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Discussione: Spinellata a Roma

  1. #1
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    Inoltro comunicato e appello per iniziativa antipro romana
    fatta da studenti medi e univ, csoa e var@

    ------------------------------------------------------------------------------------

    OGGETTO: OUT OF CONTROL, SPINELLATA A TRASTEVERE CONTRO LE POLITICHE
    SICURITARIE

    Venerdì 12 Ottobre, a partire dalle 20, ci riapproprieremo dei nostri
    spazi e dei nostri tempi.

    Saremo in Piazza Trilussa, luogo simbolo di un tentativo di
    militarizzazione di un quartiere e di una città, per dare vita ad una
    spinellata di massa.

    Saremo nella piazza con la nostra musica ed i nostri colori, proprio nel
    giorno in cui il consiglio dei ministri discute il famigerato “pacchetto
    sicurezza”, per denunciare il fallimento delle politiche proibizioniste
    ed il delirio sicuritario che sta rappresentando la cifra
    caratterizzante del nascente Partito Democratico.

    OutOfControl. Libera Metropoli.

    ----------------------------------------------------------------------------------


    Libera metropoli – libera tutt*
    per una campagna politica e sociale contro le politiche securitarie

    La sicurezza è oggi la cifra paradigmatica del governo delle metropoli.
    Il nascente Partito Democratico ha individuato nel controllo sociale il
    terreno su cui superare la crisi ormai permanente della rappresentanza
    politica. La sinistra radicale, all’interno di un terreno di piena
    compatibilità con questo modello, salvo poche eccezioni, a sua volta si
    rende docile nei confronti di sperimentazioni intollerabili: è il caso
    del Muro di Via Anelli a Padova. La destra di An, ormai del tutto
    superata in termini di efficacia degli esperimenti repressivi, prova a
    recuperare il passo convocando a Roma il 13 ottobre una manifestazione
    per richiedere più polizia, più arresti, più espulsioni di migranti.
    Dentro questo contesto si inseriscono i fatti che stanno caratterizzando
    in queste settimane città importanti come Bologna e Roma. La città di
    Bologna continua ad essere il luogo in cui trovano maggiore applicazione
    i dispositivi securitari. Nel corso di pochi mesi una sequenza di
    sgomberi ha duramente attaccato il movimento bolognese: prima le case
    occupate, poi il Livello 57, infine, prima dell’estate, lo sgombero del
    centro sociale Crash, lo scorso sabato rioccupato da un corteo di
    migliaia di giovani. In concomitanza l’attacco a studenti (divieto
    antibivacco) e migranti (venditori ambulanti, lavavetri).
    Se a Bologna, ma anche a Padova o Firenze, il meccanismo securitario è
    applicato senza troppe mediazioni, a Roma il modello di governo della
    metropoli sembra essere più aleatorio, pertanto più insidioso. Un
    modello che in molti casi interseca controllo e consenso, socializzando
    il meccanismo securitario a parti della popolazione. «Sicurezza
    partecipata», questo lo slogan che accompagna gli “interventi
    chirurgici” di polizia nei quartieri della città. Attraverso la
    definizione di precise campagne mediatiche, l’attivismo più o meno
    genuino di comitati di residenti, l’affiancamento di qualche
    “pubblicitario” intervento di solidarietà sociale, risulta possibile
    isolare interi quartieri, con grate o con blindati, con un parziale
    consenso (o, se non altro, con una scarsa opposizione) e sotto l’insegna
    della lotta al «degrado», divenuta nuova parola magica della governance
    metropolitana.
    A Trastevere, però, è stata utilizzata la mano pesante. Un segnale di
    forza ed una sperimentazione che, condizionata dalla speculazione
    immobiliare e finanziaria, vuole trasformare il quartiere in una
    cartolina per ricchi turisti e qualche privilegiato nostrano. Un
    quartiere interamente militarizzato – presidi della celere nelle piazze,
    ronde degli agenti antisommossa, fermi e perquisizioni, caccia a tutto
    quello che risulta essere una “nota disturbante” (dal pischello con la
    chitarra al clochard, dall’ambulante a chi si fa una canna). Una mano
    pesante simile a quella che, mesi fa, venne utilizzata in piazza Campo
    de’Fiori dove si ripeterono cariche dei reparti antisommossa quasi tutti
    i week-end. Adesso è più chiaro che si trattò di una specie di prova
    generale di quanto sarebbe accaduto anche altrove. La repressione
    violenta da una parte e la feroce campagna mediatica dall’altra,
    riuscirono nell’intento di svuotare quella piazza dai soggetti
    indesiderati senza provocare particolare scandalo, ad eccezione di
    alcuni settori dei collettivi studenteschi.
    Anche S. Lorenzo non è immune da questo processo che si sta esprimendo
    con tattiche differenti, anche per via della specificità del territorio.
    Sul Venerdì di Repubblica, infatti, un dirigente della Questura di Roma
    si vantava di essere riuscito a riportare il controllo della piazza non
    con interventi evidenti, che avrebbero sicuramente creato
    contrapposizioni, ma con espedienti come quello di montare grate a
    protezione degli stands.
    Questi esempi costituiscono già la conferma che il dispositivo di
    controllo riguarda l’intera metropoli, ed in particolare tutti i luoghi
    di aggregazione e socialità. I blitz nelle vie del centro e della
    periferia, le telecamere che vengono installate in ogni angolo, ma anche
    la grande caccia a chi non paga il biglietto, con tornelli e
    controllori; l’attacco sempre reiterato ai migranti, dai media alle
    concrete pratiche di polizia in territori come Piazza Vittorio.
    Dentro questa nuova strategia della sicurezza luoghi di aggregazione di
    massa e fucine di comportamenti “devianti” come le scuole non rimangono
    di certo illesi. Dopo l’aggressione a mezzo di sgomberi e processi, si
    sta provando ad applicare un modello di controllo diffuso. Telecamere
    negli istituti, cartellini elettronici, controlli di polizia
    all’ingresso e all’uscita, corsi sulla legalità, estensione dei
    provvedimenti disciplinari. Fino all’iniziativa milanese dei licei
    controllati da poliziotti in pensione. Ed infatti il Ministro Fioroni,
    nuovo paladino della «serietà», ha imposto a livello nazionale un
    irrigidimento dei regolamenti di disciplina, reintroducendo il voto di
    condotta e avviando, attraverso la campagna sul «bullismo», la
    repressione di ogni forma di comportamento non conforme.

    Non basta dire che ci troviamo di fronte ad una svolta neo-autoritaria e
    repressiva. Uno sguardo attento ci permette di cogliere la qualità
    strutturale, non certo congiunturale, delle nuove forme di controllo. E’
    proprio la molteplicità irriducibile (e irrapresentabile) dei
    comportamenti sociali, l’ingovernabilità delle nuove forme di vita
    metropolitana, ad essere posta sotto attacco dai dispositivi di sicurezza.
    La precarietà, infatti, è terreno non riconducibile alle vecchie forme
    della politica. I modelli disciplinari imposti dalla fabbrica e dal
    lavoro normato sono completamente spiazzati da un’esperienza lavorativa
    dislocata nello spazio e nel tempo. Dove la disciplina non può più nulla
    interviene il controllo con il suo carattere diffuso, modulare,
    aleatorio e flessibile.
    Una strategia complessiva che tiene assieme misure repressive e
    costituzione del consenso, laddove i media si impegnano con quotidiana e
    assassina pervicacia a definire i parametri della devianza, del public
    enemy e del moral panic, della marginalità e dei suoi pericoli
    incontrastabili. Sollecitare esplosioni razziste e xenofobe per imporre
    maggiore sicurezza, dunque minore libertà: è questo il biglietto da
    visita per vivacchiare nella scena giornalistica italiana!
    Aprire una battaglia contro i dispositivi securitari, le politiche
    proibizioniste, le nuove forme di controllo significa partire da questi
    nodi.
    Una battaglia che ci impegna in primo luogo nella riappropriazione dei
    nostri spazi, dei tempi di vita, delle nostre forme di socialità. Aprire
    una campagna politica e sociale contro le politiche securitarie vuol
    dire cogliere la radicale opposizione tra “sicurezza” e libertà, le due
    cose non viaggiano assieme, ma definiscono una linea di rottura.

    Nello spirito di questo ragionamento – parziale e da estendere, va da sè
    – e sulla scorta di un percorso di mobilitazione molto significativo che
    si è aperto nel quartiere di Trastevere, invitiamo tutt*, venerdì 12
    ottobre a partire dalle ore 20:00, ad un aperitivo e spinellata di massa
    a Piazza Trilussa. Un momento di musica e di comunicazione sociale, di
    riapertura di uno spazio di condivisione tra studenti, giovani precari,
    antiproibizionisti.


    Collettivi giovanili e studenteschi di Roma, UniRiot – Rete per
    l’autoformazione (Roma), Mdma (Roma), Esc – atelier occupato, Horus
    Occupato, Astra 19, csoa Forte Prenestino, Strike Spa
    Un mondo migliore è possibile, ma bisogna sbattersi!!
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  2. #2
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    A s. lorenzo poi......
    Il sabato sera come ogni qual volta stazionino più di trenta persone contemporaneamente a bersi una birra, allo scoccare della mazzanotte arriva una squadra di netturbini \"giustamente\" scortata da vigili urbani o carabinieri che si mette ad annaffiare piazzetta e panchine con gli idranti.
    Che trovate ignobili proprio.....
    Loro faranno pure il proprio lavoro ma lo fanno male
    dato che ritengono necessario pulire la piazzetta di s lorenzo e solo quella.
    E dato che annaffiano e non puliscono.

    Probabilmente senza materia prima......ma a trastevere ci sarò.
    Parto stasera :-D ;-)

  3. #3
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    Grande Aieie! :-]
    Se non fosse distante verrei anch'io!
    Speriamo che organizzino qualcosa di simile anche a MIlano.
    Booommm!!!!
    Un mondo migliore è possibile, ma bisogna sbattersi!!
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  4. #4
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    questa sì che è una buona notizia! :-D

  5. #5
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