La sentenza della Corte Costituzionale numero 230/2012 è una ulteriore dimostrazione della tesa di un mio vecchio professore di diritto il quale sosteneva che il diritto, essendo materia ascientifica, è cosa altamente opinabile.
Con questa sentenza la Corte Costituzionale ha statuito di fatto che
ogni giudice è un dio che veste la toga e quindi può infischiarsene dei giudizi anche della Corte di Cassazione a sezione riunite e sentenziare con effetti anche opposti.
E con quali motivazioni la Corte Costituzionale giustifica la facoltà di ogni giudice a sentenziare sullo stesso fatto in maniera difforme rispetto alla Corte di cassazione a sezione riunite ?
In quanto, se ciò non fosse possibile,
" ... non si concilierebbe col criterio di ragionevolezza e produrrebbe, altresì, un effetto di «ingessamento» della giurisprudenza, a torto sottovalutato dal rimettente” (Corte Cost. 230/2012).
Con questa sentenza innovativa la Corte Costituzionale ha stabilito che la giurisprudenza come le donne è ... mobile,
che ogni giudice è una repubblica a se stante e che la certezza del diritto è un mito che ogni dio con toga può infrangere .
Le conseguenze già si vedono e a farne le spese è anche la stessa Corte Costituzionale beffeggiata di fatto da giudici che con le loro sentenze irridono ai pareri dei consessi superiori.
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