Questa è una libera riflessione, tanto per raccontare qualcosa anche di me e farmi conoscere.
L'altro giorno ho confessato ai miei figli di fumare erba ogni tanto.
Per delle persone così piccole (11 e 14 anni) che vivono di dicotomie, è stato come confessare di farmi di eroina: il mondo gli è caduto addosso, quel fantastico mito che credevano fosse loro padre è diventato poco più di un debole tossico-dipendente e altro ancora che vi lascio immaginare, sono volate parole grosse da parte loro.
Non dico tutto questo per avere dei PAC PAC sulle spalle o qualche tipo di consolazione o invogliare a partire per la tangente con discorsi lacrimevoli tipo "Yo bradda, vedrai che poi ti vorranno ancora bene", dio me ne scampi, non ne ho bisogno; anche perché sappiamo tutti che in verità stiamo parlando di una sostanza facilmente paragonabile a qualche birra, per effetto (quantomeno a grandi linee), sebbene i danni dell'alcol siano infinitamente maggiori.
Quello sul quale rifletto come padre deriva direttamente dalle loro domande:
1) "Ma allora se io mi facessi uno spinello tu cosa diresti?",
2) "Perchè lo fai?" (in verità credo fosse un "Perchè ti fai?", è ridicolo detto così, ma per loro è sensato),
3) "A questo punto come puoi pensare di essere tu a dirmi cosa sia giusto o sbagliato?",
4) "Ma se fa male, come puoi dire che lo(ti) fai perché ti fa bene?".
Già!
Premettendo che fortunatamente sul lungo periodo i miei ragazzi dimostrano maggiore apertura mentale (insomma abbiamo già fatto pace su questa cosa) e che pure la mia ex, malgrado un certo disagio nel dover affrontare questo discorso coi figli senza un minimo di preavviso (lei non fuma e non ha mai fumato), alla fine non ne ha fatto per nulla una tragedia, vado avanti con questa riflessione.
1) "Ma allora se io mi facessi uno spinello tu cosa diresti?". Già questa logica domanda mi ha spiazzato, perché in tutta onestà non la prenderei bene sapessi che si sono fumati dell'erba. Sarà che alle volte sento la necessità di farmi una canna quando sono al limite del 'burn out', il che da parte mia potrebbe essere una dimostrazione di debolezza e quindi potrei accettare lo stesso da uno dei miei figli? Non lo so, anzi credo di no. Vorrei che fossero sempre capaci di affrontare le difficoltà della vita senza fuggire la realtà. Sarei in generale più aperto se fossi sicuro che lo facciano solo per cazzeggiare con gli amici, ma non a questa età comunque.
2) "Perchè lo fai?" Perché alle volte mi aiuta e li torniamo alla prima domanda e si aggiunge credo un'altra cosa: "Quindi se tu lo fai perché ti aiuta, perché non dovrei farlo io per lo stesso motivo?". Fregato.
3) "A questo punto come puoi pensare di essere tu a dirmi cosa sia giusto o sbagliato?" Ecco qui in teoria penso proprio di poterlo fare a ragion veduta, ma ci si scontra, come ho detto prima, con un mondo fatto a dicotomie: cannabis=droga=male. Altro casino da sbrogliare solo col tempo.
4) "Ma se fa male, come puoi dire che lo(ti) fai perché ti fa bene?" Eh! Dire che la cannabis fa bene, se non per ragioni strettamente mediche, è difficile da spiegare, perché in verità non fa benissimo. Ragioniamo come un ragazzo: dopo aver fumato non puoi guidare (esempio), non puoi lavorare, sei blandamente rincoglionito, non sei del tutto in te, ti estranei dai tuoi problemi etc.. Di contro, ragionando da adulto: non ho pensieri tenebrosi, resisto meglio a tentazioni peggiori etc. … ma sono anche cose che non vuoi spiegare, anche per non dovergli mettere sulle spalle certi problemi del tutto personali.
Questa la parte drammatica del mio piccolo vizio, in verità poi fumo pure per questioni puramente ricreative, anzi per lo più solo per quello, ma se è facile far passare ai propri figli l'idea di una serata con amici a bere birra a profusione fino a schiantare, quello di farsi le canne proprio no e soprattutto in virtù dei problemi precedentemente descritti. Ammetto pure una certa propensione al melodramma in famiglia, sarò sincero.
Quindi? Boh? quindi niente presumo.
Un pour parler, ma voi in generale cosa pensate quando vi trovate di fronte a chi vi considera come un tossico del tipo "che c'hai 100 lire?" e non c'è verso di fargli capire che la realtà dei fatti è ben diversa? Come vi sentite in quei casi? Aggressivi? Delusi? Spaesati? Incompresi? Ridicoli? Arrabbiati? oppure "Oh La Haine, che palle neh!"?