Cannabis per il curry: assolto

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Fonte: Il Gazzettino di Treviso del 22 settembre 2007

Coltiva cannabis ma viene assolto: «Mi serve per il curry»

Il detto \"dappertutto come il prezzemolo\" da noi è usato in svariati modi, per indicare un \"presenzialismo\" esasperato o un coinvolgimento frequente e non occasionale. Nello Sri Lanka, si è appreso ieri durante un'udienza in tribunale, al prezzemolo si sostituisce la canapa indiana. Quella cioè che in questo periodo è quasi pronta per l'essicazione e il \"consumo\", detta anche marijuana o cannabis sativa. Due anni fa circa, la polizia giudiziaria dei vigili di Treviso, allora guidata dal tenente Silvano Zanchetta, scopre quattro piantine del genere nel terrazzino di W.C.R., cingalese 40enne residente a Treviso in viale IV Novembre, alle porte della città. Nessun dubbio che la cosa comporti violazione del decreto legislativo del 1990, quello in materia di stupefacenti. Il cingalese peraltro, presagendo forse una \"spiata\" da parte di vicini sospettosi, aveva occultato le quattro piante, rigogliosissime, nel garage, tirandole fuori periodicamente e portandosele nel terrazzo avvolte da sacchi neri della spazzatura. Lo strano traffico non era passato inosservato ai vicini ma soprattutto ai vigili, che lo hanno scoperto e denunciato. Le piante sono state sequestrate: avevano raggiunto ormai l'altezza di 120 centimetri Questo nel 2005.Il processo a suo carico è iniziato e proseguito, condotto per la pubblica accusa dal sostituto procuratore Francesca Torri. Finchè ieri, il colpo di scena. Davanti al giudice Silvio Maras, l'uomo ha dato una spiegazione incredibile e quasi grottesca: \"Avevo quelle piante perchè mia moglie usa la canapa indiana per fare il curry\". In pratica, la coltivava come noi coltiviamo il prezzemolo o le erbe aromatiche. Chissà se è vero. Magari nello Sri Lanka il curry si fa sul serio con la cannabis. Ma ciò non spiega il perchè l'uomo fosse tanto \"cauto\" nel trasportare ed occultare le piante, curandole con tanto \"amore\". Intanto però il giudice gli ha creduto. E l'ha assolto, perchè il fatto non sussiste.

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