Secondo il Rapporto Antigone gli istituti di pena sono ingolfati di tossicodipendenti e piccoli spacciatori, mentre la tolleranza zero non riguarda i pesci grossi. Nel 2008 un terzo dei detenuti erano “tossici”. Comunità di recupero sempre più vuote
Le carceri italiane sono sempre più piene di tossicodipendenti e piccoli spacciatori, mentre le comunità di recupero sono sempre più vuote. Nel 2008 un terzo degli ingressi in carcere ha riguardato tossicodipendenti (30.500 su 92 mila ingressi) e le sanzioni amministrative sono aumentate del 18,5%. Tra il 2004 e il 2008 le sanzioni amministrative sono aumentate del 76,9%. Negli ultimi 4 anni, invece, le richieste di programma terapeutico sono diminuite di quasi il 90%, dalle 12.096 del 2005 alle 1.078 del 2008. I tossicodipendenti in carcere sono aumentati del 6% rispetto al 2007.
La filosofia della “tolleranza zero” ha intasato gli istituti di pena, colpendo persone dal basso profilo criminale mentre gli interventi contro i “pesci grossi”, imputati di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope, sono rimasti inalterati. È la fotografia che si evince dal Libro bianco sull’applicazione della legge Fini-Giovanardi (che nel 2006 ha inasprito le sanzioni), curato dall’associazione Antigone e Forum Droghe, e presentato a Torino il 30 novembre in occasione del convegno “La legge sulle droghe e le carceri che scoppiano. Le cause, i numeri, i paradossi di una crisi annunciata. Le ragionevoli proposte per uscirne”.
Dall’entrata in vigore della legge – si legge nel Rapporto – le segnalazioni per il reato di spaccio sono aumentate del 13%, mentre quelle per il reato più grave di associazione a fini di spaccio sono diminuite del 15%. Questo ha notevoli conseguenze sul sistema carcerario: le segnalazione in stato di arresto sono state il 18,4% in più, quelle di stranieri sono aumentate di un quarto.
Il rapporto – curato da Alessio Scandurra, ricercatore di Antigone – segnala anche la situazione ormai intollerabile in cui si trovano le carceri italiane: “il numero di tossicodipendenti che annualmente transitano dalle carceri italiane è decisamente superiore a quello di coloro che transitano dalle comunità terapeutiche”. Il che – prosegue il Rapporto – “la dice lunga sulla scelta tra approccio repressivo e approccio trattamentale fatta dal nostro legislatore”. “Al sistema penitenziario viene dunque affidata la maggiore responsabilità nel contrasto al fenomeno delle tossicodipendenze, e tutto questo quando è ormai noto che i tassi di recidiva per chi esce dal carcere sono estremamente elevati, assai più di quelli di chi sconta la propria pena in misura alternativa, e che il gruppo con il maggior tasso di recidiva è proprio quello dei tossicodipendenti”.
Secondo Antigone e Forum Droghe l’aumento dei detenuti è dovuto in primo luogo all’applicazione del Testo unico sugli stupefacenti, e questo sebbene la legge Fini-Giovanardi “avesse tra i propri fini dichiarati – si afferma nel Rapporto – quello di ridurre il numero dei tossicodipendenti in carcere, tra l’altro portando a 6 anni di residuo pena il limite massimo per l’accesso alla misura alternativa dell’affidamento terapeutico”. Ciononostante, “i tossicodipendenti in carcere aumentano rapidamente”. La metà dei detenuti stranieri, e quasi il 40% del totale dei detenuti, è imputato o condannato per i reati previsti dall’articolo 73 del Testo Unico sugli stupefacenti, articolo che regola le sanzioni per lo spaccio e la produzione di sostanze stupefacenti, anche in piccola quantità. (fonte: rassegna.it)