Lo studioso: «Avevamo avvisato le forze di polizia, il sequestro ci costerà decine di migliaia di euro». La coltivazione serviva a uno studio sul tumore al colon
ROVIGO – Le 28 piante di canapa sequestrate dalla squadra mobile a Roverdicrè (frazione del comune di Rovigo), nei giorni scorsi erano del centro di ricerca per le colture industriali di via Amendola, e venivano coltivate nell’ambito di uno studio per prevenire il tumore al colon. A rivendicare la titolarità e legittimità della piantagione è Giampaolo Grassi, ricercatore del centro rodigino che lamenta come sia andato buttato via «un anno di lavoro, e che il danno economico è di alcune decine di migliaia di euro». Secondo Grassi «ormai da molti anni vengono inviate a carabinieri, forze di polizia, guardia di finanza e Corpo forestale delle raccomandata con ricevuta di ritorno dove viene indicata la nostra coltivazione della canapa, con allegata la mappa con l’esatta ubicazione del luogo dove si trovano le piante». Una comunicazione istituzionale che in questo caso, però, non ha funzionato. I poliziotti, per altro, quando hanno sequestrato le piante poste ai bordi di un campo di soia non hanno trovato alcun cartello o indicazione che rimandasse al centro per le colture industriali di via Amendola. Per la squadra mobile, però, gli accertamenti sulle 28 piante di canapa proseguono per dissipare ogni possibile, ulteriore «qui pro quo». Intanto, il percorso di dissequestro degli arbusti è già iniziato e dovrebbe concludersi entro un paio di giorni.
(fonte: corrieredelveneto.corriere.it)