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Discussione: Per l'ennesima volta, non fatevi illusioni: Non vogliono legalizzare nulla

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  1. #1
    StRaM è offline Cancellato su richiesta dell'utente
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    per tornare in tema vorrei condividere con voi una parte di un articolo che m'ha fatto riflettere molto e forse mi ha lasciato con più di qualche dubbio in merito alle modalità di legalizzazione delle piante psicoattive:

    PAGANI SILVIO, 1995,
    L’addomesticamento della molecola selvaggia.
    Tabacco e cannabis a confronto, Altrove, vol. 2, pp. 67-75.

    Nella nostra società, l’opera di desacralizzazione della cannabis è in atto da tempo.
    Ciascun consumatore di marijuana ne è a suo modo responsabile, per lo più inconsapevole
    Gli effetti psicoattivi della pianta sono ancora ben percepiti e vissuti dai
    consumatori, ma il processo di “disattivazione” delle sue potenzialità enteogeniche
    appare iniziato, o per lo meno, nulla fa ritenere il contrario.
    Quanti fumatori di marijuana o di hashish ricordano i loro primi “jo/n!’ accompagnati
    da esperienze di tipo “psichedelico”, e che solo di rado – fra i consumatori abituali – si
    sono in seguito ripresentate. E quanti, sempre fra i consumatori abituali, riconoscono
    gli effetti “più psichedelici” dei joint fumati dopo un lungo periodo di astinenza; sono
    anche in molti a ricordare come i joint più “rivelatori”, nella loro esperienza con la
    cannabis, quelli costruiti con potenti marijuane tropicali, fumati sul luogo di produzione,
    lontani dalla propria routine quotidiana di approccio alla pianta. Ancora, i consumatori
    quotidiani di cannabis e dei suoi derivati sono ben consapevoli, a proprie spese,
    che nel rapporto personale con questa pianta non è tutto “rosa e fiori”.
    È probabile che nell’individuale opera quotidiana di profanazione della cannabis,
    attraverso il suo utilizzo nei più disparati contesti ariflessivi, si celi il primo germe di
    quel processo culturale-fisiologico che trasforma una pianta sacramentale in una droga
    sociale.
    Non c’è uomo al mondo più profanato re di se stesso dell’uomo di cultura occidentale,
    e il suo rapporto con i suoi sacramenti è da secoli disastroso.
    Estrapolando la visione pessimista qui maturata, la fantasia porterebbe – in analogia con
    quanto èaccaduto per il tabacco – a vedere in futuro applicato alla cannabis (sempre che,
    appunto, non sia già iniziato) quel processo di “addomesticamento della molecola
    selvaggia”, mediante il quale siamo soliti trasformare, nel giro di poche generazioni,
    piante sacramentali in droghe sociali, socialmente (massivamente) “accettabili”, con gli
    effetti originari in un qualche modo “disattivati”. Andando ancora più in là con la
    fantasiosa analogia con il tabacco, con la definitiva accettazione (monopolizzazione)
    della cannabis da parte dei governi occidentali, correremmo il rischio – e se non noi, le
    future generazioni – di vedere un giorno la marijuana venduta in tabaccheria come una
    inefficace droga cancerogena
    È una visione indubbiamente pessimista quella qui presentata, e, fortunatamente, non
    è la migliore di cui disponiamo. Tuttavia, ritengo opportuno sottolineare, la nocività di
    qualunque tipo di monopolio governativo sulla cannabis, e che una vera liberalizzazione
    dovrebbe permettere la libertà individuale di coltivare la pianta per uso personale Solo
    con questa libertà, sarebbe forse possibile svincolare dal vizioso meccanismo dell’accettazione
    governativa di una pianta sacramentale, mediante la sua monopolizzazione
    e trasformazione in droga sociale.

    Piuttosto che sognare Manifatture Stata Ii per la cannabis, in sostituzione delle attuai i vie
    del narcotraffico, sarebbe meglio pensare questa pianta libera di crescere nei luoghi
    dove verrebbe amata, presso le aree socio-culturali della consapevolezza e del godimento
    dei suoi benefici, dove ben meriterebbe di esistere e di donarsi in santa pace·
    Libera di scegliere e di venire liberamente scelta.

    La “marijuana in tabaccheria” significherebbe una sconfitta del nostro rapporto con la
    pianta di Shiva, e, in ultima analisi, con lo stesso Shiva.
    Ultima modifica di StRaM; 29-01-14 alle 14:55

  2. #2
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    Citazione Originariamente Scritto da StRaM Visualizza Messaggio
    per tornare in tema vorrei condividere con voi una parte di un articolo che m'ha fatto riflettere molto e forse mi ha lasciato con più di qualche dubbio in merito alle modalità di legalizzazione delle piante psicoattive:

    PAGANI SILVIO, 1995,
    L’addomesticamento della molecola selvaggia.
    Tabacco e cannabis a confronto, Altrove, vol. 2, pp. 67-75.
    Ė brutto pensare che quelle fantastiche parole sono solo una lontana utopia.
    Davvero...non comprendo.Per quale motivo si tratta solo di utopia.

    Schiavi dei soldi,siamo gli unici esseri viventi su questa terra a non vivere la vita come dovremmo.

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