UN MEDICO COMPRA LA PAGINA DI UN QUOTIDIANO PER UNA DENUNCIA

GENOVA - ''Volevo cambiare la moto e invece ho comprato la pagina di un giornale'': cosi' il professor Edoardo Berti Riboli, 67 anni, direttore del dipartimento universitario di chirurgia di Genova, commenta la sua iniziativa di acquistare lo spazio di un'intera pagina del quotidiano ''Il Giornale'', uscito stamani in edicola, per denunciare le ''forti pressioni'' ricevute ''da parte di un personaggio molto potente'' mentre era presidente di commissione di un concorso universitario.

Nella lettera aperta indirizzata ''al ministro dell'Istruzione dell'universita' e ricerca, al ministro della salute e ai cittadini onesti e silenziosi'', Berti Riboli afferma che un ''personaggio molto potente'' di cui non fa il nome, voleva che a quel concorso ''vincesse un suo candidato''. ''Non avendo assecondato tale volonta' - prosegue il professore - da allora sono vittima di gravi ritorsioni''.

Con l' uscita su ''Il giornale'' la vicenda assume una rilevanza nazionale. Ma la stampa locale genovese si era gia' occupata, all' inizio del mese di maggio, di uno scontro tra il professor Berti Riboli e il direttore amministrativo dell' Ospedale San Martino Gaetano Cosenza per la mancata proroga a 70 anni della scadenza dei limiti di eta'. ''Sono stato penalizzato'' aveva detto Berti Riboli nel corso di una conferenza stampa. Pronta era stata la risposta di Cosenza: ''gli pesa il pensionamento''.

Berti Riboli aveva anche parlato di presunte ''pressioni per la scelta delle persone da assumere'' e si era lamentato del fatto che ''molte persone e numerosi progetti erano stati favoriti o ostacolati seguendo la logica dei giochi di potere e non quella del merito reale''.

''Sono stati solo applicati i termini di legge - aveva replicato Cosenza - quanto alla proroga, dalle verifiche condotte applicando i paramentri regionali sul lavoro del dipartimento diretto da Berti Riboli, e' emerso che non esistono le condizioni per allungare di altri tre anni la convenzione con il dipartimento stesso''.

''E cosi' sono stato 'sconvenzionato' - commenta oggi il professore - la notizia e' stata pubblicata su un giornale locale il giorno stesso in cui avevo convocato una conferenza stampa per denunciare gli ostacoli frapposti al progetto Hospitel, un' iniziativa che coinvolgeva una serie di specialisti di universita' e ospedale e che prevedeva, davanti a casi complessi e impegnativi, un collegamento telematico con centri eccellenza del mondo''.

''Gli specialisti coinvolti nel progetto - racconta Berti Riboli - sono stati chiamati uno ad uno dal direttore amministrativo ed e' stato loro comunicato che non potevano partecipare all' iniziativa. Ho organizzato una conferenza stampa per denunciare il fatto e, il giorno stesso, su un quotidiano locale e' apparsa la notizia del mio 'licenziamento' del quale io non ero al corrente. Sono stato messo in condizione di fare una conferenza stampa da licenziato senza saperlo''.

''Tutto questo - sostiene il professore - e' una conseguenza della mia presunta 'mancata collaborazione'. E' triste tutto cio' perche', sia in consiglio di facolta' che di dipartimento, avevo spiegato di essere in difficolta' perche' avevo svolto un concorso secondo le logiche del buon senso e del giudizio libero, non coatto''.

''Malgrado l'episodio sia conosciuto da moltissimi del nostro ambiente, anche persone che ricoprono ruoli di notevole importanza - scrive Berti Riboli nella lettera pubblicata a tutta pagina su ''Il giornale'' - la solidarieta' nei miei confronti e' stata diffusa ma solo verbale. La maggioranza ha espresso il proprio sdegno ed ha apprezzato il mio comportamento, ma pochi, pochissimi, hanno mostrato di volersi battere per cambiare le cose, di essere liberi, di non avere paura e di non sentire quella forte dipendenza dal potere che invece ha caratterizzato tutti gli altri''.

L' unico risultato raggiunto, secondo il professore, e' stata la creazione di un consiglio dei clinici, di cui e' presidente il direttore di urologia al San Martino Giorgio Carmignani, ''un organismo formato quasi sulla spinta del mio caso, il primo che ha trattato''.

Ora, il professore si dice soddisfatto: ''Il mio non e' stato un atto di disperazione - dice -. Sono contento di averlo fatto. Lo scopo era di far sapere e di fare discutere a livello nazionale di questa vicenda. A livello locale infatti tutt' al piu' succede che si trova altro potente che media e ci si mette d' accordo. Ma cosi' non si cambiano le cose. A me non importa la mediazione''.
(ANSA)

[color=lime:d02a494dd5]Purtroppo di notizie come queste ne sentiamo tutti i giorni ma ammiro ci