Caro amico
le conclusione cui Lei perviene sono solo parzialmente corrette e comunque non legittimano, allo stato, l'apertura di un CSC che possa essere operativo.
La detenzione ad uso personale non è punibile solo venendo ravvisate specifiche condizioni, che conseguono, tra l'altro, anche da un valutazione discrezionale del giudice.
La coltivazione, allo stato, invece, continua ad essere reato.
Le sentenze assolutorie ottenute sin qui (anche dal sottoscritto), costituiscono un'interpretazione evolutiva della norma, che, però, allo stato, non disapplica la stessa e non introduce affatto un concetto di depenalizzazione della coltivazione quando essa sia destinata ad uso personale (terapeutico o no).
Diciamo, in parole povere, che si tratta di provvedimenti di "buona volontà" resi da una parte della magistratura assai sensibile al tema, supportati da ragionamenti ed argomentazioni serie, realistiche e logiche.
Pur sempre sono provvisori.
Da qui a farne conseguire, quindi, un effetto quale quello di ritenere irrilevante penalmente il rilascio da parte di un singolo socio di una delega al CSC (di apaprtenenza) affinchè si dia corso ad una coltivazione nell'interesse del delegante, ce ne corre e parecchio.
In una simile situazione si potrebbe ravvisare a carico del delegante il reato di cui agli artt. 414 cp e 73 dpr 309/90, mentre il CSC, in persona del legale rappresentante pro tempore (oppure dell'agente materiale) sarebbe perseguibile per coltivazione illecita.
Tutto ciò non impedisce, però, la possibile creazione di un'associazione che persegua il fine di giungere alla depenalizzazione della coltivazione della cannabis o legalizzazione quando il fine sia terapeutico.![]()



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