C’è un’idea, una provocazione, uno spunto che gira da anni tra gli ambienti underground dell’antiproibizionismo italiano e che periodicamente, ad ogni primavera, qualcuno ripropone: seminare Cannabis ovunque, nei parchi, nelle aiuole, nei giardini, sui balconi, nei boschi e in qualsiasi spazio verde pubblico. Se ne parla da almeno dieci anni.

Perché? Per farla vedere, per farla fiorire, per sensibilizzare l’opinione pubblica, per normalizzarla, per disobbedire a una legge ingiusta-insensata-arcaica, per creare scompiglio, curiosità, pressione politica. Per uno di questi motivi, per tutti questi messi insieme o per altri ancora: ognuno avrà il suo. Fatto sta che sempre più persone sembrano entusiaste di tale “campagna green” e ultimamente se ne è tornato a parlare .

Potrebbe essere una buona idea, soprattutto se venisse accolta da tutti coloro che hanno a cuore questa pianta, da nord a sud, in tutte le città d’Italia. Parliamo di milioni di persone.

Contemporaneamente a Roma, nei palazzi dei potere, si discute se legalizzare l’autoproduzione (proposta dei Radicali) o aumentare le pene prevedendo l’arresto obbligatorio per chiunque la coltivi (proposta Lega).
E’ facile che nemmeno questa volta cambierà nulla: manca una reale volontà politica e nessuno di coloro che siede al Governo ha capito la portata e l’importanza di questa pianta.

Per quanto mi riguarda, possono continuare a chiacchierare tra loro: noi continueremo a coltivarla e usarla come ci pare e piace e come abbiamo sempre fatto, in barba alle loro leggi dementi e nell’attesa di una totale legalizzazione (è solo questione di tempo).

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