@valentina82, Sono proprio contento della tua presa di consapevolezza vegetariana.
Ai gatti il pane e gli altri derivati dei cereali glieli do perché sugli ingredienti di tutti i cibi per gatti ho visto che i cereali ci sono sempre e con una delle percentuali più alte della composizione. Da come stanno i miei gatti non mi sembra che gli facciano male, e poi gli piacciono e li cercano, vedo che si regolano bene da soli. Ma se tu sai per certo che gli fanno addirittura male o potrebbero fargli male fammelo sapere.
Ci credo che ad alcuni mici non piace la carne cruda, credo che dipenda proprio da come sono stati svezzati, perché tutti i miei gattini piccoli, senza eccezioni, ne sono attratti irresistibilmente.
Fin dalla prima volta che ricevono una preda dalla madre e ne sentono l'odore del sangue, ci si avventano ringhiando come dei tigrotti e diventano molto aggressivi verso tutti gli altri gatti che si avvicinano, anche i loro stessi fratelli e sorelle, graffiandoli ferocemente se cercano di sottrargliela.
A volte si agganciano con le loro unghie ricurve infilzate nella pelle dell'altro, che mi tocca sganciarli e separarli sennò si massacrano. Rivelano un istinto talmente feroce, nel difendere la loro preda, che mettono in fuga persino i gatti adulti che provano ad avvicinarsi troppo.
Se riesco, per evitare che si facciano troppo male, con i guanti, gli tolgo la preda, la divido in parti uguali e poi la do a tutti i gattini.
Fortunatamente, dopo le prime volte, imparano subito ad allontanarsi immediatamente con la preda, per andarsela a sbranare in un luogo nascosto e appartato, senza essere molestati dagli altri gatti.
Credo che in tutto questo manifestarsi di feroci istinti primordiali nei gattini ci sia una importante funzione di imprinting, che nella futura vita in natura da adulti gli servirà proprio per diventare buoni cacciatori.
Infatti, anche da adulti, quando catturano la preda e ne sentono il sangue in bocca, emettono questo ringhiare cupo e feroce mentre la uccidono, azzannandola sempre più profondamente, finché la preda non smette di muoversi. Ai gatti viene uno sguardo talmente feroce che ogni volta che assisto alle loro uccisioni di prede penso: "Per fortuna che siamo molto più grandi di loro, se fosse il contrario ci farebbero fare la stessa fine!".
Poi, quando la preda muore, si calmano e, se non ci sono altri gatti in giro a contendergliela, iniziano a sbranarla, altrimenti cercano un luogo appartato in cui farlo, proprio come hanno imparato da piccoli.
Spesso li vedo giocare a lungo con la preda, che volutamente lasciano viva, la lasciano e la ricatturano appena prova a scappare via, tantissime volte, ma non è che si divertono crudelmente a torturarla, è semplicemente l'istinto che li spinge ad essere sempre con i riflessi allenati.
A me invece permettono di assistere allo sbranamento e addirittura di prendergli la preda, senza graffiarmi. I guanti li metto per evitare di essere ferito dalle unghiate che si scambiano fra di loro. Questo mi fa sentire chiaramente che ci vogliono un bene dell'anima, anche più della loro madre, sono pienamente consapevoli della nostra capacità di proteggerli e aiutarli e così, solo con gli umani di cui si fidano, smorzano la loro ferocia istintiva.
Penso che se i felini non ricevono le loro prede di carne e sangue freschi nel primo anno di vita, come la maggior parte dei gatti che crescono in appartamento, successivamente possano facilmente perdere il gusto di cacciarle e assaporarle.
Personalmente mi fa ancora un po' di ribrezzo tagliare la carne e sporcarmi le mani del sangue delle prede morte, ancora non posso fare a meno di guardare gli occhi dell'animale che muore e provare compassione per lui.
Vedere queste scene di ferocia carnivora mi convince sempre più che se gli umani fossero veramente carnivori si dovrebbero comportare istintivamente come i gatti e gli altri predatori, mentre mi è evidente che è solo un comportamento che i nostri antenati preistorici hanno acquisito in momenti drammatici della loro esistenza, nei quali erano disperati perché stavano rischiando di morire di fame. Per sopravvivere in una situazione disperata, lo farei, potrei persino mangiare carne umana per non morire, come hanno fatto i nostri antenati preistorici.
Credo che tutti speriamo di non doverci confrontare mai con questo aspetto terribile dell'esistenza.
Per me è già abbastanza dover nuocere solo alle piante per nutrirmi, e provo a farlo cercando, per quanto possibile, di non ucciderle e di ripagarle riseminandole o lasciandole riseminare da sole, come fanno i cavalli e gli altri erbivori.