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Discussione: Articoli ascia

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  1. #1
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    Canapa Info Point: Sensibilizzazione e Resistenza

    Il progetto lanciato da ASCIA e Over Grow sta riscuotendo molto successo, vi proponiamo l’articolo appena pubblicato sull’ultimo numero di Dolce Vita:

    Un anno fa abbiamo iniziato la campagna di sostegno per il progetto Canapa Info Point, che ha trovato un apprezzato consenso da centinaia di persone che si sono associate, dai parlamentari dell’intergruppo che sono intervenuti in vari dibattiti, dalle associazioni con le quali abbiamo avviato i progetti “Saracinesco in Canapa” e “Canapa in Piazza” e dai soci che hanno dato avvio alle Sedi Distaccate in numerose realtà territoriali.

    Ed è proprio su questo ultimo punto che vorremmo sensibilizzare ulteriormente i titolari dei Grow Shops, per mettere a disposizione un piccolo settore del loro esercizio commerciale da cui iniziare quell’opera di informazione sul territorio e organizzazione dei consumatori, che ci permetterà di essere in prima fila nella gestione della legalizzazione (qualora questa dovesse essere riconosciuta), o creare dei nuclei di resistenza operativa nel caso che il proibizionismo dovesse prevalere nello scontro parlamentare.

    Nell’ultimo numero di Dolce Vita, l’anonimo redattore dell’articolo “10 cose da sapere per aprire un Grow Shop” esprime un concetto con il quale non possiamo far altro che essere d’accordo: “prima di aprire un growshop bisogna avere la consapevolezza che quello che si sta facendo è un atto politico, nel senso più alto del termine” e rappresentare un’associazione che difende i diritti dei consumatori e divulga informazioni sulla Canapa nei suoi molteplici usi, crea lo strumento offensivo da usare nella battaglia politica antiproibizionista.

    L’obiettivo è di aprire una Sede Distaccata CIP in ogni regione d’Italia, come punto di riferimento per le migliaia di consumatori che in questo periodo iniziano ad avere, grazie alle Fiere nazionali e alle decine di eventi locali sulla Canapa, una coscienza collettiva da usare come strumento di pressione nei confronti delle Istituzioni e allo stesso tempo, rappresentando il Canapa Info Point, come associazione legalmente riconosciuta, abbiamo la possibilità di confrontarci e collaborare con le realtà istituzionali rappresentate dai Comuni e dalle Regioni, con le quali e attraverso le quali promuovere i progetti per la coltura e la cultura della Canapa.

    Per qualsiasi informazione o chiarimento su come aderire al progetto Canapa Info Point ed aprire una Sede Distaccata: [email protected]

    Direttivo Canapa Info Point

  2. #2
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    I tempi della politica e i nostri guai!

    E’ appena terminata la prima fase dibattimentale alla Camera sulla proposta di legge per la legalizzazione della cannabis, tutto è rimandato a settembre ….si sa, i tempi della politica sono sempre biblici e intanto noi continuiamo a pagare duramente l’ottusità e l’ignoranza di chi ancora confonde volutamente la scelta personale con il vizio incontrollato!

    A questo proposito pubblichiamo una lettera di arrivederci del nostro fraterno amico e membro del direttivo ASCIA, Pierpaolo Grilli, che proprio a causa dell’ottusità e dell’ignoranza di una parte della politica e della magistratura dovrà scontare qualche anno dietro le sbarre!

    In bocca al lupo Pierpaolo, non mollare, siamo con te!

    __________________________________________________ _______

    ULTIMI GIORNI A CASA PRIMA DEL CARCERE

    Incredibilmente sto per rientrare in carcere!
    Il 13 luglio, nel pomeriggio, mentre stavano portandomi il fieno nuovo per i miei cavalli, ho ricevuto la telefonata del mio avvocato Lorenzo Simonetti che mi comunicava la sentenza dell’ultima udienza in Cassazione della mia ultima disavventura giudiziaria per coltivazione di cannabis: sono stato condannato in via definitiva, non solo, il mio legale mi ha detto che, incredibilmente, non mi è stata rideterminata la pena di 5 anni che avevo ricevuto nel 2013, quando la Fini-Giovanardi era in vigore, credo di essere un caso unico e così mi ha detto di prepararmi immediatamente a tornare in carcere per scontare due anni e mezzo di fine pena, perché i carabinieri possono venire a prendermi da un momento all’altro, in ogni giorno!

    Sul momento è stato uno shock, la prima cosa che ho pensato è stata che dovevo immediatamente iniziare a cercare di sistemare i miei 6 cavalli e mi sono reso subito conto che la mia vita sarebbe stata ancora una volta stravolta profondamente da un’altra ingiustizia.

    Fino a 11 anni fa, mi ero coltivato la mia canapa ogni anno, da quando ero ragazzo, ero fiero di non aver mai contribuito a dare soldi alla criminalità, con la quale non ho mai voluto né avuto nulla a che fare e mi ero selezionato una mia varietà personale da un ceppo originario di calabrese, provando, nel tempo, vari incroci con le migliori varietà che trovavo, ottenendo un’ottima erba medicinale, dagli effetti dinamici, allegri e salutari, senza effetti collaterali spiacevoli. Non la spacciavo, non la cedevo a narcotrafficanti, semplicemente la studiavo e me la godevo per uso personale, i soldi per vivere me li guadagnavo con lavori onesti e legali, come escursioni a cavallo e agricoltura biologica.

    Fui arrestato per la prima volta nel novembre del 2005, non perché spacciassi ma per puro caso, a seguito di un controllo stradale notturno un po’ troppo meticoloso, vennero a casa mia per la perquisizione e trovarono i miei raccolti, anche gli avanzi degli anni precedenti che non avevo avuto il coraggio di buttare via. Mi considerarono ingiustamente un criminale narcotrafficante, ma io lo so di non esserlo stato.
    Arrestarono ingiustamente anche mio figlio diciottenne, che neanche fumava le sigarette, solo perché maggiorenne e presente in casa, lui fece 3 giorni di carcere e 20 giorni di arresti domiciliari col permesso di andare a scuola, io di carcere ne feci 20 giorni e poi 3 mesi e mezzo di arresti domiciliari, infine mio figlio fu assolto ed ebbe un rimborso, io fui condannato a quasi 2 anni, con la sospenzione condizionale della pena.

    Due anni dopo, nel 2007, il mio amico Aldo Bianzino, conosciuto 25 anni prima in un ashram himalayano, veniva arrestato anche lui per coltivazione di cannabis e perdeva drammaticamente la vita nella sua cella del carcere nella prima notte di detenzione.

    Alla fine del marzo 2011 fu arrestata mia figlia ed io, mio malgrado, venni coinvolto in una storia della quale non immaginavo e non sapevo nulla, ma per la quale fui costretto dalle circostanze avverse a pagare con 6 mesi di carcere, 6 mesi di arresti domiciliari a casa dei miei genitori, ed altri 6 mesi a casa mia, per un totale di un anno e mezzo, e poi un altro anno di obbligo di dimora.

    Tornato a casa nel 2012, dopo una prima condanna di 5 anni in primo grado, contattai l’Avv. Simonetti ed ASCIA, fui invitato a scrivere articoli e così iniziò il mio impegno antiproibizionista attivo.
    Con l’abrogazione della Fini-Giovanardi iniziai a poter sperare che non sarei più ritornato in carcere, per via della successiva rideterminazione delle pesantissime pene previste da quella pessima legge criminogena.

    Invece no! Caso più unico che raro, mi trovo a dover assurdamente affrontare una pesantissima condanna definitiva, con una pena relativa ad una legge criminogena abrogata da più di due anni, (che prevedeva pene detentive dai 6 ai 20 anni anche per la cannabis) senza avere il diritto ad un adeguamento delle pene a quelle attualmente previste (dai 2 ai 6 anni) e considero ciò una cosa illegittima e gravissima. Secondo tale condanna dovrei scontare ancora due anni e mezzo in carcere ed i successivi tre anni a casa, con “l’affidamento in prova ai servizi sociali”. Chissà cosa dovrà mai “provare” ai servizi sociali una persona come me, di 56 anni, con una pericolosità sociale pari a zero, che vive sui monti con i cavalli, come un eremita, che ha sempre fatto uso personale di cannabis dall’adolescenza e gode di perfetta salute, senza fare uso di alcoolici né di altre droghe, legali o illegali, senza essere mai stato in alcuna relazione con organizzazioni di criminali narcotrafficanti? Sembrerebbe ridicolo, se non fosse così drammaticamente ingiusto.

    Il mio legale mi ha detto che spera di potermi far tornare a casa entro un anno circa, per i tempi tecnici in gioco da aspettare: 4 mesi per le motivazioni della sentenza, 2 mesi per presentare ricorso alla Corte Europea, poi supponiamo dai 3 ai 6 mesi per avere una sentenza giusta, ma tutto questo tempo lo dovrò attendere in carcere!

    Sono ormai passati 10 giorni da quando l’Avv. Simonetti mi ha avvisato di prepararmi a tornare in carcere da un momento all’altro, sono fortunato ad essere ancora qui, ad aver sistemato bene quasi tutti i miei cavalli, ad aver avuto il tempo di salutare i miei cari ed i miei amici, a poter scrivere ancora qualcosa di antiproibizionista su internet.

    E’ la prima volta che vado dentro sapendolo prima, di solito si viene arrestati e ci si trova dentro all’improvviso, ora da un lato mi godo ogni giornata come se fosse l’ultima, ogni gesto, ogni singolo momento di libertà, acquistano un profumo, una soddisfazione intensissima, dall’altro lato ho il tempo di salutare tutti e provare a sistemare il meglio possibile le cose di casa, giusto per ritrovare la mia catapecchia in piedi quando torno e non sepolta dai giardini pensili della natura selvaggia.

    Stavolta non andrò in carcere da vittima del proibizionismo, ci andrò fieramente come redattore di ASCIA e di tutto l’universo antiproibizionista italiano, se non mi censureranno vorrei essere il nostro inviato speciale dentro, il nostro testimone dal pianeta carcere.

    Non so dove mi porteranno, credo a Rimini, che è quello della mia provincia, ma dovunque sia cercherò di fare antiproibizionismo dentro il carcere, invierò il mio recapito ad ASCIA che lo diffonderà e mi comunicherà gli aggiornamenti utili per poter continuare a scrivere, scriverò con carta e penna.
    Come le altre volte dentro, farò Yoga e Kung-fu e cercherò di portare sollievo agli altri detenuti, soprattutto i canapofili come noi, ma anche tutti quelli che se lo meritano e che mi apriranno il cuore…
    Anche se la prospettiva di passare un paio di anni dentro non è facile da accettare, riesco ad essere abbastanza sereno e distaccato da poter scherzare.

    Ho già accennato sopra alle ingiustizie che ho già vissuto e mi chiedo quando finiranno.
    Sono in miseria da 5 anni ed i miei familiari ora pure, non abbiamo i soldi per il ricorso e le mie due cavalle più vecchie sono in pericolo di vita se non le sistemo bene. Io mi sono tolto il cibo dalla bocca per 5 anni per i miei cavalli, ora non potrò più guadagnare nulla per un tempo indefinito, la mia casa sta letteralmente cadendo a pezzi e sto anche puntellando con i tronchi più dritti d’alberi secchi le tettoie ormai pericolanti, nella speranza che reggano le nevicate e che non crollino prima che torni.
    Due anni sono tanti. Tornare qui a casa, non so quando, senza cavalli, senza soldi, con la casa e la strada sommerse dai rovi e magari pure le tettoie pericolanti crollate sotto il peso di nevicate abbondanti potrebbe essere veramente tremendo, già lo so, perché ci sono passato 4 anni fa, nel marzo 2012, tornando a casa dopo un anno di assenza forzata per la detenzione, dopo la nevicata di 3 metri che aveva distrutto quasi tutto: in confronto il carcere è una piacevole e comoda attesa, dove ti riposi, ti alleni e scherzi con gli amici, la situazione del ritorno a casa e trovare tutto abbandonato e semidistrutto sarà veramente drammatica!

    Hanno distrutto tutto quello che avevo creato con le mie sole forze ed il duro lavoro negli ultimi 30 anni, ed hanno distrutto pure la voglia di ricostruirlo. Ora voglio distruggere il proibizionismo integralista!

    Ma non mi possono togliere la consapevolezza di non essere un criminale e la certezza di non aver fatto del male a nessuno, mi fa ridere che proprio io debba pure essere “affidato in prova ai servizi sociali”! Ma in prova di che? Di essere una pecora succube, di essere un buon servo di questo sistema che a me appare sbagliato e corrotto? MAI! Voglio continuare ad essere un anarchico ribelle, un uomo libero che ricerca la conoscenza e la saggezza senza nuocere a nessuno. Cosa c’è di male in questo?
    Non mi drogo, non inquino, non distruggo l’ambiente, non faccio del male a nessuno, nemmeno agli animali, vivo come un eremita, aiuto chiunque posso, ma perché dobbiamo permettere ai proibizionisti di perseguitarci così? Bisognerebbe metter fuori legge loro, anziché gli estimatori e i coltivatori della canapa! Sono loro socialmente pericolosi, anzi, alla luce dei disastri sociali provocati dalla guerra alle droghe, pericolosissimi! Una piaga sociale.

    Non so quando mi porteranno via da casa, né dove, non so se potrò ancora scrivere dal pc, come non so se mi censureranno le lettere dal carcere, perché là dentro ti possono controllare e censurare a piacimento. Spero solo di avere a che fare con persone umane e di buona apertura mentale. Staremo a vedere, farò quel che posso per continuare a fare la mia parte e per comunicarvelo, ognuno faccia la sua parte nella nostra battaglia, un giorno la Storia ci darà ragione.

    Dall’orlo del baratro, fieramente ribelle

    Pierpaolo Grilli – ASCIA

  3. #3
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    Interrogazioni parlamentari sui casi Pellegrini e Monaco

    Siamo venuti solo ieri a conoscenza che è stato fissato, in data 25 luglio, il dibattito parlamentare sulla legalizzazione della cannabis.

    Questa la dichiarazione dell’on. Civati a seguito delle prime reazioni del fronte proibizionista con le solite prese di posizione ideologiche come da sempre è stato:

    http://www.possibile.com/cannabis-ci...-pd-cosa-fara/

    __________________________________________________ ____

    Di seguito pubblichiamo le due interrogazioni parlamentari presentate dagli on. Civati, A. Maestri, Brignone, Pastorino e Matarrelli sulle vicende di Fabrizio Pellegrini e Carlo Monaco:

    Al Ministro della Giustizia

    Per sapere, premesso che:

    Fabrizio Pellegrini, noto pianista e pittore di Chieti, malato di artrite reumatoide in cura con la cannabis, dall’8 giugno 2016 è recluso presso il carcere di Chieti;

    la situazione in cui versa il musicista ci sembra possa rappresentare al meglio un grave vulnus arrecato all’effettivo godimento del del diritto alla salute e della libertà personale;

    Pellegrini, in seguito all’arresto, è stato dipinto dalla stampa locale non come un malato bensì come un pericoloso spacciatore di droga: ” Coltivava marijuana in casa per poi venderla: arrestato. Durante un’operazione antidroga, in manette è finito F.P., classe 1968, di Chieti, fermato nell’ambito di specifici servizi mirati alla prevenzione e al contrasto dello spaccio “;

    Pellegrini, ad avviso degli interroganri, a causa di una interpretazione peggiorativa delle norme di riferimento, ha visto per la sua persona le porte del carcere aprirsi più volte, in considerazione del fatto che la legge non gli garantisce, e non garantisce nessuno, un accesso sicuro al farmaco di cui necessitaper curarsi. A peggiorare il quadro, nonostante il suo precario stato di salute, in quotidiano peggioramento, non usufruisce dipene alternative mentre è ancora in attesa di giudizio, essendogli precluso l’affidamento in prova, gli arresti domiciliari o altre pene alternative;

    Pellegrini è stato già più volte condannato – nonostante le prescrizioni mediche per l’uso terapeutico di una sostanza derivante dalla cannabis, poiché anche una pianta detenuta in casaa scopi terapeutici è considerato un comportamento illegale. Ciò accade nonostante sia affetto da patologie che necessita di cure con Cannabis, e lui come molti altri cittadini malati possono incorrere, poiché la situazione non è omogenea su tutto il territorio nazionale, in detenzioni ed essere equiparati agli spacciatori, perché le normative vigenti sono di possibile controversa interpretazione e causano fatti gravi quale quelli sipra descritti

    se il Ministro sia a conoscenza dei fatti narrati in premessa;

    se non ritenga necessario avviare una fase di studio della materia al fine di attuare la riforma del Codice Penale che consenta alle persone affette da patologie per le quali necessitano di cure palliative come la Cannabis e i suoi derivati, di non dover incorrere in denunce e pene detentive;

    se non ritengano urgente e necessario, in attesa della emanazione della normativa in via ordinaria, emanare una normativa urgenteche chiarisca con certezza a tutti il fatto che l’autoproduzione diCannabis per “uso personale medico” non integra ipotesi di reato.

    A. Maestri
    Brignone
    Civati
    Pastorino
    Matarrelli
    __________________________________________________ ___________

    Interrogazione a risposta scritta

    Al Ministro degli Affari Sociali al Ministro della salute.

    Per sapere, premesso che:

    il 20 giugno 2016, Carlo Monaco, – affetto da anoressia nervosa – e componente dell’Associazione Canapa Info Point, si è recato a Roma presso la Camera dei deputati per partecipare un’audizione tenutasi presso le Commissioni permanenti Giustizia e Affari Sociali della Camera dei Deputati riunite in seduta congiuntaavente per oggetto: “audizione nell’ambito dell’indagine conoscitiva in merito all’esame delle proposte di recanti disposizioni in materia di legalizzazione della coltivazione, della lavorazione e della vendita della cannabis e dei suoi derivati “;

    Monaco, uscito dalla Camera dei Deputati alla guida del proprio scooter e in compagnia di un attivista del CIP, è stato inizialmente seguito su Via Tuscolana per poi essere invitato ad accostare da una volante della Polizia di Stato;

    in seguito a normali controlli di rito, gli agenti della Polizia di Stato hanno chiesto ad entrambi se avessero con sé sostanze stupefacenti. Hanno ricevuto una immediata risposta affermativa e hanno consegnato spontaneamente due barattolini contenenti infiorescenze del farmaco Bedrocan. Il barattolino appartenente a Monaco conteneva circa un grammo di tale farmaco;

    contestualmente ai barattolini contenenti le infiorescenze del farmaco, è stata consegnata la documentazione che attesta il diritto alla cura di Monaco, l’attestazione della consegna del farmaco da parte dell’Asl di competenza, le prescrizioni mediche necessarie e diverso materiale informativo che deteneva proprio in virtù del fatto che era stato audito lo stesso giorno presso le Commissione dette sul tema della legalizzazione della cannabis;

    i due agenti, non essendone informati, nonostante le spiegazioni rassicuranti fornite di Monaco e la documentazione comprovante il suo stato di salute, chiamavano ugualmente rinforzi presso la Centrale;

    in attesa dei rinforzi, i due fermati sono stati perquisiti e denudati, mentre i beni venivano trattenuti dagli agenti, tra cui circa 820 euro in contanti, provenienti dalla cassa del Canapa caffè S.r.l.appena costituita;

    all’arrivo di un Maresciallo, i fermati venivano definitivamente privati dei loro beni, tra cui il denaro e i telefoni cellulari. Il Maresciallo, non essendo a conoscenza della legislazione che consente di detenere, per scopi terapeutici, una determinatagrammatura di estratto di cannabis – Monaco, era in possesso di circa 120 grammi – inviava una pattuglia mobile al domicilio diMonaco e in quella dei genitori, dove lo stesso è residente. In seguito ad un sopralluogo gli agenti hanno trovato circa 70 grammi di fiori e foglie di cannabis contemporaneamente alle prescrizioni e autorizzazioni al ritiro del farmaco;

    anche l’altro fermato ha subito la l perquisizione dell’abitazione, dove gli agenti hanno trovato circa 30 grammi di cannabis;

    nonostante le certificazioni trovate e le spiegazioni date dai fermati, le forze dell’ordine non hanno ritenuto credibile che l’ordinamento consenta ai malati la detenzione di quellagrammatura di cannabis, da utilizzare a fini terapeutici;

    entrambi i fermati, dopo essere stati perquisiti e aver subito stresspsicologico, sono stati condotti sulla volante della Polizia di Stato e portati al Commissariato Casilino di Roma. Monaco è stato successivamente accompagnato presso una struttura ospedaliera della città per eseguire diverse analisi;

    a causa di ciò Monaco ha potuto accedere alle terapie solo dopo essersi sottoposto alle analisi effettuate presso la struttura ospedaliera;

    a mattina inoltrata del 21 giugno, dopo aver proceduto con le impronte digitali e aver segnalato entrambi ai sensi dell’art. 73 del Codice Penale, i fermati venivano lasciati in zona Tor Cervara all’altezza del raccordo anulare-

    se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti narrati in premessa;

    se gli atti posti in essere dagli agenti siano conformi alla normativa vigente nonostante la dichiarazione e prova data dai fermati di essere pazienti in trattamento farmacologico con cure mediante l’uso della cannabis;

    se non ritengano utile l’invio di una nota esplicativa alle Forze dell’Ordine per fare in modo che, in caso vengano controllati cittadini malati in cura con cannabis, quindi in casi diversi da quelli dello spaccio di sostanze stupefacenti, in modo tale che siano resi edotti del diritto alla cura e siano messi a conoscenza della riconosciuta funzione funzione terapeutica della stessa;

    se ritenga opportuno effettuare un monitoraggio sui tempi di consegna di questi medicinali al fine di verificare che vengano garantiti i livelli essenziali di assistenza su tutto il territorio nazionale

    Brignone
    A.Maestri
    Civati
    Pastorino
    Matarrelli

  4. #4
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    -7 al dibattito sulla legalizzazione alla Camera


    Fra una settimana approderà finalmente alla Camera dei Deputati, il dibattito sulla proposta di legge di iniziativa parlamentare presentata dall’intergruppo e finalmente dopo decenni di oscurantismo ideologico, si offre al buon senso l’opportunità di legiferare in base alla realtà dei fatti e non per tutelare interessi partitici o economici, come finora è stato fatto da chi ha formulato e mantenuto per 8 anni una legge incostituzionale, da chi creando una nuova tossicodipendenza ha dato ossigeno ai Sert e alle Comunità di recupero e anche da chi, per favorire gli interessi del proprio bacino politico, riesce ancora a negare il forte introito che la cannabis procura alla malavita.

    Obiettivamente, credo che dovremmo considerare già un ottimo risultato il fatto che oltre 300 parlamentari abbiano sottoscritto una proposta di legge per legalizzare la cannabis, cosa impensabile fino a due anni fa, che le associazioni dei consumatori siano state convocate per le audizioni in Commissione Giustizia dimostrando di essere soggetti politici ed espressione sociale e soprattutto che per la prima volta si arrivi al dibattito in aula da una posizione propositiva e non oppressiva.

    Ma c’è il reale rischio che anche questa lunga marcia si riveli una pura illusione a due passi dal traguardo, come quest’anno è già accaduto con il pronunciamento della Consulta a favore della legge vigente e dell’infruttuosa Sessione dell’ONU dove nulla è cambiato se non in peggio, continuando a mantenere la confusione globale sulla cannabis e sui suoi consumatori.

    Per questo vorremmo invitare i parlamentari che credono ancora nei diritti civili e nel valore umano dell’autodeterminazione e del libero arbitrio (ma che ancora non riescono a comprendere la necessità di una regolamentazione per liberare 5milioni di italiani dal rischio di sanzioni amministrative o penali pur non avendo commesso alcun crimine nei confronti della sicurezza e della salute pubblica), a rileggere le dichiarazioni fatte negli ultimi giorni dal prof. Veronesi che in quanto ex ministro della Salute dovrebbe parlare con cognizione di causa: https://www.dolcevitaonline.it/umbert...una-sigaretta/, del procuratore nazionale antimafia Franco Roberti che evidenzia di come le risorse di pubblica sicurezza siano male impiegate in una inutile caccia ad una CRIMINALITA’ INESISTENTE quando esistono emergenze ben più gravi: http://www.lifegate.it/persone/news/...legalizzazione, o di Roberto Saviano che di contraddizioni della politica e di sistemi criminali se ne intende: http://espresso.repubblica.it/opinio...358?ref=HRBZ-1

    E se, nonostante queste autorevoli prese di posizione, dovessero rimanere delle perplessità, vorremmo solo che ci si ponesse un quesito: se nella nostra legislazione il consumo di cannabis è tollerato, ma il consumatore non può provvedere ad un auto-approvvigionamento dovendo ricorrere al mercato illegale, non è forse questo stato di cose a generare una illogica istigazione a delinquere?

    Giancarlo Cecconi – ASCIA

  5. #5
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    Aspettando settembre…

    Ci lasciamo per la consueta pausa di agosto, dove tutto sembra bloccarsi magicamente eccetto i provvedimenti giudiziari, gli arresti e il timore di pagare a duro prezzo il rischio di portarsi in vacanza qualche canna, ma è anche la prima volta che aspettiamo con curiosità il mese di settembre per seguire il tortuoso dibattito sulla legalizzazione, anche se crediamo che in Commissione per vagliare i circa 2000 emendamenti e nominare i relatori, occorrerà qualche altra settimana, se non addirittura qualche altro mese …staremo a vedere!

    Siamo comunque soddisfatti di quanto siamo riusciti a fare dal momento in cui alcune forze politiche, tra cui il M5S, Sinistra Italiana e E’ Possibile di Pippo Civati, hanno dato la loro disponibilità e il loro pieno sostegno per portare in aula un disegno di legge per legalizzare la coltivazione domestica della cannabis e a loro affidiamo il duro compito di continuare a difendere il nostro punto di vista contro le falsità e il pregiudizio che abbiamo ancora sentito e notato durante il primo dibattimento in aula.

    Ma dobbiamo essere onesti con noi stessi fino all’ultimo e sembra che stia accadendo quello che temevamo da tempo e cioè che la componente cattolica e quindi per natura pietista, sta puntando tutto sulla comprensione verso i portatori di patologie estremamente pesanti, continuando a ritenere pericolosa la cannabis per tutti gli altri usi, in questo modo le loro coscienze nei confronti delle difficoltà fisiche dei pazienti si puliscono e la loro concezione morale nei confronti dei diritti civili non tradisce l’impostazione inquisitoria alla quale sono abituati ormai da secoli, ma indipendentemente dalle loro convinzioni, ormai indietro non si torna e se non dovessimo farcela in questa legislatura, sarà la prossima a sancire una volta per tutte il sacrosanto diritto di ogni cittadino all’autodeterminazione e alle libere scelte nel personale stile vita.

    Concludiamo ricordando che è in corso la raccolta di firme per presentare una proposta di legge di iniziativa popolare e vi invitiamo ad informarvi e partecipare anche nei luoghi di villeggiatura, dato che la militanza antiproibizionista non può concedersi pause!

    Auguriamo a tutti voi una serena pausa estiva, ci rileggiamo a settembre, ma vogliamo chiudere questo breve articolo inviando un virtuale abbraccio a Pierpaolo, Fabrizio, Giorgio e ai tanti altri amici che pur essendo dei cittadini rispettabili e rispettosi, sono costretti a vivere in stato di detenzione come se fossero pericolosi criminali …ma tutto questo dovrà finire …il prima possibile …cominciando da settembre!

    Giancarlo Cecconi – ASCIA

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