Dacci oggi il nostro pane quotidiano...

Ciò significa che, ogni giorno, abbiamo a nostra disposizione un pane. Esiste quindi un alimento per noi, nell'Universo. Se vogliamo amore, c'è amore. Se vogliamo creatività, c'è creatività. Se vogliamo piacere, ce n'è. Se vogliamo coscienza, eccola.
C'è tutto quello che vogliamo. Se accettiamo il Padre interiore,
sappiamo che ogni giorno avremo quello che ci manca.
Non bisogna dire: «Dacci il pane per tutto l'anno»! Ciò significherebbe sminuirsi e aver bisogno di rassicurazioni.
Immaginiamo un figlio che dice al padre: «Voglio che mi ami per sempre». Il padre gli risponde: «Figlio mio, ti amo oggi. E non c'è nient'altro che l'oggi». E se il figlio insiste: «Vorrei avere questa casa per sempre», il padre ribatte: «Ce l'hai oggi, e non c'è altro che l'oggi». E se il figlio aggiunge: «Vorrei questo corpo per sempre», il padre gli suggerisce: «Questo corpo ce l'hai soltanto oggi. Goditelo oggi, il tuo corpo!».
Mangia il tuo pane oggi! Domani, si vedrà. Ogni giorno porta con sé il suo pane e ogni volta il pane è diverso.
Ogni giorno avremo coscienza. Ogni giorno sarà la gioia, la serenità, l'amore, la creatività.
Godremo della più grande compagnia, quella di noi stessi.
Impareremo a stare con noi stessi e così non sentiremo mai la solitudine e potremo stare con gli altri. La solitudine non esiste.
Quando amiamo qualcuno, non bisogna chiedergli più di quanto riesce a darci in quel momento.
La via si percorre passo dopo passo. Se un passo è intenso
e perfetto, lo sarà anche quello successivo. Pensiamo a fare ogni passo in maniera perfetta, non alla via. Non chiediamo altro che il nostro pane quotidiano. E cioè: qui e ora, il nostro presente. Possiamo concepire l'estasi che rappresenta questo fatto? Il pane quotidiano è tutto l'Universo.

e rimetti a noi i nostri debiti,
come noi li rimettiamo ai nostri debitori...


Perdonare chi ci ha offeso significa essere forti, adulti. Significa comprendere gli altri, poiché per perdonare qualcuno che ci ha dato uno schiaffo bisogna capire perché ce l'ha dato.
Bisogna capire perché ci hanno derubato, perché ci hanno fatto male.
Le prime persone che ci hanno offeso sono quelle del nostro albero genealogico: le quindici o trenta persone venute prima di noi. Cerchiamo di capirle!
Perché nostra madre ha dovuto complicare il nostro parto?
Perché ha contratto la vagina? Qual è stato il motivo? Cercandolo, verificheremo immediatamente che all'origine c'erano i suoi problemi con l'uomo che ci ha generato. Come mai aveva dei problemi? Da dove provenivano?
Nessuno vuole coscientemente fare del male agli altri. Siamo sempre figli di vittime. Cosa provoca allora tutti questi danni?
Perché una persona ci ferisce?
Nel mondo del cinema un tale mi derubò di una somma consistente. Perché mi derubò così tanto? All'inizio della sua vita era stato abbandonato all'Assistenza pubblica e, credendo che nessuno l'avrebbe mai amato, aveva bisogno di dominare.
Lo perdono per avermi derubato, dato che so perché l'ha fatto:
è il prodotto di un'immensa sofferenza. Rubava l'amore che, secondo lui, non avrebbe mai ricevuto. I dollari che accumulava erano una metafora delle carezze di cui l'aveva privato la madre.
Perdoniamo tutte le persone che ci hanno provocato delle malattie, tutti coloro che ci hanno fatto del male.
Se non lo facciamo, abiteranno dentro di noi come archetipi negativi.

Nemmeno una persona sgradevole deve abitare nel nostro spirito, che deve essere pura gioia.
Se lasciamo entrare nella nostra testa delle persone terribili, allora c'è qualcosa di terribile in noi. Se dentro di noi ci sono molte persone spaventose, allora noi stessi siamo spaventosi.
Cambiamo le persone che abitano nel nostro intimo! Ricordiamo che tutto quello che c'è in noi siamo noi stessi!
Il giudizio che formuliamo su una persona definisce noi stessi. Tutto ciò che diciamo parla di noi: siamo tutto.
Per perdonare ci occorre un'enorme pazienza. Non obblighiamo gli altri ad andare più veloce di quel che possono! Perdoniamo agli altri la mancanza di comprensione. Ripetiamo mille volte quello che ci hanno chiesto. Andiamo piano.
Quando avremo perdonato tutti quanti, allora il nostro Dio interiore ci perdonerà. Viceversa, se noi che siamo esseri semplici, un io individuale, non siamo capaci di perdonare un'offesa, come potremo pretendere che la divinità ci perdoni?
La divinità è la nostra perfezione interiore che ci osserva e ci dice: «No, nel tuo intimo non sei perfetto. L'aggressione che vedi fuori di te, ti possiede».
Ancor più in profondità, bisogna perdonare a partire dalla nascita e perfino prima. Bisogna perdonare la civiltà e la storia.
Finché non lo faremo, non saremo liberi.
Se non perdoniamo quelli che ci hanno danneggiato, saremo sempre loro prigionieri e non potremo volare in cielo, verso la pace interiore.
Il dolore non porta a niente. È come un cappotto di cui occorre disfarsi.
Soffrire perché un bambino ha fame non serve al bambino.
Al contrario, se mi affretto subito a nutrirlo, in piena estasi, allora l'aiuto.


e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male.


Se dovessimo scegliere una parte del nostro corpo per edificare un tempio alla divinità, in quale parte lo situeremmo?
Potremmo concepire che Dio possa abitare nel nostro sesso?

Sarebbe normale, dato che il sesso è il luogo dove risiede la più grande potenza d'eternità.
In realtà, quando si dice «Padre nostro» ci si appella alla forza del sesso. Non si invocano le potenze del cervello, poiché l'intelletto è il luogo in cui Dio non potrebbe mai abitare. Il posto dove potrebbe situarsi meglio è il sesso.
E nel sesso, chi lo chiama? La chiamata proviene dal cuore.
Si invoca l'energia sessuale per condurla all'intelletto. Il cuore è il Cristo, ma il Padre è il sesso. Il Regno è nel sesso, il potere nel cuore e la gloria nell'intelletto.
Normalmente si lascia il sesso fuori dalla Chiesa, come se fosse la sporcizia incarnata: c'è un errore da qualche parte.
Infatti, non è possibile che l'essere umano abbia in sé qualcosa di sporco. Non è possibile che il piacere e l'orgasmo, se esistono, siano creazioni del diavolo. Sarebbe come ammettere che il diavolo abbia collaborato con Dio nella creazione dell'uomo.
Allora, quando Cristo dice «non ci indurre in tentazione non si tratta della tentazione sessuale. La vera tentazione e
un'altra: è il desiderio individuale, l'ego.
«Non ci indurre in tentazione.» Sappiamo che il diavolo si identifica col desiderio di benefici personali, di guadagni. La Bhagavadgita dice: «Pensa all'opera, non al frutto».
La tentazione è pensare al frutto e non all'opera. Ecco la grande tentazione, la tentazione dell'ego.
La tentazione più grande consiste nel voler esistere al posto del Padre, nel non accettare il Padre e nel voler essere noi stessi la divinità.
«Non lasciare che mi trasformi nel diavolo, cioè nel mio ego! Non lasciarmi pensare di essere il mondo! Non lasciarmi desiderare di essere l'Universo! Non lasciarmi pensare che
Tu esisti e io esisto!» Questa è la tentazione.


... ma liberaci dal male.


Il male è dimenticarsi di Dio.
Non c'è male più grande che dimenticare il Padre. Se la nostra vita conduce alla pazzia, alla nevrosi, alla psicosi, all'impotenza, al caos, è perché dimentichiamo che il nostro centro è il Padre. È questa divinità incommensurabile, questa divinità interiore.
Finché non riconosciamo la nostra divinità interiore non abbiamo obiettivi nella vita e non sappiamo cosa fare. Non
sappiamo costruire un tempio. Non sappiamo amare. Non sappiamo dare. Non sappiamo creare. Non sappiamo fare niente. Siamo come bambini inabili e folli. Sappiamo odiare, detestare, uccidere: viviamo nel caos.


Poiché tuo è il regno,
tua la potenza e la gloria...


A volte si pensa che il sesso sia il potere, ma non c'è potere più grande di quello del cuore. Il Regno corrisponde al sesso perché è quello il luogo in cui Egli abita: è lì che si crea. Poi vengono il potere dell'amore nel cuore, e la gloria, ossia la luce, nell'intelletto.


nei secoli dei secoli.


Vale a dire, oggi. Qui e ora, perché qui e ora equivale a dire
nei secoli dei secoli. Il presente totale.


(tratto da "I Vangeli per guarire" di Alejandro Jodorowsky)