La giurisprudenza di merito dimostra di non condividere le posizioni assunte talora dalla Corte di Cassazione e di essere concreta espressione di un diritto vivente in linea con l'evoluzione della società ed anticipatore delle incertezze e dei tentennamenti della politica.
Esempio in tal senso e' la pronunzia del Giudice Monocratico presso il tribunale di Monza, che ha appena assolto un mio assistito accusato di coltivazione e detenzione di marijuana.
La coltivazione veniva contestata in relazione ad una pianta, mentre la detenzione concerne a 263 grammi di marijuana.
La pianta presentava una percentuale di thc pari al 2,27%, cioè sufficiente secondo i parametri della Corte di Cassazione a configurare la coltivazione punibile.
I reperti di sostanza detenuta, invece, avevano l'uno un tasso percentuale del 4,58% e l'altro del 5,18%, così che il principio attivo complessivo ammontava - stando alla consulenza - a gr. 10 circa (pari a quasi 20volte la quantità massima detenibile che è' di mg. 500).
Il Tribunale monocratico di Monza ha ritenuto che il fatto non sussiste(per quanto attiene alla coltivazione) e che il fatto non e' previsto dalla legge come reato (riguardo la detenzione), a fronte di una richiesta di condanna a 2 anni ed 8 mesi di reclusione.
In attesa delle motivazioni (depositate fra 90 giorni) si può ipotizzare che il giudicante abbia ritenuto, seppure, sotto differenti profili, operante la scriminante teleologica della destinazione dello stupefacente al consumo personale.
E', altresì, ipotizzabile che rilevanti siano risultate le osservazioni concernenti l'assenza di beni o strumenti funzionali allo spaccio, la mancanza di elementi investigativi tali da attestare che il giovane avesse contatti con ambienti devianti, la sua incensuratezza, la prova che egli non aveva necessità alcuna (sul piano economico) di cedere a terzi e la produzione di alcune note sentenze in materia.
Un altro passo avanti.



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