Ragazzi, cercherò di essere chiaro una volta per tutte, perché qui constato che, seppur nell'apprezzabile tentativo di fornire un contributo di idee tutti si dilungano con visioni del tutto personali, che non tengono conto di vari elementi.
. COLTIVAZIONE CON AUTORIZZAZIONE.
La ritengo - per averla proposta nel 2008 (non oggi) - una via seria, che permetterebbe di percorrere molta strada in avanti.
Non condivido per nulla i continui timori di una cd. "schedatura" e vi spiego perché.
Si tratta di ricondurre il tutto ad un rapporto di concessione amministrativa, come avviene in altri settori (caccia, pesca, patenti, passaporti, carte di identità, concessioni edilizie, contratti di locazione, servizi sanitari, permessi di soggiorno, visti per l'accesso in altri paesi).
Forse che quando volete ottenere uno di questi servizi e pagando una somma, ottenete una tessera rilasciata dall'Autorità, vi lamentate di essere stati schedati?
Non mi risulta proprio.
Forse che quando prendete la patente non dovete fornire un numero elevatissimo di documenti, idonei a quella che taluno di voi definisce schedatura?
Non mi pare vi lamentiate
Ma ancora, alcuni di voi mi sembra dimentichino di considerare un passaggio fondamentale.
Piaccia o no, stiamo parlando della coltivazione di piante dalle quali si ricava una sostanza notoriamente psicoattiva o stupefacente, dunque, derivata direttamente dalla cannabis.
A mio avviso si può e si deve parlare di desanzionalizzazione (forma giuridica di legalizzazione) dell'uso delle sostanze, sul principio dell'assoluta libertà del singolo, in relazione alle proprie condotte, quando queste si estrinsechino in una sfera privata.
Per quanto attiene, invece, alla produzione - ancorché finalizzata all'uso personale - al fine di evitare contrasti, conflitti interpretativi, orientamenti giurisprudenziali particolari, confusioni etc., una strada che giudico plausibile e che ribadisco è quella della desanzionalizzazione controllata attraverso il rilascio di una concessione da parte della Prefettura.
Bisogna superare le ipocrisie e dire chiaramente che non vi è nulla di sbagliato o di anticostituzionale nel prevedere di regolamentare ed autorizzare il fenomeno produttivo, per evitare facili eccessi che possono altrettanto facilmente verificarsi.
Una deregulation incontrollata della coltivazione (attraverso una libertà assoluta) finirebbe per penalizzare quei coltivatori che, invece, si muovono correttamente, agevolando i furbi ed i disonesti.
Il rischio che la coltivazione per uso personale possa spesso essere evocata, a giustificazione scriminate per coprire situazioni che, invece, possono essere orientate in senso molto differente ed illegale (produzione per la messa sul mercato di sostanza) è tutt'altro che remoto.
D'altronde qualcuno che coltiva per lo spaccio ci deve essere, vista la quantità di stupefacente che, comunque, circola.
Il mio ragionamento è elementare.
Se una persona coltiva per proprio fabbisogno, non ha nulla da temere, anzi ha una sicura convenienza che l'attività coltivativa abbia poche regole, ma certe e chiare ed ha interesse che anche gli altri utenti coltivatori operino in modo corretto.
si deve, inoltre, distinguere tra i tipi di coltivazione e creare un cerchio virtuoso.
In questo senso si può porre anche il problema dei CSC, che potrebbero a condizioni estremamente precise e rigorose divenire un'ulteriore risorsa e forma di esperienza di cooperazione coltivativa lecita.
Si deve creare una mentalità, altro che invocare - anche un po' istericamente - la paura di una schedatura!
E poi se proprio volete sapere come la penso (io che non ho esperienza specifica in materia coltivativa diversa da quella forense), vi dico che tutte queste paranoie della schedatura, non le condivido, sono sterili e nascondono un problema di fondo.
Chi evoca questo rischio, a mio avviso inconsciamente, si piange addosso e temo che quasi si vergogni di ciò che fa e che abbia paura di venire allo scoperto.
Io ritengo che, invece, un sistema di concessioni amministrative rette da Uffici specializzati, permetta di dare rispettabilità , tolleranza ed approvazione sociale alle persone che svolgono correttamente una attività di autoproduzione sino ad oggi del tutto negletta e perseguitata.
Credo che una simile ipotesi possa dare soprattutto tranquillità al coltivatore, il quale conosce, così, preventivamente i suoi diritti, i suoi doveri, i limiti e le facoltà riconosciutegli dalla legge.
Perché rimanere nell'ombra? Francamente non lo comprendo.
Altro che schedatura!
Taluno di voi, poi, non tiene in debito conto un altro importante problema che si correla con la coltivazione e cioè la circostanza che alla coltivazione si viene, così, ad abbinare la detenzione dell'eventuale prodotto della coltivazione.
Credo non vi sia necessità di ulteriori equivoci.
Una concessione amministrativa, con i propri diritti-doveri, pone il coltivatore-assuntore nella condizione di non dovere subire perquisizioni, di potere agevolmente giustificare il possibile possesso di quantitativi che possano non apparire ad un primo sguardo minimali.
Proprio è così difficile, non rendersi conto della necessità di sciogliere in modo plausibile e non velleitario un nodo così importante e complesso?
Il parallelismo con l'alcol non funziona.
Tutti sappiamo che è vietato produrre in proprio alcol, e la violazione di tale divieto comporta l'accusa di evasione di imposta (vi è monopolio di Stato) ed anche contrabbando (per il medesimo motivo).
Dunque, potremo certamente discutere in parallelo degli effetti nocivi dell'assunzione delle due sostanze, giudicando senza dubbio l'alcol più deleterio della cannabis.
Discutendo, però, della coltivazione, quale strumento di produzione, che, poi, è il cardine della questione, non possiamo che constatare che le due modalità di produzione - dalle quali si ricavano prodotti che sono suscettibili di determinare alterazioni psicofisiche in chi li assume - non possono sfuggire ad un controllo.
PROBLEMA DELLE PENE
Da ultimo, mi sembra di potere riaffermare che non condivido gli interventi normativi allo stato intervenuti a macchia di leopardo, e che mi paiono più indirizzati - INGIUSTIFICATAMENTE ED INACETTABILMENTE - a favorire il piccolo spaccio, riducendo le relative pene, più a risolvere il problema dell'assunzione.
Non dimenticate che qui si parla di cannabis, ma che eventuali modifiche sanzionatorie possono toccare tutte le condotte anche quelle relative alle droghe pesanti, perché anche per esse opera il reato di lieve entità.