Piante eccitanti, allucinogene e sedative del territorio italiano, di Gianluca Toro, edito da Nautilus.
Pagine 154, ampiamente illustrato a colori, euro 18.
Dall’Introduzione: il consumo di piante e funghi psicoattivi è uno dei comportamenti umani tra i più antichi e diffusi.Durante tutta la sua storia evolutiva, l’uomo è sempre stato portato a modificare in modi diversi il
proprio stato ordinario di coscienza, secondo una tendenza biologicamente normale, un modo di agire
innato, universale e costante nel tempo che sempre caratterizzerà il suo agire. Uno di questi modi è
l’uso di sostanze psicoattive, sia di origine vegetale che animale.
Il rapporto dell’uomo con le specie naturali psicoattive risale ai tempi preistorici. Si potrebbe affermare
che l’interesse per queste specie corrisponda soprattutto, almeno inizialmente, a un eventuale impiego
come cibo. Empiricamente, attraverso ripetute esperienze, egli imparò a distinguere tra specie
commestibili, tossiche o medicinali, e avrà anche sperimentato modificazioni dello stato ordinario di
coscienza. Questa nuova dimensione dell’essere era qualcosa di inedito, segnando la nascita dell’idea del
sacro e del pensiero religioso e l’inizio dello sviluppo spirituale e intellettuale dell’uomo.
Limitandoci ai vegetali, attualmente nel mondo sono note e utilizzate più di 500 specie psicoattive.
Quasi tutte le culture umane, in ogni parte in cui si sono sviluppate, hanno scoperto e utilizzato una o
più di queste specie, anche in quelle aree in cui la flora è meno abbondante. Per l’Europa, e
specificamente per l’Italia, non vi sono dati certi circa l’impiego tradizionale di piante psicoattive. Pare
che le testimonianze al proposito siano state perse o distrutte, principalmente a opera del processo di
cristianizzazione e della repressione dell’Inquisizione.
In questo erbario, sono catalogate e descritte le specie vegetali spontanee riconosciute come psicoattive,
o potenzialmente tali, presenti in Italia, tralasciando quelle appositamente
coltivate allo scopo.
I dati sono stati raccolti in monografie essenziali che comprendono, quando disponibili, i seguenti
punti:
– Nome botanico
– Famiglia
– Nomi comuni
– Sinonimi
– Sottospecie e varietà
– Descrizione botanica e habitat
– Dati etnobotanici
– Fitochimica
– Effetti
La descrizione di ogni specie è accompagnata da immagini pertinenti, da una mappa di distribuzione
relativa alla naturale presenza in Italia della specie stessa e da simboli che indicano, secondo i casi, la
tossicità e il possibile esito mortale e le parti utilizzate/utilizzabili a scopo psicoattivo, confermato o
presunto.
I dati etnobotanici riguardano l’uso psicoattivo, afrodisiaco, rituale, magico e medicinale. Spesso questi
dati (soprattutto rispetto all’uso psicoattivo) sono scarsi o inesistenti per l’Italia, per cui si è fatto
riferimento a quelli relativi ad altre aree dell’Europa o del resto del mondo.
Le piante considerate comprendono specie con effetto psicoattivo dimostrato (sulla base di dati
etnobotanici, fitochimici e farmacologici), specie di possibile psicoattività (non ancora completamente
dimostrata) e specie più o meno dubbie, per le quali generalmente non vi sono dati etnobotanici
significativi, o la cui fitochimica e farmacologia è ancora scarsamente studiata. Per determinate specie,
alcuni dati non sono completamente attendibili, perché provenienti da fonti poco controllate (anche
aneddotiche) e non sufficientemente referenziate, oppure potrebbero rimandare a un effetto placebo,
guidato dalle aspettative dello sperimentatore. In altri casi, è stato ipotizzato da più autori un effetto
psicoattivo sulla base di dati validi per altre specie appartenenti allo stesso genere.
In passato, queste piante erano ampiamente studiate e usate da medici, guaritori, gente comune; su di
esse sono nati miti, fiorite leggende e sono stati imposti tabù e innalzati roghi. Oggi si utilizzano per lo
più per estrarne i principi attivi, o sono state soppiantate da sostanze chimiche più efficaci, diffuse e
gestite diversamente che un tempo. Alcune sono molto note, altre meno, e altre ancora, data la
bassissima presenza in esse di principi attivi, sono del tutto sconosciute. In ogni caso, sempre meno
fanno parte del bagaglio di conoscenze diffuse, un bagaglio che va scomparendo e che sarebbe
importante recuperare, per mantenere il contatto con la tradizione.
I dati esposti sono stati raccolti esclusivamente a titolo informativo ed educativo. Per una maggiore
consapevolezza degli aspetti botanici, etnobotanici, chimici, farmacologici e tossicologici si consiglia di
approfondire le conoscenze consultando la bibliografia citata e ulteriori testi specialistici.
Per informazioni e richieste: http://www.ecn.org/nautilus