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Non solo Election Day, l’8 novembre si vota sulla cannabis libera
L’8 novembre gli Usa non eleggono solo il presidente. In nove Stati si decide sulle canne legali. E la probabile vittoria dei Sì segnerà un sorpasso

Il prossimo 8 novembre molti americani saranno chiamati a votare non solo sul prossimo presidente degli Stati Uniti e su deputati e senatori del Congresso, ma anche su una questione di cui in tutto il mondo, e negli States in particolare, si discute da tempo: la legalizzazione della cannabis. La sostanza è già completamente libera in quattro Stati – Washington, Oregon, Colorado, Alaska – e nel distretto federale di Washington. In altri 25 se ne consente l’uso a scopo medico, per la cura del dolore: su questa opzione il secondo martedì di novembre si esprimeranno anche i cittadini di Montana, Nord Dakota, Arkansas e Florida.

Ma quel giorno saranno in tutto nove gli Stati dove si voterà sul tema della marijuana legale: California, Nevada, Arizona, Maine e Massachusets decideranno infatti sulla sua ammissione anche a scopo ricreativo (si tratta, quindi, di un’estensione rispetto alla legislazione vigente in questi Stati, nei quali è già ammesso l’uso terapeutico). L’esito di questi referendum quasi certamente determinerà il sorpasso in favore della legalizzazione e potrebbe ridisegnare la mappa degli Stati Uniti con una West coast tutta “a marijuana libera”: in California infatti il Sì è dato per probabile dai sondaggi, e per lo stesso esito sembra pendere la bilancia anche dall’altro lato della costa, in Maine e Massachusets.


Del resto secondo il Pew Research Center, più in generale, il numero di americani favorevoli è in costante crescita dal 1969 a oggi, e nella rilevazione dello scorso 12 ottobre il 57% dichiarava che la cannabis dovrebbe essere consentita. Il sorpasso acuirebbe lo scontro con il governo federale e la Drug Enforcement Administration, che ad agosto ha ribadito la propria posizione, lasciando la cannabis nella stessa categoria in cui si trova l’eroina.

Come sempre è anche questione di soldi. Arcview Group, azienda che mette in contatto produttori e investitori, stima che la vittoria del Si in California farebbe crescere il mercato complessivo fino a 22 miliardi di dollari in 4 anni, dai 7 attuali. Cambierebbe il mondo intorno a noi: ottenere della marijuana a San Francisco non sarebbe più trasgressivo, ma facile «come farsi recapitare la pizza a casa», trasformerebbe «le campagne californiane in piantagioni di erba» e soprattutto consoliderebbe un’industria che «potrebbe acquisire lo stesso potere di lobbying di quella del tabacco o degli alcolici», fa notare Thomas Fuller sul New York Times.