Era stata denunciata dai vicini e i carabinieri le avevano sequestrato 42 piantine. E’ stata assolta dal giudice perché malata. Era difesa dall’avvocato Elisabetta Alfonso, presidente dell’Associazione italiana sclerosi multipla di Venezia
VENEZIA. Coltivava marijuana nel terrazzo del suo balcone sul Canal Grande, ma nei giorni scorsi – su richiesta del pubblico ministero Giorgio Gava – il giudice Giuliana Galasso ha archiviato l’indagine nei confronti di una sessantenne signora veneziana, moglie di un noto docente, denunciata dai carabinieri che in casa sua avevano sequestrato 42 piante e 20 grammi di sostanza stupefacente già essiccata. La signora, infatti, la coltivava per farne uso personale e terapeutico: da 30 anni, infatti, soffre di sclerosi multipla progressiva e la utilizzava in luogo di farmaci antispastici, che hanno gravissimi effetti collaterali.
Prima il rappresentante della Procura, poi il giudice delle indagini preliminari hanno sostanzialmente accolto la tesi difensiva dell’avvocato Elisabetta Alfonso, che tra l’altro è presidente dell’Associazione italiana sclerosi multipla di Venezia. Nel provvedimento del magistrato si legge che il proscioglimento si giustifica con le particolarissime condizioni fisiche dell’indagata e alla modesta entità della coltivazione, palesemente funzionale tra l’altro al consumo meramente personale e ad uso terapeutico. Tutto questo è stato valutato sia dal pm sia dal giudice come «causa di giustificazione dello stato di necessità».
Quel 30 settembre 2008 i carabinieri si erano sicuramente mossi su indicazione di un vicino, il quale si era accordo che sul terrazzo dei coniugi cresceva la marijuana. I militari di Cannaregio avevano suonato il campanello a colpo sicuro e avevano sequestrato sia le piante sia la piccola scatola che conteneva l’«erba» già essiccata e pronta per l’uso, nonostante il marito della signora avesse spiegato loro perchè la moglie si fumasse ogni tanto qualche spinello. Nella memoria presentata dall’avvocato Alfonso, oltre a ricordare le condizioni di salute della signora, che da anni ormai è su una sedia a rotelle, aveva presentato una relazione clinica firmata dalla neurologa dell’ospedale veneziano che ha in cura la paziente.
«La paziente – si legge – mi informò che da qualche anno aveva spontaneamente sospeso le terapie in quanto causa prevalente di effetti collaterali: in particolare l’assunzione di benzodiazepine non garantiva il necessario effetto miorilassante, ma erano causa di ipertensione, sonnolenza, astenia e di dipendenza; l’utilizzo di baclofene non migliorava sufficientemente la spasticità e aveva effetti secondari quali l’astenia e le vertigini». «In seguito a ciò – conclude il medico- aveva sostituito i farmaci, dopo aver informato lo specialista che la seguiva, con la cannabis traendone subito un chiaro beneficio». Nella memoria presentata dall’avvocato, si aggiunge che le considerazioni della neurologa sono confermate dalle stesse direttive del ministero della Salute, in un protocollo del quale si sostiene che «i cannabinoidi si dimostrano efficaci nel migliorare la qualità di vita dei malati affetti da sclerosi multipla».
di Giorgio Cecchetti (fonte: nuovavenezia.gelocal.it)