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BeLeaf Magazine: una nuova voce a difesa della Canapa

Proponiamo un importante articolo pubblicato on line dal nuovo Magazine BeLeaf<http://beleafmagazine.it/>

Fonte: http://beleafmagazine.it/2016/06/27/...ha-vita-breve/

I growshop italiani possono tirare un sospiro di sollievo. Il contestato emendamento al ddl sulla Canapa industriale, presentato dal senatore Marcello Gualdani (Area Popolare), che proponeva una drastica limitazione alla vendita di semi di Canapa, a meno di improbabili colpi di scena, non passerà.

Nell’emendamento in questione si intenderebbe espressamente vietare “la vendita o la cessione, anche attraverso internet e a qualsiasi titolo, nonché l’acquisto, la detenzione, il possesso, la coltivazione e la produzione di sementi di Canapa di qualsiasi varietà che non siano regolarmente certificate ai sensi del decreto legislativo 3 novembre 2003, n. 308”.

L’iniziativa del senatore centrista faceva seguito ad una raccomandazione di tipo governativo, emessa dal ministero dell’Agricoltura, in cui si faceva riferimento alla volontà di limitare la commercializzazione di semi appartenenti a specie di Canapa non certificate, con percentuali di THC superiori allo 0,6%. Una raccomandazione che però non troverà seguito, almeno per ora.

Fonti parlamentari contattate dalla redazione di BeLeaf, infatti, hanno confermato che l’emendamento non verrà approvato. La cosa più probabile è che il Governo esprima parere negativo o che addirittura verrà dichiarato inammissibile, in quando è stato impropriamente presentato nel contesto di un disegno di legge, quello sulla Canapa industriale, che nulla ha a che fare con la questione delle sementi.

Il ddl, infatti, già approvato alla Camera in sede legislativa e ora in discussione al Senato, si rivolge alla coltivazione di Canapa con fini, appunto, industriali: produzione di alimenti e cosmetici, semilavorati, attività artigiane, settore energetico, didattico e dimostrativo.

L’emendamento presentato da Gualdani è, per usare un termine scolastico, “fuori tema”. Ma, al di là di questo aspetto (che è il motivo ufficiale per cui non passerà), è parso fin dall’inizio piuttosto sgangherato. In primo luogo prevederebbe una sanzione di tipo amministrativo, quantificabile attraverso una norma del 1971, quindi espressa ancora in Lire. Inoltre, come noto, la quantità di THC non è verificabile direttamente sul seme ma solo sulla pianta, cioè sul prodotto di quel seme. Ciò significa che un’eventuale approvazione dell’emendamento comporterebbe un enorme dispendio di risorse da dedicare all’attività ispettiva da svolgere sulle singole piante (senza fare riferimento alcuno a quali siano queste risorse).

Insomma, un testo fuori luogo e arzigogolato, la cui vita parlamentare è destinata ad essere molto breve.

Pericolo scampato, quindi? Pare sì, almeno per il momento. Fonti ministeriali ci hanno fatto sapere che la volontà di una regolazione della vendita dei semi, in base alla loro certificazione, rimane un obiettivo, ancora al vaglio di diversi tavoli tecnici. Un tema aperto, dunque, che torneremo a raccontare molto presto.

Stefano Cagelli