Famiglia: Droseraceae
Genere: Drosera
Nome scientifico: Drosera spp. (rotundifolia, anglica, intermedia, capensis, spatulata, binata, adelae, alicae etc..)
Nome comune: Rosolida, rugiada di sole (italiano), rosèe du soleil (francese), sundew (inglese), rocìo de sol, rosolì, hierba de la gota (spagnolo)
Drosera deriva dal greco e signifi ca “coperto di rugiada”, ed è così infatti che appare questo affascinante genere di piante insettivore.
Le sue foglie dai colori verde e rosso sono disposte a rosetta, e sono piene di peli con tante gocce brillanti alla loro sommità. Questi non sono altro che ghiandole unicellulari che secernono un liquido viscoso contenente enzimi digestivi proteolitici. Gli insetti vengono attirati da questa sostanza e quando vi si posano rimangono incollati, mentre la foglia lentamente si ripiega per tigmotropismo verso l’animale, che verrà digerito ed assorbito. Il suo adattamento “carnivoro” è dovuto al fatto che ha adottato come nicchia ecologica le torbiere, un ambiente alquanto povero di nutrienti.
Questi, specialmente l’azoto, vengono ricavati dagli insetti catturati.. In Italia è presente con le specie rotundifolia, anglica, intermedia, sebbene sia quasi ovunque estinta. Si trova ancora sulle alpi, prealpi e in poche zone del centro Italia, cresce fino a 2000 metri di altitudine. La rotundifolia var. corsica è presente solo sulle Cerbaie in Toscana, e probabilmente si tratta dell’ultima popolazione superstite al mondo.
La drosera è un genere diffuso in tutti i continenti, dalle zone equatoriali a quelle polari, con molte specie in Australia nel Queensland.
Cresce con le foglie a rosetta basale formando piccoli gruppi. Lo scapo fi orale sale in alto formando un racemo, delle ramificazioni sui quali si sviluppano i fi ori di pochi millimetri. Questi sono a 5 petali, dai colori bianco, rosa, rosso, a seconda della specie.
Coltivazione
La coltivazione delle drosere è alquanto facile, l’importante è non usare la comune torba da giardinaggio, troppo ricca di nutrienti, ma torba di sfagno acida (Ph 3-5) possibilmente mescolata con della perlite per rendere più leggero il composto e mantenere l’umidità. I vasi dovranno essere immersi per un terzo in acqua piovana o distillata, quella di rubinetto o bottiglia invece non è adatta perché non tollera il calcare. Preferiscono una buona illuminazione, meglio se in pieno sole. Durante l’inverno le specie temperate si metteranno a riposo e il terriccio dovrà essere fatto asciugare parzialmente. Specie tropicali come la adelae australiana dovranno essere poste in luoghi riparati in quanto non sopportano le basse temperature e non necessitano del periodo di riposo. Tra le esotiche che potete coltivare senza diffi coltà consiglio la spatulata, la capensis e la binata dalle caratteristiche foglie a “Y”, molto resistenti. Si possono propagare con facilità per seme o talea. I semi di molte carnivore perdono velocemente germinabilità quindi vi sconsiglio di comprarli se non siete sicuri del venditore. Se invece venite in possesso di una pianta adulta potete rimuovere porzioni di foglie e radici che daranno velocemente vita a dei cloni una volta poste in nuovi vasi. La maggior parte delle specie coltivate sono autoimpollinanti quindi potrete ricavare molti semi freschi anche se avete solo un esemplare per specie o cloni dello stesso. La raccolta in natura è vietata per la sua rarità, dovuta per lo più alla scomparsa degli ambienti paludosi di cui ha bisogno per vivere.
Usi medicinali e principi attivi
Tradizionalmente viene impiegata nelle infiammazioni delle alte vie respiratorie, per alleviare la tosse secca e la produzione di catarro, asma allergica e tosse del fumatore. Ricca di sostanze attive, nella drosera spiccano in particolare la plumbagina e altri naftochinoni, dalle proprietà antibatteriche e di induzione di apoptosi cioè “morte cellulare programmata”, utile in stati di cancerosi. Una delle specie più ricche di plumbagina risulta essere la D. binata. Le capacità antinfiammatorie, antispasmodiche e benefi che sono dovute invece ai fl avonoidi,( tra i quali iperoside, quercetina, isoquercitina, kaempferolo), agli antociani, ai tannini, agli acidi organici e alla vitamina C. La pianta fresca presenta un’attività rubefascente-irritante, dovuta probabilmente alla produzione di enzimi, e per questo può essere applicata contro verruche e calli.
Viene impiegata tutta la pianta compresa la radice, e venduta in sciroppi contro la tosse o sotto forma di tintura o estratto fluido. Si possono fare delle tisane impiegando 4 cucchiai di pianta per litro d’acqua, che dovranno essere lasciati a riposo 10-15 minuti. Il preparato andrà assunto 3-4 volte al giorno.
Dagli studi condotti non è stata rilevata tossicità, tuttavia è sconsigliata per chi soffre di ulcere all’apparato digerente.
IL JACK
Pubblicato su Dolce Vita n° 22 Maggio/Giugno 2009