Riceviamo e pubblichiamo:
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IL DIVIETO NON HA LUOGO A PROCEDERE - QUESTA STREET S'HA DA
FARE
Global Project Bologna - Giovedì 22 giugno 2006
Da diverse settimane gli amici del L57 hanno inaugurato in città una
grande campagna di discussione, intesa a porre all'attenzione di tutti
coloro i quali non hanno smesso di pensare alla gravità culturale della
legge Fini-Giovanardi, proibizionista ed assassina, e sui suoi nefasti
effetti sociali.
Da qualche giorno il Livello57 sta pagando sulla propria pelle i prezzi
politici ed umani di questa battaglia, avendo avuto le proprie sedi,
laboratori ed abitazioni perquisite pretestuosamente, Maria Pia, il
proprio legale, condannata a pene pesantissime e diventata oggetto di
una tragicomica inchiesta penale istruita dal Dott. Giovagnoli.
A questi amici va la più completa solidarietà ed il ringraziamento per
avere la forza di continuare questa battaglia.
Suicidi ed omicidi, carcerizzazione del consumo, produzione di paura e
l'introduzione di un regime di leggi speciali tipiche di un paese in
guerra, sovraffollamento delle carceri giudiziarie prima ancora che dei
rami penali ed il drammatico girone infernale sono i principi attivi
della Legge Fini-Giovanardi.
Questa Legge è stata introdotta dal precedente Governo ed è aspettativa
condivisa che essa venga abrogata immediatamente ed incondizionatamente
dal nuovo.
La street parade è un importante occasione per aprire un dibattito alto
e forte in città e nel Paese, rivolto a sostenere questo atto ed a
rompere un muro di silenzio colpevole, per il quale le contraddizioni
sociali possono essere sepolte nelle carceri ed il dissenso cancellato
sotto montagne di atti giudiziari.
Gran parte delle forze politiche della città , anche di sinistra, si sono
schierate contro la street. Esse sono trincerate dietro un moralismo
bigotto per il quale la pulizia, l'ordine, la difesa del silenzio
sarebbero valori e beni intoccabili. Bologna non è loro proprietÃ
privata.
Il problema è squisitamente politico: il motivo scatenante la campagna
politica e privata contro la street è che una parte di città ha deciso
di appropriarsi del comando di Bologna proibendo di manifestare le
proprie idee a cittadini, studenti, Centri Sociali, movimenti,
associazioni, sacerdoti ed a tutti coloro che ritengono la città spazio
di progetto, vita, relazione, cooperazione, conflitto e che sono uniti,
nelle differenze, nel denunciare la maledizione del proibizionismo.
Chi ha in città la maggior parte della sua rappresentanza formale
ritiene impropria ed indecente la street (10 ore di attraversamento del
centro e della periferia) e, nel contempo, considera di fatto normali,
leciti e del tutto tollerabili l'esistenza di un carcere etnico in via
Mattei, la presenza di spacciatori di eroina nei quartieri della cittÃ
(oggettivamente finanziati dalla legge Fini), l'attivitÃ
dell'associazione a delinquere finalizzata all'estorsione dei Padroni di
Casa, il sovraffollamento vessatorio del Carcere della Dozza,
deturpazione ed inquinamento ambientale al di fuori dei parametri
imposti dalla stessa Legge.
Contro la street questi signori sono accorpati nelle cordate più
trasversali, sui secondi sono ignavi e pavidi.
Questa volta, però, qualcosa cambia come è giusto che sia quando la
partita in gioco attiene quella strana e complessa parola chiamata
democrazia.
Migliaia di noi, ribelli e democratici, consumatori ed autoproduttori,
occupanti di case e Centri Sociali, operatori e cooperatori sociali
sabato 1 luglio parteciperanno alla street e con le loro parole,
musiche, corpi travolgeranno questa piccola parte ipocrita, dedicando la
loro presenza in Piazza Maggiore alle ore 17.00 a Federico Aldrovandi
morto a Ferrara il 25 settembre 2005 in circostanze ancora da chiarire
dopo un fermo di polizia.
I firmatari di questo documento annunciano una conferenza stampa per
giovedì 22 giugno alle ore 12, nel cortile interno del Comune di
Bologna.
LIVELLO57
TPO
CRASH
XM24
VAG61
RETE UNIVERSITARIA
SCANDELLARA
collettivo PASSEPARTOUT
collettivo MAO
ASS. PENOMBRE (poeti art-attivisti)
OSVALDO
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