La lettera

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Vi invito alla lettura di questa lettera

<TABLE BORDER=0 ALIGN=CENTER WIDTH=85%><TR><TD><font size=-1>Quote:</font><HR></TD></TR><TR><TD><FONT SIZE=-1><BLOCKQUOTE>Padova 14 Giugno 2007 ore 23:00


Posso capire bene il vostro allarmismo, dovuto ad atti di sensazionalismo mediatico: non siete colpevoli. Eppure dovremmo riflettere su tematiche più profonde, riguardo ai disagi che portano uomini a dipendenze d'ogni natura.
La definizione di 'droga' è piuttosto labile, prima di tutto citando l'esempio da voi stessi riportato: si dovrebbe essere a conoscenza del fatto che il principio attivo della marijuana è meno dannoso per l'organismo umano rispetto a quello contenuto nel tabacco e che, a differenza della nicotina, esso non causa dipendenza fisica.

Muovendoci dal microscopico al macroscopico lasciamo ora il piano scientifico per addentrarci in quello filosofico e psicologico, etico perché no: dunque si fa doveroso citare Huxley: «Che l’umanità in genere sarà mai in grado di fare a meno dei Paradisi artificiali, sembra molto improbabile. La maggior parte degli uomini e delle donne conclude una vita, nella peggiore delle ipotesi così penosa, nella migliore così monotona, povera e limitata, che il desiderio di evadere, la smania di trascendere se stessi, sia pure per qualche momento, è, ed è stato sempre, uno dei principali bisogni dell’anima».

La nostra società conosce la piaga dell'alcol e dipendenze psicologiche ben più gravi rispetto al consumo di 'erba': per molti, ad esempio ‘la rete: Internet’.
Dobbiamo interrogarci su che cosa sia droga. Droga è forse tutto ciò che ci estranea dalla quotidianità ? O che in essa ci fa precipitare ‘drogati di quotidianità ’. Oppure droga è quel mezzo che ci fa trascendere dalla realtà nel suo complesso? Una realtà che spesso ci appare così limitata e limitante…

Il De Mauro ci consegna i seguenti significati di droga:
3 AU denominazione generica di sostanze naturali o di sintesi con proprietà stupefacenti, eccitanti o allucinogene: fare uso di d., spaccio, detenzione, traffico di d.
4 AU fig., abitudine o vizio di cui non si può fare a meno: le sigarette sono la mia d.

Soffermiamoci su questa seconda definizione, quanti esempi ci saltano in mente, esempi illustri come non: esser ebbri d’amore…
Un padre, un marito; che trascura i suoi figli, che trascura sua moglie: per una smodata passione nei confronti del lavoro.
Uno studente modello che si estranea totalmente dalla società di giovani che lo circonda, solo per una smania di sapere…

Ecco questi voi avreste il coraggio di non ritenerli drogati? Vi sono persone che per amor son morte: consumate da passioni e desideri mai appagati. Vi sono persone che hanno distrutto quanto di più prezioso avevano: il legame con i propri cari… Uomini che grazie al sapere hanno creduto d’esser giunti all’apice di questo mondo, per poi cadere rovinosamente nella tenebra: solo perché soli. E soprattutto noi chi siamo per impedire ad un altro cittadino di fare del proprio organismo ciò che meglio crede? Noi chi siamo per giudicare in toto un fenomeno così vasto: qui si discute con troppa leggerezza della natura umana stessa. E se guarderemo nel profondo dei nostri cuori ci accorgeremo che ciascuno di noi, a suo modo, dipende in modo viscerale da qualcosa.



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</BLOCKQUOTE></FONT></TD></TR><TR><TD><HR></TD></TR></TABLE>

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sottile... :-)