono stati
sistematicamente penalizzati dai tagli alla spesa sociale; senza imporre un unico
modello e salvaguardando il pluralismo delle comunità terapeutiche, queste
dovranno essere messe in rete con il servizio pubblico a cui spetta la diagnosi della
dipendenza. Vanno sostenuti quanti, con approcci culturali e metodologie differenti
da anni sono impegnati a costruire percorsi personalizzati e perciò efficaci di
prevenzione, cura e riabilitazione considerando le strategie di riduzione del danno
come parte integrante della rete dei servizi. Il decreto legge del governo sulle
tossicodipendenze deve essere abrogato�.
Voglio ora accennare ad altri due provvedimenti sui quali stiamo lavorando.
La tutela della salute nelle carceri
Non ritengo si possa affrontare il tema delle tossicodipendenze senza tener conto
della situazione dell’assistenza sanitaria nelle carceri italiane, caratterizzata
tuttora da elementi di forte criticità .
Se siamo convinti che la pena debba rappresentare non una mera punizione ma
una occasione di recupero e reinserimento futuro nella società del cittadino
detenuto, non possiamo non tener conto che un’adeguata azione di tutela della
salute è tra gli elementi qualificanti di una politica carceraria che non neghi
l’umanità ma al contrario sia di stimolo ad una effettiva rieducazione del
condannato.
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Ciò vale in assoluto ma in modo particolare per la popolazione detenuta
tossicodipendente, che come è noto rappresenta una percentuale consistente
della popolazione carceraria, contraddistinta da una significativa prevalenza di
malattie croniche e infettive che necessitano di adeguate cure e attenzioni.
Su tutta la materia, il sottosegretario alla Salute Antonio Gaglione ha la delega
per portare avanti, in sinergia con gli altri dicasteri e le istituzioni interessati, una
qualificante iniziativa di promozione legislativa per una nuova disciplina di
riordino della medicina penitenziaria. L’obiettivo è quello di una riorganizzazione
finalizzata ad una gestione condivisa delle competenze, in grado di rispondere alle
esigenze particolari di questo settore che necessitano di interventi e ambiti non
sempre assimilabili dal Ssn.
Il programma interministeriale “guadagnare in salute�
In conclusione penso sia significativo anticipare in questa sede l’impegno del
Ministero della Salute sul fronte più ampio della promozione di stili di vita sani e
corretti. Si tratta di un programma vasto di iniziative che intendiamo avviare con
le caratteristiche di un vero e proprio Piano interministeriale per “guadagnare in
saluteâ€? e rendere più facili le scelte salutari.
Lo scorso 17 ottobre si è svolto il primo incontro presso il Ministero della Salute
con i rappresentanti dei Ministeri dell’Istruzione, delle Pari Opportunità , delle
Politiche Giovanili ed Attività Sportive, delle Politiche per la Famiglia e dello
Sviluppo Economico.
Scopo del tavolo è condividere un programma comune di azione agendo su pochi
fattori di rischio che però sono causa dell’80% delle malattie e delle morti nel
nostro Paese: inattività fisica, scorretta alimentazione, eccesso di alcol, abitudine
al fumo.
Un programma la cui strategia è condivisa dall’OMS e dall’Unione Europea e che
si basa su azioni rigorosamente validate dall’evidenza scientifica. Nessuna azione
singola è sufficiente nella prevenzione di questi fattori di rischio, ma è necessario
un impegno interistituzionale che, a fianco della promozione di corretti stili di
vita, possa favorire e sostenere il cittadino in scelte salutari.
La sfida sulla quale siamo tutti impegnati è quella di rendere le scelte salutari
possibili, vantaggiose e gradite al cittadino, evitando di colpevolizzarlo per
l’adozione di comportamenti scorretti per la salute: un’azione non solo di
educazione sanitaria, ma anche di interventi strutturali che coinvolga l’intera
gestione del territorio.
Il tutto a partire dalla consapevolezza dell’importanza della grande opportunità di
un’azione sinergica comune, non solo basata sulla comunicazione reciproca, ma
anche su vere e proprie progettualità condivise tra i diversi dicasteri a partire
dall’attenzione all’educazione tra pari e alla comunicazione tra giovani attraverso i
loro media, ma anche un impegno sui tempi di vita, sul piano per gli asili nido,
sull’allattamento al seno.
Un approccio decisivo per contrastare l’obesità infantile che deve passare per
iniziative di educazione al gusto dei giovani e la promozione dell’attività fisica
come gioco e divertimento ed inoltre un’occasione per il rispetto delle pari
opportunità anche verso la popolazione immigrata.
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E’ un salto in avanti rispetto a politiche già affrontate in maniera scontatamente
inefficace proprio perché prive di quell’intersettorialità indispensabile per il
successo delle azioni di educazione e prevenzione sanitaria.
Ancora un esempio positivo e concreto di quanto da più parti invocato nel
programma di Governo per il bene del Paese e dei suoi cittadini.
Onorevoli colleghe e colleghi,
la lotta alle droghe è una delle sfide più difficili e impegnative.
Ma richiede tenacia, determinazione, valori forti, strumenti efficaci.
Richiede dialogo costante e anche l’umiltà di verificare i risultati raggiunti.
Richiede soprattutto che si riscopra il valore della funzione educativa degli adulti
e di tutta la società .
Ed è proprio questo il valore cui mi sento più vincolata: come cittadina, come
madre e come Ministro.



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