Non credo che si verificherebbe una simile situazione, perchè - bisogna dirlo con serietà - di persone soggette a detenzioni carcerarie (o forme di arresti domiciliari) prolungate per fatti concernenti la cannabis ve ne sono poche e, soprattutto, chi è in carcere o si trova in detenzione domiciliare lo è perchè trovato con quantitativi indubbiamente rilevanti e non certo modici poichè destinati all'uso personale.
Il coltivatore per fini propri od i consumatori-detentori ad uso personale, salvo che si siano trovati in situazioni di recidiva (perchè è la recidiva la vera piaga della vicenda), raramente si trovano in situazioni privative della libertà che proseguano oltre l'udienza di convalida dell'eventuale arresto.
Diciamo piuttosto che potrebbe essere rivista una politica di arresti per fatti obbiettivamente modesti relativamente alla cannabis.
Temo che quello de LA STAMPA sia il solito tentativo - invero assai puerile - di fare del terrorismo giornalistico e delal disinformazione in ordine alle conseguenze di un pronunzia che sarebbe giusta ed auspicabile.