Il dossier dell’infamia
(ampia panoramica sul dossier “Cannabis e danni alla salute” presentato alla camera)
Lo scorso 20 Dicembre, il Dipartimento delle Politiche Antidroga, ha presentato un copioso volume di ben 500 pagine, dal titolo “Cannabis e danni alla salute”. Si tratta molto probabilmente della più grande raccolta di leggende, superstizioni, e esagerazioni sul fenomeno canapa, per alimentare il proibizionismo in tutte le sue forme, sopratutto attraverso un terrorismo psicologico che non ha eguali in Europa. E assolutamente deludente anche constatare la confusione che vogliono generare nel lettore, inserendo anche nel mix altre sostanze di comprovata maggiore pericolosità.
Il dossier apre con una considerazione che è stata il “cavallo di battaglia” proibizionista degli ultimi 5 anni…e da quanto si evince, lo è ancora.
Il proibizionista Serpelloni dichiara:
”…Soprattutto, per quanto riguarda la cannabis e i suoi derivati, le con*dizioni sono profondamente variate e i consumatori si trovano di fronte a so*stanze molto diverse da quelle che erano sul mercato qualche anno fa. …”
Caro Serpelloni e cari proibizionisti…è giunta finalmente l’ora di sapere che la pianta di cannabis è una pianta assai versatile e adattabile. Muta parecchio. Infatti si può dire che la pianta di canapa sia di un’unica specie: la “Cannabis Sativa”. Ma siccome varia tanto (latitudine, clima, esposizione) l’uomo ha dovuto classificarla in tre ceppi diversi.
Oltre che Sativa può essere “Cannabis Indica” o “Cannabis Ruderalis”. In effetti in natura la cannabis prende sembianze assai diverse.
La distribuzione geografica di indiche e sative è molto varia ed è proprio nelle zone equatoriali che le sative hanno il loro regno incontrastato.
Le indiche si possono localizzare in una fascia che partendo dal Nord dell’India fino alle pendici nepalesi dell’Himalaya (e forse anche alcune zone della Cina), attraversa Pakistan, Afghanistan, Medio Oriente ed arriva al Nord Africa.
Nel resto del mondo la Cannabis autoctona è Sativa. La Ruderalis è tipica dell’Est e Nord Est europeo. In genere le varietà “indica” hanno un più alto contenuto di THC rispetto alle “sativa”. Le “ruderalis” hanno quasi sempre il più basso contenuto di principio attivo.
Era così 3000 anni fa, lo è ancora ora, lo sarà sempre. Negli anni 70 in Inghilterra, Olanda e anche Stati Uniti, girava un’erba (e specialmente un hashish) poco contaminata e fatta come si deve e di conseguenza con un alto contenuto di THC. Costava poco per cui era di grossa distribuzione.
Oggi, vuoi perché la domanda è aumentata, o perché sono aumentati i rischi, arriva sul mercato principalmente un prodotto abbastanza degradato o addirittura “diluito”. Ne consegue un prodotto povero di principio attivo, ma ricco d’impurità. Se poi parliamo di vari incroci che l’uomo ha operato in serra, il discorso cambia.
Le tecniche di oggi sono migliori rispetto a trent’anni fa. Si riesce a incrociare varietà che in natura vivono molto lontane, creando “strain” assai diversi tra loro, ma di una certa precisione riguardo il contenuto di THC. Generalmente molto alto (fino al 25, 30%). Ma questa è roba che non va a finire nella grande distribuzione. Solo pochi eletti ne beneficiano, in genere i coltivatori stessi e qualche “amico intimo”.
Per concludere: La Cannabis parte da un contenuto di principio attivo praticamente nullo (ruderalis) ad un contenuto basso come la canapa da fibra (sativa) “canapone italiano” (0,3% circa) o a livelli di THC che possono raggiungere il 30% (prevalentemente indica). Dipendeva, dipende e dipenderà da quello che avete la fortuna di fumare e dal momento che la canapa non è una sostanza letale (anzi…), un livello di THC elevato non è affatto preoccupante …vorrà dire che per ottenere un determinato effetto si dovrà assumere meno sostanza.
Invece è proprio il proibizionismo che mette a rischio la salute del consumatore. Non permettendo la produzione in proprio della sostanza, non attuando alcuna regolamentazione o controllo, il proibizionismo fa in modo che, per procacciarsi la sostanza, il consumatore debba rivolgersi al mercato nero. Il mercato nero di qualsivoglia sostanza o prodotto, è nella quasi totalità dei casi, in mano alla criminalità (organizzata e non). I criminali, per propria natura, non è gente che si fa assai scrupoli, o si interessi alla qualità del prodotto. Per barare sul peso, in alcuni casi, usano limare il ferro o il vetro sulle cime di cannabis, sostanze che si condenseranno poi nei polmoni degli assuntori, oppure “imbustano” la sostanza troppo presto, cioè non le danno il tempo di essiccarsi per bene. Questo comporta, un maggior introito per il venditore (più acqua, più peso) ma un marcimento della sostanza e lo sviluppo di agenti chimici (ammoniaca) e , a volte, funghi (aspergillus) dannosi, se non letali, per l’organismo umano.
Poi ancora, Serpelloni scrive:
“Le organizzazioni criminali in questi anni, al fine di migliorare la propria efficienza, e quindi i propri guadagni, hanno specializzato e differenziato la loro rete di distribuzione introducendo alcune importanti varianti. Anche il marketing della droga è variato nel tempo utilizzando sempre di più le tecni*che di web marketing e di multiofferta contemporanea anche al dettaglio su strada.”
Cominciare così un paragrafo, per un proibizionista incallito come Serpelloni, deve essere stata dura…se almeno capisse quel che sta scrivendo.
In pratica Serpelloni autodenuncia il fallimento del proibizionismo. Cinquant’anni e più di uomini impiegati, ingenti fondi utilizzati, incensurati imprigionati…e il risultato è che i consumatori sono aumentati e gli spacciatori si sono arricchiti.
Poi continua con un altro “autogol”:
“…Lo spacciatore tende ad offrire qualsiasi tipologia di sostanza, proprio per rendere più appetibile la sua offerta. Sono state confezionate e poste in vendita “babydosi” di cocaina al costo di 10 euro l’una al fine di avvicinare i giovanissimi e rendere la sostanza più facilmente acquistabile…”
E ancora:
“…Oltre a ciò, lo spacciatore “tipo” ha adottato la logica della multiofferta e cioè quella di offrire contemporaneamente ai suoi clienti tutti i vari tipi di droghe che potrebbero essere da loro ricercate e gradite. Le offerte prevedono anche promozioni, gadget e “sconti comitiva”, sempre nell’ottica di attirare un numero maggiore di persone e di fidelizzarle…”
In pratica Serpelloni denuncia che è proprio il pusher a poter determinare quale “droga” il consumatore userà. Cioè in poche parole, io vado a comprare della cannabis perché lo Stato mi proibisce di coltivarla, o quanto meno, non ha alcuna intenzione di regolamentarne l’uso e non trovando la sostanza, vengo invogliato dal pusher a comprare un po’ di coca…e io divento assuntore di coca…bravo Serpelloni!…noi antiproibizionisti diciamo le stesse cose da almeno 15 anni…è soprattutto il proibizionismo che potrebbe determinare il famoso passaggio che da anni i proibizionisti non sono stati capaci di dimostrare scientificamente, “dalla canna…alla pera”.
Il dossier continuerebbe con una denuncia ai siti che vendono semi di cannabis o articoli per la coltivazione e agli smart shop che, non potendo vendere cannabinoidi naturali, vendono cannabinoidi di sintesi sottoforma di “profumatori ambientali” o “incensi”. Cannabinoidi di sintesi?…e cosa c’entra la cannabis?…è colpa della “marijuana”, o del fatto che il proibizionismo crea soltanto confusione ed un’infinità di mercati paralleli praticamente ingestibili?
Si apre ora il capitolo sull’età d’inizio. I proibizionisti asseriscono che se si assume cannabis in grosse quantità, in età adolescenziale, si possono avere dei problemi…ora, qui le cose sono due: o ci considerano, tutti noi che li leggiamo…(antiproibizionisti, proibizionisti e neutrali) dei perfetti coglioni, o contano sul fatto che nessuno leggerà fino in fondo queste 500 pagine di vecchie teorie proibizioniste che non hanno alcun senso…io penso più la prima opzione.
Anche l’alcol assunto in maniera cronica in giovane età fa danni notevoli e addirittura letali, ma non vedo alcuno tremante, o quanto meno scioccato dal fatto che sia legale. In età adolescenziale non bisognerebbe abusare di alcunché, Tv e playstation comprese…anche uno stupido lo potrebbe intuire…questi si sono presi la briga di scriverci un intero capitolo. Capitolo che si va a sommare agli altri deliri…che a volte per quanto sono stupidi, fanno sorridere.
Le teorie proibizioniste, tranne quella che denuncia una “marijuana” 25 volte più potente di quella che si fumava 20 anni fa, sono tutte teorie vecchie e smentite più volte…ma loro non vogliono sentire ragioni…continuano imperterriti.
In realtà su questo fatto della ‘marijuana’ più potente di 25 volte, giocano sui ‘numeri’ e sui ‘simboli’ associati, loro dicono 25 volte più potente, che è qualcosa di impossibile, la realta è invece che in alcune varietà selezionate (strain), si è riscontrato un volume di principio attivo maggiore del 25%, cioè un quarto in più, in pratica si può passare da una marijuana con principio attivo del 4% ad uno del 5%, semplice e opportunista il loro gioco del terrore.
In pratica la loro tattica consiste semplicemente in questo: Si prendono gli effetti classici della “intossicazione” da cannabis e si elevano all’ennesima potenza. Un leggero torpore, diventa “zombite”, una momentanea deconcentrazione dovuta all’azione dei cannabinoidi in fase di “sballo”, diventa “gravi danni permanenti alla memoria”….e così via.