In cella per una pianta di marijuana, ora assolto
CAMPIGLIONE F.LE – Assolto perché il fatto non sussiste: è questa la conclusione del processo celebrato martedì 27 per direttissima, davanti al giudice Alberto Giannone. Ancora le motivazioni non le ha scritte, ma in sostanza il giudice ha ritenuto di non avere gli elementi per stabilire se quella piantina di canapa indiana avesse o meno un’effettiva capacità drogante. Mancava la consulenza che potesse stabilirlo. Così ha mandato assolto M.P., bagnolese di 36 anni che a metà settembre era stato arrestato dai Carabinieri di Cavour. Nella serra della sua azienda agricola a Campiglione Fenile, i militari, giunti evidentemente a colpo sicuro, avevano trovato una pianta di marijuana.
Così l’agricoltore si era fatto tre notti in cella, gettando nello sgomento moglie e due figlie. Soddisfatto, ovviamente, il suo legale, il saluzzese Chiaffredo Peirone che nell’imminenza dei fatti aveva spiegato: «La Cassazione nel 2008 ha stabilito che per la coltivazione di droga non esiste uso “personale”, vale a dire non c’è la minima quantità, come invece accade per la detenzione di sostanze stupefacenti». Per questo è reato anche la coltivazione di una sola pianta.
Poi un briciolo di ironia: «Come una rondine non fa primavera, così una pianta non dovrebbe fare reato». (fonte: ecodelchisone.it)