Nota di redazione: non siamo totalmente d’accordo con questo articolo, in quanto secondo noi a tratti è esageratamente allarmistico. Lo riportiamo comunque dal momento che contiene diverse informazioni importanti sul tema.
Le droghe sintetiche sono ritornate ad essere uno dei maggiori illegal business per la rapida diffusione del consumo delle pasticche di MDMA, comunemente denominate Ecstasy, sebbene se ne possano ritrovare sul mercato diversi tipi “tagliati” con le sostanze più strane e pericolose. L’Ecstasy costituisce ormai un ampio e consolidato mercato internazionale che ha arricchito, in un ristretto arco di tempo, diversi gruppi di trafficanti, con area dominante proprio quella europea, specialmente nordica, dove è ampiamente radicata la cultura dello “sballo totale” nei rave, negli “house party” o semplicemente nelle discoteche. Tutti posti in cui si ascolta musica assordante e si (s)balla fino allo svenimento: non c’entrano niente, in questo caso, le piantagioni sudamericane o asiatiche di coca, marijuana ed oppio, queste droghe si lavorano facilmente con poche nozioni di chimica in laboratori improvvisati, in qualsiasi area del planisfero.
Un mercato che si è allargato quasi con la stessa velocità con cui si fanno “passare” le pasticche in discoteca o nelle feste, col suo periodo d’oro coinciso nei primi anni ’90, sfruttando l’incapacità da parte di servizi sociali, medici, istituzioni e media – non solo per impreparazione, ma spesso anche per difetti di valutazione – di strutturare dei validi programmi atti ad ostacolarlo con decisione.
Fortunatamente, da quegli anni fino ad oggi, si sono accumulate ricerche, studi e test che documentano l’alta nocività di queste sostanze e che hanno stimolato massicce campagne d’informazione e di prevenzione, anche nel nostro paese.
Da noi, l’MDMA è stata considerata una droga stagionale, un problema che sorgeva con il sopraggiungere della stagione calda, quando migliaia di turisti, molti dei quali provenienti dal Nord Europa, affollano le spiagge: un’interpretazione non più valida, poiché la discoteca, l’ambiente ideale per questo tipo di consumo, è frequentata soprattutto d’inverno, almeno nel Nord e nel Centro.
Col trattato di Schengen, l’Europa è diventata più aperta e quindi ancor più accessibile alle organizzazioni malavitose che vivono di questo commercio, dal Nord-Europa si sono ramificate un po’ in tutto il mondo, pure nel nostro paese (dal ’90) e nelle vicine Francia e Spagna.
Naturalmente ci sono dentro anche gli U.S.A., dove la domanda per qualsiasi tipo di stupefacente è tradizionalmente alta e dove si continua a cadere nell’errore di subordinare le politiche di prevenzione alla dura repressione dell’offerta.
L’Inghilterra è un po’ da considerarsi il luogo d’origine dei cosiddetti rave-party, degli anni Ottanta, spesso organizzati in edifici abbandonati o in locali “alternativi”, dove si ascolta musica a tutto volume per tutta la notte, se non per giorni, in mezzo a tanta gente e dove, quindi, per aumentare le proprie capacità di resistenza, diventa una necessità ricorrere agli stimolanti. House party e rave, molto in voga anche negli States, costituiscono il momento ideale per la distribuzione dell’Ecstasy.
Gli States, come la Gran Bretagna, sono sempre stati vivaci sperimentatori di mode, tendenze, sottoculture, controculture che spesso si caratterizzano per i rituali legati all’uso di droga.
Il problema fondamentale è la sottovalutazione del drammatico fenomeno-Ecstasy, l’ignoranza sulle conseguenze, a volte irrimediabili, di questo tipo di abuso. A causa dei ritardi della ricerca scientifica, la maggioranza era indotta a considerarla droga “controllabile”; fortunatamente negli ultimi anni, come anticipato, se ne sta intuendo la grave pericolosità accentuata dalla disinformazione.
Del resto, categorizzare l’Ecstasy (paste, chicche, cale, nel gergo giovanile) è davvero complicato, dato che sotto questo nome vengono smerciate, ancora oggi, varie anfetamine: addirittura, in certi casi, si tratta di pastiglie che non hanno nemmeno una minima percentuale di MDMA. Con la chimica, d’altronde, è possibile inventare, sperimentare e mettere sul mercato qualcosa di nuovo ogni giorno, in qualsiasi contesto, tanto che ogni città conosce diverse tipi di droghe di sintesi che, rimangono, per forza di cosa, un fenomeno sfuggente.
In generale, possiamo affermare con certezza che quando si pensa all’Ecstasy, si deve subito pensare a sostanze stimolanti, di derivazione anfetaminica, il cui principio attivo è l’MDMA, una molecola con struttura mista, di tipo metanfetaminico-mescalinico, che favorisce il rilascio di alcuni neurotrasmettitori fra cui la serotonina, il più noto, che regola l’umore, il sonno, la fame e la sete, le capacità associative della mente, le capacità motorie e le emozioni. La serotonina, chiamata scientificamente 5-HT, influenza i nostri stati d’animo, esattamente come l’adrenalina influenza l’attività fisica. Fa parte, in sintesi, di una serie di neurotrasmettitori che bloccano o permettono il passaggio delle informazioni tra le cellule cerebrali. Il meccanismo di funzionamento dei neurotrasmettitori è estremamente complesso e non è ancora pienamente compreso: quel che è sicuro è che abbiamo varie quantità di questi elementi nel cervello e che essi variano a seconda dei nostri stati emotivi.
Entusiasti di come sbloccasse nella relazionalità e nella comunicazione i pazienti con disturbi d’ansia, per lungo tempo alcuni psicoterapeuti sono ricorsi alla somministrazione di MDMA, concedendole fin troppa fiducia.
Ed effettivamente l’Empathy, il nome con il quale incominciò a diffondersi l’MDMA a scopo ricreazionale negli ambienti underground della controcultura californiana e statunitense, non ha una storia così corta come si pensa comunemente; già dagli anni Venti se ne incominciarono a studiare i poteri, gli effetti, si sperimentò farmacologicamente; è la sua storia di droga illegale che invece inizia solo a metà degli anni Ottanta.
La sua diffusione è stata rapida, dato che per produrla è sufficiente conoscere poche nozioni di chimica, tanto da improvvisare continuamente piccoli laboratori, in cui non si bada certo alla pulizia, anche interni ad abitazioni. Per esempio, nel 1992, si è scoperto un laboratorio mobile allestito all’interno di un cointainer per trasporto marittimo. Il container era stato montato su un camion e poteva essere trasportato per tutta l’Olanda per sfuggire alle forze di polizia; altri olandesi, coinvolti nella produzione di amfetamine in Polonia, producevano compresse di Ecstasy addirittura in uno stabilimento farmaceutico locale.
E’ abbastanza semplice, specialmente per i laboratori professionali, modificare il modello, il colore e la composizione chimica del prodotto, tanto che risultano numerose le variabili disponibili. Le compresse possono essere persino fabbricate in una foggia artigianale da presse manuali.
La produzione, dunque, si mantiene massiccia ed inarrestabile, ancor meno costosa se si ricorre senza scrupoli alla contraffazione con sostanze nocive come il veleno per topi o utilizzando i rimasugli attaccati alle vasche in cui si sono preparate altri tipi di droga.
Rivelazioni che fanno rabbrividire. Eppure, ancora adesso, per molti, l’Ecstasy non è motivo di seri allarmismi, ci sono ancora alcuni esperti che s’intestardiscono nel ridimensionarne la pericolosità.
Siamo al nocciolo della questione. Il consumatore medio di Ecstasy non si sente assolutamente un tossicodipendente, anzi… per lui è l’eroinomane, e magari anche il cocainomane, il “povero sfigato” irrecuperabile con grossi problemi; la sua pasticca, invece, è solamente un valido aiuto, un veloce espediente per esaltare al massimo le proprie capacità e allentare le inibizioni quando si sta insieme agli altri, per gustarsi fino in fondo il meritato weekend di sballo, risarcimento di una noiosa settimana di lavoro o studio.
E’ quindi difficile immergersi nella problematica, perché il consumatore di Ecstasy non presenta tratti socio-culturali particolari, può appartenere a qualsiasi classe sociale e avere dai 13 ai 35 anni, una fascia d’età alquanto estesa.
In tutta Europa, i servizi, le polizie che si adoperano per contenere questo grave problema, ammettono unanimemente che, nella maggioranza dei casi, la domanda raggruppa indifferentemente studenti o giovani lavoratori che non sono mai stati segnalati: le loro caratteristiche li rendono abbastanza anonimi e per questo difficilmente identificabili dalle autorità.
Il consumatore non ha una vita molto diversa dagli altri, studia oppure ha un lavoro, nel weekend cerca di frequentare i locali più trend, non appartiene necessariamente ad un contesto sociale degradato, non arriva da una situazione di precarietà o non si porta dietro un passato segnato dalla sofferenza, da alcuni precisi episodi traumatici, come può essere per un eroinomane. E’ una persona comune che semmai, come tutti, avverte, in misura variabile, quel disagio, quel vuoto esistenziale tipico dei giovani moderni, condizionati da una società dove la trasgressione ha perso le connotazioni politiche degli anni ‘60-’70 – quando ci si ribellava all’ottuso perbenismo ed alla ipocrisia borghese – diventando semplicemente moda, accettata da tutti e sfruttabile assai bene commercialmente: per fortuna, ciò non si traduce necessariamente nell’assunzione di Ecstasy o di altre droghe.
Ma è per rendere chiaro come questo tipo di consumatore non si senta certo un “deviante”, poiché condivide con tantissimi altri giovani, forse la maggior parte, la cultura del massimo divertimento a tutti costi, come riscatto alla monotonia del resto della settimana, con l’Ecstasy e le amfetamine che ne possono diventare un irrinunciabile ingrediente. Gli elementi essenziali di questa sottocultura sono naturalmente la discoteca, la musica ad alto volume che invade corpo e cervello, l’abbigliamento ricercato (l’immagine è tutto), seppur poco originale perché si rifarà sempre alle tendenze del momento.
Il “calatore” vive in simbiosi con la discoteca e con la musica, techno, hip-hop, house, underground, heavy-metal che sia, la migliore occasione per stare in compagnia.
Se poi ci aggiungiamo che il metodo d’assunzione delle pasticche è banale (basta ingoiarle); che sono così facili da far passare e nascondere per la minutezza; costano poco rispetto alle altre droghe (dai 10 ai 30 euro); sembrano addirittura simpatiche perché assomigliano a caramelle dai svariati colori e “loghi” fumettistici; e, soprattutto, gli effetti, le prime volte, sono miracolosi facendoti sentire amato dagli altri (al contrario dell’eroina che invece induce all’isolamento) – oltre alla disinformazione sugli effetti collaterali -; allora, certo, non c’è da stupirsi se ci si avvicina all’Ecstasy senza troppe remore, credendo di poterne fare un uso ludico (ma esistono droghe ricreative?).
Molti la vedono ancora come una droga “simpatica”, “non impegnativa” ed è allora c’è il pericolo che la classe d’età dei consumatori si estenda ulteriormente per partire da sotto i 14 anni.
La “fregatura”, come tutte le droghe, è che ci si assuefa in poco tempo e nonostante si aumentino velocemente dosi e frequenza d’assunzione, mai si riuscirà a riprovare quelle sensazioni paradisiache delle prime volte; ci si procurerà, invece, danni cerebrali irreversibili dovuti alla progressiva degenerazione dei circuiti serotoninergici: ciò significa che continuando ad abusare della MDMA si disabituerà il cervello a produrre da sé la serotonina e gli altri neurotrasmettitori.
I rischi ovviamente sono alti anche quando ne si è sotto effetto, dato che si è sottoposti ad un eccessivo aumento dei battiti cardiaci, della pressione del sangue e della temperatura corporea da causare un’insufficienza renale o, nei casi limite, la morte; ciò vale in particolar modo per chi accusa già problemi cardiaci. Parallelamente, anche i danni psicologici sono devastanti. Se grazie alla “magica” pasticca l’individuo si sente perfetto, si piace, è libero, euforico, prova una sensazione di intimità con gli altri, li ama, si sente amato, è un tuttuno con la musica, una volta esaurito l’effetto, e nella settimana successiva, subentrerà la paranoia e la depressione. Perché ci si sentirà lontani anni luce da quello stato di perfezione, di idillio artificiale esperito nel weekend, continuando a far paragoni con la vita “normale” piena di difetti, complicazioni ed insicurezze, tanto da rischiare di rimanere ossessionato dalle proprie imperfezioni ed incominciare a soffrire di varie psicosi soventemente legate all’aspetto fisico.
Un altro reale pericolo, manna invece per gli spacciatori, è quello di lasciarsi andare all’eroina, come antidoto per controllare questi stati estremi, quello dell’euforia e quello della apatia. E cosi si finirà per diventare un “eroinomane”, come quei “tossici”, tanto disprezzati, con cui il “calatore” credeva di non avere proprio nulla da spartire. (n.d.r. Non siamo d’accordo con questo “collegamento” ecstasy-eroina).
Nell’ultimo decennio, si è cercato di recuperare il tempo perso con un’ampia ed allarmistica diffusione di dati ed informazioni sull’Ecstasy; del resto, questo problema non è poi così nuovo, di pasticche, stimolanti, “pillole magiche”, amfetamine e derivati, ne sono sempre girati, certo, però, gli effetti della MDMA possono essere micidiali.
Questo nonostante sopravviva ancora una minoranza di studiosi che si affanni per “redimerla”, sostenendo che, per quel che se ne sa sino ad oggi, le preoccupazioni derivano solamente dagli effetti delle altre droghe che le vengono associate. di Gaetano Farina (fonte: nuovasocieta.it)