E fino a qui non fai nulla di male e lo sai benissimo pure tu, no? Nel senso, è ovvio che non sentire il bisogno di fumare è sempre meglio di sentirlo, è un vizio non necessario. Tipo abbuffarsi di cioccolata.
Ma dai, non puoi fare una determinata cosa spinto dalla semplice statistica. I tuoi figli non li conosci tramite la statistica, li conosci perché sei il padre. Va bene trattare certi argomenti, ma li devi trattare prendendo in considerazione come sono fatti i tuoi figli, non in base alla statistica. Va bene parlare loro di alcol, ma c'è bisogno di dire che ogni tanto ti ubriachi? Va bene parlare di marijuana, ma c'è bisogno di dire che ogni tanto ti fai uno spino? Va bene parlare di sesso e precauzioni, ma c'è bisogno di dire che ogni tanto ti fai una bella trombata? Vuoi confessare anche che ti masturbi? È questo il punto che non capisco.
Qualsiasi cosa tu faccia o tu dica, loro faranno sempre le loro esperienze. Mi riferisco a qualsiasi esperienza e non necessariamente alla droga (magari i tuoi figli non sentiranno mai il bisogno di toccare alcol, tabacco, marijuana o magari sì). Secondo me l'influenza che i genitori possono avere sui figli sarà sempre marginale (tranne alcuni casi) e sono del parere quindi che i genitori stessi devono essere marginali su certi temi. Mio padre m'ha confessato che quando era nell'esercito, a 19 anni, si fumava qualche canna. Mi ha detto che in esercito girava di tutto ma che lui alla fine fumava solo canne e altra robaccia non ne toccava. In pratica ha trovato il modo più o meno implicito e marginale di dirmi che la cocaina, l'eroina e il crack son cose diverse dalla marijuana.Quindi in coscienza cosa devo aspettare? che facciano quel tipo di esperienza per i fatti loro e poi arrivare ai loro 18 anni per dirgli: "oh ragazzi adesso vi spiego due cose" con colpevole ritardo?
Oppure offrirgli un campionario di stupidate sulla droga, generalizzando il più possibile, mettendo sullo stesso piano cannabis, eroina o cocaina, cosicché possa arrivare il primo pirla a fargli presente che se sono la stessa cosa ... perché non provare allora?
Oppure metterli nelle condizioni di temere sempre ogni genere di esperienza, arrivando un giorno a pensare: "ma che cavolo mi hanno detto?".
E questo dovevi dire ai tuoi figli. Sei un modello imperfetto, magari sei da prendere come esempio per certe cose mentre per altre no. Dovresti dire ai tuoi figli che il loro compito non è di emularti in tutto e per tutto, non devono copiare anche le tue "debolezze". Possono farlo, possono pure emulare le tue debolezze, ma peggio per loro. Tutto questo per dire "vorrei darti il buon esempio ma mi pesa troppo il culo per smettere".Ovvio che non mi faccia piacere essere un modello ... un modello così, ma se non li affronta un genitore certi discorsi, rifacendosi alle proprie esperienze, cercando di insegnargli a distinguere oltre che il bene e il male, anche ciò che può essere bene (o innocuo) in un caso e male in un altro, chi lo deve fare?