“Il vino e soprattutto un grande vino, è una specie di ‘buona sorte’. Il vino è la risultante d’una serie di coincidenze non solo fortuite ma neppure matematiche. Alla sua nascita concorrono:
– la scelta d’uno o più vitigni e il loro equilibrio biologico, condizionato, nell’uno e nell’altro caso, da un seguito di congiunture meteorologiche;
– il terreno, per la presenza o l’assenza di determinate rare sostanze e per il suo comportamento alla pioggia e alla siccità;
– il clima, con le sue componenti, tra cui ha particolare importanza la quantità di sole che la vigna ha potuto tesaurizzare;
– infine l’uomo che ne condiziona la riuscita con ogni atto, dalla coltivazione alla cosiddetta vinificazione. E’ difficile improvvisarsi vignaioli.
L’amore per il vino si tramanda di generazione in generazione, è come un ponte di passaggio tra passato e presente.”
Parole del buon Veronelli, maestro culinario, maestro di vino ma soprattutto maestro di vita. Le sue parole mi vengono sempre in mente quando parlo con i vignaioli e non dico un’ eresia quando affermo che queste stesse identiche parole calzano a meraviglia quando affronto questioni agricole con un coltivatore di canapa. Allo stesso identico modo si tramandano conoscenze e metodi; la canapa è una pianta molto complessa, le coincidenze e i fattori che leggiamo sopra per il vino sono tutte valide per la canapa. Ci sono migliaia di varietà genetiche autoctone in tutto il mondo, molte sono ancora a noi sconosciute.
Discorso a parte per le coltivazioni Indoor, dove l’ultimo punto della lista di coincidenze acquista rilevanza notevole, il coltivatore ha meno sorprese in fatto di cambiamenti atmosferici, ma deve essere abile a trovare il clima ideale per ogni tipo di coltura. La temperatura, l’umidità, la quantità di vento e di Co2 attraverso il ricambio d’aria, la quantità di luce sono solo alcuni dei fattori che, combinati tra loro in maniera diversa, concorrono ad arrivare a risultati estremamente diversi. Il fatto che siano coltivazioni indoor non toglie nulla di naturale, se usiamo terricci e concimi biologici, la grossa differenza la fa la scelta delle genetiche. Il mercato dovrebbe fare uno sforzo e ricominciare a creare varietà regolari autoctone; qualche segnale si è cominciato a vedere da parte di piccole realtà e grandi breeder, nel frattempo cerchiamo di preservare le specie scegliendo con coscienza. La differenza è la stessa che passa tra un vitigno generico e uno autoctono.
Un viaggio in Olanda in vista? Non perderti il prossimo numero, dove parleremo di un coffeshop unico, un posto davvero speciale che non troverai in nessuna guida.
Gennaro Maulucci
Pubblicato su Dolce Vita n°26 – Gennaio/Febbraio 2010