IL SITO ENJOINT.com NON SI ASSUME NESSUNA RESPONSABILITA' PER UN USO IMPROPRIO
DELLE INFORMAZIONI CONTENUTE DI SEGUITO E RICORDA AI LETTORI
CHE LA COLTIVAZIONE DI CANNABIS IN ITALIA E' ASSOLUTAMENTE VIETATA.
Il Canapaio 2 tecniche agronomiche - Il Canapaio
1.
Premessa
2.
CANAPA
2.1 Ciclo
di crescita ella canapa
2.2
Cannabis sativa
2.3
Ulilizzazioni possibili della canapa
2.4 Breve
storia della canapa in Italia
3. COME
COLTIVARE LA CANAPA
3.1 Scelta
del seme
3.2
Scelta e preparazione del terreno
3.3
Nutrimenti richiesti e quando
3.4
Semina
3.5
Trapianto
3.6
Lavori complementari
3.7
Fioritura
3.8
Sinsemilla
3.9
Ermafroditismo
3.10
Raccolta
3.11
Conservazione
3.12
Derivati
3.13 Cicli
lunari
3.14
Ibridazione
3.15 Talee
3.16 Parassiti e
nemici della canapa
4.
CONCLUSIONE
5. APPENDICE
(Esempio di Coltivazione Indoor)
6.
Bibliografia
Le informazioni a uso agricolturale contenute in questo manuale, sono
destinate esclusivamente all' Olanda e alle poche zone del mondo dove la
coltivazione della canapa è tuttora permessa.
Ciò nonostante è diritto di
tutti accedere alla conoscenza di tecniche agricolturali, che possano essere
applicate alla crescita intensiva dei vegetali, soprattutto per la produzione di
cibo. Sì spera che i governi di tutto il mondo si rendano conto che la
proibizione della canapa è uno dei più grossi errori mai commessi contro una
pianta che potrebbe essere la più grande risorsa per soddisfare la maggior parte
dei nostri bisogni e che potrebbe ancora salvare il mondo dall'inquinamento
ambientale.
'IL CANAPAJO' è un libro scritto (molto probabilmente su carta di
canapa) in Italia nel1741 ("Il Canapajo" di G.Baruffaldi, Bologna, 1741;
Stamperia Lilio Della Volpe), e illustra la tecnica di coltivazione della canapa
per ricavarne fibra.
In questo manuale si cercherà di illustrare il ciclo di
vita, la coltivazione e gli usi possibili di una pianta che tanto ingiustamente
è stata demonizzata e che tanto avrebbe da dare per la salute di tutto il
mondo.
Da millenni, e fino a pochi anni orsono, la canapa è stata una delle
voci più importanti della nostra economia agricola.
La possibilità di
coltivare canapa promuove l'autosufficienza e l'indipendenza economica. La sua
proibizione è stata voluta per controllare l'imposizione di uno stile di vita
(consumismo industriale) e per non aver rivali nel controllo
dell'economia.
La canapa può essere utilizzata in tutte le sue parti: dalla
corteccia che fornisce una fibra dagli usi innumerevoli, al fusto legnoso che
può essere usato per la produzione di fibra, di carta, di energia o può essere
trasformato in ogni tipo di materiale come la plastica, alla radice usata in
erboristeria e in medicina, ai semi preziosa fonte alimentare e produttori di un
olio che può essere usato in cosmetica, come solvente, come medicinale e come
olio combustibile. Le foglie e i fiori sono utilizzabili sia generare biomassa
per la produzione di energia insieme alle altre parti della pianta, sia,
soprattutto le infiorescenze delle piante femmine, per scopi medicinali con un
campo di applicazioni vastissimo, a scopo religioso e sacramentale (India,
Africa, Islam, Giamaica), e ricreativo, edonistico.
La proibizione della
canapa presentata come legge" contro quest'ultima utilizzazione, in realtà è
rivolta soprattutto contro il potenziale economico di una pianta annuale, e
perciò rinnovabile continuamente, produttrice di fibra, energia, cellulosa,
medicinali, cibo, e che ha, se consumata, la "colpa" di provocare benessere, di
sorridere alla vita con benevolenza, affrontandone meglio le difficoltà.
La canapa è un vegetale erbaceo annuale, provvisto di un fusto centrale che può raggiungere un'altezza variabile fra gli 80 cm. e i 5 m., più o meno ramificato a seconda della densità di coltivazione, provvisto di una corteccia fibrosa (se coltivata per la fibra, le piante saranno molto vicine tra loro e svilupperanno pochi corti rami, con gli internodi lontani fra loro; se coltivata per la resina si cercherà di lasciare maggior spazio intorno alle singole piante e si avranno di conseguenza maggiori ramificazioni, che in alcune varietà potranno addirittura essere lunghe come lo stelo centrale).
Il seme, posto 0.5-1 cm sotto la superficie del terreno, in primavera nel nostro emisfero, si apre per l'effetto dell'umidità e del calore (almeno 10-15 gradi centigradi) e la piantina (embrione) esce alla luce dopo un periodo di tempo variabile fra i due e i dieci giorni, a seconda del clima. [fig. 1] La canapa è dicotiledone (sviluppa due foglioline primordiali). Le foglie si svilupperanno inizialmente opposte e, dopo la levata, alternate.Sono composte dapprima di una fogliolina, successivamente di tre, cinque, sette, [fig.2] e così via, fino a undici-tredici (la carenza di luce fa sì che si sviluppino foglie con MENO foglioline). La canapa è pianta "dioica", cioè con individui maschi e individui femmine (alcuni ermafroditi, ma non è la norma), che si differenziano alla fioritura: sui maschi si formeranno grappoli di fiori bianco-giallognoli a 5 petali, che all'apertura rilasceranno il polline [fig.3]; sulle femmine (2-3
settimane più tardi) si formeranno le "infiorescenze", formate da gruppi di
fiori composti da un'avaria (calice), dove si svilupperà (se impollinato) il
seme, e da 1 o 2 pistilli uscenti dall'avaria. È su questi calici che si trova
concentrata la più alta percentuale di resina. [fig.4] (La "resina" della canapa
è costituita da secrezioni di ghiandole deputate a questo scopo chiamate
"tricomi ghiandolari", presenti su tutta la superficie della pianta ma in
maggior concentrazione sulle infiorescenze femminili (vedi fig.10). È nei
tricomi ghiandolari che si trovano i cannabinoidi, alcuni dei quali -soprattutto
il delta-9- THC (tetraidrocannabinolo) -hanno proprietà psicoattive. Esistono
però altri cannabinoidi che possono non avere alcun effetto psicoattivo o
interferire con l'attività del THC. Per la produzione di resina di alta qualità
è dunque di vitale importanza scegliere semi o cloni di varietà di canapa
selezionate per la loro capacità di produrre alte percentuali di THC).
Dopo
il rilascio del polline la pianta maschio ha finito il suo ciclo e muore. La
femmina continua il suo sviluppo fino a quando il seme è completamente maturo e
i nutrimenti cominciano a essere meno disponibili. Alla fine, se lasciata libera
di svolgere per Intero il suo ciclo naturale, rilascia i suoi semi al terreno,
sperando in un buon adattamento all'ambiente circostante e in una buona nascita
dei suoi discendenti la prossima primavera.
Ci sono diversi botanici che ritengono ci sia una sola specie di cannabis
(sativa), altri due (sativa e indica), altri tre (sativa, indica e ruderalis) o
più (più del 95% delle cultivar-varietà -del mondo sono comunque riconosciute
come "sativa'). Le diverse varietà di canapa provengono da specifici adattamenti
all'ambiente e ibridazioni selezionate, sono come le diverse varietà di mele, di
rose o di qualunque essere vivente. Prova genetica che sia comunque una sola
specie è la possibilità di avere ibridi fertili incrociando piante con
caratteristiche diverse fra loro.
"Infatti secondo la tassonomia ufficiale,
secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, secondo il Governo Federale
americano, insomma secondo i maggiori esperti mondiali, la "Cannabis indica"
semplicemente non esiste. Si parla solo di "Cannabis sativa " perché la varietà
"indica" fu un errore di classificazione che risale al Settecento, che è stato
universalmente riconosciuto ed eliminato." [da: "Marijuana e Altre Storie",
p.15; di C. Ciapanna; Cesco Ciapanna editore; 1979]. La cannabis "indica"
riconosciuta come tale per i caratteri morfologici é una varietà che cresce
principalmente
sulle montagne dell' Afghanistan e del Pakistan (regione dell'
Indu-Kush, vedi fig.28)
La canapa è una delle prime piante coltivate
dall'uomo, usata oltre che per la fibra per innumerevoli altri scopi e
volutamente abbandonata solo negli ultimi anni. Cresce a tutte le latitudini,
dal limite dei ghiacci polari all'e
quatore, e per ogni particolare clima
esistono (o almeno esistevano) varietà perfettamente adattate, ma facilmente
adattabili ad altri climi e sempre facilmente incrocia bili fra loro. Ci sono
moltissime varietà di canapa, ognuna mirata a una particolare utilizzazione
della pianta (ad es. i semi per la produzione di cibo). Purtroppo molte varietà,
dopo più di mezzo secolo di proibizionismo, sono andate perdute per sempre (il
"Vavilov Research Institute Gene Bank" di S. Pietroburgo, in Russia, ha la più
grande collezione di semi esistente e lavora con l'lnternational Hemp
Association per la conservazione del patrimonio genetico).
Principalmente ci
sono 3 diversi tipi di piante, e diverse sono le tecniche di
coltivazione:
-piante coltivate per la produzione di fibra e/o di
polpa
-piante coltivate per la produzione di semi
-piante coltivate per la
produzione di resina.
Le differenze fra queste piante sono dovute a una
selezione genetica
che è durata millenni, volta a creare il meglio per questa
o quell'altra utilizzazione.
La canapa ha un campo di possibili utilizzazioni vastissimo (più di 50.000
usi) e secondo diversi ricercatori è la risorsa naturale di maggior valore e più
versatile del mondo. Può essere usata come:
-Produttrice primaria di fibra
naturale, usata per fare cordami di ogni tipo, tessuti per tutti gli usi, come
vele per le navi, vestiti, scarpe, tappeti, tendaggi, tele per dipingere,
cartamoneta, ecc.
-Produttrice di cibo (per consumo umano e animale): i semi
di canapa sono secondi solo alla soia per percentuale di contenuto proteico (ma
le proteine contenute nella canapa sono più facilmente digeribili), contengono
tutti gli 8 aminoacidi essenziali e l'olio di semi di canapa è il più ricco in
acido linoleico(19-25%) e linolenico (51-62%), indispensabili al sistema
immunitario. Inoltre sono usati per l'alimentazione dei volatili e, dopo che ne
è stato estratto l'olio, con il rimanente si possono avere pannelli per
l'alimentazione del bestiame.
-Produttrice di solventi e olii combustibili:
l'olio di semi di canapa è sempre stato usato come miglior solvente naturale (e
non inquinante) per le vernici; come olio combustibile (olio da lampada) è stato
usato fino all'introduzione del petrolio (il motore Diesel fu inizialmente
progettato per usare come combustibili olii vegetali e oli i di semi fra cui
quello di canapa).
-Produttrice di medicinali: la canapa ha dimostrato avere
valore terapeutico per la maggior parte delle malattie dell'uomo e di essere al
contempo una delle sostanze meno tossiche esistenti. È stata usata in medicina
per millenni, e fino al 1920-1930 è stata forse il medicinale più usato al
mondo. Pochi anni dopo bandita dai tabulati medici, con la dicitura: "sostanza
tossica, di nessun valore terapeutico". Sono stati compiuti più di 1OOOO studi
sul suo valore terapeutico: tutti positivi meno circa una dozzina, mai
confermati. Attualmente si ritiene che la canapa possa servire a scopo
medicinale per combattere malattie come: asma, artriti e artrosi, glaucoma,
tumori, nausea, epilessia, reumatismi, sclerosi multipla, paraplegia e
quadriplegia, come antibiotico, contro i dolori articolari e gli spasmi
muscolari, contro i dolori mestruali e per facilitare il parto, per eliminare
cisti, come espettorante per pulire i polmoni, per favorire il sonno, è utile
contro l'enfisema polmonare, aumenta l'appetito, allevia le emicranie e lo
stress, favorisce il rilassamento, riduce la saliva, i suoi semi sono di aiuto
al sistema immunitario, dilata le arterie e riduce la pressione, è di beneficio
contro la depressione, allontana il dolore,qualunque ne sia la causa(ma non lo
sopprime), è un ottimo disintossicante e un valido aiuto nelle crisi d'astinenza
alcolica e da oppiacei e ha centinaia di altre applicazioni mediche (dal tetano
alla dissenteria, dalla demenza senile a numerose malattie mentali,
ecc.).
-Produttrice di energia: la canapa è, considerata su scala mondiale,
la miglior fonte vegetale di biomassa per produrre energia: gas, carbone
vegetale, metanolo, benzine o elettricità. Potrebbe sostituire il petrolio e
tutti i suoi derivati a un costo concorrenziale, ma con costi ambientali
enormemente inferiori.
-Miglioratrice della fertilità del terreno: la canapa
è coltura nettamente miglioratrice, e può essere seguita da qualsiasi altra,
innanzitutto dal frumento. Le sue radici profonde portano in superficie i
nutrimenti necessari ai vegetali e frenano l'erosione del terreno; lascia un
notevole residuo di "forza vecchia" (frutto dell'apporto di concimi organici);
ripulisce il terreno dalle erbacce e impedisce l'azione costipante della pioggia
sul suolo; inoltre riduce la presenza di possibili predatori per le colture
successive.
-Produttrice di benessere: l'uso edonistico e ricreazionale di
canapa provoca in genere un miglioramento dell'umore, rilassa i nervi, mitiga lo
stress, favorisce il sonno e permette una migliore introspezione. Questo è
l'utilizzo contro il quale è nata la proibizione. Proibizione che è di fatto
servita a eliminare tutte le altre possibili utilizzazioni di questa pianta
preziosa.
Recentemente sono stati scoperti recettori per il THC situati nella
parte superiore del cervello. Proseguendo nella ricerca è stato scoperto che il
corpo umano produce una sostanza (un acido grasso) che si lega agli stessi
recettori. La sostanza è stata battezzata "anandamide" dal sanscrito ananda:
gioia profonda. Gli studi son attualmente in corso ma sembra che il corpo umano
produca l''' anandamide" in condizione di benessere. Sarebbe quindi
perfettamente motivata la "ricerca di benessere" da parte dei consumatori di
canapa.
-Produttrice di carta e cartone: la carta di canapa ha una resistenza
enormemente maggiore di quella ricavata da alberi e non necessita il loro
abbattimento. La sua produzione danneggia molto meno l'Ambiente: per fare carta
col legno si usano solfati, solfiti e cloro (diossina), per la canapa si può
usare soda o, ancora più ecologicamente, perossido d'idrogeno (acqua
ossigenata). Inoltre il raccolto per ettaro è notevolmente superiore che con gli
alberi.
-Produttrice di cellulosa: la polpa di canapa è per il 71 %
cellulosa. Può essere usata, oltre che per la carta, in sostituzione di tutte le
materie plastiche. Tramite un procedimento chiamato "estrusione" può essere
trasformata in qualunque materiale, a eccezione dei metalli e del
vetro.
-Viene addirittura utilizzata come materiale edilizio, sia come
isolante sia per costruzione (gli steli spezzettati, mischiati a calce,
pietrificano e si trasformano in minerale).
-Uso sacramentale e religioso: la
canapa è stata (ed è) usata a scopi religiosi nella maggioranza delle culture
del mondo, sia come sacramento, sia come mezzo per espandere la coscienza ed
entrare in un contatto più diretto con la divinità.
Negli ultimi anni in
Europa si sta assistendo ad una progressiva riscoperta di questa pianta
preziosa: si cominciano ad aprire negozi in cui si vendono esclusivamente
materiali ricavati dalla canapa (vestiti, telerie, corde, carta, cosmetici, semi
e derivati per l'alimentazione, materiale da costruzione, lettiere per gli
animali, pannelli, plastiche, detersivi, ecc.), tutti ecologicamente validi.
Anche le industrie cominciano ad4nteressarsene. Forse é proprio questa la via
per una prossima accettazione di questa sostanza e delle sue possibilità anche
da parte di chi (per mancanza di informazione?) finora si era mostrato
contrario.
In Italia la canapa è stata utilizzata per millenni. In pipe preistoriche
ritrovate nel Canavese sono riscontrate sue tracce. La regione ai piedi delle
Alpi piemontesi prende il nome di "Canavese" proprio dalla canapa, e sulla
bandiera c'è la sua foglia. Per millenni i nostri antenati si sono vestiti,
nutriti, scaldati, hanno pregato, scritto, si sono curati e si sono sentiti
meglio anche grazie a questa pianta.
Negli anni '50 l'Italia era il secondo
maggior produttore di canapa del mondo (dietro soltanto all' Unione Sovietica).
La varietà "Carmagnola" forniva la miglior fibra in assoluto, e le rese unitarie
per ettaro erano (e potrebbero ancora essere) maggiori che in ogni altro paese.
Per secoli (almeno fino dal 1300, l'acquirente era la Marina Inglese) l'Italia
ha esportato canapa, e da sempre la canapa italiana è stata riconosciuta come
produttrice della miglior qualità di fibra tessile per indumenti. Nei testi di
agricoltura preparati negli anni '70 (gli ultimi in cui esistevano ancora
qualche decina di ettari di terreno coltivato a canapa), si legge: "... nel 1978
le statistiche ufficiali la dicono coltivata su appena 60 ettari... Le poche
note che seguono hanno lo scopo di tener vivo l'interesse per una pianta che
fornisce una fibra veramente pregiata, anche se è poco probabile che, nella
situazione attuale, la canapa possa riguadagnare, anche solo in parte, il
terreno perduto.
...La canapa è una pianta di notevole capacità di
adattamento nei confronti del clima e del terreno, tanto più che il suo ciclo
vegetativo è breve... È coltura nettamente miglioratrice che può essere seguita
da qualsiasi altra e innanzitutto dal frumento.
Il canapaio lascia il terreno
ben rinettato dalle male erbe per l'effetto soffocante della sua vegetazione
rigogliosa e fitta, inoltre lascia anche un notevole residuo di forza vecchia,
frutto del lautissimo apporto di concimi, in prevalenza organici, distribuiti in
eccedenza al fabbisogno della coltura.
Ma anche sotto l'aspetto
fisico-meccanico il terreno dopo il canapaio si trova nelle migliori condizioni,
grazie all'azione perforante esercitata dai suoi fittoni e all'effetto
protettivo della densa vegetazione che impedisce l'azione costipante della
pioggia sul suolo...
La canapicoltura potrà guadagnare parte del terreno
perduto solo se si potrà tenere distinta la fase agricola del ciclo produttivo
della fase più propriamente industriale. La fase agricola dovrebbe concludersi
con la raccolta; la fase industriale dovrebbe farsi carico di tutte le
operazioni successive. ...Oggi si tende a rilanciare la coltura della Canapa
valorizzando anche la sua capacità di fornire grandi quantità di cellulosa, che
può essere impiegata nell'industria cartaria, per la preparazione di carta di
pregio." [da: "Coltivazioni Erbacee" di A. Grimaldi, F. Bonciarelli, F.
Lorenzetti; Edagricole; Bologna,1983]
Nessuno sapeva, né doveva sapere
dell'esistenza di una macchina chiamata "decorticatore", brevettata nel1916 da
G. Schlichten in grado di separare le fibre dalla polpa: * lavoro che ha sempre
richiesto una lunga e faticosa manodopera, con costi finali sempre più alti.
[*Questo tipo di macchinari (gramolatrici e scavezzatrici)erano stati usati nel
bolognese dall'inizio del secolo e solo adesso si cominciano a riscoprire
conoscenze che sono state tenute (volutamente ?) nascoste.]
La canapa era
sempre stata usata dunque per vestirsi e produrre qualunque tipo di cordame,
tessuto, carta (fino all'inizio del '900 la quasi totalità della carta era fatta
con la canapa), i suoi semi davano un ottimo olio combustibile e in campo
farmaceutico le sue applicazioni erano vastissime: "Piero Arpino nel 1909 elenca
un ricettario terapeutico che occupa 11 pagine del suo libretto Haschish, e
contiene prescrizioni diverse di canapa per 43 malattie...da Amenorrea a Zona
(Herpes Zoster) , comprendenti tra l'altro Blenorragia, Calli e Verruche,
Cholera, Oelirium tremens dei bevitori, Impotenza, Insonnia, Paralisi
progressiva, Tisi polmonare (contro i sudori debilitanti)." ["Marijuana e altre
storie" di Cesco Ciapanna; Cesco Ciapanna editore; Roma, 1979; p.148].
Era
normale comprare in farmacia l'''estratto di canapa Indiana", proveniente da
Calcutta, e i "sigarretti di canapa indiana", per la cura dell'Asma. Il
professor Raffaele Valieri nel 1887 compì importanti ricerche sul valore
terapeutico della canapa coltivata in Campania per la cura dell'asma, e arrivò
persino a aprire un "gabinetto di inalazione", che veniva riempito col fumo
prodotto dalla combustione della canapa e dove i pazienti di asma potevano
trovare sollievo alla loro malattia.
Nelle nostre campagne era comune (fino
all'arrivo delle "sigarette americane", il cui uso denotava un cambiamento di
status sociale) l'uso di canapa in sostituzione del tabacco, ma era un segno di
povertà, e con l'inizio dell'industrializzazione e il miglioramento delle
condizioni economiche si cominciò a pensare che tutto quello che facevano e
dicevano i "vecchi" fosse frutto della loro ignoranza, e che solo le cose
"moderne" avessero valore (e si cominciò a usare la plastica...).
Fino a poco
dopo la seconda guerra mondiale era normale, in un paese la cui economia era
essenzialmente agricola, coltivare canapa. Con la progressiva
industrializzazione e l'avvento del "boom economico", cominciarono a essere
imposte sul mercato le fibre sintetiche (prodotte negli USA) e la canapa
cominciò a sparire non solo fisicamente, ma anche dal ricordo e dalle tradizioni
della gente.
Alla fine degli anni '50 si cercò ancora (ingenuamente) di
rilanciare la coltura in rapido declino di questa pianta, che tanto aveva
significato per la nostra economia; ma mentre si sperimentavano nuove varietà
ibride e si stavano preparando grossi impianti per la macerazione e la
lavorazione industriale della canapa, il governo italiano nel 1961 sottoscriveva
una convenzione internazionale chiamata "Convenzione Unica sulle Sostanze
Stupefacenti" (seguita da quelle del 1971 e del 1988), in cui la canapa avrebbe
dovuto sparire dal mondo entro 25 anni dalla sua entrata in vigore.
Si
cominciò a sentire la parola "marijuana" (gergo dialettale di Sonora, Messico),
che negli Stati Uniti era servita alle autorità, nel periodo fra le due guerre
mondiali, per confondere le idee su quello che in realtà era questa sostanza (se
gli agricoltori, la classe medica e le industrie che utilizzavano canapa si
fossero accorti di cosa si stava cercando di eliminare, probabilmente non lo
avrebbero permesso). Cominciarono ad arrivare, sempre dagli USA, resoconti
allarmistici sulla possibile "pericolosità" di questa sostanza, descritta come
"l'assassina della gioventù", "spinge ad atti omicidi", "fa diventare ciechi",
"rende impotenti", "provoca il cancro", "danneggia le cellule cerebrali", e
altre assurdità del genere.
Insieme a questa campagna di false informazioni
presentate dai media, sempre dagli Stati Uniti arrivò un fenomeno di rivolta
giovanile verso le istituzioni ("hippies", "figli dei fiori") con tutta una
controcultura di contorno. La "Marijuana" divenne spesso la bandiera di
movimenti politici contro governi autoritari e repressivi. Molti giovani amanti
della libertà videro in questa repressione una decisione arbitraria e ingiusta,
e si schierarono dalla parte della canapa. Il suo uso da parte di questa
categoria di persone crebbe progressivamente negli anni '70.
Sempre in quegli
anni, in Italia si fecero importanti ricerche per ricavare carta dalla canapa, e
in seguito a uno studio presentato alla CEE, l'Italia dal 1977 riceve un
contributo dalla Comunità Europea per coltivare canapa per la produzione di
carta. Le acque della nostra pianura Padana sono attualmente avvelenate
dall'atrazina, che si usa per ricavare carta dal legno degli alberi. I pesticidi
per i pioppi (che servono alle cartiere) sono fra i più tossici
esistenti.
Nel 1975 esce la "legge Cossiga" contro gli stupefacenti, e negli
anni successivi gli ultimi ettari coltivati a canapa scompaiono. Con la
scomparsa delle ultime piantagioni di canapa scompare anche la coscienza di
"cosa sia" questa pianta.
Fino all'entrata in vigore della legge "Vassalli- Jervolino", n. 309, del
1990 il possesso di modiche quantità di canapa per uso personale era ancora
consentito, anche se decidere quanto fossero "modiche" è sempre stato di
pertinenza del giudice nei confronti di "chi" la usava. Con la legge n. 309 del
1990, l'uso personale di sostanze "proibite" è reato.
Nel 1993, dopo più di 2
anni di politica fallimentare della legge 309 (aumento dei tossicodipendenti e
dei problemi correlati all'uso di eroina, aumento dei consumatori di cocaina,
aumento della popolazione carceraria) è risultata nella maggioranza degli
italiani la volontà di revisione dei principi proibizionisti ai quali la legge
si ispira. Dopo 3 anni dal risultato del referendum, quasi nulla è cambiato, ed
è possibile essere incarcerati per il solo possesso di canapa, o, se in possesso
di quantità infinitesimali, possono venire applicate sanzioni amministrative
come il ritiro della patente e del passaporto, ecc.
La canapa viene poco alla
volta a scomparire anche dai libri di botanica, erboristeria, erbe medicinali,
agronomia, ecc.(addirittura dai dizionari di computer), e al giorno d'oggi pochi
sanno cosa sia realmente.* [* Sembra che l'inizio del processo di occultamento
di informazioni su questa sostanza risalga, in Italia, al periodo del fascismo
-vedi il libro "L'erba di Carlo Erba" di G. Samorini edizioni Grafton Bologna,
1996.]
Nel 1994 e 1995 la sola canapa coltivata ufficialmente in Italia,
sotto lo stretto controllo delle forze dell'ordine, é stata quella presso l'
ENEA (Ente per le Nuove tecnologie, l'Energia l'Ambiente), organismo di ricerca
statale. Tentativi di coltivazione a scopo didattico (in Emilia, in Valle d'
Aosta) sono stati repressi.
Attualmente ci sono in Italia, secondo le stime
ufficiali, più di 5 milioni di consumatori di canapa (soltanto per la resina e i
suoi derivati). Questi cinque milioni di persone rischiano ogni giorno, per il
solo fatto di di ricavare benessere da questa sostanza, una pesante limitazione
delle libertà personali. A chiunque, solo per il fatto di essere "sospettato"
come consumatore, può essere richiesta un'analisi delle urine. Se i risultati
sono positivi (si può aver consumato, o soltanto essere stati in ambienti con
presenza di canapa fino ad alcuni giorni prima, e si risulterà ugualmente
positivi), vengono ritirati patente e passaporto. Per riaverli si è obbligati a
risottoporsi, e a risultare negativi, a queste analisi per 3 mesi, e a volte per
molto più tempo (immaginiamoci se venissero sospese 5 milioni di patenti di
guida...).
La scelta del seme è di primaria importanza per la coltivazione della canapa.
Migliaia di anni di selezionamento delle diverse varietà per le diverse esigenze
d'uso hanno fatto sì che esistano cv. (cultivar, varietà) con caratteristiche
molto diverse fra di loro. Queste caratteristiche fanno parte del patrimonio
genetico del seme.
È quindi necessario aver bene in mente le qualità
particolari che vorremo avere dalle nostre piante di canapa (p. es. gusto..
profumo, potenza, oppure quantità di fibra, o di semi, tempi di maturazione,
esigenze ambientali, ecc.)
e cercare i semi di cv. che più soddisfino le
nostre esigenze.
I fattori che influenzano la scelta del seme sono
molteplici:
-Tempo di maturazione e raccolta: una varietà a ciclo breve può
essere
desiderabile per un raccolto indoor o in serra, per essere incrociata
con altre varietà, per un raccolto in pieno campo dove le condizioni
atmosferiche consentano solo una breve estate, per altre loro diverse qualità,
ecc.; una varietà a ciclo più lungo in genere ha una produzione maggiore e
possibilmente diverse caratteristiche come profumo, potenza, produzione di fiori
e tempi di fioritura.
-Resa unitaria per pianta: ci sono varietà che possono
arrivare a 6 metri o più di altezza e altre che non arrivano al metro; varietà
che, a pari tecniche di coltivazione, possono rendere più di 500 grammi di fiori
per pianta e altre che non arrivano a 50 gr.
-Tempi di fioritura. Riconoscere
i tempi di fioritura della canapa è importante per la produzione di
"sinsemilla", (una parola spagnola che significa "senza semi"). Il separare i
maschi, al momento della fioritura, dalle femmine fa sì che queste ultime non
producano semi, ma allo stesso tempo producano molti più fiori e, di
conseguenza, molta più resina.
Inoltre il ciclo vitale e la produzione di
fiori nelle femmine dureranno molto più a lungo e il raccolto finale potrà
essere più abbondante e di qualità superiore.
-Adattamento a fattori
ambientali: in ogni regione esiste un particolare microclima. È molto utile
scegliere una varietà che si adatti bene all'andamento stagionale
locale.
-Qualità della resina: si può desiderare un particolare tipo di
"effetto", che
dipenderà soprattutto dalla composizione dei cannabinoidi (che
si trovano quasi esclusivamente nella resina). Anche qui la nostra scelta, a
parte i diversi tempi di maturazione e raccolta, dipenderà dal patrimonio
genetico, e quindi dalla scelta del seme.
-Resistenza alle malattie e
predatori: anche se ha pochissimi nemici naturali, una cultivar adattata
all'ambiente difficilmente soffrirà di malattie e avrà pochissimi
predatori.
Varietà adattate a condizioni climatiche diverse potranno avere
problemi come marciume radicale, funghi, malattie legate allo stress ambientale;
predatori come lumache, insetti, uccelli, minilepri*, bestiame,
ecc...
-Qualità della fibra, della polpa e dei semi: le cv. da seme, da fibra
e da polpa (per la produzione di cellulosa) hanno caratteristiche ben definite,
che rendono importantissima la scelta del seme in relazione all'utilizzazione
precisa che si vuole fare del prodotto.
-Reperimento dei semi: in Italia è
vietato il possesso di semi per la produzione di resina. Per le varietà da fibra
e da seme, questi dovrebbero essere disponibili presso i consorzi agrari, ma di
fatto è molto difficile e burocraticaticamente complicato procurarsene. In
Olanda esistono ditte specializzate, che offrono un'ampia scelta di differenti
varietà da resina, certificate e garantite. C'è sempre la possibilità di avere
semi che provengano direttamente da paesi tradizionalmente produttori o di
ritrovarli direttamente in mezzo a qualche infiorescenza femminile che abbiamo
particolarmente apprezzato.
Bisogna sottolineare il fatto che le varietà
ottenute recentemente, a basso contenuto di THC, per la produzione industriale,
perdono le caratteristiche proprie alla canapa di resistenza alle malattie e ai
predatori (necessitano dunque di pesticidi) e di facile adattabilità a diversi
terreni, proprio per la loro carenza di cannabinoidi (vedi oltre), che
proteggono la pianta da attacchi esterni.
Per la coltivazione all'aperto e
per la creazione di ibridi (vedi "ibridazione") è spesso più conveniente partire
dal seme.
Per la coltivazione in serra o indoor si ricorre sempre più spesso
a talee radicate , che consentono un notevole risparmio in ordine di spazio
(sicurezza di avere tutte le piante di sesso femminile), tempo di germi nazione
e uniformità di raccolto (derivando tutte da una sola pianta madre, le piante
avranno tutte le identiche caratteristiche).
I semi non maturi, bianchi,
schiacciati o spezzati non sono in grado di germinare.
Il patrimonio genetico
del seme determinerà le caratteristiche di ogni singola pianta, che saranno
sempre dipendenti anche dall'ambiente e dalle tecniche colturali. È importante
quindi cercare anche di avere le migliori condizioni ambientali (se necessario
modificandole) necessarie alle nostre cv. ed eseguire correttamente tutti i
lavori, dalla preparazione del terreno alla raccolta e conservazione:
Siccome la coltivazione della canapa per ricavarne resina di qualità
superiore è un lavoro che richiede molto impegno e molto lavoro manuale e la sua
produzione è tuttora vietata in molte parti del mondo, è impensabile coltivarla
in pieno campo, e sia la scelta che la grandezza del posto sarà di grande
importanza.
Il terreno dovrà poter ricevere molta luce (almeno 5-6 ore di
insolazione diretta al giorno). Non dovrebbe essere eccessivamente calcareo
(terra bianca) perché lo sviluppo radicale sarebbe impedito, ma c'è la
possibilità di modificarne le caratteristiche, soprattutto con ammendanti
organici (ammendante: che migliora la struttura del terreno).
L'ideale è un
terreno a reazione neutra, ricco di nutrimenti organici e lavorato in
profondità.
La quantità di luce solare ricevuta è un fattore di crescita,* e
se il terreno sarà esposto verso Sud la quantità di raggi solari sarà maggiore
(si ha, in ordine decrescente, Sud, Est, Ovest, Nord), quindi, oltre alla luce,
maggior calore (dal sole) e più possibilità di avere un miglior raccolto. La
disponibilità di acqua nel terreno è altresì importante, e una buona percentuale
di materia organica presente nel suolo farà si che rimanga più a lungo e sia più
facilmente assorbita dalle radici. È però importante che l'acqua non ristagni,
perché le radici potrebbero soffocare per mancanza di ossigeno e la pianta non
potrebbe crescere.
La materia organica nel terreno fa si che questo rimanga
più caldo in primavera (per la fermentazione e decomposizione dell'humus) e più
fresco durante in estate (per l'evaporazione dell'acqua contenuta).
La
possibilità di avere microclimi diversi nello stesso territorio si può ottenere
con la realizzazione di mini piantagioni: piccolissimi appezzamenti di
* I
fattori di crescita per la canapa sono cinque: aria, acqua, luce, temperatura,
terreno (con nutrimenti, presenti o aggiunti). Se carenti o in squilibrio
tra
loro si avranno gravi deficienze nello sviluppo. Per assicurarci la
miglior crescita dovremo favorire la massima disponibilità di questi elementi
per le nostre piante
terreno (m 1-1.50 in diametro) dove cresceranno 4-6
piante, che la vegetazione circostante potrà proteggere dal vento, dal freddo e
da altri possibili danni. Il terreno dovrebbe essere lavorato (vangato) in
profondità (30-50 cm) e arricchito di sostanza organica (letame) quanto prima
possibile. Novembre è il mese ideale per la preparazione del terreno per l'anno
successivo. Durante l'inverno una parte della sostanza organica si trasforma in
minerali di pronto utilizzo per le giovani piante nella primavera successiva, e
il terreno si sgretola sotto l'azione del freddo, acquistando una struttura
ottimale per la germinazione.
Un'ulteriore lavorazione e affinamento del
terreno (scegliete per quest'operazione un momento in cui il terreno sia "in
tempera", si sgretoli se pressato senza essere troppo secco), saranno eseguiti
poco prima della semina o del trapianto, per permettere alle piante il più
rapido e profondo sviluppo radicale.
Per le cv. da fibra e da seme, il
terreno dovrà subire successivi lavori di affinamento prima della semina e
successivamente a quest'ultima quasi nessun lavoro complementare fino alla
raccolta.
Per le coltivazioni in serra e indoor spesso la scelta del terreno
si riduce a un buon terriccio da vaso a reazione non acida, con buone proprietà
di drenaggio (talvolta sarà necessario per questo scopo aggiungere sabbia o
perlite) per permettere la crescita di un robusto apparato radicale.
Il
locale per la crescita indoor potrà variare da un minimo di un solo metro
quadrato a più centinaia, a seconda delle esigenze e possibilità individuali.
Buona norma sarà comunque avere le pareti del locale di color bianco non lucido,
per una miglior riflessione della luce. Sarà anche necessario rivestire il
pavimento del locale con un telo impermeabile, per trattenere eventuali perdite
d'acqua dai vasi (se usati) dopo le irrigazioni.
La canapa si giova enormemente di grandi quantità di sostanza organica
presenti nel terreno.
Il letame (bovino o equino) è il miglior ammendante per
il terreno e la miglior fonte di sostanze adatte alla crescita della canapa.
Procurarsi del buon letame maturo non sempre è possibile; esiste comunque in
commercio una serie di preparati organici, minerali o di sintesi che possono far
fronte a tutte le esigenze nutrizionali della canapa.
Il poter incorporare in
ogni minipiantagione 25-50 litri di letame*, già alcuni mesi prima della semina,
è un'assicurazione per avere meno problemi durante la crescita, piante più sane
e un raccolto più abbondante.
La canapa necessita, per una buona crescita e
una buona resa finale, di quantità pressoché uguali di azoto (N), potassio (K) e
fosforo (P), di una buona disponibilità di calcio (Ca), più vari micronutrimenti
(magnesio, zolfo, ferro, boro, ecc.). Tutti questi nutrimenti saranno assimilati
dalla pianta in diverse proporzioni nei diversi stadi del suo
sviluppo.
Durante le prime fasi di crescita (germi nazione e attecchimento)
la canapa ha bisogno di quantità relativamente piccole di fertilizzante
(generalmente presenti nel terreno di crescita), quantità che crescono
proporzionalmente nelle fasi successive (levata- fase vegetativa) e si
differenziano negli stadi finali di crescita
(fioritura-maturazione).
All'inizio della levata e durante la fase
vegetativa, la disponibilità di grandi quantità di azoto è necessaria per un
rapido e buon sviluppo delle piante (gli altri macro -P e K -e microelementi non
devono comunque mai mancare). La ampia disponibilità di azoto favorisce inoltre
una più alta percentuale di piante femmine. D'altro canto un ecceso di azoto
potrà ritardare la fioritura e prolungare la fase vegetativa.
Dalla fioritura
in poi, la pianta necessiterà di un maggior ammontare di potassio, per la
robustezza dei rami e dello stelo, e di fosforo per la produzione di
fiori.
Oltre al letame, di vacca e di cavallo (quest'ultimo è forse il
migliore in assoluto), possiamo trovare altri fertilizzanti e ammendanti
organici, come l'humus, la torba, i vari terricci per vasi (tutti questi, se
usati da soli, rischiano di rendere il terreno troppo acido), i composti
ricavati da residui di materie vegetali, il sangue animale (quasi esclusivamente
N, di rapida azione), la farina d' ossa (ricca in P e K) o di altri residui
animali, il "cornunghia" (concime ricavato da unghie e corna di animali tostate,
di ottima azione fertilizzante, ma piuttosto costoso e con tempi di azione
lunghi), la cenere di legna (P e K, con reazione fortemente alcalina sul
terreno, di azione abbastanza rapida), tutti i vari composti biologici a base di
alghe o guano, la pollina (ricavata dagli escrementi del pollame, molto ricca in
N, ha un'azione molto rapida e deve essere utilizzata con cautela per non
bruciare le piante), il latte cagliato (ricco di Ca, il suo uso nelle prime fasi
dello sviluppo rischia di bruciare le piante), ecc.
*11 letame é il
fertilizzante naturale più antico che la storia ricordi e da sempre considerato
indispensabile per il miglioramento del terreno. Apporta non solo elementi
nutritivi in una composizione bilanciata ma aumenta la flora microbica, il cui
compito é quello di trasformare in soluzioni minerali i vari fertilizzanti e di
renderli assimilabili dalle piante; rende la struttura del terreno ideale per la
crescita dell'apparato radicale. Dal latino: laetamen -allietare, rendere lieta
la terra.
I lombrichi non sono propriamente un concime, ma se presenti nel terreno
contribuiscono notevolmente a migliorarne la struttura. Possiamo poi usare
concimi minerali come il fosfato di roccia, la calce o lo zolfo (utili per
correggere un terreno troppo acido), il gesso (in caso di eccessiva alcalinità),
dolomia (ricca in magnesio e calcio) o marne. Esistono anche una grande quantità
di prodotti chimici di sintesi, ma siccome questi ultimi possono essere tossici
per il terreno (e anche per chi consuma i prodotti cresciuti chimicamente) e
alterare il gusto e l'aroma dei fiori, è molto meglio usare solo prodotti
organici o minerali (esistono in commercio diversi composti minerali per
orticoltura che possono essere di valido aiuto nelle fasi critiche dello
sviluppo, insieme a una concimazione di base organica).
In Olanda esistono
ditte produttrici di concimi specificatamente adatti per le varie fasi di
crescita della canapa. Non ovunque sono disponibili, ma un buon concime
complesso da orto (di facile reperibilità) in aggiunta a un buon composto
torboso, in mancanza di letame potrà dare risultati eccellenti. La quantità di
uso di ciascun fertilizzante è riportata su ogni confezione dello stesso, e può
variare considerevolmente. È consigliabile attenersi alle prescrizioni massime
(ma non oltrepassarle) previste per la coltivazione di ortaggi in genere.
Per
le cv. da fibra e da seme, il fertilizzante è in genere incorporato nel terreno
prima della semina e raramente si usa aggiungerne durante la crescita.
Per le
coltivazioni in serra in contenitori e indoor può essere preferibile usare un
fertilizzante liquido mischiato all'acqua.
Schematizzando: per un terreno di
media fertilità avremo bisogno di: -letame prima della semina,
-un
fertilizzante organico azotato a pronto effetto dopo l'attecchimento e prima
della levata, o un complesso minerale (dosi sulle confezioni),
-un complesso
minerale (eventuale) durante la crescita,
-fertilizzanti con alte percentuali
di potassio e fosforo prima della fioritura, come cenere, fosfato di roccia,
complessi minerali (8-24-24). Alla fine del ciclo l'assorbimento da parte della
canapa dei tre macroelementi fertilizzanti (N, P, K), è suddiviso in parti più o
meno uguali, con assorbimento di una ugual parte di calcio e numerosi
microelementi.
La semina all'aperto per:le cv. di canapa da resina può essere fatta
direttamente nel terreno o dapprima in vaso, seguita dal trapianto della giovane
piantina nel terreno.
È sicuramente da preferirsi la semina in vaso per una
serie di ragioni:
-risparmio di semi. I semi di canapa hanno un'alta
percentuale di germinazione, ma all'aperto e in condizioni impossibili da
controllare continuamente hanno una mortalità molto alta per cause diverse
(siccità o piogge troppo violente, predatori, variazioni di temperatura). La
piantagione in vaso, con la sua maggior facilità di controllo, assicura un alta
percentuale di natalità e di attecchimento delle piantine.
-Possibilità di
selezione delle migliori piante per il trapianto, eliminando quelle più
deboli.
-Possibilità di anticipare la semina fino a 30-50 giorni, quindi di
avere le piante molto più grandi e robuste al momento del trapianto e di evitare
l'attacco di predatori come le lumache, che possono distruggere completamente
tutte le pianti ne nelle primissime settimane di crescita.
-Miglior controllo
delle piante nelle fasi più delicate della crescita.
I vasi di plastica sono
i più pratici, economici e permettono un facile distacco del terriccio con le
radici al momento del trapianto. L'ideale è avere una singola piantina per ogni
vaso di 10-15 cm. di diametro.
Il vaso dovrà essere riempito con un terriccio
di buona qualità (a reazione preferibilmente neutra) e il seme dovrà essere
collocato circa a 0,5 cm. sotto terra (sono da evitarsi i metodi di germi
nazione fuori dal terreno, come mettere i semi nel cotone umido, o simili,
perché indeboliscono la piantina e si rischierebbe di danneggiare quest'ultima
al momento della posa nel terreno).
Il terreno dovrà essere mantenuto umido
(ma l'acqua non deve mai ristagnare) e a una temperatura di almeno 15-18 gradi
centigradi. Una buona tecnica colturale è quella di riporre i vasi in una serra
o in un cassone riscaldato con letto caldo.
Dopo alcuni giorni (2-10 a
seconda delle varietà, della temperatura, della composizione del terreno e
dell'età del seme), le piantine comincieranno a uscire dal terriccio, con il
guscio del seme ancora attaccato al fusto allo stato embrionale.
Con la
caduta del guscio si apriranno i cotiledoni (foglie presenti nel seme) e subito
dopo apparirà la prima coppia di vere foglie, un paio di foglioline opposte fra
di loro, ognuna con il suo proprio picciolo (gambo fogliare).
Le paia di
foglie successive spunteranno in formazioni opposte, e queste foglie saranno
formate, nel secondo paio di 3 foglioline ognuna, nel terzo 5, e così via fino a
11-13 foglioline. [fig. 5 -6 -7]
Le giovani piante richiedono almeno 12-13 ore di luce al giorno, e durante i
mesi di crescita risponderanno all'aumento delle ore di luce e della temperatura
dell'aria e del terreno con un aumento nel vigore della crescita.
I semi di
canapa potranno essere dunque piantati subito dopo l'equinozio di primavera (nel
nostro emisfero), quando le ore di luce cominceranno a essere maggiori di quelle
di oscurità. Se ricavate da talea (in Olanda sono in vendita talee radicate di
numerose cv.), si cercherà di avere la miglior formazione dell'apparato
radicale, mantenendo il terreno arieggiato e soffice.
Per le cv. da fibra e
da seme, alla semina in pieno campo (più o meno fitta, fino ad alcune centinaia
di piante per metro quadrato, per alcune cv. da fibra) è buona cosa far seguire
una rullatura del terreno, per evitare che i semi vengano mangiati dagli uccelli
o spazzati via dalla pioggia.
Per la coltivazione indoor, appena fuori dal
terreno si daranno alle piantine 18 ore di luce al giorno. La canapa richiede
una quantità d'illuminazione (Iumen) molto alta, e solo lampade al sodio o
lampade a scarica (al sodio a a ioduri metallici*) sono in grado di fornire uno
spettro di luce adatto alla crescita e abbastanza lumen per una crescita rapida
e vigorosa.
In Olanda sono in vendita, nei negozi specializzati,
apparecchiature d'illuminazione studiate appositamente per questo scopo. Le
lampade sono in genere di una potenza variabile fra i 400 e i 1000 Watt, ed
emettono fra i 45000 ed i 140000 lumen (le piante riusciranno a sfruttare al
massimo 1'80% dell' emissione totale)... Si stima una richiesta di 40.000 lumen
per metro quadrato, quindi una lampada da 400 Watt potrà servire per un solo
metro. Più lumen saranno forniti per metro quadrato (fino a 50000), maggiore
sarà il raccolto finale.
La distanza dalle piante dovrà essere, a seconda
della potenza e del tipo delle lampade (quelle a ioduri metallici emettono più
calore, quindi dovranno essere un poco più distanti), fra i 60 e i 90 cm. Le
lampade a ioduri metallici emettono maggior radiazioni nello spettro luminoso
blu (utile allo sviluppo vegetativo); quelle al sodio hanno una maggior
emissione nel giallo e rosso (fioritura). Una soluzione con buoni risultati sia
nella crescita che in fioritura si ha usando 3-4 lampade al sodio ogni lampada a
ioduri metallici.
*Nella prima edizione de "il canapaio" avevo
erroneamente chiamato questo tipo di lampade "alogene". Chiedo scusa per
l'errore. Le lampade alogene hanno una bassa emissione di lumen per Watt usato.
Questo le rende costose da utilizzare ed inefficenti per una rapida
crescita.
Se intorno alle pianti ne c'è abbastanza spazio, all'intersezione delle
foglie con lo stelo cominceranno a crescere piccoli rami. Ad ogni pianta per la
produzione di resina si dovrebbe concedere pieno spazio per sviluppare lunghi
rami e un esteso apparato radicale per la produzione di fiori (dove è
concentrata la maggior parte della resina).
Il tempo della semina (per una
crescita successiva in esterni) va dalla fine
di marzo (dopo l'equinozio di
primavera) ai primi di giugno. Le piante seminate prima saranno più grandi e
probabilmente più resistenti, ma il tempo di piantagione non influenza quello di
fioritura, almeno per la maggior parte delle varietà non provenienti da zone
equatoriali. Non è vero che, se seminata presto (febbraio- marzo) la pianta
fiorirà prima. AI contrario, se troppo grande, la pianta impiegherà più tempo a
sviluppare e a maturare le sue infiorescenze.
Il trapianto è un'operazione molto delicata, e un buon sviluppo delle piante
(e un buon raccolto finale) dipenderanno molto dalla sua preparazione e dalle
sue modalità di esecuzione.
Si dovrà smuovere il terreno in profondità,
scegliendo un momento in cui il terreno stesso sia "in tempera" (per arricchirlo
di ossigeno e permettere una miglior traspirazione e ritenzione di acqua), pochi
giorni prima del trapianto ed eventualmente arricchirlo di fertilizzante nello
strato profondo.
È consigliabile che il trapianto avvenga di sera, o di
mattina presto, per causare meno shock alle piantine. L'ideale sarebbe in un
momento appena precedente una leggera pioggia e all'inizio di un periodo di
piogge.
Sarà spesso indispensabile provvedere all'irrigazione, ma la pioggia
rimarrà sempre la miglior fonte d'acqua e di vita per le piante. Si dovrà
scavare una buca nel terreno lavorato, di grandezza e profondità doppie di
quelle del vaso, e mischiare alla terra delle pareti e del fondo 1-2 litri di
torba o terriccio. Con il raggiungimento del 5°/7°paio di foglie, 3-6 settimane
dopo la semina, (fig. 8) le pianti ne saranno cresciute abbastanza da poter
essere trapiantate in piena terra e avranno sviluppato abbastanza radici da
riempire il vaso, in modo da poter estrarre facilmente la piantina con il pane
di terra attaccato.
È meglio, prima dell'estrazione, bagnare il terriccio nei
vasi, in modo che non si sgretoli. Si depositi delicatamente il pane di terra
con le radici nella buca, e lo si circondi di torba fra le pareti e il terreno.
(La torba trattiene l'umidità più a lungo; è necessario che in questa fase alla
piantina non venga a mancare acqua, per permettere alle radici di svilupparsi
rapidamente).
Il margine superiore del pane di terra deve essere all'incirca allo stesso
livello del terreno. Una leggera rincalzatura intorno al fusto e una generosa
irrigazione completeranno l'operazione.
Nei giorni successivi al trapianto è
necessario mantenere umido il terreno per evitare il disseccamento (e la morte)
delle piante.
Una buona tecnica colturale è quella di pacciamare (coprire) il
terreno con foglie, rami e cascame vegetale in genere. Con la pacciamatura il
terreno rimane più fresco e più soffice, c'è minor traspirazione d'acqua e ci
sono minori probabilità che la nostra minipiantagione venga danneggiata,
risaltando meno. In ogni minipiantagione (buchi di 1-1,50 m. in diametro) si
potranno trapiantare 4-5 pianti ne, per avere alla raccolta 1-3 piante femmine
(in media).
L'epoca ideale per il trapianto è dalla fine di aprile, per tutto
maggio, fino a giugno inoltrato. Sono da evitare i trapianti con calori
eccessivi, che potrebbero bruciare le giovani pianti ne o farle andare
direttamente in fioritura, senza fare la levata e la fase di accrescimento
vegetativo.
Le cv. da seme e da fibra, seminate in pieno campo, non devono
essere trapiantate.
Dal trapianto alla fioritura le piante di canapa avranno bisogno di
relativamente pochi lavori complementari. D'altronde, un attenzione costante
sarà necessaria per il buon andamento del raccolto.
Come prima cosa non
bisogna mai lasciare che le piante soffrano per la siccità. D'estate, in pieno
ciclo vegetativo, una singola pianta di canapa può traspirare fino a 20 e più
litri di acqua al giorno.
Le radici della canapa arrivano molto in profondità
per la ricerca d'acqua, ma, soprattutto nelle prime fasi dello sviluppo, la
mancanza d'acqua nel terreno potrebbe causare gravi problemi alle piante, fino
alla loro morte.
In mancanza di pioggia (ogni cm. di pioggia equivale a 10
litri per m2 , e in più tutto il terreno circostante viene a essere irrigato),
dal momento del trapianto in poi, sarà necessario dare a ogni minipiantagione, a
seconda del terreno e delle condizioni climatiche, almeno 20-50 litri d'acqua
ogni 2-3 giorni, fino a quando le piante avranno sviluppato un buon apparato
radicale (almeno 3 settimane).
Dopo questo periodo, sempre in mancanza di
pioggia, si potrà irrigare ogni settimana per il mese seguente e poi ogni:1 0-
15 giorni fino alla fioritura. Più acqua è disponibile nei mesi caldi, meglio è
per le piante, ma a volte per problemi di "sicurezza" (anche nei posti dove è
concesso coltivare canapa, questa potrebbe essere sempre una "tentazione"), è
preferibile non visitare le nostre minipiantagioni troppo di frequente. Dopo
ogni irrigazione si dovrà rompere la crosta formatasi sullo strato superficiale
del terreno e rincalzare leggermente la terra intorno a ogni singola
pianta.
Il versare molta acqua nel terreno scioglie i principi nutritivi
presenti e, in parte, li porta fuori della portata delle radici delle nostre
piante. Sarà necessario rimpiazzare questi nutrimenti con altri fertilizzanti
che possano essere prontamente utilizzati. Una sana, costante e progressiva
crescita è indice di buona disponibilità di fertilizzanti. Carenze nutrizionali
potranno manifestarsi con clorosi fogliare, ritardi nell'accrescimento, minor
resistenza alle malattie e alla competizione con altre specie vegetali.
Si
dovrà fare altresì attenzione alle erbacce (soprattutto all'inizio), che
potrebbero soffocare le giovani pianti ne, e all'accrescimento della vegetazione
circostante la minipiantagione, che potrebbe ombreggiare eccessivamente le
piante durante la loro crescita.
Verso la sesta settimana di vita, alle
piante di canapa per la produzione di resina può essere asportata la parte
apicale (la parte di stelo con le ultime 4 foglioline) per stimolare la
produzione di rami e modificare la forma della pianta. La prima cimatura può
essere seguita da una successiva, sulle branche (rami) principali, 3-4 settimane
dopo. È importante, se si sceglie di farlo, cimare soltanto nelle prime fasi
dello sviluppo per non ritardare la fioritura.
Nelle parti apicali delle
piante esiste un tessuto chiamato "meristema", che funziona come un orologio per
la fioritura, e che, se asportato, necessita di 8-10 giorni per riformarsi.
Quindi asportandolo si ritarda la fioritura della pianta per il tempo necessario
alla formazione di un nuovo tessuto.
Molti coltivatori preferiscono mantenere
la pianta intatta e ritengono che ogni intervento di potatura sulle piante
produca una minor resa finale e un ritardo nella fioritura (che in certi casi
potrebbe avere effetti disastrosi). Altri si accorgono che con la cimatura si
può ridurre l'altezza finale e modificare la forma delle piante, rendendo queste
ultime meno riconoscibili; e pensano che la resa finale possa addirittura essere
aumentata [fig.9].
A parte l'asportazione di parti della pianta eventualmente
danneggiate o malate e quella eventuale dei rami più bassi che non si sono
potuti sviluppare, ogni altro intervento di potatura è da
sconsigliare.
Esiste la credenza errata, da parte di molti coltivatori, che
l' asportazione di buona parte dell' apparato fogliare dia una resa migliore in
fiori. La foglia è il polmone della pianta e la sua presenza è indispensabile.
Togliendo le foglie si avrebbe come risultato soltanto una fioritura precoce
ed un nanismo nei fiori. Le foglie, lasciate intatte, al momento della
maturazione ingialliranno e cadranno da sole; ed a questo punto le sostanze
nutritizie in esse presenti( amidi,sali, ecc.) saranno emigrate nelle
infiorescenze. I fiori potranno svilupparsi e accrescere di gran lunga la resa
finale.
Nelle cv. da fibra in genere dopo la semina non si fa seguire alcun
lavoro complementare.
In quelle da seme (a semina più rada) si può eseguire
una sarchiatura e un rincalzo nei primi stadi dell'accrescimento delle
piante.
Per la coltivazione indoor l' irrigazione può essere completamente
automatizzata, tramite sistemi d' irrigazione esistenti in commercio o
facilmente realizzabili (è sempre meglio almeno vedere come funziona un impianto
del genere, dove già esistente, prima di procedere alla sua messa in opera);
oppure manuale. Importante comunque è che il terriccio venga sempre mantenuto
umido. Nell' acqua usata per l'irrigazione verranno disciolti, in momenti
diversi, i diversi fertilizzanti necessari alle mutate esigenze delle piante
nelle fasi dello sviluppo (vedi pago 2123).in locali chiusi, è necessario un
ricambio continuo d'aria: sia per evitare la formazione di muffe e funghi, sia
perchè altrimenti le piante ben presto consumerebbero tutta " anidride carbonica
presente nel" aria del locale e si bloccherebbe il loro sviluppo. Non è
sufficiente un ventilatore che mantenga l'aria in movimento, ma è necessario un
estrattore, che sia in grado di rinnovare l'aria del locale in cinque minuti (ad
es., per un locale di 30 metri cubi sarà necessario un estratto re che abbia una
capacità di almeno 350-500 m3/ora). La temperatura dell' aria ideale per la
crescita e la fioritura è compresa fra i 25 e i 30 gradi centigradi.Sempre in
caso di coltivazioni indoor è necessaria, alla fine di ogni ciclo di
coltivazione, la pulizia e la sterilizzazione dell' ambiente di crescita e di
fioritura, dei vasi, degli irrigatori, e di tutto il materiale e gli attrezzi
usati per la coltivazione. Con una pulizia accurata si eviteranno la maggior
parte dei problemi connessi con la presenza di parassiti come insetti, muffe o
funghi.
Il tempo dell'entrata in fioritura della canapa è influenzato da diversi
fattori, come l'età della pianta, cambiamenti nel fotoperiodo (alternanza delle
ore di luce e di oscurità) e altri fattori ambientali (stress ambientali possono
portare a una fioritura precoce o ritardarla).
Quando una pianta si trova ad
avere un'età adeguata per la fioritura (dai 2 mesi in poi) e cominciano ad
aumentare le ore di oscurità (dopo il solstizio estivo, 21-23 giugno), per molte
varietà inizia la fioritura.
La canapa è una pianta molto sensibile al
fotoperiodo, e le sue fasi di sviluppo ne sono fortemente
influenzate.
All'aperto il fotoperiodo e i cambiamenti stagionali sono
determinati dalla latitudine. Nell'emisfero Nord, dal tropico in su, il giorno
comincia a essere più lungo della notte dopo l'equinozio di primavera (21-23
marzo, tempo per iniziare la semina), e le ore di luce continuano ad allungarsi
fino al solstizio d'estate (15-18 ore di luce al giorno, andando verso
Nord).
In luglio le giornate ricominciano progressivamente ad accorciarsi, e
la canapa comincia a fiorire e a produrre resina. Con l'accorciarsi delle
giornate le piante aumentano la produzione di fiori e la produzione di THC (il
costituente più psicoattivo della resina) aumenta, fino a un periodo di massima
concentrazione di resina in ottobre e novembre, dopo l'equinozio di
autunno.
Dopo questo periodo la luce del giorno comincia a essere meno di 10
ore, e la produzione di THC rallenta e finisce.
Le varietà da resina
importate da zone subtropicali e equatoriali (soggette a un ciclo di luce e
oscurità quasi costante, con piccoli cambiamenti durante l'anno), spesso
iniziano a fiorire dopo l'equinozio autunnale, perché abituate a non più di
12-13 ore di luce al giorno.
Altre varietà importate, fioriscono dopo un
periodo di tempo uguale a quello in cui fiorirebbero nelle loro condizioni
native, finché non si adattano al nuovo ambiente.
In alcune varietà i maschi
hanno un tempo di fioritura e maturazione indipendente dal fotoperiodo,
generalmente dai 2 ai 4 mesi, e possono fiorire in qualunque momento
dell'estate.
La canapa è una pianta dioica, ciò significa che ci sono
individui maschi e individui femmine, che porteranno rispettivamente fiori
maschili e fiori femminili. (talvolta si trovano individui ermafroditi, che
portano entrambi i fiori, ma allo stato naturale non è la norma).
(A volte si
utilizzano cv. ermafrodite per la produzione di fibra, ma questa caratteristica
non è stabile).
Siccome i tricomi ghiandolari, cellule vegetali su cui si
sviluppa la resina e dove è presente il THC, si svilupperanno principalmente sui
calici dei fiori femminili [fig.10], è di estrema importanza, per la produzione
di sinsemilla (vedi oltre), il riconoscimento del sesso delle piante il più
presto possibile. [fig.11 ]
Il primo segno della fioritura nella canapa, è
l'apparizione di fiori allo stato embrionale, indifferenziati, sullo stelo
principale, all'intersezione di questo con le foglie, dietro alla stipola (vedi
fig. 11).
Nello stadio preflorale il sesso della canapa è irriconoscibile.
Quando appaiono, i fiori embrionali sono indifferenziati; ma presto quelli
maschili potranno essere riconosciuti per la loro forma iniziale curva, a cui
faranno
presto seguito la formazione di piccoli boccioli rotondi, a punta, con cinque
scanalature, che sono uniti allo stelo per mezzo di un minuscolo gambo. [fig.12]
I fiori femminili sono riconoscibili dall'ingrossamento dell'embrione, che
diventerà un calice tubolare, a punta, da cui spunteranno presto due pistilli
bianchi (o gialli, o rossi). Questi pistilli hanno la funzione di catturare il
polline maschile, portato dal vento, per l'impollinazione dell'ovulo femminile
che si trova dentro al calice. [fig. 13]
Il calice si ricoprirà
progressivamente di tricomi ghiandolari, e si formeranno, l'uno vicino
all'altro, sempre più fiori, queste "infiorescenze" avranno tempi di maturazione
diversi, a seconda della posizione sulla pianta, e quindi della possibilità di
ricevere più o meno luce.
Le varietà di canapa hanno tempi di maturazione
assai diversi fra di loro, ma in ogni singola varietà i maschi fioriranno sempre
prima delle femmine (fino a un mese prima).
D'altra parte, sulle femmine spesso si osserva una differenziazione dei primi
fiori embrionali 1-3 settimane prima che nei maschi della stessa varietà.
Per
il sicuro riconoscimento del sesso delle piante è preferibile attendere fino
alla formazione dei primi fiori riconoscibili. Senza l'intervento dell'uomo,
alcuni giorni dopo la loro formazione, si aprono i fiori delle piante maschili e
vengono rilasciati milioni di grani di polline che, trasportato dal vento, andrà
ad attaccarsi ai pistilli, che escono dai calici dei fiori femminili, rendendo
questi ultimi fertili.
Dal momento della fertilizzazione, nel calice comincia
a formarsi il seme e si ha la caduta dei pistilli. Al seme occorrono dai 15 ai
40 giorni per maturare, e alla fine cade sul terreno. Se le condizioni sono
favorevoli, i maschi possono continuare a fiorire e a rilasciare polline per un
mese o più, poi entrano in senescenza e muoiono.
Le femmine possono
continuare a svilupparsi fornendo semi ancora per tre mesi, per una produzione
finale di alcune migliaia di semi per ogni singola pianta. Dopo l'entrata in
senescenza, anche la femmina muore e (in natura) si decompone sul
terreno.
Per le cv. da fibra, il raccolto viene effettuato in genere verso la
fine della fioritura dei maschi, nel momento di massimo sviluppo del fusto di
entrambi i sessi. Talvolta vengono usate cv. ermafrodite per la possibilità di
avere tutte le piante allo stesso punto di maturazione e un raccolto più
precoce.
Nelle coltivazioni indoor l'entrata in fioritura delle piante di
canapa si ottiene riducendo le ore di luce giornaliere, e aumentando quelle di
buio. Si forniranno alle piante 12 ore di luce e 12 di oscurità al giorno, e si
manterrà questo ritmo luce/buio fino alla raccolta. Dopo 5-15 giorni, a seconda
dell' età e della varietà delle piante, queste entreranno in fioritura, che si
potrà prolungare per 6-10 settimane, a seconda della varietà e dei gusti
personali del coltivatore. Durante la fioriture è importante che durante le 12
ore di buio l'oscurità sia assoluta (non ci devono essere infiltrazioni di luce
o "visite" alla piantagione in queste ore). In caso contrario le piante potranno
rallentare (o interrompere) la fioritura o mostrare fenomeni di ermafroditismo.
Se provenienti da seme, è consigliabile mantenere le pianti ne in fase
vegetativa per almeno 6-8 settimane, perché se troppo giovani faticheranno a
fiorire. Se provenienti da talea, ed essendo quindi comunque parti di una pianta
adulta, potranno essere poste in fioritura in qualunque momento dopo la
formazione delle radici.
La miglior produzione di resina, come qualità e come quantità, si ha
eliminando le piante maschio prima dell'apertura dei fiori e il conseguente
rilascio di polline, per non permettere alle piante femmine di essere
fertilizzate e quindi di produrre semi (sinsemilla è una parola spagnola, che
significa "senza semi").
La resina si forma principalmente sui fiori
femminili; se non fertilizzata, la pianta femmina continuerà a produrre nuovi
fiori e in essi si formeranno sempre più nuovi tricomi ghiandolari. Questo
processo può durare, a seconda delle varietà, delle condizioni climatiche e
della disponibilità di sostanze nutritive nel terreno, fino a quattro e più
mesi.
Se non fertilizzato, il fiore comincerà comunque a ingrossarsi,
ricoprendosi sempre più di resina fino all'eventuale senescenza e/o morte. I
pistilli si essiccheranno e, all'ingrossamento del fiore, cadranno.
La scelta
del momento della raccolta dipenderà dalle preferenze personali. [fig
14-17-18-19-20]
In stagione avanzata e dopo un lungo periodo di fioritura, a volte le piante
femmine non inseminate si "accorgeranno" della mancanza dei maschi e, se in
buona salute in uno sforzo finale produrranno alcuni fiori maschili, che
potranno impollinare quelli femminili (sia della stessa pianta che di quelle
vicine), e produrre dei semi [fig. 15].
Le piante che nasceranno da questi
semi saranno quasi sicuramente femmine, essendo dominante il gene femminile, ma
con forte tendenza all'ermafroditismo.
Questo risulterà in una diminuizione
di qualità come potenza, resistenza al le malattie, ecc. È meglio, per
conservare e esaltare le caratteristiche ricercate, incrociare fra di loro
piante di sesso opposto, anche se può essere una tentazione il cercare di avere
unicamente piante femmine.
Il momento della raccolta delle varietà da resina può variare a seconda delle
varietà stesse e della qualità di resina desiderata. È importante avere una
visione di come si formano e si degradano i vari cannabinoidi (sostanze
aromatiche presenti nella resina, fra cui si trovano i costituenti psicoattivi,
CBD- THC-CBN, della canapa) per poter decidere quale sarà il momento migliore
per la raccolta.
Si ritiene che la diversità di effetto nelle diverse varietà
di canapa sia correlata con le differenze nella percentuale di cannabinoidi
presenti. Il THC (tetraidrocannabinolo) è il costituente psicoattivo di maggior
importanza, e ha un azione sinergica con piccole quantità di CBD (cannabidiolo),
CBN (cannabinolo) e altri cannabinoidi presenti. [fig. 16]
Nello schema vediamo come il Cannabidiolo, CBD, si trasformi in
Tetraidrocannabinolo, THC, e questo si degradi poi in cannabinolo, CBN. Il CBD
ha di per sé un'azione psicoattiva limitata, ma può reagire con il THC e
modificarne il suo effetto, specialmente in forma più sedativa. Anche il CBC
(cannabicromene, presente in quantità limitate) è leggermente psicoattivo e può
interagire in sinergia con il THC per alterarne l'effetto. Esistono quattro tipi
di isomeri di THC, che, come si è detto, è il maggiorresponsabile dell'effetto
psicoattivo. I più attivi sono il Delta-1 THC (nella nostra nomenclatura è
nominato Delta-9 THC) e Delta-6 THC (presente solo in piccole quantità).
Pure
il CBN ha un'azione sinergica con il THC, e ne aumenta gli effetti "fisici"
(nell'hascish, resina di cannabis scaldata e pressata, si ha una maggior
degradazione del THC in CBN, e ciò ne spiega in parte la differenza di
effetto).
La psicoattività totale è da attribuirsi alle percentuali dei
cannabinoidi primari e dei loro omologhi presenti.
I cannabinoidi si trovano
soprattutto nella resina secreta dai tricomi ghiandolari, che per la maggior
parte sono concentrati nei calici dei fiori femminili e nelle foglioline a loro
intorno. Vengono continuamente prodotti e continuamente si degradano. Un segnale
del termine della produzione di cannabinoidi è il cambiamento dell'aspetto della
resina, che da trasparente diventa prima translucida, poi opaca. Una resina
trasparente chiara o di un leggero colore ambrato, indica che la sua produzione
è ancora in corso. Quando incomincia a deteriorarsi, diventa translucida e poi
opaca, di colore marrone o bianco.
Il momento migliore per il raccolto è
dunque quando ci sono alti livelli di THC, modificati da CBD, CBC e CBN, per
avvicinarsi all'effetto psicoattivo desiderato.
Siccome il THC si converte
continuamente in CBN, e allo stesso tempo viene costantemente prodotto dal CBD,
è importante raccogliere in un momento in cui la percentuale di THC presente sia
la maggiore possibile.
Alcuni coltivatori preferiscono raccogliere presto,
quando la maggior parte dei fiori è ancora provvista di pistilli e la pianta è
nel momento del suo massimo potenziale riproduttivo (se venisse impollinata).
L'effetto psicoattivo complessivo è più leggero, ma quasi esclusivamente
cerebrale.
Altri raccolgono il più tardi possibile, quando ci sarà la maggior
quantità di resina, e il suo effetto sarà più forte e più esteso anche al resto
del corpo.
Raccogliere (e provare) alcune infiorescenze femminili ogni
settimana, per un periodo di alcune settimane fino al raccolto finale, darà al
coltivatore un campionario di fiori a tutti gli stadi di maturazione e creerà
una base per decidere quando raccogliere nella stagione successiva.[fig. 17,
18,19,20]
La raccolta delle infiorescenze femminili, dove è concentrata la
maggior parte di resina, può essere fatta in due modi fondamentali:
individualmente, tagliando le infiorescenze dal ramo al momento del
raggiungimento della maturazione desiderata; oppure tutte assieme, estirpando o
tagliando l'intera pianta.
È da preferirsi, quando possibile, una raccolta
individuale (scalare), perché le formazioni di fiori non sono mai mature allo
stesso modo allo stesso tempo.
La rimozione delle infiorescenze superiori permette a quelle inferiori di
ricevere più luce e di avere più spazio per una migliore maturazione, con un
conseguente miglior raccolto, sia in qualità che in quantità. Inoltre i rami
saranno divisi in pezzi più corti, e l'essiccamento dei fiori sarà più facile e
rapido.
Se la pianta è raccolta intera, i fiori avranno bisogno di un tempo
più lungo per seccare, perché tutta l'acqua contenuta nella pianta per evaporare
deve passare attraverso gli stomi presenti sulla superficie delle foglie e dei
fiori, invece che attraverso le estremità dei rami tagliati.
È da tener
presente, d'altra parte, che un essiccamento più lento dà ai fiori un gusto più
"morbido" e "rotondo". La percentuale delle infiorescenze femminili rispetto al
resto della pianta, e la loro quantità, possono variare enormemente a seconda
della varietà, delle tecniche di coltivazione e delle condizioni ambientali .La
resa finale potrà quindi andare da pochi grammi a numerosi ettogrammi di sommità
fiorite per pianta.
La raccolta delle cv. da fibra viene effettuata quando si
è raggiunto il giusto livello del contenuto di fibra, ma prima che questa
incominci a indurirsi e a lignificare. La fibra si ricava sia dalla corteccia
che dallo stelo principale, e la
quantità di fibra è circa il 25% in peso degli steli essiccati. Il resto
della pianta (foglie, rami, fiori, pezzetti di tronco) può essere usata come
polpa per la produzione di cellulosa o utilizzata per la produzione di
energia.
Attualmente in Europa la resa massima in fibra si aggira sui 10-12
quintali per ettaro, ma vai la pena di ricordare che la varietà italiana
"Carmagnola", che forniva la fibra di miglior qualità al mondo, in Italia
arrivava a dare anche 20 e più q./ha.; e, sempre in Italia, si era arrivati all'
inizio degli anni '60 a creare varietà ibride che rendevano fino a 37 q./ha. di
fibra (in condizioni ottimali di coltivazione).
I semi sono raccolti quando
completamente maturi tagliando i campi di piante femmine e rimuovendoli
successivamente dalle piante, sia a mano che tramite macchinari. La percentuale
di semi nelle cv. utilizzate per questo scopo può essere superiore al 50% del
peso secco totale della pianta. Il resto può essere utilizzato come materiale da
polpa. .
Nel caso di coltivazione indoor (conveniente solo per produzione di
infiorescenze) il raccolto finale potrà variare fra i 200 ed i 400 grammi di
fiori per m2 (Vedi appendice).
Appena dopo la raccolta, i rami, le piante intere e le sommità fiorite
andranno appesi capovolti, con la parte superiore in basso, a una distanza
sufficiente per permettere all'aria di circolare tra loro, e all'ombra (i raggi
solari brucerebbero le piante e rovinerebbero la resina. La luce è la causa di
più rapida degradazione dei cannabinoidi; per questo è importante, dopo la
raccolta, conservare sempre le nostre piante al buio). Essendo capovolte, le
foglie presenti coprono le infiorescenze e ne proteggono la resina. Meno le
sommità fiorite vengono maneggiate, meno resina viene asportata, e risulteranno
migliori sotto ogni aspetto.
Se presenti, eventuali parti di pianta attaccate
da muffe, devono essere separate dal resto del raccolto. Dopo la raccolta,
vengono rovinati più fiori per un cattivo "maneggiamento" che per qualunque
altra causa.
Il posto per l'essiccazione dovrà essere ventilato, asciutto e
avere una temperatura fra i 15 e i 25 gradi centigradi. Un'essiccazione lenta dà
alla canapa un miglior aroma, un gusto più armonioso e permette una migliore
maturazione complessiva. Dopo 10-20 giorni (a seconda della temperatura,
dell'umidità dell'aria e del volume delle infiorescenze), i rametti che portano
i fiori, se piegati, si spezzeranno facilmente. A questo punto i fiori saranno
abbastanza secchi da poter essere conservati senza il pericolo di sviluppare
muffe e funghi (fig. 21)
Deve rimanere nelle infiorescenze circa il 10% di
acqua. Se non viene mantenuta una certa quantità d'acqua, la resina perderà
potenza e i fiori si disintegreranno.
La conservazione può avvenire in vasi
di vetro, che è il miglior materiale per conservarne intatto l'aroma; oppure in
sacchi di carta, dove, permettendo la traspirazione, sarà più improbabile lo
sviluppo di muffe e dove le sommità fiorite potranno avere un'ulteriore
maturazione, e sviluppare aromi e gusti non presenti in precedenza.
Questo
processo può durare dai 2 ai 6 mesi. In presenza della corretta umidità si ha
una leggera fermentazione ("concia"), in cui parte degli amidi
presenti si trasforma in zuccheri, rendendo il gusto più morbido e meno
acre.
Un'infiorescenza, dopo la raccolta, non è più morta di quanto potrebbe
esserlo una mela. Durante l'essiccazione, e anche dopo essere impacchettati e
rinchiusi, i nostri fiori continueranno a maturare, come farebbe una mela, ed
eventualmente a decomporsi.
La stagionatura successiva alla raccolta fa sì
che la resina e i cannabinoidi finiscano di maturare, ed elimina il gusto,
talvolta spiacevole, di "verde" (dovuto alla clorofilla e altri pigmenti, che si
decomporranno). Durante questo periodo si creano nuovi gusti e aromi, diversi
dalle infiorescenze fresche.
Si ritiene anche che la biosintesi dei
cannabinoidi possa continuare per un certo periodo dopo il raccolto. La presenza
di ossigeno nell'aria causa una lenta decomposizione del THC in CBN (come anche
la luce e il calore), quindi, quando la maturazione sarà completa (a seconda dei
gusti personali del coltivatore), le infiorescenze verranno rinchiuse
ermeticamente e riposte in luogo fresco e al buio.
Dopo l'essiccamento e la
maturazione, i nostri fiori di canapa saranno pronti per essere usati, sia a
scopo sacramentale, che farmaceutico, salutistico o semplicemente
ricreazionale.
L'assunzione può avvenire a esempio tramite inalazione,
bruciando la sostanza come si farebbe per il tabacco: con pipe di vario genere
(le pipe ad acqua trattengono le sostanze presenti nel fumo come residui di
combustione, e sono quindi più salutari), oppure avvolgendola in cartine per
sigarette.
Un altro modo di assumere la sostanza è tramite ingestione (molto
più difficile da dosare). Se ingerita, la canapa deve sempre essere prima cotta
per un periodo di tempo abbastanza lungo, almeno 40 minuti, per permettere al
THC di assumere una forma attiva
(per essere attivo, il THC deve "decarbossilare", perdere un atomo di carbonio, cosa che invece con la combustione avviene automaticamente). Inoltre con la cottura vengono ammorbiditi i "cistoliti" (formazioni di calcio a forma di pelo presenti in tutta la pianta, che le servono come difesa contro gli animali), che potrebbero provocare infiammazioni all'apparato digerente.[fig. 22]
In alcune culture (principalmente nella fascia che va dal Marocco, attraverso
il Nordafrica e l'Asia Minore, e comprende le montagne del Caucaso, fino
all'Himalaya, dall'Afghanistan al Nepal), si usa distaccare la resina dalle
infiorescenze di canapa. Con la resina, più o meno pura (esente da altre parti
vegetali), si ricava l'Hashish.
Principalmente ci sono due modi per ricavare
l'hashish: dopo l'essiccazione dei fiori, questi vengono passati su di un
setaccio (generalmente di seta), posto sopra a un recipiente. La resina, per lo
sfregamento sulla seta, si distacca dai fiori, passa attraverso il tessuto e
viene raccolta nel recipiente. Segue in genere una pressatura del materiale
ricavato.
Oppure si sfregano delicatamente le palme delle mani sui fiori
delle piante ancora vive, e si stacca poi la resina che è rimasta attaccata alle
mani stesse. Questo metodo si usa soprattutto in Himalaya, ed è molto laborioso:
in un giorno di lavoro è difficile ricavare più di 20-30 grammi di resina. Il
prodotto così ottenuto è detto Charas.
È possibile ricavare dalla canapa un
estratto, che può essere usato anche a scopo ricreazionale, ma che soprattutto è
stato utilizzato per millenni come medicinale per la maggior parte delle
infermità dell'uomo.
L'estratto, come ogni altro estratto vegetale, si ricava
facendo macerare in un solvente come l'alcool puro (95-96%) le foglie e i fiori
essiccati e polverizzati per un periodo di tempo che può variare da 8- 10 ore
(riscaldando il tutto) a 5-28 giorni (a freddo). L' estrazione a freddo è da
preferirsi. Una estrazione quasi completa si potrà avere con un volume di
materiale in dieci volumi di alcool. Filtrare il tutto (insieme al solvente e
alle sostanze disciolte non devono rimanere parti solide, i filtri di carta
fanno un buon lavoro), fare poi evaporare il solvente (a bagnomaria: l'alcool
evapora prima dell' acqua). Sarà più sicuro non usare fiamme libere: con una
piastra elettrica non si correranno rischi di incendio a causa dei vapori di
alcool. Quando tutto il solvente se ne sarà andato, sul fondo del recipiente
rimarrà l'estratto (comunemente chiamato "olio"), che sarà composto da un'alta
percentuale di resina, fino al 60% e la sua composizione dipenderà da quella del
materiale di partenza.
Un ottimo medicinale è l'estratto ricavato dai maschi, generalmente raccolti
prima della maturazione (alle prime avvisaglie di fioritura) e quindi con una
percentuale più alta di CBD (il precursore del THC), che ha notevoli proprietà
antibiotiche e antibatteriche. Negli studi fatti in Cecoslovacchia dal 1952 al
1955 si rileva che "I derivati di canapa possono curare praticamente ogni
infezione che possa essere trattata con tetramicina, e hanno un'azione migliore
di quest'ultima".
La canapa può essere anche usata in preparazioni
alimentari. Di queste, le più comuni sono il Bhang, in India, e il Majoun, in
tutti i paesi musulmani.
Il bhang è ricavato dalle foglie femminili dopo che
sono state tolte le infiorescenze (che costituiscono la Ganja, con o senza
semi), e dalle foglie e infiorescenze delle piante maschio. La sua preparazione
è laboriosa, e richiede diverse ore. Il prodotto finale è cremoso, e viene
confezionato in palline che possono essere mangiate direttamente o aggiunte a
cibi o bevande (di solito "lassi", yoghurt: "lassi bhang). In India il bhang è
venduto in negozi governativi. È detto essere un'eccellente tonico, e ottimo per
la salute in generale. Il suo effetto di solito è un"'high" appena accennato, ma
se preparato con le infiorescenze femminili (talvolta nei templi dedicati a
Shiva, per il quale la ganja è sacra) può essere molto potente.
Il majoun è
una specie di marmellata con spezie varie (talvolta anche oppio), frutta secca,
zucchero, miele, foglie e infiorescenze femminili o hashish.
L'influenza delle fasi lunari sul ciclo di vita dei vegetali (e di tutti gli
esseri viventi) non è mai stata presa in seria considerazione da parte della
scienza "ufficiale". Ciò nonostante, chiunque coltivi la terra con metodi
"biologici" può rendersi conto facilmente di tale influenza, e imparare quali
siano i momenti migliori per le varie operazioni colturali.
In breve, potremo
dire che in generale la luna crescente (da luna nuova a luna piena), favorisce
le fasi di crescita, mentre quella calante favorisce quelle di
assestamento.
Se possibile, ed essendo ideali anche le altre condizioni
climatiche (temperatura dell'aria e del terreno, piovosità, ore di luce solare),
sarà quindi consigliabile:
-con la luna crescente: semina e trapianto. La
pianta in questa fase avrà una risposta più rapida e un più rapido accrescimento
vegetativo
-con la luna calante: preparazione del terreno, concimazione,
raccolta.
Le sostanze nutritive, se inserite nel terreno in questa fase,
vengono dilavate meno facilmente e il terreno stesso mantiene meglio la
struttura creata.
Alla raccolta si avranno una più lenta essiccagione, con
conseguente miglior aroma, una più lenta degradazione delle sostanze psicoattive
e degli aromi, ed una maggiore resistenza alle muffe e funghi, con la
possibilità quindi di una migliore e più duratura conservazione.
La canapa è una pianta estremamente adattabile a differenti climi, e
facilmente incrociabile con varietà diverse, provenienti da diverse parti del
mondo. La creazione di varietà ibride (incrociando piante con un patrimonio
genetico, e quindi caratteristiche, differenti), può essere vantaggiosa perché
si potrà usufruire del "vigore ibrido" e perché, tramite sapiente selezione,
potremo avere con facilità le caratteristiche desiderate dalle nostre piante di
canapa.
Il vigore ibrido si ha incrociando due piante della stessa famiglia,
ma con caratteristiche diverse: le piante della 1 a generazione d'incroci
saranno più grandi, più uniformi, più resistenti alle malattie e più produttive
di entrambi i genitori di partenza (da cui avranno ereditato i caratteri
dominanti [fig. 23]).
Nella seconda generazione (incrociando gli ibridi di
prima generazione fra di loro), il vigore ibrido non è più presente, e si ha una
grande differenziazione nelle caratteristiche delle singole nuove piante. Da qui
si può partire, tramite selezione, per la creazione di una cv. stabile (di
"linea pura"), con le qualità desiderate (ad es.: altezza, rapida maturazione,
percentuale di fiori/foglie, potenza, resistenza alle malattie e alle condizioni
climatiche, produzione di fibra, polpa o semi, ecc. ecc.)[fig.24]
È anche
possibile, per mantenere il "vigore ibrido" in ogni ciclo di coltivazione,
selezionare le migliori piante della 1 a generazione di ibridi e incrociarle
ogni volta con cv. di caratteristiche diverse tra loro, aumentando così il
patrimonio genetico, e con la possibilità di avere le caratteristiche desiderate
sempre più risaltanti (ma il lavoro di selezione sarà sempre più difficile).
La produzione di talee è utile soprattutto nel caso di coltivazioni "indoor",
non dovendo il coltivatore dipendere dalle condizioni climatiche e di luce/buio
esterne.
La talea si ha tagliando una porzione di pianta madre e facendo sì
che produca radici. Tutte le pianti ne (cloni) ricavate da una pianta madre
avranno esattamente le stesse caratteristiche del genitore. Si potranno avere
quindi tutte piante femmine, con le stesse qualità (ed esigenze) del genitore,
conoscendo in anticipo quest'ultima.
Per la produzione di talee, la pianta
madre dovrà essere in fase di accrescimento vegetativo, che si ottiene fornendo
18 ore di luce e 6 di oscurità alle piante.
Tagliare con un rasoio o con un
coltello ben affilato la parte terminale (812 cm.) di un ramo, staccare le
foglie più basse e mettere le talee immediatamente in acqua tiepida (se dovesse
entrare dell'aria nella parte di ramo appena tagliata, la talea potrebbe
morire).
Tagliato il numero di talee desiderato, si possono sistemare in un
vaso con terreno di crescita. Per stimolare la rapida formazione di radici si
possono usare prodotti a base di ormoni per talee erbacee. Subito dopo
l'applicazione del prodotto, si dovrà sistemare la talea nel terreno di
crescita.
Si può usare un terriccio leggero, torba, sabbia, perlite (pure o
mischiate in varie percentuali), oppure lana di roccia o terreno artificiale, in
vendita nei negozi di floricoltura. La lana di roccia e il terreno artificiale
hanno caratteristiche ideali per le talee: sono sterili, a PH neutro, e
trattengono molta aria (l'ossigeno è necessario per la formazione delle radici
[fig. 25), ma sono spesso trattati chimicamente e tossici per la nostra
salute.
È necessario in ogni caso, che il terreno di crescita si possa
mantenere ben aerato e abbia una reazione neutra. È molto importante mantenere
alta l'umidità dell'aria (almeno 80%), finché non si saranno formate le radici.
La temperatura dell'aria e del terreno non dovrà essere superiore a 20024° C,
altrimenti le pianti ne si allungheranno eccessivamente senza avere la
robustezza necessaria per reggersi e potranno morire. Una rapida formazione
delle radici è indispensabile per la sopravvivenza delle talee. Esistono in
commercio "scatole di germinazione", che possono essere di valido aiuto per la
formazione delle piantine. Vediamo in sequenza le operazioni necessarie per
preparare una talea [fig. 26]:
1- porzione di pianta (fusto centrale o ramo)
da cui ricavare la talea
2- rimozione del meristema centrale
3- taglio
della talea (8-12 cm.; due coppie di foglie)
4- rimozione della prima foglia
con l'inizio di ramo nella parte inferiore della talea. Da qui si svilupperanno
le prime radici.
5- rimozione della seconda foglia (con il ramo). A questo
punto si può applicare un prodotto ormonale per talee erbacee, per favorire la
formazione dell' apparato radicale, sulla parte di talea che sarà inserita nel
terreno (non é comunque necessario- se usato seguire le istruzioni sulla
confezione).
6- inserzione della talea nel terreno di crescita, in modo che
la porzione da cui sono stata tolte le foglie (con i loro rami) rimanga almeno 5
cm. sotto il livello del terreno.
La formazione delle radici avverrà in 7-14
gg.
Non togliere le due foglie rimaste alla talea, in quanto sono necessarie
per mantenerla in vita finché non attecchiranno le radici.
Un'altro metodo
efficace per preparare talee (in questo caso si chiamano "margotte") è
illustrato nel seguente schema [fig; 27] per non aprire le margotte così formate
usare una siringa ipodermica per bagnare la torba (se necessario, oltre
all'acqua potranno venire iniettate sostanze per la crescita delle radici e
funghicidi).
Non bagnate eccessivamente, perché il rametto della pianta madre
potrebbe marcire. Se c'è la possibilità di controllo continuo, invece del foglio
di plastica è
meglio usare una tela o un tessuto di carta per la
traspirazione. Dopo 2-4 settimane si potranno cominciare a vedere le radici
spuntare.
A questo punto si può tagliare il rametto e trapiantarlo con la torba intatta
(togliendo la plastica o la tela).
Dopo un paio di giorni all'ombra si potrà
piazzare la nuova piantina alla luce.
Premesso che il nemico più pericoloso per la canapa è l'uomo, che con
ilproibizionismo contro questa pianta é quasi riuscito ad eliminarla dal mondo
(ed é riuscito a perdere, forse per sempre, alcune delle varietà più preziose),
e che quando non la considera con ostilità spesso la vede con cupidigia, vediamo
quali possono essere le cause di attacchi esterni contro le nostre
piante.
Anche se la canapa viene spesso (e a ragione) considerata un
diserbante ed un insetticida naturale, in particolari condizioni (soprattutto
con varietà non ancora adattatesi all'ambiente di crescita, come può essere il
caso di sementi importate) si possono avere dei problemi causati da parassiti
come insetti, muffe o funghi.
In caso di coltivazione all' aperto la difesa
migliore da ogni tipo di parassita è la scelta di varietà ben adattate all'
ambiente, che difficilmente avranno gravi problemi di infestazione. Importante
sarà anche lo stato di salute delle piante: una pianta vigorosa sarà molto più
resistente ad attacchi esterni di una con una crescita stentata.
Una buona
tecnica colturale contro gli insetti è quella di consociare alla canapa piante
come l'aglio, che tengono lontano la maggior parte degli insetti nocivi.
In
caso di attacchi di afidi, ragnetti o metcalfa, oltre alla rimozione manuale o
con una spugna, si può usare un' insetticida naturale come il piretro, oppure
preparare infusi e macerati diversi di tabacco, ortiche, spezie e aromi vari,
tutti perfettamente organici, e poi spruzzarli sulle piante (solo se in fase
vegetativa). Una spugna imbevuta di alcool potrà servire ad eliminare la maggior
parte degli insetti, ma non dimenticate poi di lavare abbondantemente il
fogliame delle piante così trattate.
Si possono anche utilizzare predatori
naturali degli insetti nocivi, ma all'esterno questi ultimi dovranno essere
rimpiazzati spesso. E' da evitare assolutamente l'utilizzo di insetticidi
chimici, in quanto, oltre al danno ambientale, contengono sostanze che lasciano
residui pericolosi per la salute dei futuri consumatori dei prodotti trattati
chimicamente.
Un problema per alcune varietà può essere un attacco di botrite
(muffa bianca). Tagliare immediatamente ed allontanare dalla piantagione tutte
le parti di pianta colpite da questa muffa, disinfettare gli attrezzi di lavoro
ed eseguire un trattamento a base di zolfo in polvere. Evitare di irrigare con
acqua fredda, eliminare tutte le foglie morte o completamente ingiallite,
favorire una migliore illuminazione ed un miglior ricambio d'aria, evitare
stress idrici (terreno troppo secco o troppo bagnato), evitare carenze
nutrizionali, ed introdurre nel terreno di crescita soltanto materiale organico
completamente decomposto sono misure di prevenzione necessarie per evitare la
formazione di muffe o funghi dannosi.
Attacchi anche gravi contro le piante
nelle prime settimane di vita possono provenire dagli uccelli, dalle lumache e
dalle chiocciole: in poche ore possono distruggere completamente tutte le piante
presenti. Per evitare un simile danno è bene trapiantare le piantine solo dopo
3-4 settimane dalla nascita.
Nel caso di roditori (topi, conigli, minilepri),
che possono attaccare le piante adulte, sarà utile un pezzo di rete metallica a
maglie strette che possa circondare il tronco, alto almeno 25 cm.Per allontanare
animali di taglia maggiore, la miglior prevenzione è quella di recintare la
piantagione. Questo spesso non é possibile. Potrà essere d' aiuto.lasciare odori
umani (orina, sudore) intorno alle piante per allontanare la selvaggina.
Per
evitare gli attacchi più pericolosi.. quelli da parte degli esseri umani, la
miglior misura di prevenzione è il silenzio.
In caso di coltivazione
"Indoor". Ia prima cosa per evitare infestazioni di qualunque genere è la
pulizia estrema dei locali, del terreno, dei vasi, degli attrezzi di lavoro e
del coltivatore stesso. Sarà poi necessaria una buona e continua ventilazione
dei localì.. Il tasso dì umidità non dovrà superare il 60%. Non introdurre
animali di alcun genere nei locali di crescita.
Mia nonna mi insegnò ad avere amore perla terra, e mi diceva: " val più la
pratica che la grammatica ". Si possono leggere centinaia di libri, ma
l'esperienza diretta è la cosa più importante. E utilissimo conoscere i principi
teorici, ma l'applicazione pratica porta a una conoscenza profonda, che va oltre
a ogni nozionismo. Solo con l'esperienza con il far nascere.. veder crescere,
accudire con impegno ed .infine raccogliere al momento giusto le nostre piante
di canapa, potremo entrare io contatto con un essere vivente (un vegetale)p che,
come tutti gli esseri viventi, ha le sue proprie esigenze, le sue preferenze e i
suoi nemici. Solo dando amore a un altro essere potremo venir ricambiati.
La
canapa da sempre è stata compagna dell'uomo, e da sempre l'uomo ha avuto da
questa pianta grandi benefici. È in atto un tentativo di eliminare la canapa dal
mondo. Da 70 anni si sta combattendo una vera e propria guerra contro questa
pianta, con offensive, fronti, prigionieri e vittime. Ci si augura che prima o
poi comunque la canapa sia nuovamente legale (come si può criminalizzare un
vegetale?), e possa essere nuovamente utilizzata in tutte le sue
possibilità.
Vista in prospettiva la sua criminalizzazione apparirà un
residuo dei tempi "oscuri" dell'inquisizione medioevale (in effetti proprio da
lì è paritita la condanna di tutte le "sostanze" non approvate dal
"potere").
Sta a noi, con il nostro impegno quotidiano di rivalutazione di
questa sostanza, che "può ancora salvare il mondo", (J. Herer), far sì che il
futuro possa essere, per tutti, più luminoso.
ESEMPIO DI COLTIVAZIONE INDOOR PER USO ESCLUSIVAMENTE PERSONALE
Sperando che presto sia riconosciuto agli esseri umani, da parte di altri
esseri umani, il diritto di far crescere ed usufruire di un vegetale.
Dove le
condizioni climatiche o qualunque altro impedimento, come la necessità di
sicurezza personale o soltanto il fatto di vivere in un centro urbano, non
consentano sempre di poter avere raccolti soddisfacenti all'aperto, può essere
molto interessante considerare la possibilità di coltivazione in un locale
chiuso, con luci artificiali.
Una lampada al sodio versione "agro" (con più
blu nello spettro rispetto ai modelli normali) è la migliore per essere
utilizzata dalla nascita alla raccolta delle piante. Una lampada da 400 Watt
potrà illuminare un' area di 1 m2, aumentabile del 20-30% grazie alla
riflessione delle pareti (una superficie color bianco non lucido è la migliore
in termini di costo/riflessione della luce/ praticità). Scegliendo una varietà
precoce e con infiorescenze compatte (generalmente "indica" o incroci
"indica/sativa"*) [*La stragrande maggioranza delle varietà di canapa del mondo
sono "sativa". La varietà "indica cresce, allo stato libero, quasi
esclusivamente sulle montagne dell' Indu-Kush (fig, 28). Molti coltivatori
preferiscono l'effetto delle "sativa"; più mentale, più lucido e tonico. La
pianta dello Indu-Kush dà un effetto più fisico, più rilassante, uniti ad un
alto potenziale psicoattivo. Purtroppo gran parte delle migliori varietà
"sativa" hanno un ciclo di crescita molto lungo, sono di grossa taglia e
producono infiorescenze meno compatte (e quindi con minor materiale) della
"indica". Per questo motivo in caso di coltivazione indoor, in cui è importante
cercare di avere la massima quantità di raccolto nel minor tempo e nel minor
spazio possibili, senza trascurare la qualità, si utilizzano per lo più varietà
"indica" o incroci "indica/sativa ", in cui si manifestino le qualità più
desiderate.]
e lavorando al meglio si potranno avere 200-400 grammi di
infiorescenze dopo 4 mesi circa, ed in seguito una quantità simile ogni 60-80
giorni, in un' area di 120 cm. di lato.
In un' area del genere si potranno
sistemare 64 vasetti (quadrati, di plastica) di 15 cm. di Iato. Riempiti i vasi
di terriccio leggero e piazzato in ogni vaso uno o due semi (in caso non nascano
tutti, in ogni caso non potrà crescere più di una pianta per vaso), si innaffi
il terreno e si coprano i vasi con un foglio di pellicola trasparente per
evitare che si secchi lo strato superficiale. La lampada dovrà essere distante
almeno 60 cm. dalle cime delle piante e poter essere quindi spostata verso
l'alto durante la crescita (se fosse troppo in alto non arriverebbe abbastanza
luce). All'inizio, e per tutta la fase di crescita vegetativa si daranno alle
piante 18 ore di luce e 6 di buio al giorno. Un timer (con un relé) è
indispensabile per assicurare una corretta regolazione del ciclo giorno/notte.
Sarà necessario un estratto re d'aria (un ventilatore che spinga l'aria fuori
dall' ambiente di coltivazione) che possa sostituire continuamente l'aria
utilizzata dalle piante (privata dell' anidride carbonica, necessaria alla
fotosintesi e quindi alla crescita) e che eviti la formazione di muffe e
funghi..
Le pareti dell' ambiente di crescita, bianche, non dovranno
permettere l'infiltrazione di luce dall' esterno, perché in caso di mancanza di
oscurità totale durante le ore di "notte", in fioritura si potranno avere strani
fenomeni come ermafroditismo, ritardi della fioritura o mutazioni nella
crescita.
Sotto ai vasi sarà necessario un telo impermeabile per trattenere
l'acqua che potrà fuoriuscire dai vasi dopo le irrigazioni (il terriccio dovrà
sempre mantenersi umido, ma l' acqua non dovrà mai ristagnare).
Sarà utile un
termometro per il controllo della temperatura (25 gradi).
Non appena si
vedranno spuntare le piantine si dovrà togliere la pellicola trasparente dai
vasi, e per i primi 15 giorni le piante potranno essere irrigate solo con
acqua.
Si potrà poi cominciare ad usare un fertilizzante mischiato all'acqua,
ricco in azoto e possibilmente organico (non esagerare: con un eccessivo uso di
fertilizzante le foglie cominciano ad arricciarsi e ad apparire come bruciate.
Lavare immediatamente il terreno con abbondante acqua per permetterne il
dilavamento).
Dopo 8-10 settimane di crescita vegetati va si cambierà il
ciclo giorno/notte e si daranno 12 ore di luce e 12 di buio per stimolare la
fioritura. Le percentuali di fertilizzanti dovranno cambiare, perché in questa
fase le piante avranno più esigenza di fosforo e potassio. Spesso nelle
coltivazioni indoor si possono manifestare carenze di magnesio. Usare un
complesso minerale ricco di microelementi.
Trascorsi 8-15 giorni si vedranno
chiaramente i primi fiori e si dovrà procedere all'allontanamento di tutte le
piante maschio presenti. Questa operazione permetterà di avere un raccolto di
"sinsemilla" e permetterà alle femmine di avere più spazio per sviluppare più
infiorescenze.
Dopo circa 6-8 settimane di ciclo di fioritura si potranno
individuare le piante che più si avvicineranno all'ideale personale. Si prepari
un altro ambiente di crescita, delle dimensioni del primo, e lo si equipaggi con
una lampada a ioduri metallici, più adatta per la sola fase di accrescimento
vegetativo. Scelte le 2-4 migliori piante, si potino di queste le infiorescente
in più avanzata maturazione, cercando di lasciare quanto più possibile intatto
l'apparato fogliare (almeno il 40%). Si trapiantino le piante potate in un vaso
più grande (30 cm. in diametro) e si provveda un' abbondante fertilizzazione
azotata, senza esagerare.
I nuovi vasi saranno sistemati nel nuovo ambiente,
dove verranno fornite loro 18 ore di luce e 6 di buio al giorno. Sarà meglio
mantenere la lampada più distante dalle cime delle piante (80-90 cm.), perché le
lampade a ioduri metallici emettono più calore, e potrebbero bruciare le
punte."
In breve le piante potate ritorneranno in fase di accrescimento
vegetativo, e da queste piante potranno essere ricavate numerose talee per
diversi mesi. Mantenendo un ciclo di 18 ore di luce le piante potranno
continuare a produrre nuovi rami e foglie, senza fiorire, per un tempo
indefinito.
Tutte le talee ricavate saranno uguali alla pianta madre, e
so/anno tutte femmine.Per far radicare le talee, si possono lasciare le nuove
pianti ne nello stesso ambiente delle piante madri, cambiando temperatura e
umidità dell' aria (20-23 gradi, 80% di umidità); oppure si può utilizzare un
tubo al neon sopra ad una scatola di germi nazione (il tubo fluorescente dovrà
essere ad una distanza di 5-15 cm. dalle cime delle talee).
Le talee,
provenendo da una pianta adulta, potranno essere poste in fase di fioritura non
appena avranno iniziato a sviluppare radici, ma sarà meglio, dopo averle
trapiantate in vasi da 15 cm di Iato, farle crescere ancora per almeno un paio
di settimane.
Prima di portare le nuove pianti ne nell' ambiente di fioritura
(intanto si sarà provveduto al primo raccolto, dopo 8-10 settimane di
fioritura), sarà necessaria una pulizia accurata del locale e di tutto quanto si
troverà in questo ambiente.
Dopo 5-6 potature (un anno) le piante potranno
cominciare a perdere energia: nelle nuove talee potranno mostrarsi fenomeni di
nanismo, ermafroditismo, ecc. Sarà meglio a questo punto ripartire da semi (nel
locale dove si trova la lampada a ioduri metallici) e lasciar finalmente fiorire
le piante madri, trasportandole sotto la lampada al sodio (12 ore).
Le piante
di canapa emettono un forte odore caratteristico. Per evitare che questo possa
causare problemi di sicurezza personale, sarà sufficiente uno ionizzatore per
ambiente ( generatore di ioni negativi, che eliminano gli odori e parzialmente
sterilizzano l'aria) posto vicino agli ambienti di coltivazione.
Con due
lampade in funzione, una per 18 ore ed una per 12, avremo un consumo di 12 KW al
giorno, più circa 2-3 KW per i reattori delle lampade, il timer, l' estrattore
d'aria e le dispersioni nei contatti, arrivando ad un consumo totale di circa 15
KW giornalieri, l'equivalente di uno scaldabagno domestico (1200 watt) in
funzione per 12-13 ore al giorno.
Per un approfondimento ed una più dettagliata esposizione dei temi trattati
in questo manuale elementare, si consiglia la lettura di:-"Marijuana Botany"
di Robert Connel Clarke (And/Or Press, Berkeley, California). Un testo indi$pensabile
per la comprensione dei meccanismi biologici della canapa.
-"Sinsemilla Tecnique" di Kayo ( Last Gasp Pubblications, S. Francisco, USA)
-"Indoor Marijuana Horticolture" di Jorge Cervantes
Ed inoltre, per un'analisi della proibizione e degli usi possibili della
canapa:
-"The Emperor Wears" No Clothes di Jack Herer (HEMP/Queen of Clubs Publishing,
Van Nuys, California)
-"Hemp: Lifeline to the Future" di Chris Conrad (Creative Xpression Publications,
Los Angeles, Calif.)
-"Marijuana e Altre Storie" di Cesco Ciapanna (Cesco Ciapanna editore, Roma)
-"Canapa: Benefici, Potenziale Economico, Proibizione" di Franco CasaIone (COX
18, Milano)
-"L'erba di Carlo Erba" di Giorgio Samorini. (Grafton, Bologna)
-"Marihuana, la mediqina proibita" di L. Grinspoon & J.Bakalar.(Muzzio Padova).
-"Altrove N.2" a cura della Società Italiana per lo Studio degli Stati di Coscienza
(Nautilus, Torino)
Si ringrazia Robert Con nel Clarke per la gentile concessione dei disegni e
grafici contenuti in questo manuale, ricavati da Marijuana Botany, di estrema
chiarezza ed efficacia nell'illustrare i testi contenuti.
Un grazie
particolare a D. Markgraaf, Marco P., Dodo e a COX 18 che hanno reso possibile,
con la loro disponibilità, lo svolgimento di questo lavoro. Grazie inoltre a
tutti i coltivatori e a tutti i consumatori di canapa del mondo. È merito loro
se esiste ancora la pianta che potrà "salvare il pianeta", ed è merito loro la
battaglia per l'accettazione delle sue qualità.