L’oncologa Michela Musacchio e l’avvocato Giovanni Di Lembo, candidati rispettamente al Senato e al Consiglio regionale, lanciano la loro proposta che nel Molise “bacchettone” suona come una provocazione: «Utilizzare la cannabis per scopi terapeutici». La proposta è inserita tra i punti del programma elettorale, e sicuramente sarà destinata ad aprire un dibattito su un tema quanto mai delicato, ma anche attuale. «Lo hanno già fatto in Puglia, Toscana, Veneto e Liguria – spiega Di Lembo, che nel suo programma annuncia l’intenzione a volersi fare promotore di una proposta di legge – non vedo perché il Molise non potrebbe fare altrettanto», ha spiegato il legale. La dottoressa ha illustrato le proprietà dela pianta, «efficace contro nausea e vomito che accompagnano i pazienti sottoposti a cicli di chemioterapia».
di Assunta Domeneghetti
In alto Michela Musacchio, in home page al fianco di Giovanni Di LemboCampobasso. Non è tra i temi solitamente discussi in campagna elettorale. Anzi, a dirla tutta, non è proprio un argomento di discussione.
Almeno non in Molise, dove l’uso terapeutico della cannabis non è mai stato seriamente portato in un dibattito pubblico. A chi lo ha fatto, è stato caldamente consigliato di rinviare la riflessione a un altro momento. Ma per fortuna la dottoressa, Michela Musacchio e l’avvocato, Giovanni Di Lembo, entrambi candidati di Costruire democrazia rispettivamente per il Senato e il Consiglio regionale, sono due ‘sciagurati’ che non ascoltano i ‘buoni’ consigli. E così, in barba a chi vedeva di cattivo occhio toccare un tema tanto delicato a una decina di giorni dal voto (col benestare di Romano che è chiaramente d’accordo con i suoi), hanno spiegato perché, sulla base dei risultati della ricerca scientifica, sia giunta l’ora di parlare dell’efficacia terapeutica e della necessità, per questa regione, di dotarsi di una legge che regolamenti l’utilizzo di questa «pianta miracolosa».
«Lo hanno già fatto in Puglia, Toscana, Veneto e Liguria – spiega Di Lembo, che nel suo programma annuncia l’intenzione a volersi fare promotore di una proposta di legge – non vedo perché il Molise non potrebbe fare altrettanto. Chiaramente dovrà essere una legge in grado di identificare con precisione chi dovrebbe trarre vantaggio dall’uso dei cannabinoidi».
Che trovano già oggi applicazione in una miriade di campi medici.
A decantare le lodi della cannabis è la 54enne oncologa, Michela Musacchio, una donna che da anni ha contatti giornalieri con i malati, “curabili e non”, dell’ospedale “pubblico”, Cardarelli, come precisa.
«Il Thc, cioè il principio attivo della cannabis, è efficace contro nausea e vomito che accompagnano i pazienti sottoposti a cicli di chemioterapia. Stiamo parlando di una pianta capace di rilassare i muscoli, in grado, quindi, di alleviare gli spasmi di chi è affetto da sclerosi multipla; è un analgesico naturale, pare abbia anche effetti antinfiammatori ed è accertato che fa venire appetito, quindi potrebbe indurre a mangiare chi ha, ad esempio, l’Aids. Insomma, la cannabis ha tutta una serie di qualità nascoste e un costo decisamente inferiore a quello sostenuto dal nostro Sistema sanitario nazionale per l’acquisto di farmaci».
I detrattori però avvisano che la cannabis, poiché per essere assunta va associata al tabacco, può provocare, a lungo andare, effetti cancerogeni.
«Queste critiche sono ridicole, io ho a che fare con pazienti che un lungo andare non ce l’hanno. Ma a chi potrebbe dar mai fastidio che un malato incurabile di cancro si faccia una canna per alleviare i suoi dolori? Solo in uno Stato poco laico come l’Italia certe cose non sono ancora disciplinate dalla legge. Ma ci pensate che per procurarsi la marijuana un paziente deve rivolgersi agli spacciatori al pari di un qualunque tossicodipendente, col rischio magari di essere pure arrestato, quando invece potrebbe essere tracciabile e controllato mediante una banalissima prescrizione medica».
Del resto, come aggiunto dall’esperta, «ai pazienti che hanno un tumore vengono comunque somministrati farmaci».
«La dose di morfina – che ha effetti decisamente più devastanti – potrebbe essere sensibilmente ridotta se associata ad un utilizzo di cannabinoidi. E non stiamo parlando di quelli di sintesi, che costano 800 euro a scatola (ne sa qualcosa il Neuromed di Pozzili, centro d’eccellenza privato, che per un certo periodo l’ha somministrato ai suoi pazienti) ma di quelli naturali. Prodotti, un po’ come per anni è stato fatto col tabacco di Stato, in loco».
Da qui all’attuazione della legge, il passo sembra breve: come spiegato nel corso dell’incontro, il Molise potrebbe riconvertire per la coltivazione di canapa parte dei suoi 58mila ettari di terreno abbandonato. Non si dovrebbe inventare nulla di nuovo, se non copiare il ministero della salute olandese che esporta le sue produzioni nazionali per finalità terapeutiche in tutta Europa.
Fonte: Primonumero.it