Da \"Rockstar\" di Corrado Minervini
\"Resistere! Resistere! Resistere! Se il cuore di Joe Strummer non avesse ceduto il 22 dicembre 2002, sicuramente lo avremmo ritrovato,come sempre, sulle barricate immaginarie di una battaglia durata per tutta una carriera e per tutta una vita. Joe Strummer è stato qualcosa di più che l'urlatore e il chitarrista della band che ha dato spessore politico e letterario al punk: è stato il leader virtuale universalmente riconosciuto di un movimento, il ministro della cultura del governo-ombra del pianeta. Tutto cominciò nel 1997, quando i suoi Clash fecero detonare i loro primi singoli nel cuore delle classifiche britanniche, dimostrando che il punk era qualcosa di più che un fenomeno di costume destinato all'autodistruzione come qualsiasi altra moda. Mentre negli anni tra gli '80 e i '90 altre rockstar si ripulivano la coscienza tra serate di gala per beneficenza e operazioni promazional-buoniste, Joe si è fatto portavoce del quarto mondo, quello cresciuto sui bordi luridi e dimenticati delle grandi città , diventando-prima con i Big Audio Dynamite e poi coi Mescaleros-l'autentico profeta del messaggio no-global. Negli ultimi anni della sua vita, quelli successivi alla nascita e alla definizione di quel movimento rivoluzionario, Joe Strummer ha continuato a portare il suo verbo in giro per il mondo, intensificando l'attività live e partecipando a numerose iniziative di azione. Proprio in uno dei suoi ultimi concerti, a supporto dello sciopero dei vigili del fuoco di Londra, il 15 novembre 2002, Joe ha avuto modo di riconciliarsi con il suo passato, accogliendo sul palco quel Mick Jones che aveva licenziato dai Clasc vent'anni prima. Ma prima ancora che i fans cominciassero a favoleggiare la possibile reunion, un arresto cardiaco ha stroncato ogni speranza, lasciando un'eredità raccolta da migliaia di artisti, non necessariamente legati al suo genere musicale: dai Public Enemy a Manu Chao, dai Green Day all'ultimo dei buskers che crede di poter cambiare il mondo, gridando èiù forte le sue ragioni e alzando il volume della sua chitarra. Un simbolo di coerenza e di impegno reale che, oggi come non mai, sarebbe necessario per le nuove generazioni, perdute dietro troppi slogan e disorientate da una globalizzazione che ormai ha invaso il territorio capillarmente, anche nei modi e nei luoghi più insospettabili. L'anno che va a cominciare sarà il trentesimo trascorso da quel \"1977\" il cui spirito e il cui suono rimarranno per sempre legati alla sua voce fuori dal coro e vagamente stonata e alla sua chitarra da combattimento. Una leggenda anch'essa destinata a resistere. Resistere. Resistere.\"
Che dire, avrei vokuto trovarle io queste parole per ricordare un personaggio che mi ha fatto crescere e pensare, ma tant'è. Vi consiglio di trovare la sua cover di \"redemption song\" di Bob Marley e ascoltarla attentamente, vi si trova, secondo me tutto ciò di cui sopra ed è una delle più belle rivisitazioni dell'originale.
Ciao Joe e stai in pace ovunque tu sia.
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