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Discussione: Quale speranza per i condannati in via definitiva?

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  1. #1
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    premettendo che non ho mai avuto bisogno di vendere neanche un sola foglia....e che per me sarebbe ora di consentire a chiunque di coltivarsi la propria erba dando magari a tutti la possibilità di coltivarsi...diciamo...3 piantine per il proprio fabbisogno...devo dire che
    questa notizia mi fa piacere sentirla perchè è comunque un passo avanti verso la depenalizzazione...anche se penso che sia un bene maggiore quando vada ad alleviare le pene di chi è detenuto perchè si coltivava la piantina e se la fumava o la cedeva in piccole dosi per magari rientrare delle spese tra corrente,semi,terreno etc..etc..o anche chi vendeva per vera necessità..
    mi fa un pò meno piacere e...anzi...un pò preoccupare...invece...se va a liberare migliaia di spacciatori che lavoravano per le varie mafie che ci teniamo ben strette in italia... anche se in fondo penso pure che questo provvedimento punti soprattutto a svuotare le carceri per evitare sanzioni europee...o anche,visto le recenti elezioni europee,trattasi di cambiale da pagare per i voti ottenuti...chi sa... parlo in generale di tutto il decreto lorenzin...e non di quest'ultima decisione della corte...
    non vorrei insomma che io che coltivo da tanti anni senza aver mai venduto una foglia possa invece avere tanti guai per ogni foglia che non ho venduto...
    spero solo che i giudici (gli spetta un gran lavoro) sappiano decidere in buona coscienza...
    complimenti @avv.zaina per il lavoro che fa per tutti noi...e...grazie @rolando e @grass-one per la tempestività nel dare queste notizie...
    ciao amici...

  2. #2
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    Che bello, le pene andranno rideterminate. Vi riporto anche l'articolo di droghe.aduc:

    http://droghe.aduc.it/notizia/droga+...ono_129550.php

    ITALIA - Droga. Cassazione: condannati per spaccio lieve possono rideterminare la pena

    29 maggio 2014 15:35

    Via libera, dalle sezioni unite penali della Cassazione, al diritto dei condannati in via definitiva per spaccio lieve di droga, con la recidiva, alla rideterminazione della pena al ribasso, per effetto di due verdetti, del 2012 e quello recente del 2014, della Consulta sulla legge Fini-Giovanardi.
    I supremi giudici - presieduti dal primo presidente Giorgio Santacroce - hanno appena preso questa decisione, accogliendo un ricorso della procura di Napoli contro la decisione del tribunale, che aveva negato ad un condannato recidivo per piccolo spaccio di ottenere il ricalcolo della pena a seguito della sentenza della Consulta che nel 2012 aveva dichiarato incostituzionale la norma della Fini-Giovanardi che vietava la concessione delle circostanze attenuanti prevalenti nel caso di recidivi.
    La Cassazione, inoltre, ha stabilito - comprendendo nella sua decisione anche gli effetti del recente verdetto della Consulta che ha ripristinato la distinzione tra droghe pesanti e leggere - che i giudici dell'esecuzione, chiamati al ricalcolo delle pene dei condannati definitivi, dovranno anche tenere conto del fatto che è stato ripristinato il testo della Iervolino-Vassalli, per effetto dell'ultima decisione della Consulta sulla Fini-Giovanardi.
    Per effetto di questa decisione delle sezioni unite "potranno uscire dal carcere migliaia di detenuti condannati per piccolo spaccio, qualora venisse accolta la loro richiesta di revisione del trattamento sanzionatorio". Lo spiegano fonti della Suprema corte.
    Le stesse fonti della Suprema corte, preannunciano anche come, in questo modo, "aumenterà di molto il lavoro dei magistrati dell'esecuzione della pena" che nella maggior parte dei casi sono i tribunali e in misura minore le corti d'appello.
    Del verdetto, precisano fonti della stessa Suprema corte, "non si possono avvantaggiare i detenuti condannati in via definitiva per spaccio di droghe pesanti commesso con l'associazione a delinquere". In base alle ultime stime, in carcere ci sono circa cinque mila detenuti per spaccio di droghe pesanti in associazione, e circa nove mila per spaccio di lieve entità. E' quest'ultima 'platea' che potrà chiedere il ricalcolo della pena ai giudici dell'esecuzione.
    Ecco la questione di diritto affrontata dalle sezioni unite penali della Cassazione sulla possibilità, per i piccoli spacciatori recidivi condannati in via definitiva, di ottenere la riduzione della pena per effetto della sentenza n.251 del 2012 della Consulta, anche con riferimento alla sentenza n.32 del 2014 della stessa corte. "Se la dichiarazione di illegittimità costituzionale di una norma penale diversa dalla norma incriminatrice, ma che incide sul trattamento sanzionatorio - recita la 'questione' affrontata dalla Cassazione - comporti una rideterminazione della pena in sede di esecuzione, vincendo la preclusione del giudicato". Nella specie "la questione riguardava gli effetti della sentenza n.251 del 2012, che ha dichiarato l'incostituzionalità dell'art.69, comma quarto, Codice penale, nella parte in cui vietava di valutare prevalente la circostanza attenuante di cui all'art.73, comma cinque, del Dpr n.309 del 1990 sulla recidiva di cui all'art.99, comma quarto, Codice penale". La "soluzione adottata" dai supremi giudici è "affermativa". "Con la precisazione che - spiega la nota informativa emessa dalle sezioni unite penali - nella specie il giudice dell'esecuzione, ferme le vincolanti valutazioni di merito espresse dal giudice della cognizione nella sentenza della cui esecuzione si tratta, ove ritenga prevalente sulla recidiva la circostanza attenuante di cui all'art.73, comma cinque, Dpr n.309 del 1990, ai fini della rideterminazione della pena dovrà tenere conto del testo di tale disposizione, come ripristinato a seguito della sentenza Corte costituzionale n.32 del 2014, senza tenere conto di successive modifiche legislative". In pratica, i condannati definitivi con recidiva per piccolo spaccio, potranno ottenere il ricalcolo della pena per l'incostituzionalità della norma che vietava loro la concessione delle circostanze attenuanti, ed inoltre il giudice dell'esecuzione incaricato del ricalcolo dovrà tenere presente della 'abolizione' della Fini-Giovanardi nella parte che non distingueva tra droghe leggere e pesanti con effetti di aggravio di pena anche per le ipotesi lievi.

    "La decisione della Cassazione mette l'Italia al passo con la giurisprudenza di Strasburgo e, insieme alle due sentenze della Consulta, ci mettono più 'in regola' con la Carta di Diritti dell'Uomo". Così Giuseppe Maria Berruti, direttore del massimario della Cassazione, sul verdetto che riduce le condanne per spaccio leggero. "E' una decisione molto avanzata, politica nel senso che aiuta il governo della nostra 'comunità' e non un governo in senso stretto", prosegue Berruti non nascondendo gli "effetti positivi" che questa decisione avrà rispetto all'ultimatum dell'Europa all'Italia per il sovraffollamento carcerario. "Il diritto non è immobile, cambia a seconda del quadro storico di riferimento e questa vicenda dimostra che il quadro storico è mutato rispetto a quando la legge Fini-Giovanardi venne emanata", conclude Berruti.

    "Sacrosanta la decisione delle sezioni unite penali della Cassazione sulla revisione al ribasso delle condanne definitive per spaccio di droghe leggere. Ancora una volta la magistratura provvede là dove la politica non fa o tarda a fare. Si intervenga immediatamente per sanare quella intollerabile ingiustizia che vede recluse migliaia di persone, condannate a una pena prevista da una norma dichiarata incostituzionale". Lo afferma il senatore del Partito democratico Luigi Manconi, presidente della Commissione Diritti Umani a Palazzo Madama.

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