Tra spiagge con sabbia fine come talco, barriere coralline tra le più incontaminate, acque di cristallo e foreste brulicanti di vita, Cuba, la perla dei Caraibi è la culla della rivoluzione forse più celebre al mondo e patria della realizzazione di un sogno di giustizia che anche tra tante contraddizioni continua ad emozionare. Arrivati al piccolo e spartano aeroporto di Ciego de Avila, la prima tappa è Moron dove lo scenario è ben diverso da quello a cui noi europei siamo abituati: traffico motorizzato praticamente inesistente sostituito dalle innumerevoli biciclette russe e cinesi, e soprattutto dai calessini multiformi in attesa dei clienti.
Partendo in autobus alla scoperta dell’isola ci si dirige verso Sancti Spiritu dove immediatamente si è immersi nella variopinta realtà fatta di camion riadattati ad autobus più o meno di linea, carrettini che vendono intrugli dall’odore invitante, case popolari di marchio russo e casette più isolate col tetto in foglie di palma e il piccolo patio con sedia a dondolo. A bordo di uno dei numerosi autobus si può raggiungere la tenuta dei Manara–Iznaga, dove è possibile visitare la casa di campagna di una famiglia latifondista, oggi trasformata in ristorante, e salire sull’altissima torre che fu costruita per sorvegliare meglio il lavoro dei poveri schiavi. Per un dollaro anche noi possiamo inerpicarci per le scale vertiginose e ammirare un panorama senza schiavi, per fortuna, ma suggestivo. Sulla strada per Trinidad, si passa per la caratteristica Plaza S.Ana e poco lontano si può visitare una delle numerose fabbriche di sigari: l’atmosfera è cupa, un po’ fuori dal tempo e l’aria ovviamente impregnata di tabacco dove uomini, donne e ragazzini davanti al loro banco di lavoro arrotolano, pressano, tagliano gli habana simbolo dell’isola. Usciti dalla fabbrica si iniziano a conoscere gli aspetti più storici ed estetici di Trinidad, le viuzze in acciottolato sulle quali si affacciano le casette dai toni pastello, il mercatino dei ricami, i vivacissimi bar dove la musica è la protagonista. Uno di questi la Casa della Trova, il quale più che un bar è sempre stato un ritrovo per fare e comprare musica.
Si riparte verso il molo di Cienfuegos; infatti prima di visitare il centro è d’obbligo vedere la Fortaleza de nuestra Senora de Jagua, costruita dagli spagnoli come protezione dai pirati. L’unico mezzo per raggiungerla è la motonave e il viaggio è allietato dalla serenata del capitano che intona “Hasta siempre Comandante”, più comunemente “la canzone del Chè”. Dopo aver ammirato il centro di Cienfuegos, con gli edifici maestosi appartenuti ai ricchi latifondisti, la piazza alberata con il gazebo in muratura e i numerosi negozi di antiquariato, ci si sposta verso Santa Clara. Si può dire che a Santa Clara Chè Guevara aleggi ancora nell’aria e tutto parli di lui. A prescindere delle idee personali, non si può non restare colpiti dal tanto idealismo e partecipazione disinteressata a una causa. E fu proprio questo il luogo che nel 1958 il Che e le sue truppe assaltarono con successo un convoglio su rotaia carico di armi destinate al riferimento dell’esercito batista: colpo che segnò la svolta decisiva nella battaglia di liberazione dell’isola. I monumenti che celebrano quest’iniziale vittoria sono il “Monumento al treno blindato” situato a nord nella zona di Remedios: qui si trovano i vagoni del treno assaltato dal Che, raccolti insieme al bulldozer utilizzato per divellere i binari, al fine di far deragliare ed espugnare il convoglio; il tutto è esposto in forma museale.
Altro luogo cruciale è Plaza de la Revolucion a ovest della città, fuori dal centro, raggiungibile comodamente attraverso i più svariati mezzi: carretti, cocotaxi, taxi ufficiali e non, dal centro città o dalla stazione dei bus. Qui ad imperare è il monumento rivolto al valoroso comandante della rivoluzione cubana, rappresentato in un’opera scultorea in piedi con in pugno un fucile. La sua figura si eleva su di un basamento che recita la frase: “Hasta la victoria siempre”, mentre in basso a destra sono incise le parole della lettera che il Che aveva inviato a Fidel, prima di partire per la Bolivia. Realizzato nel 1988, al compimento del ventesimo anno dalla sua scomparsa, il monumento accoglie al suo interno un museo, gratuito, dedicato interamente alla vita del Che, dove si trovano raccolte informazioni, materiali ed oggetti a lui appartenuti, oltre che le sue reliquie e quelle di altri rivoluzionari. In questa piazza si conclude il viaggio nella Cuba di Che Guevara, che cosi descriveva se stesso e la sua idea di rivoluzione: “Dicono che noi rivoluzionari siamo romantici. Si è vero lo siamo in modo diverso, siamo quelli disposti a dare la vita per quello in cui crediamo”.
di Giulia Rondoni
Pubblicato su Dolce Vita n°36 – Settembre / Ottobre 2011