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Il pregiudizio in audizione alla Camera (parte 2)

Viene poi ascoltato Marco Cafiero, rappresentante italiano delle comunità terapeutiche che spiega la sua visione, sottolineando che essa deriva da esperienze maturate nel campo educativo piuttosto che scientifico. Egli è contrario alla forma di legalizzazione a cui il disegno di legge porterebbe se venisse accolto positivamente dal Parlamento. Si dice contrario in quanto, secondo lui, sarebbe una liberalizzazione vera e propria.

Cafiero dissente con la parte introduttiva del disegno di legge, in cui si afferma che il proibizionismo ha palesemente fallito e che occorre un diverso approccio politico per limitare uso e diffusione di sostanze psicoattive.
Secondo il suo parere è sbagliato valutare i risultati, anche se negativi, dati dalla repressione piuttosto che valutare il danno dato dal consumo di cannabis: sempre secondo lui, nonostante sia palese lo spreco di moltissimi soldi per la repressione, e lo scarso risultato ottenuto sin ora, non possiamo mollare cedendo alla legalizzazione!

Un secondo dopo parla di tolleranza nel consumo di cannabis, affermando che un consumatore non deve essere perseguitato, tranne che ceda, anche solo uno spinello. (?)
Nella parte finale del suo discorso sembra essere disposto ad accettare una “legalizzazione” solo se questa prevederà il divieto di uso e possesso ai minorenni, e il divieto di cessione.
Inoltre obbietta sul termine “uso ricreativo”, perché è tutt’altro che “dissuasivo”, ma anzi invoglia all’uso.
Il discorso di Cafiero, che fa acqua da tutte le parti, sembra più dettato dal timore di perdere il proprio lavoro che da altro: chiedere di mantenere una legge proibizionista palesemente fallimentare, investendo addirittura maggiori finanziamenti, è una contraddizione inaccettabile.

E, a proposito del termine “ricreativo”, vorrei chiedere al rappresentante italiano delle comunità terapeutiche, per quale motivo si va nei PUB? …. per nutrirci, o per fare “ricreazione” bevendo alcol?!

Incredibile l’intervento di Giorgio Di Lauro, vice presidente e direttore delle dipendenze patologiche dell’ASL2 di Napoli, che dice di aver letto tutte le “proposte”, e mette in guardia: parla dei malati che necessitano di un farmaco e non della “fogliolina di cannabis o la stecchetta di hashish” (testuali parole). Afferma che è inaccettabile permettere la coltivazione della “piantina” per scopo terapeutico perché, secondo lui, in base al concime che riceverà, il quantitativo di principio attivo sarà diverso.
Permettetemi di far notare immediatamente l’errore del dott. Di Lauro: il principio attivo è infatti sempre lo stesso e, al massimo, varia nelle percentuali.

Di Lauro parla di dose terapeutica certa della sostanza, ed afferma anche che bisogna dare gratis questo tipo di farmaci a chi ne ha necessità, ma pensa sia un brutto pretesto quello di legalizzare la cannabis per “liberare le carceri”, o per incrementare l’introito fiscale dello Stato in quando, nonostante la cannabis sia una utilissima medicina, provoca danni devastanti se usata come sostanza ricreativa.

Parla di danni irreversibili al cervello negli adolescenti, arrivando a dire che i sintomi che produce nei ragazzini sono tanti e così forti da bloccare la crescita e la produzione di sostanza grigia nel cervello.
Prima di passare all’esame della successiva parte del suo intervento, vorrei far notare che Di Lauro, anche se ha letto tutte le proposte depositate (bastava quella dell’intergruppo parlamentare) non ha ben compreso che si discute la legalizzazione per i maggiorenni, e per mettere fine a quello spaccio illegale che permette anche ai minorenni di consumare e, in alcuni casi, abusare di cannabis tanto da compromettere lo sviluppo della sostanza bianca (non grigia), costituita da fibre nervose che uniscono l’encefalo e il midollo spinale, indipendentemente dall’insorgere di sintomi psicotici.

Inoltre vorrei fornire qualche dato che riguarda l’incidenza della proibizione della cannabis sul sovraffollamento carcerario e sulla lentezza della Giustizia in Italia. Ogni anno vengono denunciati per reati strettamente legati alla cannabis oltre 15.000 persone che dovranno essere ascoltate e processate. Molte di loro subiscono il ritiro della patente, l’obbligo di effettuare un percorso Ser.T., e il ritiro del passaporto. Altri finiranno addirittura in carcere o ai domiciliari, magari solo per qualche pianta; e dovranno affrontare anche tre gradi di processo prima di essere dichiarati “non colpevoli”.

Di Lauro, per scoraggiare gli incerti, continua portando l’esempio della legalizzazione del gioco d’azzardo, e afferma che ha solo provocato dei danni. In realtà la legalizzazione che si chiede per la cannabis, rispetto a quella del gioco d’azzardo, è qualcosa di totalmente diverso: nessuno chiede un monopolio o il diritto ad aprire “case dello sballo”, come invece è stato fatto per i centri scommesse. Il gioco d’azzardo è stato pubblicizzato in TV, radio e giornali, ed i “gratta e vinci” si vendono praticamente ovunque. Noi chiediamo il diritto all’autoproduzione e la libertà di consumare responsabilmente cannabis.

Interviene poi il dott. Nicolosi della comunità incontro “Amelia”, anch’egli favorevole alla legalizzazione della cannabis per uso terapeutico.

Egli dice di aver visto passare in comunità circa 300.000 persone. Parla di conoscere diverse “dipendenze” e tira fuori persino il più vecchio tra i luoghi comini: “non tutti i consumatori di cannabis passano a droghe pesanti, ma tutti i cocainomani e gli eroinomani sono passati dalla cannabis”.
Conoscendo la verità, non ci intimoriscono le informazioni riportate da Nicolosi: chi vive una vita “difficile”, o cresce in un ambiente degradato, o ha una propensione (spesso patologica) ad usare droghe, è normale che inizi da quella più economica, di più facile reperimento e INNOCUA, trovando poi nel mercato illegale dove esiste il monopolio degli stupefacenti, anche sostanze letali da provare e rimanerci intrappolato.

Durante il suo discorso sono stati palesi i tentativi di “terrorizzare” gli ascoltatori. Ha ricordato le famiglie di tossicodipendenti ed ha testualmente dichiarato: «i nostri figli sballati potrebbero causare incidenti stradali e poi, tornando a casa, dire: cosa vuoi? Non lo sai che la legge lo permette?». Nicolosi non sa, o volutamente ignora le leggi che puniscono le persone trovate alla guida sotto effetto di sostanze psicoattive. Inoltre, è da poco stato introdotto nel codice penale persino il delitto di omicidio stradale. Causare incidenti stradali e consumare responsabilmente sostanze psicoattive (che sia cannabis o alcol), sono due cose totalmente diverse.

Inoltre, parlare dei problemi che vive chi è caduto nella dipendenza di una droga pesante per dissuadere alla legalizzazione di cannabis, è qualcosa di assolutamente meschino: le due cose non sono minimamente paragonabili, e fortunatamente lo sanno sia i circa 5milioni di consumatori di cannabis in Italia, che le loro famiglie.

Questa è stata solo la prima di tante audizioni. E’ durata oltre 2 ore, e non è stato possibile riportarla per intero. Ho ritenuto però necessario smentire le falsità (o falsificazioni) proibizioniste che maggiormente mi hanno irritato e offeso. Spero che questo lavoro sia utile al fine di garantire una visione chiara e reale ai rappresentanti politici che dovranno decidere per noi.

Giuseppe Nicosia – ASCIA

Ulteriori approfondimenti: https://www.dolcevitaonline.it/ddl-ca...-parlamentari/