Permettetemi un po’ d’orgoglio nel presentarvi quest’intervista. Grandi per me l’onore e la felicità nell’aver conosciuto uno degli artisti più eclettici di questi tempi. Daniele Sepe nasce musicalmente con il gruppo operaio “Ezezi”. Numerose le sue collaborazioni con artisti del calibro di Gino Paoli, Roberto Murolo e molti altri. Premiato dalla rivista “Rockstar” come uno dei 100 dischi degli anni ‘90 e come miglior disco dell’anno da “Rockerilla” nel 1995 esce uno dei suoi album più riusciti “Spiritus Mundi”, che bissa i successi di “Vite perdite” e che, assieme al primo, viene inserito in numerose antologie a grande tiratura da “Polygram”, “Il Manifesto” e “La Repubblica”. In aggiunta a tutto questo parliamo di un uomo che ha sempre lottato e cantato per i diritti dei lavoratori e dei più deboli, insomma un vero rivoluzionario… Daniele Sepe senza filtri né peli sulla lingua.
In quest’epoca dove la musica subisce tante influenze diverse e s’ inserisce inevitabilmente in un processo di “globalizzazione” anche tu come molti musicisti sei attratto dalle contaminazioni e dalle fusioni…dico bene?
Mah, guarda la musica è qualcosa che è stato sempre “globale”… Già per esempio Stravinsky che faceva Pulcinella era un primo esempio di musica globalizzata, d’altronde la maggior parte della musica popolare di
questo secolo è una musica fatta di immigrazione, pensiamo al Tango al Reggae o al Calipso per esempio. Gli artisti, tutti, hanno sempre ricercato nuovi spunti e nuove fusioni in ciò che sentivano di nuovo.
Come riuscite tu e la tua band a fondere così facilmente tradizione ed innovazione?
Non saprei, forse perché ho sempre ascoltato artisti come Miles Davis o Joe Zawinol e mi è venuto abbastanza naturale e spontaneo seguire alcuni di questi esempi che hanno saputo sempre fondere e mescolare con maestria le varie sonorità. Forse è solo il fatto che ho avuto dei buoni maestri.
La band che hai assemblato si presenta a tuo nome, invece tu sei uno che ha sempre lasciato molto spazio per far esprimere i loro virtuosismi e le loro sonorità…
E’ perchè sono diventato vecchio….Non mi sento un solista, mi viene anche questo naturale essendo loro dei grandi musicisti, li lascio esprimere a loro piacimento.
Progetti a medio-lungo termine per il futuro?
Uscirà un disco a fine anno dal titolo “Cronomachia” con i Necrologus, un gruppo di musica medioevale. Poi c’è in progetto un disco con quella che avete sentito stasera , quella che io definisco “Brigata Internazionale”.
Spero anche questo per inizio 2008.
Villa Ada è una manifestazione che dà molto spazio alla musica etnica e popolare. Qual’ è, sempre che ci sia, il confine tra l’innovazione di una musica ed il rispetto della tradizione nelle sue sonorità?
Non bisogna cadere nel tranello di pensare che la tradizione sia una specie di gabbia in cui qualcuno deve rimanere imbrigliato e morirvi dentro. La tradizione cambia e si evolve. Non bisogna pensare alla musica popolare come chitarra battente e mandolino. La tradizione cambia nel senso che cambia la vita, e cambiando i rapporti nelle comunità più povere di conseguenza si evolvono anche le sonorità.
Domanda classica per noi di Dolce Vita. Grazie alla Fini- Giovanardi circa un milione di consumatori di cannabis rischiano l’arresto con una dose minima di qualche grammo. Come ti poni rispetto a questa legge?
Intanto c’è da dire che io non faccio uso di cannabis e personalmente la penso come Frank Zappa e prediligo l’Aglianico… La cosa migliore è comunque sentirsi lucidi e non ottenebrarsi, per poter fare una vera
rivoluzione che dia una scossa al cambiamento in questo mondo. Premesso questo però, essendo stato anch’io da giovane un consumatore, penso che sia ridicolo mettere in galera per una canna quando ci sta gente che è costretta a lavorare in situazioni di nocività, che uccide per davvero, facendo venire tumori e cancro. Per questo trovo paradossale che se uno decide di morire con il tabacco o l’alcool non venga perseguito mentre con la cannabis che al massimo ti rincoglionisce un po’ invece si.
Ascolta Daniele, il ghiaccio si sta sciogliendo (mentre Pecoraro Scanio dorme). Come è possibile che nonostante gli sconvolgimenti climatici siano sotto gli occhi di tutti, alcuni (molti) scienziati ancora sostengano teorie negazioniste o parlino di allarmismo di fronte a questo fenomeno?
Secondo me il discorso parte dal cosiddetto sviluppo sostenibile. Utilizziamo frequentemente strumenti che non ci servono, quando in una società il costo di un Ipod o di un telefonino scendono vertiginosamente
mentre i prezzi delle case salgono in egual misura, è segno che c’è qualcosa di marcio che non v’è… Per incrementare il Pil siamo costretti a comprare, consumare e sperperare energia. Quindi se non si parte da una radicale rivoluzione il discorso ambientale non si può neanche prendere in considerazione. La felicità non è legata agli oggetti, bisogna cambiare lo stile di vita e sovvertire la politica del profitto legato al consumo.
E quindi come dobbiamo fare a Daniè…
Adda fà a rivoluziò… Voi siete giovani, organizzatevi adesso tocca a voi… Noi ci abbiamo tentato, abbiamo perso, ma ogni generazione dovrebbe tentarci con forza! Penso che stiamo andando verso il fondo e la gente se ne sta accorgendo, presto o tardi dovrà reagire. Tocca a voi…
Filo Green
Pubblicato su Dolce Vita n°17 – Luglio/Agosto 2008