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E' un vecchio idrovolante sul quale sono stati montati due sofisticati sensori. Le prove, la scorsa estate in Albania. Adesso è operativo ed è in grado di scovare le coltivazioni di marijuana più nascoste. Sorvolando la Calabria a caccia di droga. Con risultati positivi: quattro piantagioni che, prima, non sarebbe stato possibile trovare
C’è un nuovo sceriffo nei cieli, Un aereo speciale che in volo riesce a fiutare l’"emerald green", la marijuana, anche a centinaia di metri di distanza. Sulla fusoliera porta lo stemma degli uomini del comando Aeronavale della Guardia di Finanza. Hanno preso un vecchio modello di idrovolante Piaggio 166-DP1, hanno sostituito i motori e ci hanno installato sopra i due più moderni sensori in circolazione, in grado "leggere la risposta radiometrica del terreno, attraverso la firma spettrale della vegetazione". Tradotto significa che possono scovare le piante di cannabis anche in mezzo a sterpaglie e boscaglia. E Repubblica ha potuto assistere pochi giorni fa a un’ operazione reale nel sud Italia.
"Il battesimo dei due sensori "Casi" e "Tabi" che abbiamo montato a bordo - spiega il comandante Stefano Bastoni prima del decollo dalla base di Pratica di Mare - l’abbiamo fatto quest’ estate sulle colline dell’Albania, uno dei 5 produttori mondiali di cannabis. Tra il 4 e il 21 luglio, nel corso di 16 missioni consecutive, abbiamo scoperto 255 piantagioni illegali, quando a occhio nudo ne erano state rilevate non più di 62. Un successo. E l’ aereo può essere usato anche per rilevazioni dall’ alto di amianto o discariche abusive".
Oggi il piano di volo prevede la copertura di tre aree in Calabria, una superficie montuosa di circa 64 km quadrati difficilmente accessibile via terra. Sono state segnalate piante sospette e i finanzieri devono fare le verifiche. L’operazione consiste in 12 passaggi ripetuti a velocità ridotta (massimo 200 km all’ ora) sull’ area definita a 7000 piedi d’ altezza. Se il tempo è clemente e il cielo sereno, i due sensori registreranno 20 gigabyte di dati ad ogni passaggio. "Non avremo subito i risultati - spiega durante il volo di avvicinamento il vicebrigadiere Dario Balestra, che controlla il Casi e il Tabi - i dati che il sistema registra sono grezzi, vanno trattati. A questo penseranno i ricercatori della Seconda università di Napoli, con cui collaboriamo. Tempo due-tre giorni e avremo la mappa di quello che c’è qui sotto".
Anche perché "qui sotto", durante il volo, si vede solo una massa indistinta di verde di tutte le sfumature, alberi, boschi, sterpaglie, pini. Ma qualcosa colpisce l’ occhio allenato del capitano Gianfranco Origlio, che sta pilotando l’ aereo. Lui di voli a vista prima dell’ arrivo dei supersensori ne ha fatti a centinaia, per rintracciare l’ "emerald green", il verde smeraldo brillante che distingue una pianta di marijuana da un comune pino mediterraneo.
"Eccola là, eccola là, l’abbiamo trovata", urla all’ improvviso Origlio, lasciando la cloche al vice pilota per inforcare una macchina fotografica digitale. E a bordo si consuma questo scontro modernissimo tra l’ uomo che ancora si fida del suo occhio e della sua esperienza, e la coppia di supersensori. Origlio scatta foto, i microprocessori incamerano numeri e dati. Dopo sei ore di volo, una breve sosta a Vibo Valentia per fare rifornimento e il ritorno a Pratica di Mare. Con una domanda per Origlio.
"Beh, non posso dire di essere sicuro al cento per cento che quelle erano piante di marijuana - ammette nell’hangar della base - le foto sono un po’ confuse". Dopo alcuni giorni però il responso dei ricercatori dell’Università di Napoli indica che nell’area sorvolata ci sono 4 piantagioni di cannabis. E non si capisce se ha "vinto" l’ uomo o la macchina. Di sicuro hanno perso i coltivatori abusivi di erba.
Fonte:http://inchieste.repubblica.it/it/re...ja-42914770%2F