Usare lampade a LED per far crescere le piante quando la luce solare non è disponibile? Questa tecnologia di illuminazione può rivelarsi molto vantaggiosa: i led sono efficienti, a basso consumo energetico, scaldano poco e durano moltissimo.
Come funzionano?
Ogni pigmento delle piante assorbe alcuni colori di luce meglio di altri. La clorofilla assorbe molto bene la luce rossa e quella blu, ma non quella verde; dato che la pianta utilizza la clorofilla per la fotosintesi, questo processo risulta più efficiente con luce rossa e blu che con l’equivalente di luce verde.
Le classiche lampade di crescita (HID, incandescenza, fluorescenza), utilizzate per coltivazioni indoor, producono una luce con lunghezza d’onda da 380 nm (lampade UV) a circa 880 nm (lampade a infrarossi). Le piante utilizzano lunghezze d’onda da 400 nm (luce blu) a 700 nm (luce rossa) dunque tutte le normali lampade di crescita emettono una buona parte di luce che le piante non sfruttano efficacemente.
Vi sono inoltre altri svantaggi nell’uso di lampade normali:
– il calore emesso che impedisce di collocare la fonte di luce troppo vicino alle piante
– l’elevato consumo energetico
– la durata della fonte di luce ( i neon andrebbero sostituiti ogni anno perchè perdono la loro luminosità)
Da pochi anni si stanno sperimentando coltivazioni indoor con lampade a LED (Light Emitting Diode), li ha utilizzati anche la NASA per illuminare colture idroponiche nello spazio!
Non presentano tutti gli svantaggi delle tradizionali lampade, ma molti benefici:
– consumi bassissimi di energia ( si può risparmiare fino al 90% rispetto ad una normale lampada a incandescenza o fluorescenza)
– durata elevata (dagli 8 ai 15 anni di vita)
– poco calore emesso ( si evitano così problemi di surriscaldamento, consentendo di posizionare le luci vicino alle piante)
– basse tensioni di alimentazione, come 12 Volt
– copertura uniforme delle superfici illuminate, grazie all’angolo di proiezione della luce
– possibilità di sperimentare differenti combinazioni di colori (proporzione variabile fra luci rosse e blu)
In vendita si possono trovare pannelli di LED costruiti a questo scopo, relativamente economici (un pannello da 900 LED misti circa 120 euro). Basta una semplice ricerca in internet (cercando “LED grow lamp”).
Per il mio piccolo terrario ho deciso di costruire due piccoli pannelli a LED, in modo da poter sperimentare questa innovativa tecnologia di illuminazione sulle mie piante carnivore.
Ecco cosa ho utilizzato per la realizzazione di un pannello luminoso di 48 LED alimentato a 12 Volt: una basetta preforata per circuiti, 12 LED blu ad alta luminosità (3.3V) con lunghezza d’onda di 465nm (nanometer), 36 LED rossi ad alta luminosità (2 V) con lunghezza d’onda di 650nm (nanometer), 4 resistenze da 120 ohms, 6 resistenze da 1 ohms, un alimentatore 12 V DC, un timer meccanico per gestire accensione e spegnimento delle luci, saldatore, filo e stagno.
Per calcolare il circuito e le resistenze ho utilizzato un comodo tool online con il quale si possono progettare altre varianti.
Qui a destra il mio circuito che in totale dissipa circa 2,5 W.
Come supporto per i pannelli luminosi ho riciclato un lampadario Ikea, che ha il vantaggio di essere dotato di due porta lampade orientabili in ogni direzione e movibili sulle guide di supporto, le quali servono anche per portare l’ alimentazione. La sicurezza dell’impianto è garantita dalla bassa tensione utilizzata, 12 Volt, che otteniamo dal trasformatore la cui accensione è regolata dal semplice ed economico timer meccanico.
Dopo poco più di una settimana dalla realizzazione del terrario e dalla messa in funzione dell’illuminazione le piante carnivore sembrano gradire molto le luci.
Qui sotto potete vedere l’ impianto di illuminazione completo in funzione.
(fonte: Action Mutant)