‘E’ inammissibile, in un Paese dove muoiono piu’ di 500 persone di overdose e abbiamo decine di migliaia di giovani nelle comunita’ che tentano disperatamente di recuperarsi, che vengano date a livello di media e soprattutto della tv di Stato, delle informazioni totalmente fuorvianti’: cosi’ il sottosegretario Carlo Giovanardi, a margine di una riunione della Consulta nazionale sulle tossicodipendenze, parla della proposta di un codice di autoregolamentazione per le trasmissioni tv all’esame oggi del ‘parlamentino’ di esperti.
L’iniziativa del sottosegretario, titolare delle politiche antidroga del Governo, prende spunto da puntate recenti delle trasmissioni ‘Annozero’ e ‘Chiambretti night’, in cui secondo Giovanardi il tema non e’ stato trattato con le dovute cautele e raccomandazioni. Con questo documento, dunque, si vuole ‘far presente alle autorita’ preposte che e’ inammissibile che, su un tema cosi’ delicato come la droga, da una parte venga data un’informazione del tutto sbagliata anche dal punto di vista scientifico, e dall’altra non ci siano in trasmissione persone esperte che invece possano chiarire, specialmente ai minori, i pericoli che derivano dalla droga’.
Tra dieci giorni, un apposito documento sara’ inviato a una serie di autorita’ tra cui il sottosegretario con delega per l’informazione e l’editoria, i presidenti della Rai, della Commissione Parlamentare di vigilanza dei servizi radio tv e dell’Agcom, i presidenti delle principali reti tv.
‘Abbiamo ritenuto necessario cominciare a tracciare un codice di autoregolamentazione per la realizzazione di programmi televisivi e spot sul problema delle tossicodipendenze, molti di questi rivolti ai giovani e ai minori – ha spiegato Giovanardi – in quanto riteniamo che troppe volte l’informazione non è esaustiva sui pericoli e sulle conseguenze derivanti dal consumo di sostanze, troppo spesso fuorviante e strutturata in modo superficiale se non addirittura incentivante l’uso di droghe’.
Queste, rende noto il Dipartimento, alcune delle conclusioni della seduta della Consulta: la comunicazione televisiva deve essere sempre supportata dall’evidenza scientifica; il messaggio deve tenere in alta considerazione il ruolo educativo e di sostegno ricoperto dagli adulti, sottolineare l’estraneità della maggior parte dei nostri giovani all’uso di stupefacenti per far comprendere che la “normalità” appartiene a coloro che sono fuori dal mondo della droga e che la tossicodipendenza è una malattia ma trattabile e guaribile. Infine, bisogna evitare la commercializzazione dell’outing da parte di personaggi famosi o addirittura l’esaltazione dell’uso di droghe.
‘Durante la discussione in Consulta – rende noto ancora il Dipartimento – sono stati definiti alcuni principi, ridimensionando e rivalutando anche il ruolo dei cosiddetti esperti e raccomandando invece, per il futuro, un approccio piú chiaro, pragmatico contro l’uso delle droghe e scevro da filosofie in grado di generare solo dubbi, incertezze e confusione tra i giovani’.
Il documento, aggiunge il Dipartimento, sarà pronto entro la prossima settimana, ‘dopo aver acquisito ulteriori pareri e indicazioni per la stesura finale, escludendo per il momento il ricorso a nuove norme, ma stimolando il senso di responsabilità delle amministrazioni pubbliche e private che gestiscono la comunicazione televisiva’.
Nella nota, il Dipartimento commenta infine la posizione del Coordinamento nazionale comunita’ di accoglienza (Cnca), che oggi non ha partecipato alla riunione della Consulta in polemica con l’argomento all’ordine del giorno: ‘Crediamo che, a volte, la ricerca di visibilità anche attraverso la premeditata assenza dalla discussione e dal confronto faccia perdere di vista le modalità corrette di confrontarsi, che sono alla base di tutti coloro che lottano per il contrasto della tossicodipendenza e che tentano di concentrare e coordinare i propri interventi anche con gli altri’.
‘Non siamo contrari a priori, ma certamente gli esperti non possono essere imposti per legge’: il presidente di Federserd (federazione dei servizi pubblici per le dipendenze), Alfio Lucchini, commenta cosi’ la proposta, discussa oggi dalla Consulta nazionale degli esperti e degli operatori delle tossicodipendenze (di cui fanno parte molti dirigenti di Federserd), di un codice di autoregolamentazione per le trasmissioni tv che affrontano il tema della droga, che imponga la presenza in studio di un esperto.
‘Non ci soddisfa certamente il livello attuale delle trasmissioni televisive che parlano di droga – precisa Lucchini – ma non e’ un esperto che puo’ cambiare l’approccio culturale al fenomeno, se questo approccio non e’ sentito dal mondo della comunicazione’. Il problema infatti, per Federserd, e’ il rapporto fra l’universo della comunicazione e quello dell’addiction. ‘Noi – spiega Lucchini – abbiamo proposto in Consulta un percorso culturale: bisogna costruire insieme una diversa consapevolezza. Poi occorre superare l’ansia di dettare sempre nuove norme: e su questo punto molti componenti della Consulta si sono detti d’accordo con noi, esprimendo dubbi su un iter troppo normativo’.
In conclusione, Federserd propone di organizzare occasioni di confronto e discussione tra mondo della comunicazione e mondo delle dipendenze. ‘Pensiamo che questo percorso possa essere utile e debba precedere ogni eventuale azione di carattere istituzionale’ conclude Lucchini.
Giulio Manfredi e Nathalie Pisano (esponenti Radicali antiproibizionisti) hanno dichiarato:
“Giovanardi continua il suo lavoro con coerenza e costanza: dopo aver consolidato il proibizionismo sulle droghe e quello sulle cure (è di pochi giorni fa la sua presa di posizione contro l’utilizzo di cannabinoidi nella terapia del dolore), ora cerca di imporre il proibizionismo sull’informazione. In tutte le trasmissioni televisive arriverà l’ “esperto di Giovanardi” (magari lautamente pagato con i soldi dei contribuenti) che spiegherà al pubblico cosa è bene e cosa è male.
Niente di nuovo sotto il sole: il regime fascista, all’apice del consenso e della popolarità, istituì il Ministero della Cultura Popolare, che vigilava sulle pubblicazioni, censurando qualsiasi idea non conforme al regime. E’ quello il modello ispiratore di Giovanardi.
Il Minculpop durò solo otto anni; speriamo che Giovanardi duri ancora meno….
”E’ estremamente importante rendere la comunicazione sulla droga chiara e senza possibilità di dubbio sulla sua nocivita”’: e’ quanto afferma il Dj Aniceto, che si dice ”perfettamente in linea con il documento per l’autoregolamentazione delle trasmissioni televisive” presentato ieri dal Dipartimento Politiche Antidroga alla Consulta degli esperti e degli operatori delle tossicodipendenze, della quale lo stesso Aniceto fa parte. ”Sono da sempre impegnato nella lotta contro la droga, come membro della Consulta e come testimonial da due stagioni della campagna informativa antidipendenze di un programma su una rete Mediaset e quotidianamente a contatto con i giovani” aggiunge il dj, che ci tiene a sottolineare la necessita’ di dire chiaramente che ”la marijuana non differisce dalle altre sostanze e fa male allo stesso modo”.
Il codice di autoregolamentazione sulle trasmissioni televisive che trattano il tema dell’uso di droghe, proposto dalla Consulta per le politiche antidroga presso la Presidenza del Consiglio, ”E’ un buon punto di partenza per contrastare quei cattivi maestri che troppo di frequente presentano il consumo di droga come positivo, andando a vanificare tutte quelle attività che invece cercano di far capire soprattutto ai più giovani quanto l’uso di stupefacenti sia dannoso”. Lo afferma Maria Rita Munizzi, presidente del Moige (Movimento Italiano Genitori) e membro della stessa Consulta. ”Sono cattivi modelli per i ragazzi – prosegue Munizzi – che non devono più trovare spazio in televisione, un mezzo di comunicazione che invece deve veicolare altri messaggi, promuovere la prevenzione e consentire un approfondimento e un’informazione corretti su tematiche così importanti, cosa che purtroppo al momento non sempre avviene, non solo per ciò che concerne la droga ma anche, ad esempio, per quanto riguarda l’alcol”. ”Confidiamo che il suggerimento di un codice di autoregolamentazione in materia stimoli una riflessione profonda sulla responsabilità dei media nel trasmettere modelli di salute ai nostri figli. Può essere un primo passo in attesa di integrare e meglio definire la normativa di legge attuale in materia di media e minori” conclude.
(fonte: Notiziario Aduc)