Ti hanno fermato e, porco dio, ti hanno perquisito. Ti hanno trovato quei 20 grammi di fumo, non ci voleva porca troia era stata una giornata decente. Li avevi appena comprati quei 20 grammi, servivano per le giornate di merda, ma ora li hanno loro. Sequestrati. E tu sei seduto su una seggiola di ferro, come quelle delle sale d’attesa degli ambulatori pubblici. Sono usciti e hai solo un piantone, in borghese, davanti. Non sai come si chiama, ma sai che lui sa come ti chiami tu.
Tornano nella stanza, gli altri pulotti: “Sei in arresto, ora vieni tradotto al carcere di…. ” “In carcere? per un po’ di hashisc? Ma era per me, mica mi avete trovato a venderlo.” “Non importa, la legge la conoscevi anche prima..non ti va bene? Impegnati per legalizzarla al posto che ingrassare gli spacciatori. Porgi i polsi perchè ti mettano le manette.”
Sono in sei ma hanno bisogno di ammanettarti. Non le vuoi le manette, alzi la voce, bestemmi “porcodio non ho nemmeno un’arma, niente, che bisogno c’è?”
Un calcio al costato ti fa stare zitto, mentre ti riprendi sei già incatenato. Ti portano fuori, in cortile dove un’auto con le sirene aspetta con le portiere aperte. Vieni spinto fuori dalla questura, scendi le scale, poi una mano da dietro, sulla schiena, ti spinge ancora, ma forte: Così sbatti la testa sulla parte superiore della portiera. Sei dentro l’auto, sdraiato sul sedle posteriore, devi affaticarti a metterti seduto, ma una presa che ti straccia il muscolo del braccio ti “aiuta” . Sei seduto, ora, sul sedile dietro, mentre due sbirri prendono posto a fianco a te. ti arriva una manata sulla faccia: ” Hai perso l’equilibrio e hai sbattuto contro lo stipite della porta, guarda che segno”. Il poliziotto con le mani pesanti, schiaccia il livido sotto il sopracciglio. Si corre in auto e si arriva al carcere. Vieni tradotto in un ufficio dopo aver percorso scale di cemento. Un altro in borghese compare: si vede che è un capo perchè gli altri sono tutti ossequiosi con lui già solo nel tono della voce. “Questo pezzo di merda ha fatto nomi? ” No.” dicono gli agenti che ti accompagnano.
“Allora, stronzo, drogato, tossico di merda, da chi cazzo l’hai comprato il fumo?” e tu stai in piedi con le manette. Devi farti prendere per il bavero e sollevare di due piedi. Sei in minoranza stretta, 6 contro uno. “Non conosco lo spacciatore, mi ha chiamato un amico che era pronto”
“E chi è questo amico che ti ha chiamato?” “Anche lui non c’entra un cazzo” Gli dici. “Quando una partita arriva dal marocco gli ariva una telefonata e mi chiama.”
“Dìcci il nome, figlio di mignotta. A che ora c’è la telefonata di questo pezzo di merda? E dillo veloce, stronzo”
Uno schiaffo, da far vedere le stelle, è la firma di quelle parole.
“Alle 15 e qualcosa, tipo 15,15″
stai barcollando mentre lo dici.
Ti afferrano e ti sbattono sulla sedia.”Allora leggo tre nomi dalle 15,07 ale 15,20: xy, dh e wx. Chi è di questi tre che ti ha avvisato?”
un altro, di quelli che ti avevano accompagnato, emerge dallo sfondo e ti insulta: “E vedi di non raccontarci cazzate, stronzo, comunista di merda” Mentre altre braccia estranee ti collocano malamente su una fredda sedia metallica, rispondi:
“Non sono comunista sono anarchico”
Con l’irrazionalità propria della violenza, irritato da quelle parole lo sbirro sferra un pugno sul tuo zigomo. A questo punto scatta l’orgoglio. Non dici un cazzo sulla memoria del registro del cellulare e le botte prendono la forma di calci nella schiena. Non sai nemmeno il “chi”, vivi solo le pedate.
Sei a terra che con un filo di voce sussurri: ” Fatemi telefonare a casa. O a un avvocato” mentre i calci si susseguono con un certo ritmo. Stai male e lo comunichi, ma i calci rallentano senza cessare. Provi a chiedere di darti il cellulare e non te lo danno: ridono, ti scherniscono e sembra che fanno a gara a vedere chi da’ il calcio piu forte. Le botte ad un certo punto fanno così male che non senti manco piu’ il dolore. Li insulti, bestemmi “Mi state ammazzando bastardi di cristiani di merda”
Alla fine non si sa piu’ chi, ti porta in cella, trascinando il tuo corpo in corridoi non ripercorribili con la memoria, come uno straccio sporco. Ma anche se la tortura è cessata, stai male. Dopo poche ore ti portano all’ospedale. I tuoi vengono avvisati, ma non possono vederti neppure al reparto carcerario del nosocomio. Quando li incontri, sei già cibo surgelato per i vermi*.
* Mi scuso per il finale e per qualche parola un po’ cruda, ma dedico questa immaginazione commossa a Federico Aldovrandi, a Stefano Cucchi, a Aldo Bianzino (che era un “padre di famiglia“), a Francesco Mastrogiovanni,a Riccardo Rasman, a Manuel Eliantonio, a Franco Serantini .
E a tutti quei cittadini innocenti per i quali il braccio del potere esecutivo dello stato ha decretato, senza consultare nessuno, che se non sei allineato allo “standard”, sei un po’ estroso, anarchico e ti fai qualche canna, in Italia puoi essere tra coloro che subiscono “de facto” la pena di morte . Per “caduta dalle scale”
Fonte:
http://www.cloroalclero.com/?p=2652#more-2652