Di fronte alla parola droga pieghiamo la testa. Magari la giriamo anche dall’altra parte. Ma cocaina, eroina, cannabis e pasticche sono alla base di una delle poche economie che nell’arco degli anni non ha mai conosciuto crisi.
Narcotraffico, morti, soldi, armi, mafie, affari sporchi, human trafficking e persino bambini usati come trafficanti. Tutto fa pensare che il mercato sia florido, nonostante i miliardi investiti dai Governi per sbaragliarlo. Nell’ultimo rapporto dell’Unodc si ricorda che in dieci anni, dal 1998 al 2008, i consumatori di oppiacei sono aumentati del 34 per cento, passando da 12,9 milioni a 17,35. Quelli di cocaina sono invece balzati del 27 per cento – tre anni fa erano 17 milioni – mentre i dipendenti dalla cannabis sono diventati da 147 a 160 milioni.
A una settimana dalla giornata mondiale contro la droga indetta dalle Nazioni Unite per il 26 giugno, dal Palazzo di Vetro è arrivata una dichiarazione che sa molto di resa. “La lotta così come l’abbiamo condotta finora ha fallito, forse dovremmo considerare l’ipotesi di legalizzarla almeno per quanto riguarda cannabis e marijuana”. Parole che vanno però lette con attenzione. All’ammissione esplicita di sconfitta si aggiunge quella implicita di non avere alcuna strategia alternativa: “Non bisogna considerare i consumatori criminali, ma dobbiamo anche ricordarci che realtà come Amsterdam, dove le sostanze stupefacenti leggere sono somministrate in maniera legale, hanno le stesse criticità di città, come San Francisco, dove la legislazione è molto più restrittiva”. Ergo, anche le Nazioni Unite non sanno che pesci prendere. Ciò nonostante ammettono il fallimento e guardano avanti.
Da parte delle più grosse potenze arrivano invece proposte contrastanti. Se da una parte c’è chi inasprisce le pene ed equipara spaccio e detenzione, molti iniziano a farsi tentare dalla legalizzazione. La Francia, ad esempio, che ha una delle legislazioni più severe d’Europa, sta pensando di aprire sulla cannabis. L’ex presidente statunitense e premio Nobel Jimmy Carter, in un editoriale pubblicato sul New York Times, ha ricordato di aver proposto di depenalizzare il possesso di meno di 32 grammi di marijuana e promuovere un programma di riabilitazione per tossicodipendenti in un suo messaggio al Congresso nel lontano 1977. E, ancora, un gruppo di intellettuali, politici, avvocati e attori inglesi – guidati dal premio Oscar Judi Dench – ha inviato una lettera al primo ministro David Cameron per chiedere la “messa in regola” di una serie di sostanze, a partire dalla cannabis, e soprattutto la depenalizzazione del reato di detenzione illegale.
Certo è che legalizzare il consumo è una cosa, legalizzare il commercio è un’altra ed ha implicazioni molto più complese. Per dirla in breve: potremmo arrivare un giorno alla cocaina dei cartelli quotata a Wall Street? Qua a News2U non abbiamo una posizione precisa in merito. Ipotesi a parte, sappiamo solo che l’anno scorso in Italia è morta più di una persona al giorno per overdose e che nei primi sei mesi di quest’anno si sono spesi nel mondo 186 miliardi di dollari per le droghe illegali. E sappiamo anche che la war on drugs lanciata da Nixon nel lontano 1971 è fallita.
Vi chiediamo quindi, secondo voi la legalizzazione potrebbe essere una strada valida per contrastare decessi e criminalità?
Marta Serafini e l’Infografico
Fonte: news2u.it