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Sempre casini
Ho studiato e sto studiando tutt'ora l'etanole e le biomasse più in generale, diciamo che il problema dell'occupazione del terreno esiste in quanto dalle piante solitamente usate per produrre etanolo la percentuale di etanolo per ettaro è molto bassa, in brasile si usa la canna da zucchero ;-) questa pianta però sfuttta al massimo il terreno in cui risiede e produce poco etanolo... l'uso della canapa sarebbe la soluzione ideale in quanto posside una biomassa molto superiore rispetto alla canna da zucchero, non necessita di pesticidi, non ha bisogno di acqua per crescere (o meglio solo di quella delle pioggie), e sopratutto non sfrutta il terreno!!
la soluzione ci sta, l'antitesi bisogna vedere pure da che fonte arriva!!!!
credi che chi ha il monopolio del petrolio non farà di tutto per annientare queste tecnologie ambientalmente compatibili???
lo si è già visto con la canapa e l'idrogeno per cui.......
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Sempre casini
Sugli appennini parmigiani quest'estate (22-23 luglio) organizzeremo con il CSOA Paguro una ECO FESTA... Musica reggae di pomeriggio e tecno- goa di notte, gli impianti saranno totalmente alimentati da font energetiche rinnovabili (sole, corrente del torrente e cyclette...)
Abbiamo il contatto con questi ragazzi inglesi e francesi che si sono costruiti turbine, pannelli fotovoltaici e altre stranezze, le porteremo su e via!!!
:-o
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Sempre casini
re-god ed alcuni affermano cio:
\"ci sarebbe un uso di pesticidi davvero ridotto, e il terreno non viene impoverito, anzi diventa piu' fertile per le colture successive! e poi magari i contadini se la fumano anche e non han piu' tanta voglia di far la guerra \"
la prima cosa e' vera ma anche se poi fosse e' facilmente ovviabile con mezzi biologici e quindi nn risulta un problema.
riguardo al terreno...la canapa intesa come pianta e' un asportatrice tale e quale ai cereali con la differenza che succhia piu fosforo di gran lunga,piu azoto ma nn tanto,e tantissimo potassio. QUESTI CONTI VANNO SEMPRE FATTI FRA LA DIFFERNZA DELL'APPORTATO DALL'UOMO CON L'ESTRATTO DALLE PIANTE.
MA ANCHE QUI NN E' UN GRAN PROBLEMA..
IL PROBLEMA E' TRASFORMARE LA BIOMASSA IN CARBURANTE..ED E' LI CHE INTERVENGONO LE MULTINAZIONALI.
IL ROSSO HA FATTO LUCE SUL PUNTO SUL QUALE ERAVATE CONTROVERSI;
OSSIA IL METODO ESTRATTIVO CHE POTREBBE LEDERE LA NATURA INQUINANDO.
EBBEN ...GRAZIE ALL'IDROLISI ENZIMATICA SI PRODUCONO MOLTE CLASSI DI COMPOSTI ..FRA CUI LA MASSA PER PRODURRE IL CARBURANTE BIO.
INOLTRE LE RISULTANZE DI SCARTO SERVONO COME FERTILIZZANTI BIOLOGICI PIENI DI CARICA ATTIVA PER ICAMPI STESSI.
IL TUTTO SENZA QUASI DISPENDIO DI ENERGIA...PERCHE' DURANTE LA FERMENTAZIONE SI PRODUCE CALORE CHE VIENE RECUPERATO TRAMITE CONDOTTE.
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Sempre casini
<TABLE BORDER=0 ALIGN=CENTER WIDTH=85%><TR><TD><font size=-1>Quote:</font><HR></TD></TR><TR><TD><FONT SIZE=-1><BLOCKQUOTE>
28-06-2006 alle ore 15:26, pleugi :
cyclettte centrali... su sky c'era ujn documentario per il fabbisogno di una famiglia di 5 persone ci vogliono quattro cyclette...
bella l'idea delle carceri!
</BLOCKQUOTE></FONT></TD></TR><TR><TD><HR></TD></TR></TABLE>
CI HO SEMPRE PENSATO CAZZ....FACCIAMOGLIELA PAGARE(LA BOLLETTA NOSTRA) SUL SERIO A STI CONDANNATI!!!!
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Sempre casini
<TABLE BORDER=0 ALIGN=CENTER WIDTH=85%><TR><TD><font size=-1>Quote:</font><HR></TD></TR><TR><TD><FONT SIZE=-1><BLOCKQUOTE>sara' una bolla speculativa, desertifichera' i terreni, ci sara' bisogno di pesticidi che inquineranno e pauperizzeranno la terra, ci sara' una guerra di agricoltori incazzati che volgiono produrre tutto loro, e gli stati con le multinazionali a monopolizzare il tutto... </BLOCKQUOTE></FONT></TD></TR><TR><TD><HR></TD></TR></TABLE>
eh eh....mi sa che facendoti una canna ti si e' accesa una lampadina sbagliata!! questi effetti sono si reali, e sono gia' un problema, per esempio, in brasile, ma perche' si usa la pianta sbagliata!! normalmente viene utilizzata la canna da zucchero, ma se si usasse la canapa (quella che ti sei fumato ;-) ) ci sarebbe un uso di pesticidi davvero ridotto, e il terreno non viene impoverito, anzi diventa piu' fertile per le colture successive! e poi magari i contadini se la fumano anche e non han piu' tanta voglia di far la guerra :-]
in ogni caso bisogna cmq dire che questa non potra' essere una via per la produzione mondiale e globale di energia, ma puo' essere una soluzione per consumi locali, e oltrettutto non inquinante....poi cosa importante non richiede grosse tecnologie o investimenti, e dunque sfavorisce il monopolio da parte dei ricchi e potenti, cosa che invece e' inevitabile per tecnologie complesse e costose come il nucleare..
come dice anche blues, le strade percorribili sono due: in primis, aumentare l'efficienza delle macchine e impianti attuali, magari sviluppando anche sistemi di cogenerazione....e poi c'e' l'idrogeno, da qui a 20 anni si dovrebbe trovare il sistema di avere l'idrogeno a \"basso costo\", ho letto anche di studi sulla possibilita' di ottenerlo tramite l'immagazzinazione di CO2 atmosferica nelle sacche petrolifere esaurite nel sottosuolo....sarebbe una figata, si elimina l'effetto serra e si ottiene energia pulita in cambio!
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Sempre casini
scusa pleugi non avevo capito l'ironia! cmq a proposito di tecnologie vecchie ma mai utilizzate leggetevi qualcosa del totem della fiat: click!...
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Sempre casini
<TABLE BORDER=0 ALIGN=CENTER WIDTH=85%><TR><TD><font size=-1>Quote:</font><HR></TD></TR><TR><TD><FONT SIZE=-1><BLOCKQUOTE>riguardo al terreno...la canapa intesa come pianta e' un asportatrice tale e quale ai cereali con la differenza che succhia piu fosforo di gran lunga,piu azoto ma nn tanto,e tantissimo potassio </BLOCKQUOTE></FONT></TD></TR><TR><TD><HR></TD></TR></TABLE>
ok, ma in una coltivazione industriale quando si \"raccoglie\", la pianta non viene asportata completamente, ma tagliata....e dunque tutto il suo apparato radicale rimane nel terreno, e diventa fertilizzante per le coltivazioni successive....questo almeno a quanto ho capito io...
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Sempre casini
Le alternative energetiche ci sono da anni.
Il biogas creato dagli scarichi fognari domestici crea gas utilizzabile al fabbisogno della casa, e credo che pulirebbe un po le cacche facendole decantare, prima di riimetterle nelle fogne.
Chi dispone dell'energia, è in grado di influire sull'andazzo economico di nazioni intere!
Le sette sorelle (puttanazze) petrolifere, hanno da anni acquisito i diritti sull'uranio, ed è per questo che i petrolieri spingevano nella direzione del nucleare e delle centrali atomiche...
Ci avrebbero sempre guadagnato loro.
Ora si sono impossesseti dei diritti dell'idrogeno, e stanno spingendo in questa nuova direzione, facendo la figura dei salvatori e continuando a gestire il momopolio energetico che si sono costruiti! :-Y
Le energie tipo il solare o l'eolico, invece non gli porta in tasca nulla e non possono monopolizzare o far pagare la luce del sole o il vento, perciò le boicottano e sputtanano con leggende metropolitane o con dichiarazioni di dottoroni loro complici.
Perderebbero il dominio sulle nazioni (quasi tutte) che dipendono da loro per l'energia come un tossico dipende dal suo pusher!
Le case automobilistiche , come ricorda Goblin, hanno progetti inimmaginabili di soluzioni per l'automobile.
Questi porci, si impossessano dei brevetti delle nuove scoperte, per poterle nascondere e continuare a vendere i vecchi baracconi con tecnologie da anni '60!
Se non fossero venuti i giapponesi ;-) a turbare il mercato con modelli di auto all'avanguardia, saremmo ancora alla 127 special! :-Y
Booommm!!!!
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Sempre casini
Un po di chiarezza sull'etanolo e sulla sua produzione...
Consapevolizziamoci!!:-] :-]
http://66.249.93.104/search?q=cache:...&ct=clnk&cd=19
BIOFUELS [1, 3, 4, 6, 8] Il termine biofuels potrebbe riferirsi anche ai combustibili usati per la produzione di energia elettrica, ma in genere si riferisce ai combustibili liquidi impiegati nei mezzi di trasporto. Tra i biofuels sono compresi alcol, esteri, eteri e altri composti chimici prodotti dalla biomassa. I più comuni biofuels sono senza dubbio il bioetanolo sintetizzato dai carboidrati e il biodiesel (un estere) ottenuto da grassi e oli. Nonostante l’etanolo ottenuto dagli amidi e dagli zuccheri stia fornendo un buon contributo sotto il profilo energetico ed ambientale, in seguito verrà esaminato l’etanolo prodotto da biomassa cellulosica come piante erbacee e legnose, residui agricoli e forestali e da grandi quantità di scarti urbani e industriali. Infatti, mentre gli amidi e gli zuccheri costituiscono un modesto quantitativo di materiale derivante dalle piante, la cellulosa e l’emicellulosa, che sono polimeri delle molecole dello zucchero, rappresentano la maggior parte della biomassa. I benefici legati ai biofuels derivano dal fatto di avere un impatto ambientale più contenuto rispetto ai derivati del petrolio e di usare materiali di scarto che solitamente non vengono utilizzati. Infine saranno brevemente analizzati altri due biofuels, il metanolo e i composti della benzina corretti. Bioetanolo: l’etanolo risulta un prodotto utilizzabile anche nei motori a combustione interna normalmente di tipo “dual fuelâ€?, come riconosciuto fin dall’inizio della storia automobilistica. Se, però, l’iniziale ampia disponibilità ed il basso costo degli idrocarburi avevano impedito di affermare in modo molto rapido l’uso di essi come combustibili, dopo lo shock petrolifero del 1973 sono stati studiati numerosi altri prodotti per sostituire il carburante delle automobili (benzina e gasolio); oggi, tra questi prodotti alternativi, quello che mostra il miglior compromesso tra prezzo, disponibilità e prestazioni è proprio l’etanolo, o più probabilmente il suo derivato ETBE (EtilTertioButilEtere), ottenuto combinando un idrocarburo petrolifero (l’isobutene) e l’etanolo. La sintesi dell’etanolo da biomassa è articolata in quattro stadi: produzione della biomassa fissando la CO2 atmosferica in carbonio organico; conversione della biomassa in un’alimentazione utilizzabile per la fermentazione (di solito sotto forma di qualche zucchero) applicando uno dei molti processi tecnologici disponibili: tale conversione costituisce lo stadio che differenzia le varie soluzioni tecnologiche nella sintesi del bioetanolo; fermentazione degli intermedi della biomassa usando biocatalizzatori (microrganismi come lievito e batteri) per ottenere etanolo in una
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Page 8
www.energialab.it8soluzione poco concentrata: tale stadio può essere considerato come la più anticaforma di biotecnologia sviluppata dall’uomo; processando il prodotto della fermentazione si ottiene etanolo combustibile e sottoprodotti utilizzabili nella produzione di altri combustibili, composti chimici, calore ed energia elettrica. I processi industriali più diffusi sono: idrolisi di un acido concentrato, idrolisi di un acido diluito, idrolisi enzimatica e ciclo combinato gassificazione-fermentazione. Questi processi, pur essendo tra loro diversi, prevedono come ultimo stadio di sintesi la fermentazione. La fermentazione alcolica è un processo di tipo micro-aerofilo che opera la trasformazione dei glucidi contenuti nelle produzioni vegetali in etanolo. Per la descrizione del primo processo si prenderà come riferimento il processo adottato dalla Arkenol. In esso l’alimentazione, formata da cellulosa ed emicellulosa preventivamente essiccata ad un’umidità del 10% per assorbire più acido, viene decristallizzata (vale a dire avviene la rottura dei legami idrogeno presenti nella struttura cristallina ordinata delle catene cellulosiche ad opera di un acido concentrato rendendola amorfa) aggiungendo acido solforico al 70%-77%. Il rapporto d’alimentazione acido:cellulosa ed emicellulosa è di 1.25:1, la temperatura operativa è meno di 50°C. Successivamente si opera l’idrolisi e la diluizione dell’acido con acqua abbassando la sua concentrazione al 20%-30%; si esegue un riscaldamento per circa un’ora che provoca il rilascio degli zuccheri. Il gel formatosi nel reattore viene pressato per separare la corrente acido/zucchero dal residuo solido, che è sottoposto ad ulteriore idrolisi, dalla quale si separa la lignina e una nuova corrente acido/zucchero, che verrà mescolata con la precedente. La corrente acido/zucchero passa in una colonna di distillazione cromatografica per ottenere una resa elevata e una separazione spinta dell’acido dagli zuccheri. Tale accorgimento è stato introdotto dai ricercatori della University of Southern Mississippi. Il distillato della colonna contiene l’acido, mentre il fondo la corrente degli zuccheri. L’acido viene concentrato in un’ evaporatore a triplo effetto, mentre gli zuccheri (xilosio e glucosio) sono convertiti in etanolo con il processo di fermentazione. La loro conversione è prossima a quella di equilibrio che si attesta all’85% e 92% rispettivamente. L’Arkenol riporta come specifiche di processo una separazione minima acido/zucchero in colonna del 98% e una perdita di acido nella corrente di fondo non superiore al 3%. Il secondo processo può essere schematizzato nel seguente modo: l’idrolisi con acido diluito avviene in due stadi per tenere conto della differenza tra emicellulosa e cellulosa. Nel primo stadio si lavora in condizioni operative più blande: a tale livello si massimizza la resa dell’emicellulosa, che è più facilmente idrolizzabile. Nel secondo stadio avviene l’idrolisi della cellulosa, che è più resistente. I liquidi idrolizzati sono recuperati dal rispettivo stadio e fermentati ad alcol. La fase solida uscente dai reattori di idrolisi e contenente cellulosa e lignina viene usata come combustibile nelle caldaie per produrre energia elettrica e vapore. Nonostante siano stati testati diversi reattori, i reattori a percolazione risultano ancora oggi i più affidabili. Sono stati provati su scala industriale reattori continui in equicorrente “pulpingâ€? (riducono l’alimentazione in poltiglia), ma hanno una resa inferiore rispetto ai reattori a percolazione. L’NREL ha riportato di recente i seguenti risultati per l’idrolisi con acido diluito di legno dolce nelle condizioni operative sotto elencate:pimo stadio: acido solforico allo 0.7%, 190°C, tempo di permanenza di 3 minuti; secondo stadio: acido solforico allo 0.4%, 215°C, tempo di permanenza di 3 minuti. I risultati più rimarchevoli sono: resa dell’89% per il mannosio, dell’82% per il galattosio e del 50% per il glucosio; la fermentazione con Saccharomyces cerevisiae garantisce una resa in etanolo del 90% di quella d’equilibrio.
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Page 9
www.energialab.it9Si ricorda che la resa indica la quantità totale di prodotto formata/la quantità totale di reagente chiave limitante alimentata. L’idrolisi enzimatica rappresenta l’innovazione tecnologica più recente nel processo di produzione dell’etanolo da biomassa. Infatti mentre la chimica della sintesi degli zuccheri da sostanze legnose vanta 200 anni di ricerca e di storia e 100 anni di sviluppo processistico, l’uso degli enzimi per l’idrolisi della biomassa è iniziato circa 50 anni fa. L’origine degli studi risale alla seconda guerra mondiale, quando l’esercito americano iniziò una ricerca per capire le cause del deterioramento degli indumenti e degli equipaggiamenti nelle giungle del Sud Pacifico. Nel monitoraggio di migliaia di campioni raccolti nella giungla si giunse all’identificazione del microrganismo più importante fra gli enzimi della cellulasi, il Trichoderma viride (noto anche come Trichoderma reesei), il quale viene considerato come il capostipite di molti fra i più potenti funghi che producono enzimi oggi in commercio. La prima applicazione degli enzimi nell’idrolisi del legno in un processo dell’etanolo fu molto banale: infatti fu sostituita lo stadio di idrolisi acida con uno di idrolisi enzimatica. Tale processo è noto come SHF (separate hydrolysis and fermentation), prevede molte opzioni sul pretrattamento dell’alimentazione, come stadi termici e chimici. Un miglioramento del SHF ha portato alla simultanea saccarificazione e fermentazione (SSF), processo brevettato dalla Gulf Oil Company e l’ University of Arkansas. Infatti l’SSF riduce il numero di reattori usati eliminando il reattore per l’idrolisi separata e soprattutto superando il problema legato all’inibizione del prodotto dovuto agli enzimi. In presenza di glucosio, la ß-glucosidasi blocca l’idrolisi del cellobiosio, il quale sospende la degradazione della cellulosa. Nel processo SSF è stata perfezionata la cofermentazione di substrati multipli di zucchero, nota come SSCF (Simultaneous Saccharification and CoFermentation). Nel processo di gassificazione e fermentazione la biomassa è convertita in gas di sintesi, formato da CO, CO2e H2con uno stadio di gassificazione. Tale processo è stato oggetto di studio negli ultimi 20 anni: esso comporta problemi di carattere economico, non tecnico. In passato i prodotti della gassificazione erano l’energia elettrica o fonti di calore, che hanno un basso valore commerciale tale da non giusificare investimenti nel settore. Tuttavia se la gassificazione viene accoppiata con la produzione di combustibili liquidi di buon valore commerciale, la combinazione potrebbe rappresentare una tecnologia di energia alternativa percorribile. Dopo la gassificazione i batteri anaerobici come il Clostridium ljungdahlii convertono il gas di sintesi in etanolo. Le velocità del processo sono più elevate, in quanto lo stadio limitante è il trasferimento di materia all’interfacies liquido-gas (enzimi-gas di sintesi), mentre nei processi finora analizzati lo stadio limitante era l’attacco dei batteri sul substrato organico. Biodiesel: gli oli vegetali, i grassi animali e i grassi da cucina riciclati possono essere trasformati in biodiesel usando una serie di tecnologie di esterificazione e transesterificazione, in condizioni operative di bassa temperatura e pressione. Una generica reazione di esterificazione prevede come reagenti un alcol e un acido per ottenere un estere e acqua. Gli esteri sono liquidi o solidi, solubili in solventi organici e hanno un odore gradevole. Gli oli e i grassi sono formati principalmente da trigliceridi - composti chimici di acidi grassi e glicerina – e acidi grassi liberi. Gli acidi grassi liberi si legano al metanolo (si può in alternativa usare anche l’etanolo) per produrre biodiesel in ambiente acido, mentre i trigliceridi sono trasformati in biodiesel e glicerina in ambiente basico, usando idrossido di sodio come catalizzatore.
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Page 10
www.energialab.it10La glicerina è un prodotto secondario, che può essere usato nella produzione di creme per le mani, pasta dentifricia e lubrificanti. L’attuale produzione del biodiesel in USA è basata principalmente sull’olio di soia e sul grasso animale usato in cucina, che sono entrambi molto abbondanti. A prescindere dal processo e dai reagenti di partenza, il biodiesel deve rispettare rigorose specifiche per essere usato come combustibile. L’uso del biodiesel diminuisce la dipendenza energetica dai combustibili fossili, riduce le emissioni dei gas serra e i rischi della salute dovuti all’inquinamento atmosferico; non è tossico ed è biodegradabile in 30 giorni; il diesel mescolato al biodiesel triplica la sua biodegradabilità ; contiene tracce di zolfo, che rientrano tuttavia nei nuovi parametri previsti dall’EPA e che saranno in vigore a partire dal 2006; è sicuro da maneggiare e da trasportare ed ha un punto di flash superiore più alto del diesel petrolifero; può essere stoccato negli stessi serbatoi del diesel e pompato con gli usuali mezzi tranne che nelle giornate fredde, durante le quali bisogna usare riscaldatori dei serbatoi o agitatori; è completamente miscibile col diesel e ciò lo rende un additivo molto flessibile. Il biodiesel, essendo un prodotto ossigenato, migliora il completamento della combustione, e la riduzione di emissioni inquinanti è proporzionale alla sua concentrazione nelle miscele. Uno svantaggio del biodiesel è l’emissione di NOX: la ricerca sta concentrando gli sforzi per mitigare il problema. Inoltre le prestazioni dei motori (consumo, potenza e coppia) che utilizzano biodiesel puro diminuisce dell’8-15% rispetto al diesel tradizionale, a causa dei diversi contenuti energetici (121000 Btu e 135000 Btu rispettivamente). Per risolvere i problemi sopra citati si usa il B20, una miscela di diesel e biodiesel al 20%. Una miscela di biodiesel, etanolo (fino al 15% in volume) e un additivo come un emulsionante o un cosolvente è chiamata e-diesel. La miscela si prepara con un mescolamento a spruzzo, un processo poco rigido, che non richiede apparecchiature particolari e controllo della temperatura. L’e-diesel riduce molto le emissioni di particolati dovuti al diesel tradizionale. Metanolo e composti della benzina corretti: noto anche come alcol del legno, il metanolo è prodotto di solito dal gas naturale, ma può essere altresì sintetizzato dalla biomassa. Il processo più diffuso è la gassificazione della biomassa, che consiste nel vaporizzare la biomassa ad alta temperatura, rimuovere le impurezze dal gas caldo e farlo passare su un catalizzatore, che provvede alla sua conversione in metanolo.I composti della benzina corretti e prodotti dalla biomassa fungono da addittivi dei carburanti per ridurre le emissioni inquinanti. I più usati sono il metilterzbutiletere (MTBE) e l’etilterzbutiletere (ETBE). Di seguito viene riportata la normativa di riferimento in materia di biofuels: Dir. UE 536/85: Regolamenta la miscelazione delle benzine con composti ossigenati (max. 5% etanolo, max 15% etbe). Recepita dallo Stato italiano con decreto del 8/04/1994. Reg. UE 334/93: Concede la facoltà di stipulare contratti di coltivazione per la produzione di biocarburanti (etanolo, EBTE, biodiesel), a condizione che il sottoprodotto non superi il valore economico del prodotto principale. Legge 427/92: Istituisce la defiscalizzazione del biodiesel entro i limiti di un contingente annuo. Sottopone l'ETBE al medesimo regime fiscale dei carburanti di origine fossile. D.L. 260/94: Fissa il contingente di biodiesel in regime di esenzione a 125.000 tonnellate.
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Page 11
www.energialab.it11BIOPRODUCTS[5] Qualunque composto sintetizzabile dai combustibili fossili può essere ugualmente prodotto dalla biomassa. Questi bioprodotti (bioproducts) sono realizzati pertanto da fonti energetiche rinnovabili e di solito la loro produzione necessita di quantitativi energetici inferiori rispetto ai loro omologhi basati sul petrolio. I ricercatori hanno accertato che i processi utilizzati per produrre biofuels, possono essere combinati per ottenere antigelo, materie plastiche, colla, dolcificanti artificiali e pasta dentifricia. Altri reagenti per ottenere bioproducts sono il monossido di carbonio e l’idrogeno. Essi si formano in abbondanza nel riscaldamento della biomassa con la presenza di ossigeno. Questa miscela CO-H2 è nota come gas di biosintesi, da cui sono sintetizzati materie plastiche e acidi indispensabili nella produzione di pellicole fotografiche, fibre tessili e sintetiche. Quando la biomassa è riscaldata in assenza di ossigeno si forma l’olio di pirolisi, da cui è estraibile il fenolo, intermedio usato nella produzione di adesivi per il legno, stampi di plastica e schiuma isolante. VANTAGGI E SVANTAGGI DELLA BIOMASSA[7] I principali vantaggi della biomassa sono: la biomassa è molto abbondante, si trova in quasi ogni parte della terra costituita da alghe, alberi e letame; è rinnovabile grazie alla possibilità di rimboschimento; è facilmente convertibile in combustibili ad alto potere energetico (alcool, gas); è economica; con la sua produzione si possono rigenerare terre desolate (aree disboscate); può sfruttare le zone inutilizzate dall’agricoltura e creare occupazione nelle comunità rurali; se prodotta da risorse rinnovabili, l’uso di energia da biomassa non provoca un aumento di livelli di CO2poiché le piante la riassorbono durante la loro crescita (fotosintesi); produce pochissimo zolfo, riducendo così la produzione di piogge acide. I principali svantaggi della biomassa sono: la combustione della legna può essere pulita quanto altamente inquinante e per questo, per ottenere alta qualità e buon rendimento, è necessario l’utilizzo di tecnologie avanzate che ancora scarseggiano; carenza di una precisa programmazione, di una strategia nazionale e di un piano operativo di settore che si congiunga agli aspetti ambientali, agricoli, forestali, rurali e dei trasporti; non si conoscono i benefici diretti e indiretti che potrebbero riguardare l’intera popolazione; gli attuali strumenti di mercato sono inadeguati; troppa difficoltà nelle procedure autorizzate; l’opinione pubblica non è ancora informata correttamente; mancanza di strutture di collegamento tra ricerca, industria ed Amministrazioni pubbliche. STATO DELL’ARTE[1] Ad oggi, le biomasse soddisfano il 15% circa degli usi energetici primari nel mondo, con 55 milioni di TJ/anno (1.230 Mtep/anno). L’utilizzo di tale fonte mostra, però, un forte grado di disomogeneità fra i vari Paesi. I Paesi in Via di Sviluppo, nel complesso, ricavano mediamente il 38% della propria energia dalle biomasse, con 48 milioni di TJ/anno (1.074 Mtep/anno), ma in molti di essi tale risorsa soddisfa fino al 90% del fabbisogno energetico totale, mediante la combustione di legno, paglia e rifiuti animali. Nei Paesi Industrializzati, invece, le biomasse contribuiscono appena per il 3% agli usi energetici primari con 7 milioni di TJ/anno (156 Mtep/anno). In particolare, gli USA ricavano il 3,2% della propria energia dalle biomasse, equivalente a 3,2 milioni di TJ/anno (70 Mtep/anno); l’Europa, complessivamente, il 3,5%, corrispondenti a circa 40 Mtep/anno, con punte del 18% in Finlandia, 17% in Svezia, 13% in Austria,
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Page 12
www.energialab.it12l’Italia, con il 2% del proprio fabbisogno coperto dalle biomasse, è al di sotto della media europea. L’impiego delle biomasse in Europa soddisfa, dunque, una quota piuttosto marginale dei consumi di energia primaria, ma il reale potenziale energetico di tale fonte non è ancora pienamente sfruttato. All’avanguardia, nello sfruttamento delle biomasse come fonte energetica, sono i Paesi del centro-nord Europa, che hanno installato grossi impianti di cogenerazione e teleriscaldamento alimentati a biomasse. La Francia, che ha la più vasta superficie agricola in Europa, punta molto anche sulla produzione di biodiesel ed etanolo, per il cui impiego come combustibile ha adottato una politica di completa defiscalizzazione. La Gran Bretagna invece, ha sviluppato una produzione trascurabile di biocombustibili, ritenuti allo stato attuale antieconomici, e si è dedicata in particolare allo sviluppo di un vasto ed efficiente sistema di recupero del biogas dalle discariche, sia per usi termici che elettrici. La Svezia e l’Austria, che contano su una lunga tradizione di utilizzo della legna da ardere, hanno continuato ad incrementare tale impiego sia per riscaldamento che per teleriscaldamento, dando grande impulso alle piantagioni di bosco ceduo (salice, pioppo) che hanno rese 3÷4 volte superiori alla media come fornitura di materia prima. Nel quadro europeo dell’utilizzo energetico delle biomasse, l’Italia si pone in una condizione di scarso sviluppo, nonostante l’elevato potenziale di cui dispone, che come esposto nel prosieguo risulta non inferiore ai 27 Mtep.FONTI E RIFERIMENTI [1]: http://www.isesitalia.it/[2]: http://www.eren.doe.gov/[3]: http://www.ott.doe.gov/biofuels/[4]: http://www.greenfuels.org/[5]: http://www.nrel.gov/[6]: http://www.ilsolea360gradi.it[7]: http://www.itcgfontana.tn.it/FontiAlternative/[8]: energialab (ingg. Doria, Forni, Andretta, Puglioli) [9]: www.gastechnology.org
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Sempre casini
Eh già , Pleugi... Tante piccole fonti toglierebbero il potere a quelle canaglie responsabili della inquinata (fisicamente e politicamente) situazione attuale.
Un milione di scorreggette ben utilizzate, potrebbe risparmiarci la costruzione di una deleteria centrale nucleare! :-] :-] :-]
[ Questo Messaggio è stato Modificato da: rouge il 28-06-2006 14:47 ]