Prima di tutto. Il film mi è piaciuto. Si vede che chi lo ha ideato, scritto, diretto e interpretato ha notevoli capacità di raccontare, sa comunicare, ha padronanza delle tecniche e dei tempi.
Quindi “Fuori Vena� merita applausi. Tekla Taidelli sa fare cinema.
I punk, (e Tekla è punk autentica),sono un grande movimento artistico: musica, pittura e performing arts ne hanno saputo godere l’ispirazione creativa.
Così come possono godere anche della maestria degli smanettoni di After Effects, Inferno ed altri software per la post-produzione.
Ecco. Ottima la post-produzione professionale, accurata e non banale. Di notevole livello gli effetti sui colori, sui suoni. Inserimenti di cartoon in 2d efficaci.
Certo, le inquadrature, il ritmo, le tecniche sono quelle del videoclip e della grafica web. Non ci vedo nulla di male. Rappresentano la nuova grammatica cinematografica. Sono il mainstream. E Tekla ha saputo utilizzare tali strumenti con misura ed ironia. Lo fanno serie televisive cult come CSI e Desperate Housewife, ( e il grandissimo Sam Raimi) non vedo perchè non debba usarli come arnesi di cucina una giovane regista milanese.
La Tekla punk va bene,funziona, è vera. Musiche ottime, Casinò Royale adattissimi.
Tra tutte le scene scelgo quelle del nonno che beve la ketamina, quella del sogno dove Tekla raffigura se stessa come la Clerici della “prova del cuoco� e illustra il modo di cuocere una base di coca.
E poi c’è il modo di rendere la più classica delle rappresentazioni cinematografiche. Il bacio tra i protagonisti: Zanna e Tecla.
Bravissimi. Chissà se avevano visto la Melato e Giannini baciarsi così. I loro occhi e l’emozione che sapevano esprimere erano uguali. Tempi che diciamo diversi da allora. La stessa voglia di mangiarsi, di vivere e disperatamente annullarsi. Lo stesso sguardo di incantata passione e il terrore che non possa essere mai più così.
Ancora. Ben gestito il tormentone di Zanna che ripete, se uno è “ficoâ€? che è un tipo “Unz..unz..unz…â€? come il beat della techno.
Un film d’amore, come dice la regista. Un film sui giovani e la droga, come titolano i giornali.
Un film su una parte di mondo, sulla vita in quella parte di mondo all’inizio del nuovo millennio.
Ci sono delle trappole, in cui la regista, autrice e interprete, Tekla insomma, cade.
Il film non ha una morale di fondo. Non ha una teoria sociale precostituita. E questo è uno dei suoi meriti. Presta però il fianco ad insidiose strumentalizzazioni.
Sembra affermare, ad esempio, che l’eroina sia il male (nella realtà ha ucciso l’uomo di Tekla) e la coca un caffè corretto. Sembra gridare che i giovani siano solo quelli. Sono certamente ANCHE quelli, e lo sguardo ironico, partecipe e innamorato della regista li coglie nella loro intima verità .
Ma attenzione. Anche quei giovani, se contrapposti solamente ai matusa, diventano un clichè.
Amico-nemico. Si crea il clichè. Il ruolo precostituito e bozzettistico dal quale la regista voleva uscire. Mamme contro figli, giovani contro anziani, figli ricchi contro i soldi del padre. Insomma.
I giovani sono questi ? Si, anche. Ma sono anche quelli che riempiono le strade di Roma perché è morto Jean Paul II (Giovanni paoloooo), sono anche quelli che devono sempre mojto per tre anni, sono anche quelli che saltano quando a Napoli Berlusconi grida “Chi non salta comunista è “.
Insomma è vero. I giovani si drogano. Di tutto.
Le droghe, (io preferisco dire le addiction, le dipendenze, le passioni), sono il pane quotidiano dei giovani.
Ma la sostanza più forte, al momento, è l’essere umano. La vera droga di Zanna sono i suoi amici, il gatto e la volpe, l’eroina è un pretesto. La vera droga è la dipendenza dalle situazioni conosciute, prevedibili. Dalla gara a chi ci sta più dentro pur avendo assunto un mare di sostanze. La chiamate eroina, ma se la scambiate con una macchina veloce, avrete James Dean, con un fucile Buffalo Bill, con due ali attaccate con la cera Icaro.
E non so’ quale strumento sia più pericoloso o benigno.
I giovani sono così. Devono accogliere il mondo dentro se stessi, per poi digerirlo, respirarlo, sputarlo e cacarlo da qualche parte in modo che nulla finisca e tutto si trasformi. E mangiano di tutto. L’energia può essere assunta mediante una stretta di mano, un bacio, una curva tirata al massimo. Il mondo è vario.
Va bene il documentario.Va bene sapere che parte di questo mondo è Ceres, Keta, mdma (grazie. Non ho visto neppure una canna. L’ho sempre detto che la cannabis non è una droga).
Ma è proprio questo il limite artistico del documentario autobiografico (che per fortuna non è l’unica forma di cinematografia). L’artista che rappresenta soltanto se stesso dopo un po’ cade nel solipsismo. Non realizza più opere. Ma solo masturbazioni (piacere del se’).
Verità = arte ? Neppure Manzoni ci credette fino in fondo. Realtà come unico valore artistico da perseguire ? Per carità . Viste le ottime qualità di regista e di autrice speriamo che allora Tekla esperimenti attori e non amici che sono se stessi. Storie non sue e per questo più inquietanti da attraversare.
Insomma, visto che ogni forma sociale italiana è corrotta dall’autoreferenzialità , non facciamo che questultima corrompa anche l’arte.
Un’ultima cosa. Va bene dire che le colonne d’Ercole sono qualche metro più in là . Ulisse, che di viaggi stupefacenti se ne intendeva, arrivò in tarda età (secondo Dante) ad attraversarle. Imparò bene a gestire le addiction, il figlio di... Anticlea. E riuscì ad “accannareâ€? Circe.
Mika kazzi.
Confermo: gran bel film. Da vedere. Il sito di Fuori Vena