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Discussione: No Tav: topic ufficiale

  1. #111
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    ieri tornando da sapri con il treno, alla fermata di ascea sono entrati 2 tizi nel nostro vagone, hanno cantato un pezzo stupendo sulla crisi non solo italiana ma anche europea, suonava solo uno con una chitarra con sopra l'adesivo no tav!! meritandosi anche un piccolo applauso dai passeggeri e qualche contributo in cash davvero bravi si chiamano sparvieri stanno anche su FB...
    Vede meglio un anziano seduto,
    che un giovane in piedi.
    Non importa la grandezza di una canna,
    l'essenziale conta in qualità!!

  2. #112
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    Da leggere:

    I sindacati di polizia chiedono il ritiro dalla Val Susa? Che peccato…

    Negli ultimi giorni, a più riprese, i sindacati di polizia Sap e Siap si sono fatti portavoce di istanze, anzitutto presso il Viminale, che hanno attirato l’attenzione dei media locali e nazionali. Il Siap in particolare ha comunicato l’iniziativa finora più paradossale: ha annunciato di voler denunciare (sic!) il Ministero dell’Interno per non aver disposto le misure sufficienti (ovvero quelle da loro richieste) per assicurare l’incolumità degli agenti che presidiano la Maddalena. Il riferimento, in questo caso, è agli scontri avvenuti presso l’area archeologica nella notte tra il 31 agosto e il 1 settembre, dove New Jersey e cancelli sono stati distrutti dal Movimento No Tav.
    Che persone pagate per fare violenza sulla popolazione di una valle intera (giacché l’occupazione della valle è di per sé una violenza) si lamentino con il proprio datore di lavoro delle conseguenze del compito (piuttosto infame) che hanno scelto, non è che una delle tante cose patetiche che possono forse accadere soltanto in Italia, come l’idea di denunciare i propri comandanti supremi a un’autorità che dipende dallo stesso governo della Cancellieri. E si potrebbe fare dell’amara ironia sulla sproporzione che esiste tra le conseguenze che affrontano questi soggetti (qualche livido, o qualche “distorsione” a dir poco sospetta, ottime scuse per qualche giorno di ferie a spese dei contribuenti) e quelle che da anni affrontano i No Tav: lacrimogeni sparati in testa ai manifestanti, uso di gas cs, lancio indiscriminato di pietre contro i manifestanti, pestaggi con spranghe e bastoni, ecc. ecc.

    Ciò che ci interessa sottolineare, però, è un altro aspetto. La reiterata richiesta, da parte dei poliziotti, di essere liberati dall’onere di occupare la valle – onere che, secondo loro, dovrebbe essere affidato all’esercito – dimostra come la strategia del logoramento delle truppe occupanti, adottata dal movimento dopo lo sgombero della Libera Repubblica della Maddalena, si stia dimostrando vincente. Dopo i pompieri, che chiesero e ottennero il ritiro (per motivi ben più nobili, e in dissenso con l’occupazione) già nel settembre 2011, sembra che il malcontento stia iniziando a serpeggiare anche tra i poliziotti. Meglio che se ne occupino i militari, sembrano dire, noi non ne vogliamo più sapere di restare impantanati in questo Kiomontistan…

    L’estate No Tav aveva proprio, tra gli altri obiettivi, quello di impedire al Viminale di concentrare i suoi sforzi logistici ed economici su appena due settimane di campeggio, come era avvenuto finora: sostenere un presidio di forza dell’ordine per tutta l’estate, senza sapere quando sarebbero arrivati attacchi e azioni della resistenza, ha sfiancato i nostri avversari, e messo in difficoltà il governo. Questo ci rende ancora più convinti che continuare a lottare potrà pagare, che il nemico non è invincibile, anche se molto più grande e potente di noi, e che Davide potrà infine averla vinta su Golia. La giornata del 31 agosto, lungi dal dimostrare che il popolo No Tav è violento, ha dimostrato che è intelligente, anche se violenta è la polizia: un presidio di polizia e carabinieri enorme sparso per i sentieri non ha impedito al movimento di scendere dai terrazzamenti più alti e colpire a notte fonda, evitando il contatto preventivo con le FFOO e portando a casa il risultato che si era prefissato.

    Se poi i poliziotti devono per forza difendere le recinzioni con idranti e lacrimogeni, non pretendano che le persone restino immobili a subire le loro violenze… Dopotutto, nessuno li ha obbligati a guadagnarsi il pane difendendo il malaffare che vuole distruggere a spese di tutti (anche loro) la nostra valle. E non si preoccupino, che le loro richieste/minacce di un “pugno maggiormente duro” contro i No Tav non otterrà l’effetto di terrorizzarci, come non lo hanno ottenuto i fogli di via, i mesi di galera, le denunce e le ferite di Yuri, di Luca e di tutti gli altri che devono portare sul proprio corpo i segni della brutalità loro, perpetrata in valle per conto della casta dei politici, dei mafiosi e dei banchieri… Una cosa insomma è certa: se ve ne andrete, nessuno in valle vi rimpiangerà; e siamo sicuri che, con ciò che qui state facendo, un po’ di disprezzo lo troverete per voi anche nel resto d’Italia!

    fonte: http://www.infoaut.org/index.php/blo...a?-che-peccato

  3. #113
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    azz ma allora non sono dei burattini ahahahha.....queste dichiarazioni delle forze del disordine mi fanno avere di tanto in tanto un po' di rispetto per loro!!!

  4. #114
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    Dopo alcuni giorni di assenza, riprendo a scrivere questi miei appunti dal Viaggio nell’Italia che cambia. Ho appena concluso la prima settimana esplorando in lungo e in largo il Piemonte.

    E’ notte fonda e mi trovo in un parcheggio periferico alle porte di Verona. Da domani incontrerò il Veneto e i veneti e da mercoledì parteciperò alla terza “Conferenza internazionale sulla decrescita per la sostenibilità ambientale e l’equità sociale” che si terrà a Venezia dal 19 al 23 settembre. Avrei davvero molte riflessioni e molti spunti su cui scrivere dopo questa prima settimana di incontri e di esperienze. Ma voglio soffermarmi su un tema che mi ha fatto molto riflettere: la Val di Susa e le sue straordinarie energie propositive.

    Come giornalista specializzato sui temi “eco-sociali” seguo da anni con attenzione quanto accade in questa valle, ma purtroppo – fino ad oggi – non avevo mai avuto occasione di incontrare di persona i protagonisti di questa lotta. Finalmente, pochi giorni fa, io e Elisa ci siamo trovati improvvisamente proiettati in un mondo quasi mitologico: quello dei famigerati No Tav.

    Il primo impatto è stato davvero notevole: una coppia di pensionati che ci offriva il the in una splendida sala da pranzo, accompagnati da un giovane imprenditore fondatore di Etinomia, un’associazione di imprenditori, commercianti, professionisti, agricoltori , artigiani e comuni cittadini valsusini e non solo. La coppia da oltre 20 anni partecipa alle lotte della Val di Susa e con grinta, allegria, ma anche profonda passione e a tratti sofferenza, ci ha raccontato le avventure e le disavventure relative al Tav e a quello che loro percepiscono come un vero sopruso.

    Poche ore dopo eravamo a Chiomonte, al “campeggio” realizzato dai “No Tav” proprio nei pressi del cantiere. Abbiamo cenato con una settantina di persone che erano lì, come ogni sera, per testimoniare con la loro presenza l’opposizione a questa “grande opera”, che rischia di diventare un “grande spaventoso spreco di denaro pubblico”.

    Quello che più mi ha colpito, comunque, non è stata l’opposizione al Tav. Da giornalista, infatti, mi sono interrogato su quale fosse, in questo caso, la vera notizia. Leggendo molti quotidiani o seguendo i telegiornali ci viene raccontato che i “No Tav” sono perlopiù un gruppo di violenti, nemici dello sviluppo e accaniti difensori del “loro piccolo giardino di casa”. Nulla ci viene detto delle motivazioni che hanno spinto migliaia di persone, per quasi 20 anni, a dedicare gran parte del loro tempo libero – e non solo quello – ad una causa che apparentemente non li riguarda più di tanto. Non ci vengono raccontate le iniziative culturali che i “No Tav” hanno messo in campo in questi mesi di lotte: i corsi di musica e teatro, gli approfondimenti legislativi, i ritrovi sociali, i progetti di imprenditoria sociale, le mangiate in compagnia. Non ci viene detto che molti giovani e non solo si stanno trasferendo in valle per partecipare a questa lotta e che decine di stranieri vengono tutti i giorni da tutto il mondo per solidarizzare con i valsusini.


    foto: Daniel Tarozzi


    Può far sorridere, può sembrare sciocco e superficiale sottolineare questi aspetti. La verità, però, è che la lotta contro il Tav è presto diventata uno straordinario espediente per la costruzione di nuove relazione sociali e ha permesso a migliaia di persone di ritrovarsi di fronte ad una causa comune, ad un comune sentire. Ecco perché l’opposizione al Tav, così come la battaglia per l’acqua bene comune, ha coinvolto decine di migliaia e in alcuni casi milioni di cittadini in tutto il nostro Paese.

    Quello che i mass media e la gran parte dei politici continua ad ignorare (o fa finta di ignorare) è che esiste una fetta di Italia sempre più consistente che vuole riappropriarsi del territorio in cui vive, vuole costruire un’economia solidale, etica, ecologica. Milioni di cittadini che vogliono rimettere al centro le relazioni con le persone, il rispetto dell’ambiente, della salute umana, del lavoro. In Val di Susa, dalla lotta al Tav, sono nate mille iniziative costruttive. Circa 450 associazioni e imprenditori si sono uniti attraverso Etinomia e sicuramente molte altre iniziative simili sono fiorite o stanno fiorendo. Ecco perché forse è il tempo che il movimento cambi nome. Da “No Tav” a “Si Val Di Susa!”
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    "Rammentiamoci sempre che ogni qualvolta lasciamo scritto qualcosa,si lascia solo delle parole messe li,ognuno poi le interpreta come vuole,non é la stessa conversazione fatta faccia a faccia .." cit. Dantep

  5. #115
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    [e anche] Mosca rinuncia al Tav

    e un altro pezzetto cade... o, come dice Debora Billi, "Il corridoio non ha più né capo né coda". Dopo la defezione del Portogallo e dopo l'ennesimo ripensamento della Francia, ora è la volta di Mosca che rinuncia, per ragioni di costi, a due grossi progetti di linee a grande velocità...
    "Una notizia davvero poco pubblicizzata" sui media italiani ma che il blog crepa nel muro ha tradotto da un articolo francese:






    Brutto colpo per Alstom e le ferrovie francesi.
    Il governo russo si rifiuta di finanziare la costruzione di linee ad alta velocità nei prossimi anni per ragioni di costrizioni economiche.
    Alstom e la SNCF avevano posto molte speranze nel grande numero di appalti proposti. Le decisioni sarebbero state prese all’inizio del 2013. Due linee erano previste per la coppa del mondo di calcio che si svolgerà in Russia nel 2018.
    Invece niente.
    Recentemente si è scoperta la totale assenza di fondi federali destinati al programma di costruzione delle due nuove linee. Il blocco “liberale” del governo (nella persona del ministro delle Finanze Anton Siluanov e il vice primo ministro Igor Shuvalov) si è opposto ai piani del potente padrone delle ferrovie russe Vladimir Lakunin, per ragioni di costi.

    Gli investimenti previsti per mettere il paese su rotaie ad alta velocità dovrebbero ammontare a 103 miliardi di euro, coperti al 70% dal budget federale russo.
    Invece le somme richieste par le ferrovie russe (RJD) non compaiono nel programma di investimenti previsti per gli anni 2013 - 2018 ...

    La sorpresa è grande perché Vladimir Putin aveva l’anno scorso annunciato la costruzione di una linea che avrebbe collegato Mosca a San Pietroburgo in sole 2h30 (poco più di 3h45 oggi).
    Il presidente russo voleva un treno in grado di circolare a 350 – 400 km orari, su due linee separate. Aveva anche annunciato una linea che avrebbe collegato Mosca a Ekaterinburg (negli Urali) in 8 ore contro le 26 oggi con il treno più rapido.

    Le due linee dovevano essere pronte per il 2018, datta alla quale la Russia organizzerà la coppa del mondo di calcio in 8 città diverse (di cui 5 collegate da queste linee ferroviarie). Vladimir Lakunin aveva previsto di comprare quest’anno i terreni sui quali costruire la ferrovia.
    E' una bruttissima notizia per Alstom e i suoi concorrenti, la Germania (Siemens), la Corea del Sud (Hyundai) e la Cina (CRCC) ..
    Sembra che il problema fondamentale sia che l'efficacia economica del progetto non sia così lampante, e quindi che gli investitori privati abbiano esitato a condividere i rischi dello Stato.
    Secondo il quotidiano Vedemosti, Igor Shugalov stima che sia più ragionevole migliorare gli aeroporti e le strade già esistenti piuttosto che lanciarsi in un progetto ad alto rischio ...

    Tratto e tradotto dalla fonte originale: latribune.fr/entreprises-finance
    http://www.notav.eu/article6262.html

  6. #116
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    Spostateli questi, se ci riuscite...


  7. #117
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    (AGI) - Susa (To), 28 ott.

    Sono centinaia, sotto al prima copiosa nevicata dell'anno, gli attivisti No Tav in fila al presidio di San Giuliano di Susa per firmare l'atto colletivo di acquisto indivisa di alcuni terreni, oggetto di esproprio nel momento in cui sara' dato il via ai lavori di realizzazione della stazione internazionale di Susa e allo scavo del tunnel della Maddalena di Chiomonte. Saranno 1.175, in totale, i proprietari di tre terreni (2.000 mq circa a Susa e 1.500 circa a Chiomonte), di cui 1064 andranno oggi a firmare l'atto di fronte al notaio al presidio.
    Un tendone ospita chi decide di fermarsi a mangiare sul posto, in attesa che arrivi il proprio turno di siglare l'atto.
    "Il lavoro svolto questo mese per far si' che i terreni possano essere acquistati dai No Tav e' riuscito - commenta Mario Fontana, attivista del Comitato No Tav Susa-Mompantero, che ospita l'iniziativa - Considerate le condizioni meteorologiche ci sono centinaia di persone che vengono a firmare. Quale partito, quale movimento ha questa forza? E' un segnale forte che la gente e' attaccata alla sua terra e non vuole delegare a nessuno questa lotta contro la Torino-Lione" .

    http://www.agi.it/ultime/notizie/201...ivo_di_terreni
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  8. #118
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    Nel parere fornito al primo ministro Ayrault, i magistrati rilevano il raddoppio dei costi della linea ferroviaria Torino-Lione. E citano studi secondo i quali l'opera non produrrà profitti neppure in uno scenario di ripresa economica. Il 3 dicembre vertice Monti-Hollande


    I costi sono aumentati troppo, da 12 a 26 miliardi di euro, e il flusso delle merci è diminuito. Sono alcune delle critiche al progetto dell’Alta velocità Torino-Lione espresse dalla Corte dei Conti francese. Ieri i magistrati contabili di Parigi hanno pubblicato il parere, fornito al primo ministro Jean-Marc Ayrault a inizio agosto, in cui vengono elencati i dubbi sul progetto. Si tratta di un documento importante in vista del vertice sul Tav tra Mario Monti e François Hollande a Lione il prossimo 3 dicembre.

    “Il carattere internazionale del progetto, la sua anzianità e la sua complessità rendono difficile esprimere delle raccomandazioni”, scrive il presidente della Corte Didier Migaud, che chiede di non trascurare soluzioni alternative, cioè i miglioramenti della linea esistente, e di considerare delle misure per spostare il traffico transalpino dalla strada alla ferrovia. I costi del progetto vanno considerati in maniera sistematica, consiglia, tenendo conto della situazione finanziaria del Paese, della rendita dell’opera e della sua capacità di far crescere l’economia. Il documento della Corte ripercorre diverse obiezioni sollevate dai No Tav sul versante italiano.

    I costi. Nel documento di quattro pagine, la Corte rivede l’aumento del budget del programma di studio e dei lavori preliminari, “stimato inizialmente a 320 milioni, poi a 371, è stato portato a 534,5 a partire dal marzo 2002, in seguito a 628,8 milioni nel programma del 2006. Le stime presentate alla conferenza intergovernativa del 2 dicembre 2010 l’hanno portato a 901 milioni”. Questo costo, quasi triplicato è dovuto alla realizzazione delle discenderie (gallerie), ai problemi geologici e, sul versante italiano, alle proteste e alla variazione del tracciato (da Venaus a Chiomonte), ricorda il presidente Migaud.

    Per la parte comune del progetto, i dati del giugno 2010 prevedevano 10,259 miliardi di euro “senza spese finanziarie, manodopera e studi preliminari”, quasi due miliardi in più rispetto al 2003. Nel complesso, la stima del costo globale del progetto è passato da 12 miliardi nel 2002 a venti miliardi nel 2009 e poi a 26 miliardi “secondo gli ultimi dati comunicati dalla direzione generale del Tesoro”.

    C’è poi la questione: chi pagherà? Se l’accordo del 30 gennaio scorso prevede una ripartizione dei costi della prima fase (42 per cento alla Francia, il resto all’Italia), mentre la seconda fase (acquisti dei terreni, reti deviate) pesa tutta sull’Italia, non si sa di preciso quanto sborserà l’Unione europea per i lavori.

    I flussi. Il progetto è stato “concepito in un contesto di forte crescita dei traffici attraverso l’arco alpino”, scrive Migaud, per questo ora bisognerebbe rivalutare i flussi. Nel 1991, negli anni in cui venne lanciata l’idea della Torino-Lione, il rapporto Legrand prevedeva che i passaggi di merci sarebbero più che raddoppiati tra il 1987 e il 2010, ma già nel 1993 uno studio riteneva che quel rapporto sovrastimasse i passaggi e la crescita. Poi, dal 1999, i traffici sono diminuiti: da una parte la chiusura temporanea del Monte Bianco, dall’altra l’apertura di nuove vie in Svizzera, la fine dei transiti notturni e la crisi. Tutti i passaggi tra Francia e Italia ne hanno risentito, fatta eccezione di Ventimiglia su cui arrivano i flussi dalla Spagna. Solo nel 2035, ricorda la Corte citando uno studio dei flussi voluto da Ltf (Lyon-Turin ferroviaire, società che gestisce l’opera), è prevista la saturazione della linea storica.

    Per queste ragioni, tra costi eccessivi e dubbi incassi dei pedaggi, la Corte dei conti ritiene che il progetto abbia una rendita poco certa. Anzi, sottolinea Migaud, “secondo gli studi economici voluti nel febbraio 2011 da Ltf sul progetto preliminare modificato, il valore attuale netto è negativo in tutti gli scenari”, che siano di crisi o di ripresa.

    Tuttavia la politica non sembra turbata dal documento. Nella sua risposta a Migaud, il premier Ayrault ribadisce le intenzioni politiche del governo, gli impegni internazionali e in particolare gli accordi con l’Italia. Domani saranno invece i senatori delle regioni francesi interessate dalla linea, Rhones-Alpes e Savoia, a lanciare un appello a sostegno del Tav.


    http://www.ilfattoquotidiano.it/2012...ischio/404642/
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  9. #119
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    VOI siete illegali, anticostituzionali, antidemocratici

    Non NOIIII!!! VOIIII!!! Porc di quella porc e straporc!
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  10. #120
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    Ogni volta che riporta una notizia sul TAV Torino – Lione, La Stampa.it la correda sempre e costantemente con una informazione sul tracciato. Cioè, ti dà la notizia, e poi, subito sotto, ti offre un link di informazione sul tracciato. Prima era il tracciato in Val Susa, statico, adesso – dai, esageriamo!– addirittura una piccola presentazione in power point, che dà prima un quadro globale dell’AV in Europa, e poi si sofferma sul progetto della Torino-Lione, con focus sulla valle.

    Mi fa tenerezza La Stampa, davvero, credetemi, mi fa tenerezza. Anche quando c’è una notizia che purtroppo deve riportare magari non tanto bella relativa all’opera inutile, ci appiccica subito questi grafici, quasi a tranquillizzare il lettore. “Non ti agitare, sembra dirgli, si farà, si farà”. Sembra che il TAV sia una cosa sua, che non le possano fare lo sgarbo di non realizzare la linea. Ci tiene troppo.

    Un modo sui generis di fare giornalismo, diciamo pure…massì, un po’ partigiano. Del resto, quando ci fu l’occupazione della Libera Repubblica della Maddalena, il loro giornalista Massimo Numa, convinto assertore della bontà della linea, era lì, lo vedevamo, tra i poliziotti in assetto da guerriglia. Così vedeva da un punto di vista privilegiato la presa con la forza.

    Peccato che talvolta La Stampa esageri un po’, e così capiti come adesso che il buon Numa e Calabresi, direttore del quotidiano, siano rinviati a giudizio per diffamazione aggravata. Numa, in un suo articolo del settembre 2011, aveva fatto il nome di un attivista ‘No tav’ che si sarebbe reso protagonista dell’assalto alle reti del cantiere di Chiomonte. Peccato però che in quel momento il valsusino si trovasse in vacanza con la sua famiglia dall’altra parte del mondo, esattamente in Thailandia. E una volta letto l’articolo, non l’abbia presa bene ed abbia sporto querela. La Procura di Torino ovviamente ha chiesto l’assoluzione dei giornalisti. All’udienza del 25 gennaio scorso il GIP ha rinviato a giudizio.

    La Stampa la notizia non l’ha data…

    http://www.ilfattoquotidiano.it/2013...cciato/501948/
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