Purtroppo non ho ancora aggiornamenti riguardo a Cinquini, ma vorrei condividere alcuni ricordi e alcune riflessioni che mi vengono dall'esperienza di essere stato detenuto per mesi con la consapevolezza di non essere stato pericoloso e di non aver fatto del male a nessuno, come Cinquini e tantissimi altri (troppi).
Da come risulta che il nostro caro Dottor Cinquini si sia comportato nel carcere di Lucca (ha cercato subito di aiutare i detenuti: ha denunciato le condizioni drammatiche dei detenuti, risse, tentati suicidi, cattive condizioni igieniche, ha fatto firmare lettere di protesta ai detenuti, ha intrapreso un lungo digiuno di protesta) io me lo immagino forte e sereno, addirittura allegro, ma determinato nella sua lotta.
Dentro i carceri italiani è pieno di persone innocue, tanti sono i ragazzi giovanissimi arrestati per coltivazione di poche piante di canapa e c'è un numero sorprendente di brave persone veramente innocenti, vittime di errori giudiziari e/o di avvocati d'ufficio che si disinteressano di loro, soprattutto fra gli extracomunitari. Lo so perché ho avuto modo di aiutarli, non scrivevano bene l'italiano, si fidavano di me e gli ho scritto degli atti di difesa, addirittura un bravo ragazzo nigeriano di 22 anni, Eniga, che parlava solo inglese, era dentro innocente da 1 anno, gli sarebbero stati concessi gli arresti domiciliari da tre mesi prima, se solo avesse indicato una persona che lo ospitasse e se ne curasse, e lui ce l'aveva pure un amico disposto, ma l'avvocato d'ufficio era sparito da tre mesi ed era irrintracciabile! Gli ho scritto a penna, sui fogli a righe dei taccuini che vendono in carcere, la richiesta in italiano degli arresti domiciliari e la dichiarazione di responsabilità che il giudice richiedeva per il suo amico, gliele ho fatte firmare e spedire al suo amico che l'ha firmata a sua volta e consegnata al Tribunale: dopo una settimana è stato scarcerato e mandato a casa dell'amico!
Eniga, come tanti, poteva essere mio figlio, era più giovane dei miei due figli più grandi, era molto buono e religioso, cristiano, parlammo in inglese per molte ore di religione, filosofia, culture, Africa, eravamo proprio amici. Quando lo stavano portando via nel corridoio della sezione, volle fermarsi a tutti i costi davanti la nostra cella, si divincolò dalle guardie che avevano fretta, era felicissimo di andare via dal carcere, e mi regalò il suo dizionarietto tascabile inglese-italiano, dove aveva scritto il suo nome perché mi ricordassi di lui e poi: "IN GOD I TRUST" (HO FEDE IN DIO). Mi disse, ringraziandomi commosso, che serviva di più a me per aiutarci tutti gli altri che ne avevano bisogno. E se ne andò senza dizionario in un paese dove non capiva la lingua. Per me quel dizionarietto è uno degli oggetti più preziosi che posseggo.
Da quel giorno, oltre ai vari altri soprannomi che avevo collezionato fino a quel momento, i detenuti mi chiamarono anche scherzosamente "l'avvocato". La mia cella divenne una specie di centro di assistenza legale e linguistica per extracomunitari disperati abbandonati da tutti e scrissi per loro, come meglio potevo, le cose di cui avevano diritto, sempre a penna e sui fogli a righe dei taccuini. Immaginatevi quanti altri amici mi sono fatto!
Potrei raccontarne decine di storie dal carcere come questa, si incontrano anche persone straordinarie e può essere un'esperienza umana intensa e ricchissima, per chi riesce a coglierla.
Nella sezione, i detenuti innocenti e quelli innocui, come i coltivatori di cannabis, tendono a simpatizzare tra loro e a stare insieme per aiutarsi e proteggersi dal contatto quotidianamente drammatico coi detenuti più violenti e pericolosi, e questo crea un'atmosfera di grande solidarietà fra loro, nascono amicizie fraterne.
Il Dott. Fabrizio Cinquini secondo me si è fatto amare da tutti lì dentro e da tutti sarà stato soprannominato amichevolmente "il Dottore" e chissà quanti avrà aiutato e quanti ricordi di solidarietà umana si porterà dentro dalle sue esperienze carcerarie. Credo proprio che quando lo hanno portato via dalla sezione lo avranno voluto salutare tutti il loro amico Dottore e non pochi avranno avuto un momento di forte commozione.
All'Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Massa non so come si stia, lui ha dichiarato che si sta meglio, credo che la situazione di solidarietà umana fra detenuti sia la stessa e che anche lì il nostro Dottore non perda l'occasione di aiutare chi ne ha bisogno, persino le guardie. Basta una sola persona così, in una sezione di un carcere, e la vita dei detenuti diventa più sopportabile per tutti. E anche quasi tutti i peggiori criminali professionisti si raddolciscono e scherzano.