Una piantagione di canapa nelle campagne iblee. È questo l’ambizioso progetto imprenditoriale – niente di illegale, s’intende – di Giuseppe Sutera Sardo, 27 anni, agrigentino, ispicese d’adozione. L’idea gliel’ha fornita il caso alcuni anni fa, quando lavorava a Novara. Lì, Giuseppe approfondisce le applicazioni alternative della pianta, come quelle della bioedilizia, ed entra in contatto con i vertici di Assocanapa dai quali apprende tutte le tecniche di produzione della canapa industriale.
DAL PROGETTO AL MARCHIO IMPRENDITORIALE – In Piemonte esiste una filiera completa e proprio a Novara il giovane siciliano, consulente bancario, avrebbe voluto crearne una identica, ma poi il caso volle che rivedesse i suoi piani. Arriva infatti, inaspettato, il trasferimento. «Una volta che mi hanno trasferito in Sicilia ho deciso di investire nella mia terra, in provincia di Ragusa», racconta. Col tempo, l’idea iniziale nata nel 2007 da Giuseppe e dalla fidanzata Stefania Martorina è diventata un marchio con l’obiettivo di dare vita ad una realtà imprenditoriale che potesse operare nei settori agricolo, industriale e commerciale: Sicilcanapa, uno store online con sede legale a Ispica (Ragusa), dove si vendono i prodotti di questa pianta, come olio e farina.
INIZI NON FACILI – E proprio a Ispica è riuscito a vendere la farina a tre punti vendita per il pane, sebbene lo start-up dell’azienda abbia ricevuto da parte di ignoti qualche tentativo d’ostacolo alla sua realizzazione. L’anno scorso, alla Guardia di Finanza era arrivata una segnalazione che indicava Giuseppe come narcotrafficante. «Sono arrivati due elicotteri, quattro volanti e due cellulari della guardia di finanza, che credeva di aver trovato nel mio ettaro e mezzo di coltivazioni una grande produzione di droga. Stupiti i finanzieri – racconta Giuseppe – si sono ritrovati con in mano decine di fogli con autorizzazioni, il procedimento penale però comunque è andato avanti lo stesso». La conseguenza è stata che, nonostante il campo sperimentale non superasse i limiti di legge consentita di presenza del principio attivo Thc (uno per cento secondo quanto dettato dall’organizzazione mondiale della Sanità), il primo insediamento è stato ugualmente posto sotto sequestro e il proprietario del terreno, nel timore forse di avere delle non precise ritorsioni, si è tirato indietro. In Italia, pur essendo consentito l’utilizzo della canapa in applicazioni che vanno dal tessile all’edilizia, non mancano «le contraddizioni tra le direttive europee, che facilitano e promuovono l’uso di questa pianta, e le leggi antidroga italiane». Intanto, come se non bastasse, in attesa del procedimento penale, la piantagione si è pure rovinata.
VERSO UNA FILIERA ECOSOSTENIBILE – Per fortuna, però, si è fatto avanti un altro imprenditore e, con l’aiuto del biologo Salvatore Martorina, il progetto innovativo è potuto ripartire, e con esso le ambizioni future. «Mi piacerebbe creare una realtà industriale, attraverso l’organizzazione, per la prima volta, di una filiera completa della canapa in Sicilia con sede nella provincia di Ragusa, che si basi su l’ecosostenibilità, dalla produzione al consumo».
Fonte: IlVostro.it