Sono sempre di più i media che ci rendono partecipi di come le questioni economiche stanno sgretolando le nostre istituzioni.
I governi dei vari paesi sono sull’orlo della bancarotta, le banche hanno una scarsa reputazione e integrità e la gente si trova ad affrontare livelli di disoccupazione simili a quelli della grande depressione del 1930.
É come se le sedi che una volta erano le fondamenta della società stiano implodendo e l’alba di una nuova era, con nuovi modi di vivere, si stia evolvendo. É necessaria la distruzione prima di creare il nuovo, è essenziale ma non sempre piacevole…
In ogni caso è dalle ceneri che nascono le fenici e sono sempre di più le fantastiche innovazioni proposte per arginare il problema della vita nelle città che risveglia nelle persone un sempre maggiore desiderio di auto-sufficienza. Il giardinaggio cosiddetto “in verticale” è uno di questi fenomeni. Ho visto mura che da brutte e deprimenti si sono trasformate in paesaggi urbani d’arte Eco! Con un sistema di irrigazione reticolare a goccia e piantando in massa (in piccoli sacchetti traspiranti) si crea un’unica pianta dominante dove una volta c’era un muro di cemento triste.
A Parigi ci sono diversi pionieri di questo concetto di giardinaggio verticale e dimostrano di essere un gruppo che pensa in favore della comunità, basta un po’ di originalità nell’ingegneria e la volontà di occuparsi di piante che crescono con diversi intervalli, tutto è possibile! É tutto fatto con un sistema di irrigazione a goccia e un feltro a rapido assorbimento rifacendosi al sistema di coltivazione idroponica. Bisogna piantare delle specie con radici poco profonde e che crescono in natura su pareti rocciose o nelle zone basse del suolo, la manutenzione è minima e in continua evoluzione. Sembra che l’uso di spazi verticali e privati all’interno degli edifici sia uno spazio eccellente per fare crescere piante da esterno attraverso la coltivazione idroponica. Dal momento che molti in Europa vivono in case senza giardino o con un piccolo terrazzo, forse è la cosa giusta a cui pensare se state cercando un nuovo modo di utilizzare i vecchi spazi!
Il prossimo esempio di pensiero laterale è l’utilizzo intelligente delle vecchie grow room per accomodare le piante sia di indica che di sativa allo stesso tempo. Un amico mi ha chiesto dei consigli per coltivare in un piccolo set delle piante sia di indica che di sativa. Aveva un’indica da 6-7 settimane e una sativa da 11 settimane e mi ha chiesto come fare per farle crescere e raccoglierle insieme senza essere costretto a spostarle tutto il tempo. Ciò che abbiamo fatto è stato di raggruppare le piante di indica al centro della stanza sotto la luce diretta delle lampade. Le piante di indica sono state sistemate in uno spazio di 16 metri quadrati sottostante le lampade. Considerando che le piante di sativa diventano abbastanza grandi quando coltivate indoor, anche se con luce indiretta, abbiamo cominciato ad “appendere” i rami della sativa alle pareti per tutto il perimetro della grow room. Abbiamo lasciato abbastanza spazio al ramo per muoversi e crescere senza sforzarlo, cosi che le piante facessero parte delle pareti e permettessero a una persona di entrare e passare tra le piante di indica e quelle di sativa per annaffiarle. Come previsto in questa stanza di fioritura tutti i cloni fioriscono nello stesso periodo e dopo la terza settimana è necessario continuare ad appendere i rami della sativa alle pareti per mantenerli verticali e vicini al “muro”. Così quando le piante di indica avranno finito, quelle di sativa diventeranno cime! Abbiamo sostituito le piante di indica che avevamo raccolto senza disturbare le pareti di sativa in fioritura. Poi, siccome le nuove piante di indica avrebbero fiorito in 5 settimane, le piante di sativa fiorivano camuffate nel muro!
È stato uno spettacolo vedere tutte le cime fiorite spuntare dalle pareti verticali per tutto il perimetro della stanza e, nel frattempo, la coltura principale di indica arrivare al secondo raccolto! Ora il mio amico ha riadattato tutti gli spazi per fare questo e sostiene che non solo il raccolto è aumentato del 50%, ma ha anche potuto tenere alcune grosse cime di saporita sativa come scorta per tutto l’anno, anziché farlo solo durante la stagione estiva. Inutile dire che lui e i suoi coinquilini hanno utilizzato questa soluzione in tutte le loro grow room e quindi non ci sarà più nessuna crisi per loro!
L’ultimo esempio di pensiero “fuori dagli schemi”, nonché utile a superare la crisi e ad aumentare il raccolto, proviene dall’esperienza di alcune serre in Svizzera. La normale stagione per i pomodori e i cetrioli, in serra, non comincia prima del 20 aprile e normalmente dura fino alla prima settimana di maggio circa, il raccolto è quindi finito intorno alla fine di agosto, massimo settembre. E senza riscaldare la serra le cose restano improduttive ogni anno da settembre ad aprile. Un gruppo di giovani coltivatori ed io abbiamo deciso di ottimizzare le cose cercando di allungare la stagione di coltivazione, adattando
le nostre conoscenze relative alle specie al fine di continuare la produzione e incrementare il lavoro del nostro team. Attraverso una pianificazione di base e la conoscenza delle piante con le quali abbiamo lavorato molto bene in ogni tipo di condizione, ci siamo seduti intorno al tavolo per cercare di adattare queste serre alla coltivazione di cannabis sfruttando al massimo la luce del sole e tutto ciò che avevamo ricevuto gratuitamente per coprire le spese di gestione che la serra richiede annualmente anche durante l’inverno. Ciò significava essere laggiù entro la settimana del 20 aprile per permettere ai cloni di mettere le radici, per poi cominciare con l’oscuramento delle serre rendendo possibile il primo raccolto alla fine di giugno.
Poi abbiamo tagliato e ripiantato lo stesso giorno facendo in modo che la seconda coltura cominciasse il primo luglio, abbiamo poi aspettato due settimane per le radici e re-oscurato la serra. Ciò significa che abbiamo raccolto intorno al 10 settembre utilizzando sempre le piante di indica da sette settimane. A questo punto, la maggior parte di noi era già soddisfatta con due raccolti ottenuti sfruttando al massimo l’oscuramento del sole e le specie di piante a rapida fioritura. Tuttavia, io pensavo che non avessimo sfruttato le serre al massimo delle loro potenzialità, avevo la metà dei cloni pronti per il giorno in cui abbiamo raccolto la seconda coltura e li ho piantati entro il 15 di settembre. Considerando che la fioritura delle piante di sativa avviene con dodici ore di luce o poco meno, significava utilizzare la luce naturale del periodo di settembre, le piante di sativa crescono velocemente durante le prime due settimane e raggiungono una buona altezza nella serra. Abbiamo oscurato la serra anche per questa coltura, anche se potrebbe funzionare ugualmente senza farlo visto che è una qualità che cresce bene vicino all’equatore dove la luce c’è solitamente 12/12. Il vantaggio aggiunto è che le piante di sativa sono meno inclini a subire i danni dell’umidità e quindi sono ottimi candidati per il raccolto di natale come ci piace affettuosamente chiamarlo. Tutto ciò che dovevamo fare era mantenere i livelli del riscaldamento che permettessero alle piante di crescere a temperature che variavano dai 12 gradi di notte fino ai 22 durante il giorno. Era quindi necessario un riscaldamento supplementare ma ci ha permesso di raccogliere alla fine di gennaio, se non a febbraio. In questo modo può crescere l’efficienza di una serra, senza utilizzare illuminazione elettrica e mi sembra un ottimo modo per poter pagare le bollette in questi tempi in cui il lavoro non è più come una volta… Naturalmente la pianificazione e la tempistica della clonazione sono indispensabili nelle grandi operazioni, ma questo è un fattore che può essere risolto una volta e implementato anno dopo anno.
Potrei solo aggiungere che entro un anno di questa tecnica sarà uno dei migliori modelli di lavoro e ci saranno poche serre nella zona del Ticino che non possiedano un sofisticato sistema automatico di oscuramento. Il più grande che ho avuto il piacere di utilizzare è stato uno da più di un ettaro di terra che si apriva alle 7 della mattina e si chiudeva alle 7 di sera in modo che noi potessimo svolgere tutte le nostre attività quotidiane. Dopo aver tagliato il raccolto di gennaio abbiamo diviso la serra in zone e abbiamo cominciato a creare i cloni, utilizzando anche l’illuminazione artificiale, in modo che fossero pronti per l’aprile successivo. Quindi, dove una volta il tempo di non produttività era di 5 mesi come nelle serre Svizzere, si comincerà presto a capire che se si utilizzando le giuste specie di cannabis con una certa esperienza si possono cambiare le cose e interrompere i tempi di improduttività dovuti al tipo tradizionale di piante e ortaggi che vengono solitamente lavorati. Questo implica anche un sacco di lavoro e soprattutto conoscere i tempi di lavoro, che non è sempre facile. Con la pianificazione intelligente e un pensiero laterale… quindi “don’t worry and be happy” e il mondo vi sorriderà!
di Shantibaba
Pubblicato su Dolce Vita n°41 – Luglio / Agosto 2012