Ho risposto qualche anno fa in merito al topic con la mia personale esperienza di vita di comunità in ashram e quant'altro modello pawan kumar.

La mia comprensione è questa: l'essere umano è potenzialmente buono o cattivo. Sta a noi accendere questo o quel lato. Aprirci e capire l'altro oppure chiuderci a riccio e fottercene degli altri.
Dovremmo ognuno di noi tenere a bada il demone dell'egocentrismo e provare piacere nel condividere con gli altri. Non considerarlo un sacrificio.

Ho vissuto di persona più di queste esperienze e sono portato al pessimismo riguardo all'essere umano.

Comprendo l'eremita Pawan Kumar perchè anch'io mi sono risolto a fare l'eremita per un periodo così da disintossicarmi dalle tossine di quelle esperienze negative.

Poi però penso a Dantep, Resina, al Goblin, a Yomi e a tanti altri enjointers che ho conosciuto ai raduni e il pensiero mi scioglie.

Io non lo so, però l'atmosfera che si crea quando ci ritroviamo è così magica che arriva ad annullare le differenze esteriori di età, pensiero, ecc. ecc.

Che sia perchè ci vediamo solo una volta all'anno e poi ognuno torna nel proprio guscio a farsi gli affarazzi propri?

Temo sia così.
Temo che stare gomito a gomito con altri alla lunga ti logori e tiri fuori il peggio di ognuno di noi (vedi il servizio militare obbligatorio quando c'era).

L'unica soluzione che vedo fattibile è uno spazio gestito da enjointers (un casolare, un rudere, un rifugio, fate voi) nel tempo libero su base volontaria secondo le possibilità e le capacità di ognuno.
Se la cosa evolve positivamente e si crea un gruppo affiatato che sappia tener testa al diavoletto individualista (non secondario alle proprie donne, maestre nell'arte di dividere), col tempo si può pensare anche a qualcosa di più stabile fino ad arrivare a viverci. Non prima.

E' la mia personale opinione ed è un sogno a cui non ho mai smesso di pensare.
Vi abbraccio