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Discussione: Israele verso la catastrofe - Moni Ovadia

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  1. #1
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    Citazione Originariamente Scritto da booster180 Visualizza Messaggio
    bravi ragazzi seguite la moda,come tutti, abbasso israele, a priori.
    "non mi sono mai informato realmente sulla situazione medio-orientale ma il problema dev' essere sicuramente israele, perchè tutti dicono cosi" cit.
    Ma, a me non sembra di seguire la moda, ma proprio il cercare di capire.
    E il tuo commento, non mi illumina per niente!!

    Se sai qualcosa di più, mi piacerebbe lo condividessi.
    Ad esempio, tu ritieni giustificato l'uso smodato della forza, come terroristi qualsiasi, nonostante abbiano una intelligence all'avanguardia tecnologica, un apparato militare superiore, fiumi di denaro continui, insomma, la possibilità con qualche blitz di decapitare i vertici di Hamas??
    Perchè uccidere chiunque si trovi sulla loro strada?

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    "Rammentiamoci sempre che ogni qualvolta lasciamo scritto qualcosa,si lascia solo delle parole messe li,ognuno poi le interpreta come vuole,non é la stessa conversazione fatta faccia a faccia .." cit. Dantep

  2. #2
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    sono migliaia di anni che cercano di occupare entrambi lo stesso territorio, senza scendere a compromessi con continue rivendicazioni al limite del ridicolo.....
    potrei sembrare narcisistico ma a me non frega niente di Israele e hamas, se sono cosi stupidi da farsi guerra infinita perche credono che quello che c'è scritto sui loro libri magici sia da seguire alla lettera potrebbero anche annichilirsi a vicenda e il problema si risolverebbe da solo per quanto mi riguarda.
    sono sicuro che quel quadratino di terra sarebbe un posto bellissimo, se non avesse le religioni che rendono stupida la gente.
    poi rimarrebbero gli interessi politici del resto del mondo ma lasciamo starequesta parte..

    e pensare che proprio noi avremmo una possibile cura, per la pace,basterebbe fargli fumare un bel po di cannabis e metterli nella stessa stanza, li vedremmo talmente strafatti da dirsi la verita in faccia e talmente indeboliti che gli passerebbe persino la voglia di ammazzarsi per futili e stupidi motivi

  3. #3
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    cmq ok tutto
    ok anche questo
    sono sicuro che quel quadratino di terra sarebbe un posto bellissimo, se non avesse le religioni che rendono stupida la gente.
    ma penso ne ho abbastanza di ste notizie dal mondo e voglio rilassarmi e dedicare un pò di pace al mio debole cuore... non merita più sentire certe notizie !!

    chiedo scusa per l'egoismo ma , per un pò dico basta a guerre e giornali !!

    ___________________
    edit: @KGB scusa frate non riesci a ridimensionare un pò quella foto , ok il messaggio però mi hai fatto sballare il pc
    Ultima modifica di el-barto; 27-07-14 alle 13:58

  4. #4
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    Da leggere ragazzi, lucidità mentale, mi sembra di sentire nella testa, la voce della mia dolce nonnina.



    L'amarezza dell'intellettuale polacco di origini ebraiche. Sfuggito all'Olocausto, non risparmia critiche ad Hamas e a Netanyahu: "Pensano alla vendetta, non alla coabitazione. Purtroppo sta accadendo ciò che era ampiamente previsto.
    La Shoah è la prova di quel che gli uomini sono capaci di fare ad altri esseri umani in nome dei loro interessi.
    Una lezione mai seriamente presa in considerazione.


    "CIÒ A cui stiamo assistendo oggi è uno spettacolo triste: i discendenti delle vittime dei ghetti nazisti cercano di trasformare la striscia di Gaza in un altro ghetto ". A dirlo non è un palestinese furioso, ma Zygmunt Bauman, uno dei massimi intellettuali contemporanei, di famiglia ebraica e sfuggito all'Olocausto ordito da Hitler grazie a una tempestiva fuga in Urss nel 1939.

    Bauman ha 88 anni, suo padre era un granitico sionista e negli anni ha sviscerato come pochi l'aberrazione e le conseguenze della Shoah. Sinora il grande studioso polacco non si era voluto esprimere pubblicamente sulla recrudescenza dell'abissale conflitto israelo-palestinese. Ora però, dopo aver accennato alla questione qualche giorno fa al Futura Festival di Civitanova Marche in un incontro organizzato da Massimo Arcangeli, Bauman confessa la sua amarezza in quest'intervista a Repubblica.

    Professor Bauman, lei è uno dei più grandi intellettuali contemporanei ed è di origini ebraiche. Qual è stata la sua reazione all'offensiva israeliana a Gaza, che sinora ha provocato quasi 2mila morti, molti dei quali civili?
    "Che non rappresenta niente di nuovo. Sta succedendo ciò che era stato ampiamente previsto. Per molti anni israeliani e palestinesi hanno vissuto su un campo minato, in procinto di esplodere, anche se non sappiamo mai quando. Nel caso del conflitto israelo-palestinese è stata la pratica dell'apartheid - nei termini di separazione territoriale esacerbata dal rifiuto al dialogo, sostituito dalle armi - che ha sedimentato e attizzato questa situazione esplosiva. Come ha scritto lo studioso Göran Rosenberg sul quotidiano svedese Expressen l'8 luglio, prima dell'invasione di Gaza, Israele pratica l'apartheid ricorrendo a "due sistemi giudiziari palesemente differenti: uno per i coloni israeliani illegali e un altro per i palestinesi 'fuorilegge'. Del resto, quando l'esercito israeliano ha creduto di aver identificato alcuni sospetti palestinesi (nella caccia ai responsabili dell'omicidio dei tre adolescenti israeliani rapiti in Cisgiordania il giugno scorso, ndr), ha messo a ferro e fuoco le case dei loro genitori. Invece, quando i sospettati erano ebrei (per il susseguente caso del ragazzino palestinese arso vivo, ndr) non è successo nulla di tutto questo. Questa è apartheid: una giustizia che cambia in base alle persone. Per non parlare dei territori e delle strade riservate solo a pochi". E io aggiungo: i governanti israeliani insistono, giustamente, sul diritto del proprio paese di vivere in sicurezza. Ma il loro tragico errore risiede nel fatto che concedono quel diritto solo a una parte della popolazione del territorio che controllano, negandolo agli altri".

    Come anche lei sottolinea, tuttavia, Israele deve difendere la sua esistenza minacciata da Hamas. C'è chi, come gli Usa, dice che la reazione dello Stato ebraico su Gaza è dura ma necessaria. Chi la giudica eccessiva e "sproporzionata". Lei che ne pensa?
    "E come sarebbe una reazione violenta "proporzionata"? La violenza frena la violenza come la benzina sul fuoco. Chi commette violenza, da entrambe le parti, condivide l'impegno di non spegnere l'incendio. Eppure, la saggezza popolare (quando non è accecata dalle passioni) ci ricorda: "Chi semina vento raccoglie tempesta". Questa è la logica della vendetta, non della coabitazione. Delle armi, non del dialogo. In maniera più o meno esplicita, a entrambe le parti del conflitto fa comodo la violenza dell'avversario per rinvigorire le proprie posizioni. E il risultato è: sia Hamas sia il governo israeliano, avendo concordato che la violenza è il solo rimedio alla violenza, sostengono che il dialogo sia inutile. Ironicamente, ma anche drammaticamente, potrebbero avere entrambi ragione".

    Cosa pensa, nello specifico, del premier israeliano Netanyahu e del suo governo? Ha commesso errori?
    "Netanyahu e i suoi sodali, e ancor più gli israeliani che bramano il loro posto, si sforzano di fomentare il desiderio di vendetta nei loro avversari. Spargono semi di odio perché temono che l'odio del passato scemi. Alla luce della loro strategia, questi non sono "errori". I governanti israeliani hanno più paura della pace che della guerra. Del resto, non hanno mai imparato l'arte di governare in contesti pacifici. E, negli anni, sono riusciti a contaminare gran parte di Israele con il loro approccio. L'insicurezza è il loro migliore, e forse unico, vantaggio politico. E magari vinceranno facilmente le prossime elezioni facendo leva sulle paure degli israeliani e sull'odio dei vicini, che hanno fatto di tutto per irrobustire".

    Lei in passato è stato critico nei confronti del sionismo e dell'uso che Israele fa della tragedia dell'Olocausto per giustificare le sue offensive militari. La pensa ancora così?
    "Raramente la vittimizzazione nobilita le sue vittime. Anzi, quasi mai. Troppo spesso, invece, provoca un'unica arte, che è quella del sentirsi perseguitati. Israele, nato dopo lo sterminio nazista contro gli ebrei, non è un'eccezione. Quello a cui siamo di fronte oggi è un triste spettacolo: i discendenti delle vittime nei ghetti cercano di trasformare la striscia di Gaza in un ghetto che sfiora la perfezione (accesso bloccato in entrata e uscita, povertà, limitazioni). Facendo sì che qualcuno prenda il loro testimone in futuro".

    A questo proposito, cosa pensa del silenzio di politici e intellettuali europei sul conflitto riesploso a Gaza?
    "Innanzitutto, non esiste la "comunità internazionale" di cui parlano americani ed europei. In gioco, ci sono soltanto coalizioni estemporanee, dettate da interessi particolari. In secondo luogo, come ha osservato Ivan Krastev celebrando il centenario dell'inizio della Grande Guerra, noi europei abbiamo ben in mente che "un'eccessiva" reazione come quella all'omicidio di Francesco Ferdinando ha portato alla catastrofe "che nessuno voleva o si aspettava"".

    Lei ha scritto in passato che la società moderna non ha imparato l'agghiacciante lezione dell'Olocausto. Questo concetto si può applicare anche al conflitto israelopalestinese?
    "Le lezioni dell'Olocausto sono tante. Ma pochissime di loro sono state seriamente prese in considerazione. E ancor meno sono state apprese - per non parlare di quelle messe realmente in pratica. La più importante di queste lezioni è: l'Olocausto è la prova inquietante di ciò che gli umani sono capaci di fare ad altri umani in nome dei propri interessi. Un'altra lezione è: non mettere un freno a questa capacità degli umani provoca tragedie, fisiche e/o morali. Questa lezione, nel nostro mondo veloce, globalizzato e irreversibilmente multicentrico, ricopre ancora un'importanza universale, applicabile a ogni antagonismo locale. Ma non c'è una soluzione a breve termine per lo stallo attuale. Coloro che pensano solo ad armarsi non hanno ancora imparato che dietro alle due categorie di "aggressori" e "vittime" della violenza c'è un'umanità condivisa. Né si accorgono che la prima vittima di chi esercita violenza è la propria umanità. Come ha scritto Asher Schechter su Haaretz, l'ultima ondata di violenza nell'area "ha fatto compiere a Israele un ulteriore passo verso quel torpore emotivo che si rifiuta di vedere ogni sofferenza che non sia la propria. E questo è dimostrato da una nuova, violenta retorica pubblica".

    http://www.repubblica.it/esteri/2014...pace-93160847/
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  5. #5
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    Non finirà mai sta cosa...

  6. #6
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    “Controproducente”. Il commento iniziale del dipartimento di Stato Usa alla confisca di quasi 400 ettari di terra palestinese, annunciata il 31 agosto dall’amministrazione civile israeliana, è un esempio perfetto di understatement. “Controproducente”, beninteso, rispetto al moribondo processo di pace, non ai diritti umani dei palestinesi. Solo dopo alcuni giorni Washington ha usato parole più dure, chiedendo il ritiro del provvedimento.

    Se verrà portata a termine, si tratterà della più ampia confisca di terra nei Territori palestinesi occupati degli ultimi 30 anni e colpirà almeno cinque villaggi palestinesi della zona di Betlemme: Jaba, Surif, Wadi Fukin, Husan e Nahalin.

    La confisca dovrebbe servire ad ampliare la nuova colonia di Gvaot, dove ora vivono 10 nuclei familiari.

    La base giuridica per la confisca dei terreni palestinesi risiede nell’interpretazione data da Israele a una legge ottomana del 1858, per cui la terra non usata per scopi agricoli o di allevamento per diversi anni consecutivi diventa “terra statale”.

    Il 40 per cento della Cisgiordania è già “terra statale” israeliana. Terra per insediamenti.

    Il nesso tra la confisca dei 400 ettari di terra palestinese e il sequestro e l’uccisione dei tre studenti delle scuole religiose Eyal Yifrah, Gilad Shaar e Naftali Fraenkel, avvenuto a giugno, rende la vicenda ancora più inaccettabile: come fossimo di fronte a una sorta di punizione collettiva nei confronti della popolazione di cinque villaggi, ovviamente estranea a quelle azioni criminali (a cui peraltro risulterebbe estranea anche Hamas, come risulta dall’inchiesta della polizia e dei servizi israeliani).

    L’impatto della confisca delle terre, della costruzione degli insediamenti, delle strade di collegamento riservare ai coloni, dei posti di blocco e della barriera di sicurezza sulla vita dei palestinesi della Cisgiordania è devastante: migliaia di palestinesi sottoposti a sgomberi forzati e illegali, limitato accesso all’acqua, alle cure mediche, all’istruzione e al lavoro, restrizioni alla libertà di movimento, difficoltà nel mantenere le relazioni familiari, fine del reddito derivante dai prodotti dell’agricoltura e dell’allevamento. A questo aggiungiamo i ripetuti atti di vandalismo, raramente indagati dalla giustizia israeliane, commessi dai coloni.

    Per rianimare il processo di pace, il primo passo dovrebbe essere lo stop agli insediamenti, in vista del ritiro dei coloni dai Territori palestinesi occupati. Gli Usa, sponsor del processo di pace, dovranno un giorno rendersi conto che gli insediamenti non sono solo “controproducenti”. Sono una grave violazione del diritto internazionale.


    Riccardo Noury
    Portavoce di Amnesty International Italia
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    "Rammentiamoci sempre che ogni qualvolta lasciamo scritto qualcosa,si lascia solo delle parole messe li,ognuno poi le interpreta come vuole,non é la stessa conversazione fatta faccia a faccia .." cit. Dantep

  7. #7
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    assassini di innocenti, di donne e di bambini, spero che tutto il male che causate vi si ritorca contro, spero che la vostra razza bastarda possa essere annientata al piu' presto!!!
    dio, se ci sei batti un colpo.... (o un meteorite)

  8. #8
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    Purtroppo Noa però non si ricorda quando lo stesso trattamento lo rivolgono ad arabi e/o cristiani.
    A me questi semiti hanno veramente stancato con le loro guerre del caxxo!!!
    “Il problema delle citazioni in Internet è che non puoi verificare la loro autenticità.” Abraham Lincoln

    "Hidden Content " Sdrino

    Hidden Content Originariamente Scritto da folgore
    la bestemmia ci sta sempre a prescindere.

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