Caro Moran sono d'accordo con lei che non vi deve essere una schedatura dei coltivatori e che identificare una condotta di coltivazione ad uso personale sarà sempre assai difficile.
La mia idea esclude a priori uno scopo di schedatura, ma intende assimilare la coltivazione ad uso personale ad altre situazioni soggettive - ad esempio il porto d'armi o la licenza di caccia solo per proporre esempi - che comportano il rilascio di un'autorizzazione amministrativa, che presuppone una responsabilizzazione della persona.
Perché vede, non possiamo nasconderci il problema del collegamento fra coltivazione ed uso personale nel senso che io credo che una persona che effettivamente coltivi per un fabbisogno di consumo personale proprio non abbia nulla da temere.
Ad ogni buon conto io credo che di potrebbe anche rendere più semplice la questione, nel senso che si potrebbe adottare una procedura per la quale chi intenda coltivare un massimo di due o tre piante, va in posta fa un versamento di una somma predeterminata sul bollettino delle concessioni governative, lo spedisce assieme ad una raccomandata a.r. alla Prefettura dove comunica che coltiva cannabis ed è così in regola.
Bisogna, però, non fare finta di non capire che la coltivazione ad uso personale introduce, poi, una serie di problemi quale quello del prodotto raccolto, che potrebbe suscitare controversie di sorta in presenza di ff.oo. particolarmente zelanti che trovassero quantitativi non modici e che volessero procedere contestano la ravvisabilita dell'uso personale.
Per questo io credo che uno sforzo di accettare qualche onere sia ampiamente giustificato.